Comincia come tanti, raccontando l'insoddisfazione di tre sedicenti falliti: Diego (Argentero) lavora svogliatamente in un concessionario d'auto, Fausto (Leo) vende orologi ad aste televisive da quattro soldi, Claudio (Fresi) ha appena fatto chiudere la gastronomia ereditata dai suoi che esisteva dal 1910. Tutti e tre, scorso un depliant invitante, accarezzano separatamente l'idea di aprire un agriturismo; il giorno dell'appuntamento con l'agente immobiliare si conoscono e decidono di unire le forze per pagare una cifra che scoprono essere più alta di quanto non s'aspettassero. 60000 euro a testa e l'affare si fa. Subentra nel gruppo anche un “amico” (Amendola)...Leggi tutto di Fausto e s'inizia così a lavorare - con l'aiuto di un ghanese che abita nei pressi - alla complessa ristrutturazione dello stabile. Ma bastano pochi giorni e passa l'esattore della camorra (Buccirosso) a far capire che i veri permessi per aprire un'attività bisogna pagarli a loro; Sorpresa: i nostri, invece di pagare, pigliano a pugni l'uomo e lo segregano in cantina seppellendogli lì davanti l'auto (una Giulia 1300 in cui ogni tanto lo stereo s'accende da solo creando un effetto assolutamente unico, per chi ascolta senza capire da dove possa uscire la musica). Ma un camorrista tira l'altro, come noto, e non si possono rinchiudere tutti nella stessa stanzetta come niente fosse... Intanto, con l'aggiunta di una ragazza un po' fulminata (Foglietta) chiamata ad occuparsi delle pulizie, il gruppo di valorosi "resistenti" va a completarsi proprio mentre il film, ahinoi, prende a declinare lentamente: quello che s'era da dire s'è detto, le battute più indovinate ce le si è giocate e la storia prende ad addolcirsi troppo, come da difetto comune alle commedie di questi anni. Fortunatamente l'ottimo assortimento del cast consente di mantenere vivo un certo interesse: Argentero non è un fenomeno ma a fare la parte del piemontese un po' tonto e spaurito casca in piedi, Leo è il solito campione di naturalezza e spontaneità, Amendola come guappo di rimando e comunista da falce e martello taglienti ci sta benissimo. Forse il solo Fresi, pur non demeritando, non riesce troppo bene come versione italiana di Galifianakis. E mentre la Foglietta non ha certo il ruolo migliore ma sa svolgerlo con sufficiente simpatia (anche se esibendo eccessivamente il pancione), la palma del migliore se l'aggiudica Buccirosso come camorrista da operetta: attore di rango, ha lo spazio necessario a far valere la sua poliedricità e dà al film quella marcia in più che comunque è assicurata da un copione valido, più divertente della media. Si nota bene che non c'è improvvisazione, che le battute sono studiate e che la regia di Leo sa dare i giusti tempi comici. Prima di arenarsi nelle sabbie di un'ultima parte debole e facilona (compreso il lungo pistolotto pre-titoli di coda), il film ha modo di brillare in più occasioni valorizzando l'idea nuova che colpisce (la ribellione ingenua e avventata ai soprusi della criminalità organizzata). Una bella sorpresa, che dimostra quanto si possa ancora divertire partendo da un soggetto indovinato (il racconto “Giulia 1300” di Fabio Bartolomei) sviluppato con gusto e attenzione. Leo si conferma abile in più ranghi (sceneggiatore, regista e attore) dirigendo bene il cast e scivolando solo quando c'è da tirare i remi in barca. Buona l'ambientazione: se si esclude il prologo con la presentazione dei personaggi il film è girato per intero dentro e fuori al casolare di campagna attrezzato ad agriturismo, col sole a picco del sud.
Un buon film, divertente, dialoghi vivaci soprattutto nella prima parte. Argentero gioca facile col piemontese per rendersi simpatico, Leo è brillante, Fresi esaurisce il suo personaggio nei primi 5 minuti. Discorso a parte per Buccirosso e Amendola, le carte vincenti del film. Anna Foglietta fa la sua prova d'accademia giocando col toscano. In ogni caso film del genere fanno bene al nostro cinema. Consolante che gli incassi lo abbiano premiato.
Non male. Parte come allegra cavolata, diventa quasi favola (la piega presa dopo il rifiuto con papagnone) e si conclude con un ritorno alla realtà, che lascia però uno spiraglio, perchè in fondo, i protagonisti, seppur diversi l'uno dall'altro, sono dei sognatori, anche senza saperlo. Gli attori se la cavano dignitosamente, i simpatici siparietti non mancano; e se non fosse per la parte con i clienti (meno riuscita) e per l'inserimento piuttosto forzato della flippata incinta, il risultato sarebbe una buona pellicola. Ma anche così, merita sicuramente un'occhiata.
