Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Cotola: Meno strombazzato delle pellicole future, è una discreta pellicola gibsoniana che pur tracciando linee già viste e percorrendo sentieri già battuti, riesce a farlo in modo dignitoso e senza scadere nel patetico e (quasi) nella retorica. Certo, gli sviluppi narrativi sono prevedibili ed un finale, parzialmente consolatorio, avrebbe potuto e, forse, dovuto essere più coraggioso e cattivo.
Sircharles: Ci si muove in precario equilibrio sul confine fra commedia ironica e film sociologico-introspettivo. C'è una brillante Ambra in versione "desperate mother", alle prese con le nevrosi e i molteplici impegni nella gestione di due figli durante un matrimonio in crisi. La leggerezza con cui il tema viene inizialmente trattato scolora, alla lunga, nella pesantezza del declino di un rapporto di coppia, persino con ambizioni di educazione sentimentale che rimangono però nel vago. Il ruolo di Arisa, se sviluppato meglio, avrebbe portato più brio.
Rambo90: Molto più noioso e puerile del precedente. Il plot ruota ancora una volta attorno a un tesoro che vogliono in tanti, il russo è idealmente sostituito da uno scozzese e le risse (mal orchestrate) si sprecano. Si ride poco e il personaggio di Alleluja viene sopraffatto da una serie di macchiette di contorno sguaiate e sopra le righe. Anche la regia manca di ritmo e così alla fine c'è davvero poco che rimane impresso.
Reeves: Un film davvero divertente, ricco di ritmo. Il mondo dell'avanspettacolo viene raccontato con quel misto di cattiveria, di nostalgia, di talento e di volgarità che erano elementi insiti nel suo DNA. Manca per fortuna la retorica, che invece è sempre presente quando si rievoca quel mondo ormai scomparso. Giuffrè e Salce si rubano la scena e le battute proprio come due grandi del palcoscenico, la Valeri è ironica come sempre, la Buccella è quel tipo di bellezza che all'epoca faceva impazzire. E le false recensioni finali sembrano quasi una soddisfazione che Salce ha voluto togliersi.
MEMORABILE: Coroccocò, la rivista che tutti avremmo voluto vedere.
Pigro: L’orfano Totò scopre di essere nobile e col fido Campanini si installa nel palazzo avito a rischio della vita. La cosa migliore del film è il buon equilibrio tra una trama ben strutturata e una sbrigliata libertà che consente fughe fantasiose e strampalate: un ottovolante surreale e onirico ma su binari solidi. A questo si aggiunge una coppia di protagonisti affiatati e particolarmente in forma. Insomma, divertimento assicurato, al netto degli inevitabili luoghi comuni e di una generica satira pseudo-politica nell’inutile voce fuori campo.
Nando: Commediola poco memorabile in cui le due attrici mostrano, probabilmente, i loro "veri" volti, la coatta arrivista Gerini e la sfigata radical chic Buy. Lo sviluppo narrativo appare scontato tra contrapposizioni abbastanza ovvie e siparietti poco memorabili. Morelli e Calabresi sono quasi al minimo sindacale. Forse dal salvare è il piccolo protagonista, ma non è cosa di cui rallegrarsi.
Galbo: Storia di vendette incrociate coinvolgenti un uomo e una donna dal passato tormentato. Esordio americano del regista svedese di Uomini che odiano le donne. Il regista dà alla storia un ritmo serrato, specie nella seconda parte, non rinunciando però ad approfondire la psicologia dei personaggi principali. Un'ambientazione cupa e un alone di disperazione permeano la vicenda, che trova un ottimo interprete in Colin Farrell; buono il cast dei caratteristi,meno convincente la prova di Noomi Rapace e poco incisiva la Huppert. Mediocre il doppiaggio italiano.
Ilcassiere: Qualunquemente è francamente deludente. Immancabilmente (e con questo concludo le rime in "ente") la trasposizione cinematografica, diluita in una storiella banale di un'ora e mezza, non regge il confronto con i comizi attraverso i quali abbiamo conosciuto Cetto. Albanese è bravo, come attore lo conosciamo bene, ma qui non c'è traccia della profondità, brillantemente celata dietro un qualunquismo più o meno volgare, a cui ci aveva abituato.
MEMORABILE: Sergio Rubini che impreca in pugliese, poi si riprende e ricomincia a parlare in milanese.
