Molte nomination e due Oscar (effetti speciali e scenografie) per questo originalissimo film di Richard Fleischer, che crea un incredibile mondo alieno senza bisogno di uscire da una normalissima stanza da laboratorio. L’idea (ripresa molti anni dopo dal Joe Dante di SALTO NEL BUIO) è quella di ridurre le dimensioni di una piccola navicella e del suo equipaggio fino alle dimensioni che le permettono di entrare nel circolo sanguigno di un esimio scienziato il cui cervello è danneggiato da un ematoma. Per operarlo è necessaria un’operazione di microchirurgia che può avvenire solo dall'interno. L’equipaggio...Leggi tutto della Proteus comprende quindi un chirurgo, il comandante Donald Pleasence, il pilota, la splendida Raquel Welch e Il belloccio della situazione: la missione è quella di curare lo scienziato entro sessanta minuti, dopo i quali l'effetto del riduttore svanisce inevitabilmente. Fleischer ha il grande merito di entrare subito nel vivo dell'avventura; dopo quindici minuti i cinque sono già a tu per tu con i globuli rossi e la fantasia degli scenografi comincia a sbizzarrirsi: vene e arterie sono dense di insidie nascoste e noi ci godiamo questo viaggio nel corpo umano a metà tra il documentario e l'avventura. Colori vivacissimi, effetti speciali curati superbamente e una sceneggiatura intelligente che sfrutta le potenzialità inespresse (finora) della biologia umana. Il punto debole è invece rappresentato dal cast, male assortito ed evidentemente secondario rispetto agli aspetti tecnico-spettacolari (sottolineati oltretutto da una buona fotografia, che punto è Ernest Laszlo una nomination all'Oscar). Peccato, perché sono proprio la recitazione e i costumi a dare una patina datata al film, comunque godibile e svelto (altra nomination, per il montaggio, a William B. Murphy).
Nel campo della fantascienza 40 anni sono tanti e certi effetti speciali, all'epoca strabilianti, adesso fanno un po' sorridere. Resta comunque un buon esempio di cinema che intrattiene con intelligenza. Buona l'idea, molto originale, di ambientare la storia dentro al corpo umano e notevole la fantasia per ricreare in studio tale ambiente. Nel 1987 Joe Dante fece una commedia brillante che ne è quasi un remake (Salto nel buio). Anni fa era trasmesso dalla RAI praticamente ogni estate.
Mantiene una notevole visibilità ed un certo fascino. Certo, ha qualche caduta qua e là, ma resta un film importante e gradevole.
Si tratta della pellicola che, da ragazzino, mi rivelò il grande Donald Pleasence (e, a dirla tutta, ancora di più la popputissima Raquel Welch).
Un piccolo gioiello della fantascienza. Raramente si vede così tanta inventiva e creatività in un film. Ricostruire l’organismo era un’impresa titanica (soprattutto renderlo credibile), eppure il regista riesce a farlo accettare sotto forma di pianeta subacqueo ostile. Colori forti, utilizzo di liquidi più o meno densi, bolle. Ma i veri protagonisti sono i globuli bianchi, che attaccano tutto ciò che è estraneo e di una certa misura. Poi c’è l’orecchio, dove il rimbombo è tremendo. Ritmo pressoché costante, immaginifico; stimola interesse e curiosità fino alla fine. Da vedere!
Si gioca tutto sul rapporto tra la navicella e gli eventi esterni, anzi interni al corpo umano. L'originalità di molte scene rimane immutata ancora oggi, gli effetti sono obiettivamente datati ma comunque bellissimi e visionari per l'epoca. Qualche pausa di troppo nella parte finale del viaggio (ad esempio quando i protagonisti rimangono invischiati) e rivedendo il film più volte può stancare; ma nel complesso è un cult.
Nel suo assurdo assunto di partenza dimora il fascino del film. Quello ch'è infinitamente piccolo può essere, se visto al microscopio, un universo sconfinato. Viaggio all'interno dell'uomo, visto come tutto/nulla di una galassia fatta di carne, sangue e batteri. L'astronave che viaggia all'interno delle vene affronta microrganismi biologici; è realizzata con effetti oggi poco efficaci ma a suo tempo in grado di convincere lo spettatore che, alla base della fantastica avventura, potesse stare un fondo di verità: le nano macchine erano lontane.
