Leggendaria pellicola (tratta da un romanzo che ha alcune parti noiosissime ed altre che vanno lette reggendo il libro con una sola mano), vista una volta in Italia e una seconda volta, integrale, a Vienna, in una sala piena d'italiani. L'edizione all'epoca circolante nel nostro Paese, al di là dei tagli censori, soffriva di incredibili mutamenti di trama e di un finale affrettato ed inspiegabile, che lasciava allibito lo spettatore. Bella, ma un po' imbambolata, la Kristel. Perfetta la canzone eseguita da Pierre Bachelet. Sorpassato dai tempi.
Noioso filmetto erotico-esotico che purtroppo con gli anni ha perso gran parte del suo (presunto) fascino, soprattutto se si guarda l'edizione italiana, notevolmente edulcorata rispetto all'originale. La trama è del tutto secondaria, ed a fine visione mi è rimasta impressa solo la bella Christine Boisson, che in quanto a sensualità straccia la Kristel dieci a zero.
Discreta pellicola erotica diretta bene da Jaeckin e interpretata da una Kristel in forma smagliante. Buone le scene erotiche (anche se oggi possono apparire leggermente datate, con tutto quello che è passato sullo schermo in questi anni). Accettabile il ritmo e efficace colonna sonora. L'unica colpa è stata quella di avere dato il la a numerosi sequel, ufficiali e non, assolutamente non necessari.
Ipocrita filmaccio che dalla sua ha una Kristel da urlo. Turismo di lusso, finta libertà sessuale che nasconde pruriti scoperecci e un infinito senso di superiorità dell'uomo occidentale. Come se quest'ultimo cercasse una perduta comunione con la natura primordiale sì, ma al club Mediterranée. Guardate, preferisco quelli con Laura Gemser... e ho detto tutto.
Gli ozi di Bangkok non fiaccano, anzi stuzzicano Emmanuelle... Ma l'ambientazione terzo-mondista mi sembra estrinseca e gratuita: quasi tutto il film si consuma in una cerchia ristretta di europei più annoiati che arrapati, una cosa a livello condominiale, o rionale. Dialoghi da vecchi gufi impagliati, roba che la goldoniana locandiera era stata, oltre due secoli prima, molto più maliziosa e stuzzicante. Verso la fine, interviene un sedicente professore e allora si assiste a un paio di amplessi con indigeni. I migliori. Comunque, noiosetto.
La Kristel è bellissima e rimarrà negli annali, ma il film in definitiva è davvero poca cosa. La storia non convince e il film si basa soltanto sulle scene erotiche che dopo un po' però cominciano a stancare. Dialoghi poco interessanti. Non un gran film, nonostante sia un cult.
Porno soft patinato e laccato, Emmanuelle è un film decisamente ipocrita che molti utilizzarono (in epoca pre-homevideo) per "gustare" l'erotismo sul grande schermo senza sensi di colpa. Ma l'opera in sè è veramente mediocre, giusto ravvivata dalla Kristel in tutto il suo splendore. Sugli altri aspetti, meglio stendere un velo...
Primo, vero inno cinematografico al sesso libero, finalmente affrancato dall'ipocrita valore (sic!) della cosiddetta "fedeltà" e al contempo pregevole esempio di pellicola erotico-esotica, tratto dall'omonimo romanzo di Emmanuelle Arsan (alias Marayat Kramsaseddinsh Virajjakam) pubblicato per la prima volta dall'editore parigino Eric Losfeld nel 1959. Negli anni l'ho rivisto varie volte, con immutato piacere. Sylvia Kristel è perfetta per il ruolo. Cult-movie assoluto del genere softcore.
Premetto che preferisco l'erotismo trasmesso dall'interpretazione della Kristel a quello più scialbo e distaccato della Gemser e inoltre questa versione di Emmanuelle mi sembra molto più curata e riuscita di vari episodi della omonima serie "black". Alcune situazioni sono molto azzeccate e tutto sommato il film dal punto di vista erotico è godibile. La fotografia patinata, a lungo andare, rende il tutto un po' stucchevole, mentre le musiche offrono qualche spunto interessante. Nella parte finale dialoghi sovrabbondanti.
Rimangono nel tempo lo splendore della fotografia di Suzuki, alcuni estetismi jeaeckiniani (lo squash, il bellissimo finale della presa di coscienza di sé nella versione uncut), il go go bar della lussuria e la magnifica OST bacheletiana. Il resto è un'accozzaglia di dialoghi terribili e pomposi in una Bangkok da cartolina mondoperversa interrotti da lascività che colgono ancora nel segno come la ninfetta col lecca lecca che si pastrugna sulla sedia a dondolo (in odor di maladolescenza). Pessimo finale finto moralista della versione cut.
MEMORABILE: "Sei nuda sotto eh? Vigliacca?"; "Sei tutta sudata"; "I lecca lecca fanno impazzire i vecchi"; "Ti voglio bene, non ti odio, ma non ti amo".