Straffuori: Incontratisi durante un operazione di polizia, due colleghi, uno romano, l'altro milanese uniranno le forze per sgominare pericolosa banda. Irresistibile commedia poliziesca con un grande Renato Pozzetto e un Montesano al top della forma. Le risate non tardano ad arrivare, non ci si annoia. Location che spaziano dalla città alla provincia Milanese arrivando fino a Venezia.
MEMORABILE: Il "Santino" di Pozzetto; L'inseguimento in auto; Ubriachi.
Cotola: Sciatto noir francese che rifugge le atmosfere rarefatte e dilatate del polar per cercare una spettacolarità, peraltro piuttosto relativa, che poco gli giova. La trama si lascia seguire ma è già vista e non riesce mai ad avvincere davvero. Gabin se la cava più che egregiamente ma gli altri attori non sono alla sua altezza. Scorre via senza mai lasciare il segno.
Puppigallo: Il mestiere c'è; e si vede nelle riprese, nell'ambientazione e nel ritmo, quando guerra e guerriglia la fanno da padrone. Ma si ha anche la netta sensazione, che si assista più a uno spettacolo, che a una sporca guerra. Sì, la gente muore (i cosiddetti buoni più a fatica, quasi fossero invulnerabili). Eppure, non si riesce proprio a prendere sul serio ciò che accade (l'attacco nella gola, con la cavalleria contro razzi e mitragliatrici rasenta il videogame). Sa tanto, troppo di occasione persa, visto che persino i dialoghi tra i due comandanti sembrano poco genuini, con frasi modello base.
MEMORABILE: "Ricordatevi di non sparare al tizio col cappello girato"; Le attrezzature rubate vengono rivendute al mercato agli stessi militari proprietari.
Pessoa: Commedia leggera di Salemme che riesce more solito a parlare di argomenti anche seri (l'handicap fisico) senza strabordare in futili luoghi comuni mantenendo una grazia e una delicatezza che gli fanno onore. D'altro canto però bisogna ammettere che non tutte le trovate sono di prima mano e le corrispondenze con la tradizione comica partenopea sono cercate talvolta con troppa insistenza. Come sempre ottimo il livello del cast di fedelissimi, con Buccirosso che ha una marcia in più e si conferma uno dei migliori attori italiani della sua generazione. Si guarda volentieri.
Pau: Operazione che non può non risultare "simpatica" agli occhi dello spettatore; vuoi per il tono del racconto, vuoi per la visione pacifista che la permea e per il carisma bonario del suo Clooney/Bridges, con l'aggiunta di qualche gag e battuta azzeccata. Il risultato finale è però slabbrato, sgangherato, ripetitivo e in definitiva irrisolto; peccato, perché il tema affrontato si prestava a molteplici letture, mentre la sceneggiatura ha deciso di buttare il tutto in una blanda (e tutto sommato rispettosa) parodia del mondo hippy.
Reeves: Emimmo Salvi mette insieme un po' tutto e fa un film mitologico nel quale la mitologia è trattata con grande disinvoltura e le scene sexy sono decisamente spinte per l'epoca (vedi il duello a frustate tra Bella Cortez e Annie Gorassini). Ci si diverte, soprattutto quando alla fine ci sono due dei piuttosto importanti che vengono messi in castigo (guardare per credere). Gordon Mitchell come sempre domina la scena.
MEMORABILE: La torre che serve per raggiungere l'Olimpo, quattro legni raffazzonati...
Nick franc: Classica commedia alla Celentano del periodo d'oro (sicuramente per quanto riguarda il riscontro al botteghino). Oggi può apparire un po' invecchiata e dallo svolgimento scontato, ma all'epoca il carisma del Molleggiato era un valore aggiunto e nascondeva le magagne di regia e sceneggiatura: i duetti con Santonastaso sono veramente deliziosi e ben pochi avrebbero fatto funzionare le sequenze di allenamento e corsa. Una Giorgi fresca e radiosa e i bravi caratteristi (Sharp, Dittongo, Santercole e Zullo) fanno il resto. Non il miglior film di Celentano, ma tuttora godibile.
MEMORABILE: L'additivo; L'interrogatorio durante il quale il commissario non riconosce Quiller; La corsa/sfida tra Quiller e Leo.