Benchè siano trascorsi oltre quaranta anni dalla sua realizzazione, il film di R. Fleischer mantiene inalterata la sua carica innovativa; anche gli effetti speciali (benché denotanti oggi una certa ingenuità, specie se paragonati alle moderne produzioni digitali) sono piuttosto efficaci. La storia del viaggio dentro al corpo umano (spunto certamente originale) viene realizzata con una sceneggiatura ottimamente scritta, ricca di ritmo e momenti di tensione (molto efficaci sono le inquadrature del corpo umano dal di fuori) con attori bravi e credibili.
La nuova sci-fi (di allora) è saldamente ancorata al cinema primitivo di Meliès e ai romanzi di Verne. Il tutto ovviamente riattualizzato con i moderni effetti speciali disponibili. La trama, poco più che un pretesto, si rifà alla classica struttura da sci-fi Anni CInquanta (vedere la composizione del team dell'equipaggio del sottomarino). Un cinema delle attrazioni, insomma, da gustarsi più visivamente (e percettivamente) che non diegeticamente. Purtroppo è uno di quei film che perdono ragion d'essere se sottratti al grande schermo. In ogni modo un cult/must.
Un'astronave compie un viaggio dentro il corpo umano. L'idea è straordinaria sotto ogni punto di vista, sia come spunto per un viaggio fantascientifico davvero inusitato, sia per le intriganti implicazioni anatomiche, sia perché incarna visionariamente uno dei misteri di ciascuno di noi: vedersi dal di dentro. La trasformazione di un caso medico in un'imprevedibile avventura piena di colpi di scena è resa con grande efficacia, e rimane tuttora insuperata.
Rivisto recentissimamente, è incredibilmente appesantito dagli anni, la consulenza scentifica sembra affidata a J.Y. Costeau in nome della sua autorità sulle attrezzature subacquee nonchè perché luminare di chimica fisica dei fluidi. Il sommergibile è la copia fedele dello Yellow submarine di beatlesiana memoria. La sagoma umana che campeggia in sala operatoria è la stessa del gioco "l'allegro chirurgo". Gli interni (in tutti i sensi) corredati di globuli rossi e bianchi, stile disco '70. Pleasence ottimo attore. Welch molto naif.
Per sondare mondi alieni, la fantascienza di Fleischer non lascia il pianeta Terra, ma si miniaturizza per entrare nel corpo umano e sfidare il suo vigile sistema immunitario: idea originale e di grande fascino, grazie ai suggestivi effetti speciali realizzati con la geniale artigianalità tipica degli anni Sessanta – benefico diversivo alla ridondanza dell’odierno digitale - e all’abile gestione del ritmo e del colpo di scena.
Riuscito fantascientifico tratto da un buon romanzo di Asimov e ben realizzato da un grande professionista come Fleischer. La storia, che si avvale di una eccezionale idea di partenza, è affascinante ed intrigante e la realizzazione stupisce ancor oggi a tanti anni dalla sua realizzazione così come le belle scenografie ed i notevoli effetti speciali che all’epoca vinsero un meritatissimo oscar.
Idea geniale quella di una microscopica equipe medica per un intervento che più endoscopico proprio non si può, tanto brillante da far perdonare uno svolgimento un pò pedestre con un ritmo lasco e personaggi squadrati e poco credibili. Quando agli effetti speciali, appaiono molto invecchiati ma questo costituisce, insieme allo spunto iniziale, l'elemento di maggior fascino del film: l'interno del corpo umano assomiglia, per colori e forme, ad una discoteca, con i globuli bianchi nel ruolo di buttafuori. Molto simpatico il simil-remale di Dante.