MEMORABILE: Al lento alla guida "Hai la media de na seggiovia"; Il coatto sulla semina "Si fa con la ciabatta da quando hanno inventato l'erba".
Edoardo Leo dirige e interpreta questo film con maggior mestiere rispetto alle precedenti opere (già di per sè di tutto rispetto). Merito di un cast ben assortito con Amendola, Argentero, Fresi e la Foglietta (ma fra tutti spicca un bravo Carlo Buccirosso) e di una serie di battute piacevoli disseminate qua e là. La storia è senza dubbio curiosa e ben costruita e arranca giusto un po' all'inizio e poco prima dei titoli di coda.
Ben riuscita trasposizione cinematografica del libro Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei, grazie a una efficace regia e una valida prova corale del cast. La trama piuttosto strampalata esalta in particolare le battute di Leo, i complessi di Fresi e la grinta di Amendola, ma in generale tutti gli attori tengono alto il ritmo, trasmettendo al pubblico il divertimento che verosimilmente essi stessi hanno sperimentato durante le riprese. Colonna sonora gradevole (e parte integrante del plot). Consigliato.
MEMORABILE: Le password utilizzate da Leo e Amendola per il sito web dell'agriturismo.
L’idea dei trenta/quarantenni stressati da una vita insoddisfacente che sono alla ricerca di una “svolta”, diciamolo subito, è un soggetto che già vent'anni fa aveva detto tutto; quindi, se la sceneggiatura è il trionfo del “già visto”, la pellicola regge essenzialmente grazie alla buona interpretazione del parterre d’attori e da alcune intuizioni che, soprattutto nella prima parte, scandiscono l’opera di ritmo e divertimento. Drastico calo di tensione nell'ultima parte del film; peccato.
Sono pochissimi i film italiani che oggi riescono a far ridere molto regalando anche qualche piccolo spunto di riflessione. Questo ci riesce benissimo, grazie alla regia sempre più spigliata di Leo e a una sceneggiatura che sa miscelare gli ingredienti in modo agrodolce, senza mai perdere il ritmo. Ottimo il cast, in cui spicca Amendola versione Bud Spencer comunista ma che sa regalare i giusti ruoli anche a tutti gli altri (Buccirosso divertentissimo). Da vedere sicuramente.
Edoardo Leo non è più una sorpresa ma una solida realtà, nell'ambito registico italiano, e questo "Noi e la giulia" ne è la conferma. Il film parte a rilento ma la sceneggiatura è solida e quando si entra nel vivo ci si rende conto che la pellicola, pur nella sua semplicità, mostra pochi punti deboli. Cast ben assortito (solo Fresi è un po' sottotono e leggermente ripetitivo), con un ottimo Amendola barbuto e condottiero e un Carlo Buccirosso tutto da gustare. Bravi anche Argentero e la Foglietta. Davvero notevole!
La sensazione è quella di un trasbordo di idee un po' datate, riversate in un film lungo e dispersivo; appaiono personaggi già visti, compresi i "guagliuni" di gomorroide ispirazione. Le mille e cento battute completamente off topic di Buccirosso e quelle scontate degli altri portano infine a un rinsavimento collettivo verso una morale inesistente. Tutto si trascina in una trama con qualche spunto di originalità risucchiata però verso una voglia di strafare, da parte della regia, che alla fine non convince.
Edoardo Leo dirige ed interpreta una storia di redenzione che passa per l'apertura di un agriturismo da parte di un gruppo di personaggi a vario titolo insoddisfatti della propria vita. La sceneggiatura è ben equilibrata tra momenti brillanti e parti maggiormente "riflessive", mostrando qualche cedimento nella seconda parte (una minore durata avrebbe giovato). Ben scelti ed affiatati tutti gli attori, dai protagonisti a quelli impegnati nei ruoli minori, tipo l'esilarante Carlo Buccirosso.
Leo confeziona un prodotto di classe, mostrando una crescita davvero notevole come regista, sceneggiatore e anche attore. Nella fattispecie la storia è efficace oltre che originale e gli interpreti si dimostrano tutti bravi: è indicativo che perfino la Foglietta si riveli all'altezza della situazione con un'ottima interpretazione, ben recitata e non forzata. Un po' stucchevoli le solite differenze aprioristicche tra ideali "buoni" e "cattivi" e gli stereotipi che emergono, ma per il resto si tratta di una commedia di assoluto livello.