Daniela: Negli anni 30, un orfano parigino viene preso in affido da una delle cameriere di un conte proprietario di una grande tenuta dove il piccolo ha occasione di scoprire le meraviglie della natura grazie all'amicizia con un burbero bracconiere... Gli splendidi paesaggi della Valle della Loira e le buone prove attoriali rendono la visione gradevole nonostante la durata eccessiva ma il film è davvero molto convenzionale soprattutto quando nella seconda parte diventa quasi un ricalco del Piccolo Lord per poi sboccare in un epilogo anche troppo conciliante.
Daniela: Situazione invertita rispetto a quella presente in Sentieri selvaggi: questa volta la ragazza che è stata rapita è indiana e sono gli indiani della sua tribù che ne pretendono la restituzione dalla famiglia di coloni che l'ha allevata. All'inizio sembra una requisitoria contro il razzismo ma gli sviluppi e soprattutto il "lieto" fine cambiano il senso al film, diretto con mestiere e recitato con professionità da Lancaster e Hepburn tenuti sul filo dell'incesto, ma anche poco sentito, forcaiolo nel suo sposare in toto la causa del bianchi civili contro i selvaggi da prendere a mazzate.
Hackett: Commediola all'italiana come se ne producono molte, ormai annualmente. Prendi un titolo che richiami una canzone nota, aggiungi volti conosciuti a un pubblico eterogeneo, agita bene con situazioni banali e piccole crisi d'identità di una generazione cresciuta a merendine del Mulino Bianco che non vorrebbe crescere mai. Critica della società? Forse tentata, ma è proprio in questo tipo di società che possono proliferare film come questi. Lillo si salva, Teocoli è bravo al cabaret ma recitare è un'altra cosa.
Homesick: Cappa e spada con più difetti che pregi. I difetti soffocano sceneggiatura e regia, privandole di ritmo, reale spirito avventuroso e avvincenti scene d’azione; i pregi si limitano alla fotografia di Bitto Albertini dai colori acquerellati come in una cartolina d’altri tempi e al tono ironico con cui si allude all’Italia ridotta a terra di conquista all’epoca di Carlo V. Ridottissima la presenza di Gianna Maria Canale e insignificante il protagonista John Derek a dispetto del doppiaggio di Enrico Maria Salerno.
MEMORABILE: L’Infanta Caterina (Canale) che parla scherzosamente di Cristoforo Colombo.
Harden1980: Per guardare "Mare fuori" bisogna approcciarsi con una notevole dose di benevolenza, perché i dialoghi, la recitazione e le situazioni inverosimili potrebbero farla sembrare una parodia che mostra tutto ciò che non bisognerebbe fare in una serie. Eppure dopo soli pochi episodi si viene risucchiati dalle storie di questi adolescenti difficili, dei loro drammi, turbamenti e problemi esistenziali che in molti casi suscitano sincere emozioni. Le storie sono talmente intense da essere diventate virali in tutto il mondo. La prima ruspante serie è la migliore.
Daniela: Lettrice appassionata dei romanzi di Jane Austen, l'americana Jane spende tutti i suoi risparmi per concedersi una vacanza da sogno in Inghilterra nel parco a tema dedicato alla scrittrice, sperando di trovarvi il vero amore... Commedia romantica originale in cui, più che le frecce di Cupido, colpiscono le punture di spillo di una satira niente affatto bonaria. Certo verrà apprezzata soprattutto da chi, come me, ama i romanzi di Austen, conosce a memoria "Orgoglio e pregiudizio" e magari ha pure avuto la fortuna di sposare il suo Darcy....
MEMORABILE: Il pacchetto all-inclusive "rame" comporta la presentazione come orfana raccolta per bontà
Gabrius79: Una sceneggiatura priva di idee e quelle poche che ci sono sembrano aria fritta e stantia. Tanti nomi televisivi e non nel cast, ma nessuno riesce a prevalere su qualcun altro. Jerry Calà ha un piccolo spazio nel film ma niente di che. Peccato anche per Guido Nicheli, sprecatissimo.
Siska80: La trama è interessante e le scene di combattimento ben realizzate per quanto inverosimili (coltelli lanciati che sorpassano file di uomini senza neanche sfiorarli prima di conficcarsi al muro, un solo uomo capace di mettere ko decine di karateka inferociti), ma la ripetitività con cui queste ultime si verificano finisce con lo stancare lo spettatore, dando l'impressione che esse in realtà servano soltanto per colmare le lacune di una sceneggiatura approssimativa. Sufficiente il cast (una spanna sopra tutti Eddie Peng, particolarmente espressivo), ma si poteva fare di meglio.