Un'ottima storia, supportata da effetti speciali autorevoli e d'atmosfera. I colori sono caldi e profondi, mentre la ricostruazione dell'interno del corpo umano risulta ancora oggi assolutamente affascinante e ben realizzata. Ricordavo molto bene il desiderio, durante la prima visione da piccino, di stare con i viaggiatori per superare i vischiosi anticorpi e colpire col laser il male cattivo. Finale brillante con molta tensione, per una avventura assolutamente consigliata a tutti. ****
Film veramente particolare che, a fronte di un'idea originalissima, descrive il viaggio "fantascientifico" di un gruppo di scienziati all'interno del corpo umano. Effetti speciali per l'epoca innovativi. Un cult movie, in quanto mai più replicato così, per originalità. Pleasence, come sempre, nei panni del più "allucinato" di tutti!
L’interno del corpo umano come universo sconosciuto e ostile, spazio sconfinato a cui applicare conoscenze e scoprirne di nuove, salvifiche e pericolose allo stesso tempo. Bellissimo esempio di sci-fi d’antan in cui Fleischer antepone lo stupore visionario e immaginifico alla complessità delle psicologie, qui solo funzionali al narrato. Squarci di grande fascino e una favolosa effettistica artigianale sublimano un’opera che con grande semplicità parla dell’essere umano e della sua cinica, feroce e vitale curiosità dinanzi alla scoperta.
Dop 50 anni gli effetti speciali che resero celebre questo film sono ovviamente datati e fanno sorridere. Per il resto la trama mantiene inalterato il pathos e molte sequenze sono a tutt'oggi avvincenti. L'idea della navicella miniaturizzata che si introduce nel corpo umano, benché fantastica, offre numerosi spunti di meditazione oltre ad affascinare lo spettatore. Ebbe due meritatissimi Oscar (uno per gli effetti speciali, of course).
Praticamente la durata del film è equivalente a quella della storia; una sorta di sommergibile rimpicciolito microscopicamente allo scopo di rimuovere un ematoma nel cervello nell'arco di un'ora. Rivisto ai nostri giorni, si lascia ammirare nonostante i moderni effetti speciali abbiano schiacciato l'artigianato e il regista sappia mantenere il giusto ritmo per tutta l'ora e mezza. Da vedere.
Super classico che ho rivisto con nostalgia dell'incanto per il cinema di fantascienza che fu. Ma codesto disincanto non ha inficiato assolutamente la visione, che è stata non solo piacevole in termini di intrattenimento ma anche concettualmente stimolante: è sempre una festa per gli occhi lo scenario psichedelico barocco ed è coinvolgente l'idea del viaggio sotto l'egida del microscopio. Se la psicologia dei personaggi è tagliata con l'accetta fa niente, i diversi pregi oscurano i difetti, tutto scorre con grazia e lo spettacolo si manifesta.
Cult fantascientifico tratto da un romanzo di Asimov basato sull’originale idea di un viaggio all’interno del corpo umano da parte di un’equipe scientifica miniaturizzata. All’epoca le colorite scenografie all’interno del corpo umano colpirono l’immaginario collettivo, ma oggi si resta forse più ammirati dalla silhouette di Rachel Welch fasciata in una tutina ultra-aderente. Il suo maggior pregio resta quello di mostrare il corpo umano come un universo alieno. Lo pseudo-remake di Joe Dante è meno originale ma sicuramente più ritmato e divertente.
MEMORABILE: La navetta fagocitata dai globuli bianchi; La ricarica d’ossigeno nell’alveolo polmonare; Il terremoto causato dai rumori amplificati dal timpano.
Una gioia per gli occhi; nonostante i cinquant'anni sul groppone risulta ancora un film estremamente visionario e attuale. Curato nei minimi dettagli (anche nei dialoghi), è uno degli esperimenti fantascientifici più originali di sempre. Cast (tecnico e artistico) ai massimi livelli, suspense senza cali e un finale da vero cardiopalma. Bellissimo anche il doppiaggio italiano.