Ottima scoperta questo film: diverte davvero senza ricorrere a offese, soluzioni sguaiate od ochette svestite e mantiene in sottofondo anche una riflessione sulla piaga della "protezione". Bravo Leo nella scrittura e direzione, cast affiatato dove solo Fresi appare ripetitivo, coinvolgimento assicurato con battute azzeccate a ripetizione. Un po' di zucchero e favolismo nel finale non mina il risultato complessivo e l'auspicio è che la commedia all'italiana punti sempre a questo genere di prodotti.
Per un tempo Leo costruisce un buon film, senza grossi guizzi ma con ottimi attori (Amendola, Buccirosso e la Foglietta), ben ritmato e con una sceneggiatura basica ma godibile (con diverse battute azzeccate). Purtroppo il secondo gira invece a vuoto, non succede più nulla di interessante (debole l'idea della musica sotterranea) e i personaggi hanno un'involuzione preoccupante nel macchiettistico e tutto scivola in uno stucchevole buonismo senza battute degne di nota. Finale sconclusionato per una commedia che non mantiene le promesse iniziali.
Gradevole commedia che riesce a unire comicità e la triste ironia dei nostri tempi, legata alla crisi economica e all’ormai vittorioso stato d’illegalità a un garbato lirismo. Attorno all’idea originale della musica proveniente da un vecchio modello di Giulietta ruota una vicenda che non conosce momenti di stanca, ottimamente interpretata da autori che mostrano di credere al progetto. Merita i riconoscimenti ricevuti.
Questa storia di tre sfigati assolutamente diversi tra loro sulle prime potrebbe far temere di esser dinanzi all'ennesima sciocchezzuola italiana, mentre invece la pellicola piace eccome! Ottimo cast, con un Buccirosso mattatore, battute che strappano più di un sorriso e salvo un paio di passaggi a vuoto (vedi i primi clienti) tutto molto ben disegnato. Piacevole l'atmosfera quasi fiabesca mitigata da un ritorno alla realtà e un finale che ci piace. Bravo Leo!
Al cast del divertente Smetto quando voglio si aggiungono stavolta Argentero e Amendola. Quest'ultimo, nei panni del veterano, sembra un po' troppo paternale per far parte di un gruppo di simpatici sfigati. Il film non è da buttare, ma il divertimento e la verve non sono all'altezza del precedente. Manca il guizzo vincente.
MEMORABILE: Le angosce del simpatico Stefano Fresi.
Dopo aver visto questo film ho realizzato che Leo, oltre a essere un onesto attore, è soprattutto un ottimo regista nonché un valido sceneggiatore. La commedia è semplicemente deliziosa e la bravura di Leo risiede inoltre nell'aver trovato la giusta alchimia fra i vari attori, lasciando solo allo straripante Buccirosso qualche licenza in più.
Scappo dalla città: la vita, l'amore e... la camorra. Se il quarantenne in crisi frustrato dal clima economico dell'italico stivalone non è in sé un soggetto originale, Leo ha il merito di metterci del suo e di dare vita a una commedia divertente in cui il totemismo onirico dell'"agriturismo" da ristrutturare permette di mettere insieme un cast affiatato e di dare un buon ritmo alla vicenda. Almeno fino al momento in cui arriva l'inevitabile amore (nella forma di Foglietta) che dà il via a una deriva fiabesca sostanzialmente inutile. Peccato.
Si ride. Ottima la regia, che sa raccontare con dialoghi brillanti e situazioni comiche una storia dai tratti paradossali che tuttavia parte da un presupposto assai reale; il pizzo camorristico. Personaggi ben delineati, anche attraverso i vari dialetti che usano (sebbene la Foglietta toscana possa ingannare solo chi toscano non lo è). La recitazione non è male, su tutti spicca senz'altro Buccirosso, ottime le musiche, specialmente quelle sepolte. Pioggia - meritata - di premi per il "perfetto sconosciuto" Leo.
MEMORABILE: La leggenda della nobildonna Giulia, innamorata del maestro di musica Vito, povero ma di talento.
Niente nuove buone nuove!?! Mah! In effetti il film di Leo aggiunge zero di nuovo dal punto di vista cinematografico, ma almeno si dimostra in grado di rimasticare, aggiornandole con discreta dose di scaltrezza, empatia e senso del ritmo, topoi classici della nostra commedia (il gruppo eterogeneo "costretto" dai mala tempora corrunt a lottare per lo stesso obiettivo) senza ricorrere a mortificanti traslazioni d'oltralpe. Tra "regionalizazzione" dei personaggi, grossolanità sociologiche e qualche lungaggine, un bel cast in cui spicca la brillante Foglietta.