Capannelle: Più vivace nel primo tempo, ma tutta l'opera è allietata dalla presenza in scena della Taylor Joy (e di altri bravi attori), dalla meraviglia tecnica di fotografia e arredi, da una regia che, seppur non brilli per originalità, ricerca comunque l'eleganza e si pone al servizio della storia. Degno di nota anche il sonoro. Con aspettative alte o serie si può rimanere delusi; meglio considerarlo invece come la raffigurazione di un'Albione meno algida del solito e più incline al frivolo e al colorato.
Mark: Un kolossal per un personaggio colossale, dalla personalità ambigua, diviso tra intuito strategico e impulsivo sprezzo del pericolo. Cast, costumi, ambientazione e interpretazione del personaggio principale sono da manuale, decisamente una biografia visiva dalla resa fenomenale, tipica dei capolavori americani di un tempo. Ogni aspetto di questa emblematica ma controversa figura vengono scandagliati con dovizia di particolari e senza alcuna omissione. Un gioiello del cinema storico e bellico.
Lou: La grande performance di Al Pacino è al centro di questo remake del film di Dino Risi del 1974. L'attore americano, ben doppiato da Giannini, offre una prova notevole delle proprie capacità attoriali, anche se forse fin troppo sopra le righe. L'ex-ufficiale cieco, ruvido e intrattabile nei modi, nel corso di un week-end a New York con il suo giovane accompagnatore mostra tutta la sua contraddittoria carica umana, finendo per empatizzare con il ragazzo. Finale retorico in perfetto stile americano.
Enzus79: Film storico incentrato sulla figura controversa quanto eroica della francese Giovanna d'Arco. La storia divisa in tre parti (infanzia, adulta e il processo) è ben scritta e risulta scorrevole, nonostante una durata eccessiva. Milla Jovovich in una delle sue migliori interpretazioni. Il personaggio di Dustin Hoffman rasenta il caricaturale. Regia di Luc Besson più che efficace.
Buiomega71: L'incipit con la fuga della Moss (bruttina stagionata di gigantesca bravura) è un pezzo di cinema ansiogeno notevole. Poi Whannell pigia il pedale della paranoia e della follia muliebre, la parte più intensa e interessante, con barlumi di ottimo psychothriller. Dalle coperte tirate via alle foto mentre dorme, agli attacchi di spasmodica entità, sgozzata al ristorante cinese, fuori dall'ospedale sotto la pioggia battente. Ma la risoluzione dell'invisibilità stalkerizzatrice diventa un po' troppo macchinosa, anche se la vendetta femminea arriva con una certa crudeltà inaspettata.
MEMORABILE: La strage dei poliziotti alla clinica; La sberla a Sidney; La scoperta di essere incinta; L'email offensiva mandata alla sorella; Il Diazepam.
Lupus73: Thriller tipicamente anni '90 con un ottimo cast, un tessuto narrativo intricato, a tratti eccessivamente, come nel caso della storia del killer giustapposta come specchietto per le allodole. C'è un'ottima atmosfera, complice la buona fotografia, con molte scene scure e sicuramente la buona prova di Baldwin e della Kidman contribuisce alla riuscita del lavoro. Non mancano i colpi di scena ai limiti del twist, che possono sorprendere, mentre la tematica è molto legata alla moda dei '90, quindi denaro, tradimenti eccetera. Valido.
Herrkinski: Tra l'avventuroso e il thriller/survival, vede una coppia di missionari e altri compagni di viaggio precipitare nel deserto con l'aereo, trovandosi a fronteggiare la natura ostile. L'impianto low-budget si rivela presto, dall'incidente aereo non mostrato fino a vittime di animali e circostanze sempre fuori campo; persino le riprese dei felini sembrano stock-footage e non interagiscono mai con i personaggi. Lo script inanella assurdità e comportamenti insensati dei protagonisti e si nota anche una lieve retorica cristiana; un lavoro men che mediocre, nonostante qualche buon nome.