Scienziati vengono introdotti come miniature nel corpo umano per salvare un segreto. Clima classico da guerra fredda con l’innovazione di mettere al centro la complessità degli organi umani. Fantascienza medica in cui le minacce vengono dai globuli bianchi e dai sabotaggi. Effetti speciali rustici a dir poco (tra cui il cabinato atomico), lievi divagazioni filosofiche sulla creazione che non si confanno allo scarso tempo a disposizione ma un finale incredibile (il vetrino). Quota rosa per la Welch, che distoglie parecchia attenzione.
MEMORABILE: Il vigile per le automobiline nel centro; Il tunnel di sterilizzazione; L’ossigenazione; Il rumore provocato dalla forbice caduta.
Un'equipe di scienziati viene miniaturizzata e inserita all'interno del sistema circolatorio di un paziente al fine di eliminare un embolo dall'interno. Classico della fantascienza che, al netto di qualche ingenuità di scrittura e di qualche momento morto, dimostra di meritare la propria fama mantenendo intatto il fascino lisergico delle produzioni sci-fi anni '60. Gli effetti speciali e le scenografie hanno sicuramente perso buona parte della loro credibilità, ma hanno guadagnato il magnetismo vintage che si addice ad un cult dell'epoca.
Quello del team specializzato in miniatura che si fa un giro fra le vene e gli alveoli di un corpo umano è ormai un concept classico della fantascienza, parodiato e imitato in tutte le salse (dai Simpson al mitico Salto nel buio dantiano). Il primo film sull'argomento appare oggi inevitabilmente invecchiato, specie nello stile della narrazione, ma ancora conserva il fascino dell'estro immaginifico di scenografi ed effettisti dell'epoca, dai cromatismi ultraterreni ai sinuosi globuli spettrali, dai residui "rocciosi" di polvere nei polmoni agli anticorpi mortali. Musiche eccellenti.
MEMORABILE: La miniaturizzazione e l'iniezione; La respirazione; Anticorpi stritolatori; La chirurgia laser; Il globulo bianco come un blob; La fuga nell'occhio.
Più che un viaggio allucinante è un trip allucinogeno, tra febbricitanti elucubrazioni medico-scientifiche e icastiche sperimentazioni audio-visive. Ottimo esempio di cinema fantastico raccontato tramite gli stilemi del thriller, arricchito da personaggi di risoluta ambiguità e da dinamiche di gruppo funzionali e di istantaneo consumo. Sound design ed effetti speciali di altissimo livello.
Ancora oggi uno sberluccicante spettacolo per gli occhi coi suoi colori sgargianti, il suo totalitario Cinemascope, il suo avanguardistico avventurismo scientifico con un occhio però sempre ben aperto alla dietrologica naïveté di Verne e di Wells. Sicuramente paga dazio invece un ritmo non sempre consistente e la decisione di Fleischer, peraltro coerente al progetto, di trattare con serietà il soggetto (al contrario di quanto farà con altrettanto armonica consequenzialità Dante). Nel cast di collaudati e abili all'impresa (Kennedy, Pleasence, O'Brien), spiccano le forme della Welch.
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CuriositàZender • 9/07/18 18:19 Capo scrivano - 48848 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
HomevideoRocchiola • 30/10/18 10:37 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della Fox uscito nel lontano 2003 è ormai fuori catalogo. Nel 2012 è stato ristampato dalla Koch Media e nel 2017 dalla A&R. Personalmente ho visionato la prima edizione Fox presentata in un buon video panoramico 2.35 discretamente pulito anche se un pò debole a livello di definizione, mentre l’audio è un mono 2.0 abbastanza soddisfacente almeno come livello d'uscita. Non ho visionato le altre edizioni ma devo segnalare che la Koch presenta un formato video di 2.20 che teoricamente taglierebbe lievemente l’immagine ai lati se correttamente inquadrato. Mentre la A&R è tornata al corretto formato 2.35 con una rimasterizzazione in HD nuova di zecca che penso provenga dal bluray Fox uscito negli Usa qualche anno fa.
Il bluray è stato pubblicato anche in Inghilterra con tanto di audio italiano, pertanto vista anche la recensione altamente positiva del sito bluray.com consiglio a tutti di acquistare la suddetta edizione in HD su amazon e lasciar perdere i DVD nostrani.