MEMORABILE: La incoercibile autoradio della Giulia; Amendola comunista manesco.
Palingenesi bucolica per i protagonisti di questo bel film di Edoardo Leo. In mezzo alla natura si riflette sulla propria esistenza, si cercano nuovi spiragli di redenzione e ci si oppone alle consuetudini del pizzo. Il tutto con il sorriso disegnato sulle labbra e, quando serve, anche con qualche cazzottone. Bravo Amendola in questa nuova veste, al pari di Leo, carina la Foglietta. Argentero, invece, rischia di esagerare a intonare sempre echi di Macario nel suo proporsi... Sebbene prolisso, sicuramente godibile.
Tre falliti in cerca di riscatto, un comunista duro e puro, una ragazza incinta apparentemente svampita, un camorrista semi-pentito: sono i principali personaggi di questa commedia che, pur partendo da uno spunto non originale e con qualche concessione modaiola di troppo, riesce ad intrattenere piacevolmente. Giova il fatto di non essere il solito ricalco di un successo straniero oppure la consueta storia intimistico/ombellicale e soprattutto il possedere una dose di imprevedibilità superiore alla media nazionale. Assai godibile anche la prova del cast, con Buccirosso e Foglietta in testa.
MEMORABILE: I due ragazzotti che sembrano usciti da "Gomorra"; Tom Cruise nella lista degli ospiti "certi"
Commedia corale che narra di come si possa cambiare ed eventualmente redimersi dagli errori commessi. Talvolta si sorride e nonostante la lunga durata la narrazione appare lineare e presenta buone interpretazioni; bravi Leo, Fresi, Amendola, macchiettistico Buccirosso che regala belle battute, Argentero per 3/4 inutile poi onesto nel finale, Foglietta simpatica ma alla fine stancante. Nel complesso un buon film.
Edoardo Leo si conferma uno dei pochi registi talentuosi della nuova leva, soprattutto per quanto riguarda la costruzione narrativa e la gestione dei tempi brillanti della commedia. Il soggetto intriga ed è diverso da ciò che si respira normalmente, ma è in particolar modo la bontà del cast a colpire maggiormente. Eccezionale Buccirosso (che quando ha un personaggio decente buca lo schermo), ottimo il "sovranista" Leo, in parte Amendola. Non convincono appieno Fresi (non felicissimo il personaggio) e Argentero con accento troppo vistoso. Buono.
MEMORABILE: La nascita della leggenda; Il brindisi ai fallimenti; Il nostalgico Amendola.
Gradevole commediola basata su un espediente molto originale. Il film è garbato e diverte, senza eccessi di volgarità e propaganda politica con l'esclusione della stupenda scena in cui Amendola brandisce la falce e il martello per scacciare i camorristi. Giovani terribili, mentre gli anziani reggono da soli il film con il loro mestiere, Buccirosso in primis. Da vedere nelle calde serate estive in mancanza d'altro.
Niente di particolarmente originale questa commedia di Leo, che può comunque contare su una prima ora tutto sommato gradevole e divertente salvo poi afflosciarsi. Complessivamente si apprezzano le buone prove degli attori e il ritmo vivace, ma il film è inevitabilmente zavorrato da personaggi stereotipati (i camorristi sono caratterizzati in modo assurdo) e da un finale inutilmente retorico. Potevano essere sfruttate meglio alcune idee interessanti (la Giulia sotterrata dalla quale proviene la musica), ma rimane comunque sopra la media delle italiche commedie degli ultimi anni.
MEMORABILE: La leggenda di Giulia e Vito; La Foglietta fusa di testa con forzato accento toscano.
Bel passaggio alla regia per Edoardo Leo che confeziona una storia interessante, fresca, capace di unire suggestioni di ieri e di oggi e dialoghi credibili (spesso è l'assenza di questi il maggior difetto delle commedie contemporanee). Tra gli interpreti, peraltro tutti efficaci, spicca decisamente Stefano Fresi, ma la t-shirt più sconvolgente è sicuramente quella indossata da Claudio Amendola.
Commedia senz'altro riuscita, frutto di una storia semplice ma sceneggiata con cura e recitata molto bene. Il valore aggiunto sta proprio nella recitazione degli attori, su tutti Amendola e Buccirosso. Si sorride spesso, alle volte si ride e soprattutto non ci si annoia mai. Qualche piccola crepa nella seconda parte, ma niente di così grave. Decisamente promosso.