B. Legnani: Non è un film: è la Guida. Non è una battuta. Il film qualcosa vale (ebbe successo) solo perché c'è la prima volta di questa bomba assoluta, che bilancia la non attorialità con ampi sorrisi e un corpo irresistibile. La storiella d'intorno c'è e non c'è. Il professore che la svergina in realtà preferisce la trentenne padrona di casa (la Descombes, l'unica a recitare in maniera decorosa e ad azzeccare più di un'espressione). L'adulto che la vuole è pronto a pagarla, perché col denaro si può tutto (ma a pagarla sarà lui: è Carlini, truccato per parere 40enne...). Abuso di camera a mano.
Pinhead80: Un ex marine che vive in un ranch lungo la frontiera tra USA e Messico si imbatte in una coppia (madre-figlio) in fuga da un cartello della droga. Cercherà di aiutare il bimbo ad andare dai suoi parenti. Chi si aspetta un film d'azione con un ritmo serrato rimarrà sicuramente deluso, perché quello che ci propone Lorenz è un polpettone on the road infarcito di buoni sentimenti e tanti luoghi comuni. Neeson appare più scarico del solito, anche perché vittima di una sceneggiatura scadente che non gli permette di essere incisivo. La figlia del protagonista appare poi un elemento inutile.
Blade75: Il film-testamento di Marco Bellocchio, che ripercorre non solo tutto il suo cinema ma le fonti del suo cinema - le nevrosi e i drammi che hanno riempito di domande i suoi film. Come tutti i suicidi, quello del fratello Camillo produce delle tracce di "giallo", considerati i tanti "perché" che si lascia dietro. Come se si potesse trovare veramente una spiegazione.
MEMORABILE: Marco Bellocchio che non ricorda se ha risposto alla lettera/richiesta di aiuto del fratello Camillo.
B. Legnani: Il pregio migliore del film è costituito (sai che sorpresa...) dalla Guida (che, tanto per cambiare, si chiama Angela), la quale ordisce una diabolica macchinazione nei confronti della futura matrigna. Per il resto qualche bel paesaggio sardo, la presenza della Ghia e un certo numero di banalità e di ristrettezze. Discreto il commento sonoro di Roberto Pregadio. Da guardare solo perché c'è Gloria per tutti.
MEMORABILE: Gloria dice all'amichetto: "Sono casi miei!". E lui: "Hai una zeta molto dolce...".
Samuel1979: Prodotto che soffre di una certa piattezza di fondo a causa di una scrittura che non è proprio il massimo, non fornisce apporti "innovativi" al genere vacanziero giovanilista. Se da un lato Calà e Di Francesco risultano sempre credibili e abbastanza convincenti (ed è grazie a loro se qualche volta si ride), il resto del cast non sembra particolarmente affiatato...
Daniela: Da quando ha promesso alla mamma morente che avrebbe badato alla sorella minore, Ethan ha messo la testa a posto e cerca di rigare dritto, ma la ragazzina si mette nei guai con una banda di feroci strozzini... Trama elementare, prevedibilissima, condita da stereotipi ed intessuta da flashback esplicativi di rara pochezza, ulteriormente penalizzata da un ritmo lasco, una messa in scena piatta e le interpretazioni sbiadite del cast, ad eccezione di quella di Rourke che riesce a spiccare nonostante il disfacimento fisico o forse proprio a causa della sua impudica esibizione.
Belfagor: Un film da non guardare, specie se vi era piaciuta la discreta serie animata, la cui leggerezza viene completamente buttata al vento. Il kitsch regna supremo, fra gare di rutti e un brutto accostamento fra attori e animazione. Si ha un senso di falsità pervasiva, rafforzata dalle sciocche battute e da una sceneggiatura di poco valore. Nemmeno attori come Atkinson o la Gellar riescono a risollevare le sorti della pellicola.
Piero68: Classico teen horror (d'altra parte è targato Blumhouse) con un punto di vista questa volta diverso e che apre scenari anche sulle vite liquefatte di alcuni personaggi più âgée. Buono nelle intenzioni, scarso nella realizzazione dal momento che bisogna aspettare gli ultimi 15 minuti per godere della reale parte horror. Il resto è un banale dramma giovanile (e non) come tanti sul mercato: dai bambini abusati fisicamente e mentalmente alle classiche rimpatriate scolastiche. Insomma, nulla di realmente nuovo sotto il sole.
