Più che a POLVERE DI STELLE Salce si rifà al magnifico QUELLA NOTTE INVENTARONO LO SPOGLIARELLO di Friedkin. E' l’avanspettacolo visto attraverso gli occhi della protagonista Maria Grazia Buccella, contadinotta aggregatasi alla compagnia teatrale del cantante Silver Boy (Carlo Giuffrè). Non è del tutto chiaro se Luciano Salce abbia tentato la strada della parodia (evidente in alcune scene, con pesanti forzature caricaturali) o del melò applicato al mondo dei più poveri. Non si tratta insomma di una vera parodia, perché la storia raccontata vorrebbe...Leggi tutto a suo modo coinvolgere, mostrarci il versante squallido di un mondo realmente esistito. L'effetto parodistico pare quindi nascere quasi casualmente ed è come se Salce cogliesse la palla al balzo e calcasse la mano sugli aspetti più ridicoli della sua storia. Così il film si ibridizza col rischio di lasciare insoddisfatti. Ed è un peccato, perché le potenzialità per costruire davvero un'ottima parodia c'erano; Carlo Giuffrè è il perfetto prototipo del cantante di bassa lega e la Buccella indubbiamente si trova a suo agio nel ruolo della ragazzotta semplice e ingenua. Ma più gustose sono le caratterizzazioni di secondo piano con lo stesso Salce che, nella parte del capocomico Farfarello, crea un personaggio di rara povertà intellettuale assolutamente godibile nei suoi atteggiamenti da finto macho e nelle sue battute di pessimo gusto. Molto meglio comunque il secondo tempo, quando finalmente la vicenda prende quota e le figure cominciano a prendere una forma ben precisa. Qualche tocco geniale qua e là, ma nel complesso l’indecisione sulla via da intraprendere nuoce al film. Pippo Franco coreografo checca si vede poco e manca l'approccio comico.
Discreta commedia. La storia è un po' ripetitiva e scontata, ma ci offre un ritratto dell'avanspettacolo dell'epoca molto interessante. Curiosi e divertenti (e forse addirittura memorabili) quasi tutti i personaggi, impersonati perfettamente da un grandissimo cast. Buona la regia di Salce, anche se ha fatto di meglio. Il finale, comunque, è davvero geniale. Anche i numeri musicali sono di quelli che non si dimenticano.
Spassosa e insieme malinconica rievocazione del mondo dell'avanspettacolo al tramonto e dei suoi litigiosi retroscena, diretta dall’esperto Salce con stile fumettistico e qualche occhiata a classici come Eva contro Eva e È nata una stella. Gli attori sono assai brillanti: gli artisti da strapazzo Giuffrè e Salce, la superba finta spagnola Melato e la vecchia primadonna Valeri, sorta di Wanda Osiris dei poveracci. Un elogio particolare alla Buccella non solo per le gambe, ma soprattutto per il carattere di contadinella ingenua e di buon cuore conservato anche quando diventa soubrette.
MEMORABILE: Le barzellette di Salce; le finte recensioni della stampa estera sui titoli di coda.
Al contrario de Il provinciale (girato l'anno seguente, sempre da Luciano Salce con Morandi nel ruolo di campagnolo investito d'inattese occasioni) qua è la Buccella (nei panni di Enrichetta) che lascia la vita di provincia per sfondare nel mondo dello spettacolo. Il cast è composto da validi mestieranti (Garrone, D'Orsi, Giuffrè, Pippo Franco e la Melato). Il titolo, sequenziale di Dove vai tutta nuda?, la dice lunga (e dice tutto) giacchè Maria Grazia (all'epoca trentenne con un buon curriculum) è di un bello davvero raro...
Maria Grazia Buccella: la amo dal 1973! Il film è uno dei migliori Salce mai fatti, sempre un po' greve ma veritiero su un mondo greve. Memore un po' delle delizie linguistiche di Straziami ma di baci saziami ma con più affetto per i personaggi rispetto al film di Risi. C'è un po' di on the road, molta provincia, tantissimo anni 70. Contraddicendomi, uno dei pochi film in cui apprezzo Franco. Melato straordinaria sa adattarsi ad ogni registro, alto medio e basso. Valeri in excelsis. Ma è sulla Buccella e sulla sua voce, sugli occhi e sulle forme che il film si poggia.