Un senso di esotismo irritante, sullo stampo delle riprovevoli serie di Jacopetti e simili, già evidente ad inizio film con il parallelismo tra l'amplesso europeo in lindi letti con zanzariera opposto a a quello "indigeno" di stampo più animalesco e selvaggio. Odioso. Quanto ad erotismo, molti proclami libertari e libertini più sbandierati che altro. Niente di più che del porno soft imbellettato per toglierlo dallo squallore del cinema a luci rosse e portarlo in sale presentabili. La Kristen è anche bella, ma vuota. Regia e fotografia decenti.
MEMORABILE: La foto di Newman sulla rivista che sembra gradire lo spettacolo; il bagaglio si scienza erotica del guru del sesso, il signor Mario... oltre il trash!
Jaeckin è un fotografo e il mestiere si vede. Sylvia Kristel/Emmanuelle posa in un ricco album di istantanee di grande eleganza e sensualità – specie quando è in saffica compagnia -, elevandosi a mito dell’Eros libero come esperienza panica e (auto)conoscitiva; la sceneggiatura è invece meramente accessoria, e non di rado presenta dialoghi tutti da ridere. Pellicola principe del genere soft-core, da cui avrà origine una lunga serie, comprese le varianti “black”.
MEMORABILE: La Boisson parla della sua masturbazione; dopo la partita di tennis; la scampagnata della Kristel con la Green.
Spinta da un marito libertino e dai propri taboo borghesi, Emmanuelle sperimenta le vie del piacere fine a se stesso, fuori da ogni logica sociale e culturale, in una Bangkok al solito calda e sfrenata. Il film, più che sulle scene di sesso esplicite (peraltro molto artificiose), spinge verso la logica di un erotismo nudo e puro, anche a costo di sperimentare la violenza e sfregiare i sentimenti. Sylvia Kristel perfetta, un mix di bellezza e grazie.
Paragonabile al personaggio di Valentina, la "lesbo eroina" al centro della pellicola è un connubio di classe ed erotismo, un erotismo mai volgare, seppur spesso esplicito. Poche donne sanno mostrarsi all'obiettivo come natura crea senza apparire volgari; la Kristel lo sapeva fare e la sua naturalezza è stata trasferita in Emmanuelle. Il Jaeckin originale, il primo, è forse l'unico che merita una visione. Le avventure sessuali della protagonista sembrano celare bisogno di affetto. Brava Kristel.
Rivisto quaranta anni dopo, l'impressione è quella di una serie di vicende più o meno pruriginose messe in scena in un Oriente da catalogo di viaggi a basso costo. Il ridicolo involontario tocca poi lo zenit all'apparire del maturo teorico dell'erotismo interpretato da Alain Cuny; ma anche la catatonica Sylvia Kristel, dagli occhioni azzurri sempre sgranati, non assomiglia precisamente a un vulcano. Forse la cosa più attraente è la meravigliosa Jaguar convertibile color senape su cui si sposta il fortunato coniuge della irrequieta protagonista.
Moglie annoiata cerca nuove esperienze. Classico dell'eros che sfrutta le differenze culturali ambientando la pruriginosa storia a Bangkok. Il far niente porta a far l'amore, ed è l'unico "editto" di tutto il film. Penalizzato da dialoghi che prima la mettono sul torbido, poi addirittura sulla filosofia dell'erotismo. La Kristel ha una bellezza pulita ma fa la ragazzina indifesa e curiosa, apprezzabili come fisico anche altre attrici di contorno; male i maschietti. La parte migliore è la fotografia patinata.
MEMORABILE: Lo spettacolo col fumo delle sigarette; La trasformazione della Kristel.
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DiscussioneGeppo • 3/07/12 16:38 Call center Davinotti - 4356 interventi
Si ne stanno parlando anche i quotidiani tedeschi. L'ho letto proprio stamattina. Ha appena 59 anni.
Speriamo bene...
Mi dispiace davvero tantissimo.Era una bellissima donna,ma anche un attrice non male,anche se purtroppo verrà ricordata solo per la saga "bianca" di "Emanuelle",ergo per le sue nudità e l'erotismo delle pellicole cui partecipava.Quando l'ho saputo stamane sono rimasto di sasso,gelido ecco,come a dire:"come cavolo è possibile...che peccato",anche perchè aveva solo 60 anni compiuti da non molto,insomma giovane per morire.Una donna sexy e di un fascino superlativo e sublime,insomma divino.Un vero grande peccato.
Che posso dir di più se non questo qui sotto:
Con Sylvia se ne và una parte della mia adolescenza (la scoprii con Emmanuelle, ma l'adorai nel Margine)
Vorrei ricordarla anche in Red Heat, che faceva spalla con Lindona Blair, gustoso e sottovalutato "prison movie", o WIP che dir si voglia, con il Buddy Rapperton di Christine e la regia dello sceneggiatore di Avventure di un uomo invisibile.