Saintjust: Un improvviso tsunami, con conseguente inondazione, porta squali, due, all'interno di un supermercato australiano! Un improbabile gruppetto di soli belloni prova a sopravvivere alla minaccia. Idea interessante, realizzazione mediocre punteggiata da momenti ridicoli (l'uccisione degli squali). Effetti digitali rivedibili, personaggi piatti, squali di quattro metri che sembrano salmoni, situazioni risibili, mancanza di brividi, poco sangue e basso ritmo sono il piatto forte della casa. Persino l'ottima Vinson vista in You're next affonda.
MEMORABILE: Il fidanzato orientale rivestito da un pesante usbergo "di fortuna" mandato a spegnere la corrente elettrica.
Ryo: Un film entusiasmante, un grandioso Edward Norton, sia davanti che dietro la macchina da presa. Ricostruzione deliziosa degli anni 50, trama intrigante gestita molto bene dalla regia che riesce a toccare molti temi: dalla malattia incompresa di Lionel al razzismo, dal progressismo alla corruzione, tutto accompagnato da una notevole colonna sonora jazz.
Greymouser: Del Toro non vuole adagiarsi sugli allori e allora cambia registro, passando dal timbro lovecraftiano e fanta-horror del primo capitolo al dark-fantasy di questo sequel, con esiti però altrettanto straordinari. Regista ormai di piena maturità, si permette in qualche scena di lasciarci a bocca aperta per una capacità immaginativa e visionaria all'altezza del miglior Jackson. Soggettivamente, mi è piaciuto di più il primo episodio, ma siamo sempre dalle parti del capolavoro.
Rambo90: Storie di vita intersecate in una sceneggiatura imprevedibile nella prima parte e più telefonata nella seconda, ma che tocca le corde giuste. Il racconto, anche se lento, si fa seguire e i personaggi catturano da subito per merito di dialoghi semplici e abbastanza realistici. Le buone interpretazioni fanno il resto, da una raggiante Wilde agli ispirati Isaac e Banderas. C'è spazio anche per un po' di ironia in un film godibile e che verso la fine emoziona davvero. Buono.
Nicola81: Argomenti piuttosto spinosi (brutali regolamenti di conti, traffico di droga, corruzione nella polizia) vengono declinati però con una certa leggerezza a tratti degna di una commedia brillante, come dimostrano i siparietti della coppia protagonista e il finale lieto che non si addice particolarmente a un noir. Un ibrido comunque discretamente riuscito, grazie a una regia scorrevole e a una sceneggiatura spigliata, per quanto non originale. Quaid in buona forma, ma a fare scintille è soprattutto una radiosa Ellen Barkin.
Luchi78: Numerosi i riferimenti ai primissimi episodi della serie, anche se ormai la ciclica ripetizione delle gag (tipo crisi di rigetto sul più bello e preservativi svuotati nelle bibite altrui) non suscita più ilarità alcuna. Riappare come sempre Eugene Levy, questa volta autore di una fantomatica bibbia (del sesso ovviamente). Gli autori hanno però intuito che come nel precedente episodio (Beta House) far vedere tette a più non posso aiuta nella visione del film (e vista la bassa qualità, come dargli torto?).
Renato: Sarò pazzo, ma secondo me Mulargia non era un cattivo regista. Qui come in altri suoi film si vede la mano dell'artigiano esperto e capace, anche se è ovvio che la trama è piuttosto risibile e il film si pone l'unico (peraltro facile) obiettivo di solleticare i pruriti voyeuristici delle platee dell'epoca. Però il film è diretto con gusto, e se si toglie il peccato mortale di far doppiare Nino Terzo, resta una visione piacevole anche oggidì. Dubito molto che in tv passi la versione integrale, purtroppo.
Lou: Una storia d'amore parossistica e ossessiva, basata solo sulla comunicazione e costruita con un meccanismo narrativo che, se all'inizio appare originale e intrigante, alla fine si rivela ripetitivo. Interessante, anche se un po' forzato, il parallelismo con i fenomeni dell'astrofisica, ma in alcune situazioni si rasenta il ridicolo. La bella Olga Kurylenko tiene la scena dall'inizio alla fine come meglio può, recitando prevalentemente con lo sguardo, per esprimere dolore e smarrimento. Pretenzioso e non all'altezza de La migliore offerta.