Davvero un buon film. Leo e Fresi affiatati come in Smetto quando voglio, Amendola come sempre iconico, Argentero protagonista che non invade la scena. Intonato anche Buccirosso, un po' meno Foglietta. Soggetto non originalissimo, ma sceneggiatura ben congegnata almeno per tre quarti e densa di gag ottimamente recitate. Eccellente il ritmo e persino raffinata la regia, per essere una commedia. Peccato che dopo un'ora interessante e gradevole ci si perda un po' nella retorica dei buoni sentimenti con un finale che per certi aspetti appare stucchevole. Merita comunque plauso e visione.
Tre sconosciuti tra loro acquistano un casale per farne un agriturismo. Partenza piuttosto calcata con la camorra che chiede il pizzo e prosieguo che peggiora la situazione con sequestri assortiti. Si tralasci il fatto che tre in bolletta trasformano un rudere in resort; nella seconda parte il film diviene arioso e con il messaggio di speranza che il lavoro premia. Buccirosso è una spanna su tutti e pure Amendola propone bene un personaggio non nuovo. La Foglietta, incinta e non le importa di chi, appare un un po' troppo "edulcorata".
MEMORABILE: La leggenda; Le discendenze familiari; I racconti dei falliti.
Quella del camorrista che chiede il pizzo e viene sequestrato è una bella idea, uno spunto intelligente per una commedia italiana; anche se il merito è dei racconti di Fabio Bartolomei, Edoardo Leo si dimostra un bravo sceneggiatore e regista, oltre che uno dei più naturali tra gli attori. In generale il cast è molto buono (in particolare Buccirosso nei panni del camorrista), i personaggi ben caratterizzati, i dialoghi ben scritti e accompagnati da un bel ritmo comico. Ovviamente sentimenti a buon mercato e illogicità varie, ma è una commedia che intrattiene divertendo.
Tre improbabili e diversissimi imprenditori, accomunati dalla sfortuna, progettano di aprire e gestire insieme un agriturismo, ma finiranno per scontrarsi con la camorra. Discreta commedia crime che sopperisce alle mancanze di uno script tendenzialmente ripetitivo e non esilarante quanto le premesse potevano lasciar sperare con un buon assortimento attoriale (che sarebbe ottimo se la deludente performance di Argentero non rovinasse l'armonia) e divertenti svolte occasionali (la prostituta corpulenta che fa tanto Grizelda di Nuovo punk story). Coerente e ben impostato l'atto finale.
MEMORABILE: Amendola armato di falce e martello come il killer di Quattro delitti in allegria; La leggenda che spiegherebbe l'origine della musica dal terreno.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 27/02/15 14:21 Capo scrivano - 48884 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Zender ebbe a dire: flippata sta per fulminata, in cinta che sta all'interno del recinto (no dai, è solo che è partito uno spazio in più). Corretto.
"Flippato", se ben capisco, vuol dire "suonato", nel senso di "molto strambo", magari (ma non necesariamente) per influsso di sostanze psicotrope. Non è che "fulminato", caro Zender, chiarisse molto il concetto ad un anziano come me...
Su "in cinta" avevo ipotizzato che potesse essere "incinta", ma le possibilità erano varie, compreso il suino cinta senese... Non necessariamente psicotrope esatto. Ahm, neanche fulminato, Buono? In effetti di questi giorni si potrebbe equivocare con quanto accaduto ad Alonso (non a caso citato anche nel film), fulminato in senso diverso.
Il significato corretto è "che ha assunto sostanze stupefacenti". Si può estendere pure a quello che dite voi,ovvero come sinonimo di strambo. Però secondo me non è non uso corretto perchè può creare confusione. Flippato si usa sempre per persone che fanno uso di droga o che gli effetti di un uso passato si ripercuotono nel presente.
Markus ebbe a dire: Sicuramente è un termine da inserire appieno in un ipotetico “dizionario giovanilistico”. A Milano lo si sente spesso tra i ragazzini.
DVD WARNER HOME VIDEO; DvD 9 doppio strato; la qualità dell'immagine è buona,con un bit-rate di 7500 Kbps; formato video 16:9,aspect ratio 2.40:1; il comparto audio è molto buono,ed è caratterizzato da un 5.1 da 448 Kbps,oppure un 2.0 stereo da 192Kbps,entrambe le opzioni in lingua italiana; sottotitoli: italiano non udenti, inglese; EXTRA: backstage, scene eliminate, foto dal set, commento al film con il regista e il cast; durata totale effettiva film nel DvD 1H 51' 34''.
DiscussioneNeapolis • 18/04/23 08:26 Call center Davinotti - 3268 interventi
Ho conosciuto questo film sui sociali tramite questa scena Cult: A vuò 'na capata mmocca? https://youtu.be/H0e1LWpwLFY