Leandrino: Il documentario racconta una fase decisiva nella vita di Amber, adolescente con disforia di genere in procinto di richiedere un intervento di mastectomia. Racconto (volutamente) disomogeneo, creato da frammenti di video rubati dalle autrici o registrati dalla stessa protagonista. Intasato da filtri social e scritte in caratteri cubitali al neon, descritto da pomeriggi al gusto di sigaretta e junk food: linguaggio aperto, laconico e malinconico. La colonna sonora degli Shitkid fa aderire il tutto nella sua disordinata coerenza, resa tale da alcuni perfetti stacchi di montaggio.
Paulaster: Giornalista in crisi finisce in una missione in Kuwait. In un clima post Saddam l’intento è smorzare la forza militare con l’energia della pace. Commedia a sfondo antimilitarista con la dichiarata utopia di “prevenire” i conflitti: la scopo è l’intrattenimento intelligente ma mancano l’ironia di fondo e la storia in sé. Nel cast di livello si ricordano Bridges che fa l’hippie e Spacey in viscidi panni. Clooney pensa di impersonare un classico ruolo alla Coen e resta invischiato nella scarsità d’idee. Conclusione pessima dedicata al pubblico più giovane.
MEMORABILE: Bridges che fa jogging; Il disincentivo psichico; La mina nel deserto; Spacey sotto effetto di Lsd; Il riferimento al rapimento Dozier.
Cangaceiro: Un simpatico "tutti contro tutti" tra pagliacciate e botte da orbi che inizia abbastanza bene per poi cedere nettamente col passare dei minuti, in cui si svacca ampiamente finendo in burletta. Nella seconda parte infatti Carnimeo, che confeziona il film con professionalità e buon occhio, perde il controllo della situazione precipitando in un caos organizzato, troppo caciarone e poco divertente. Hilton è ironico e brillante, molto bella la Flory. Il regista purtroppo farà di peggio ricomponendo quasi fedelmente l'intero cast per girare Tresette...
Reeves: L'ultimo film di Vincente Minnelli è anche il commiato di un grande regista rispetto al cinema classico, che in questo film fa l'occhiolino di continuo nei ricordi di una famosa diva che ha peraltro il volto stupendo di una anziana Ingrid Bergman. Una storia appassionata e potente e anche una sorta di lascito rispetto a una figlia (Liza) che all'epoca era una dei volti più amati del cinema.
Cotola: Sciatto noir francese che rifugge le atmosfere rarefatte e dilatate del polar per cercare una spettacolarità, peraltro piuttosto relativa, che poco gli giova. La trama si lascia seguire ma è già vista e non riesce mai ad avvincere davvero. Gabin se la cava più che egregiamente ma gli altri attori non sono alla sua altezza. Scorre via senza mai lasciare il segno.
B. Legnani: Modesto film di Biagetti (che pure qui non gestisce il ritmo, mal distribuendo il tempo alle varie fasi), che si salva dall’ignominia solo grazie a un quarto racconto gradevole e ben recitato (quello con Pino Ferrara, Dori, la Santilli e la Ferronao ) e da trame non male, però sfruttate maluccio (terribile la recitazione richiesta a Bufi Landi nella novella d’ambiente romagnolo e inspiegabile la scelta di filmare molte scene in un vero budello). Girato in fretta (notare la comparsa che perde palesemente l’equilibrio mentre impalla Pino Ferrara!). Dal gineceo stavolta spicca la Nell.
Rambo90: Il racconto di superamento delle difficoltà e di una sindrome (trattata comunque in modo molto lieve) è gradevole e dal ritmo discreto. Manca quel quid in più che renda il tutto davvero convincente ma il film si lascia guardare, anche grazie alla bella interpretazione della Fanning che strappa sorrisi e tenerezza allo stesso tempo. Il cast di contorno rimane in ombra (pur con le brave Collette e Eve) e la sceneggiatura è abile nell'intrecciare il tutto con il fanatismo per Star Trek. Non male.
Renato: Sorta di western comico costruito interamente sul personaggio di Tina Pica, tremenda vecchietta in grado di farsi sentire anche dai fuorilegge del selvaggio west. Che poi in questo film sono più che altro macchiette da avanspettacolo corrette e riviste... Ad ogni modo, il film è simpatico e non annoia (se non in un paio di sequenze, palesemente girate per fare metraggio). Vedibile, una volta e non di più.
MEMORABILE: Ugo Tognazzi rinchiuso in cella che si toglie uno stivale per sentirsi "a piede libero".