MEMORABILE: "Non è la chiappa che fa l'artista" dice Silver Boy a Erica.
Salce dirige questo bel film sul mondo dell'avanspettacolo più pulcioso, con un grande cast ed un retrogusto amaro che emerge in vari momenti e che si sposa perfettamente al tema. Non tutto funziona come potrebbe, ma nell'insieme la pellicola scorre molto bene, e la coppia Salce-Valeri è a dir poco spettacolare. Piccoli ruoli per Gilberto Galimberti ed Ennio Antonelli.
Divertito ma a suo modo commosso omaggio all'avanspettacolo con storia d'amore contrastata. La Buccella recita benissimo la parte della bella ingenua, Giuffrè riprende il ruolo abituale del seduttore ma è anche conoscitore di un certo ambiente. Salce, la Melato e la Valeri si divertono in quello che considero un film parecchio divertente, certo greve, ma gli spettacoli popolari (di una volta) erano così. Il Bagaglino di oggi? Non facciamo paragoni indecorosi, suvvia| Grande atmosfera seventies.
Fotoromanzo tra il nostalgico e il parodistico sull'avanspettacolo più scalcinato e greve, con lampi di introspezione nel presentare lo scarto tra la finzione scenica e la reale dimensione umana dei personaggi, dove appunti sulla ricotta rimbombano nella mente come frasi rubate a Liala e riciclate: in una simile rievocazione Giuffrè e Salce ci sguazzano, la Buccella è perfetta per il ruolo (come anche Pippo Franco coreografo gay), sorprende di più vederci attrici raffinate come la Melato e la Valeri che conquista col suo calco di Wanda Osiris.
Strepitoso omaggio/epitaffio all'avanspettacolo in articulo mortis, affettuoso quanto tagliente. Cast eccellente, compresa la Buccella perfetta Alice nel paese dei morti di fame, gigantesca la prova di Salce/Farfarello e della Franca Valeri/Pola prima, ma tutto è giusto, preciso, efficace. Uno dei Salce migliori, assolutamente imperdibile.
MEMORABILE: Gli eleganti numeri della compagnia di Farfarello: "Col razzo... che ci vengo"; "Poppea monta sul cocchio"
Un delizioso - ingiustamente sottovalutato dalla critica e da certo pubblico - piccolo film "stracult", affettuoso omaggio al mondo dell'avaspettacolo, parzialmente simile a "Straziami, ma di baci saziami". La Buccella, qui davvero incantevole, è stata la nostra "svampita" più credibile - altro che la Biagini! - oltre che il più bel culetto del cinema italiano prima dell'avvento di Nadia Cassini. Bravissimi e convincenti anche gli altri attori, Giuffré e la Valeri in testa. Secondo me, uno dei migliori film "di" Luciano Salce.
MEMORABILE: Il numero "Cocorocò"; la Valeri-Osiris; lo zio prete di Erika che non segue la trasmissione religiosa perché "non vuol fare lo straordinario".
Divertente film di Salce, di culto soprattutto per il suo modo di riprendere la realtà delle compagnie d'avanspettacolo (ben tre anni prima di Polvere di stelle) a metà fra parodia e realtà. Bellissima la Buccella, perfetta nel ruolo della protagonista e coadiuvata da uno stuolo di personaggi memorabili: Giuffrè/Silver Boy, Valeri/Pola Prima, Salce/Farfariello, la Melato e Pippo Franco come coreografo gay. Simpatici i numeri musicali, un po' scollegato tra un momento e l'altro ma buono.
Sulla scia dei contemporanei tentativi letterari firmati Age & Scarpelli di revisionare i codici dell'arte popolare "bassa" (fotoromanzo, fumetto, teatro di rivista), la combriccola di Salce non si perita in sofisticherie artistiche, scavando con ruspante ardore le lampanti miserie (ma pure i tenui splendori) di Re e cortigiani dell'avanspettacolo. Ne esce un film la cui (voluta) facile grevità è compensata da una coscienza assoluta e una schietta simpatia verso una genia di patetici egocentrici. La Buccella riluce di bellezza, bravura e pailettes. Coroccocòcò.
MEMORABILE: La straordinaria coppia Pola Prima (una Valeri imbolsita ma sempre saggia)/Farfarello (un Salce di strepitosa misura comica); Le tre rose di Giuffrè.
Un film bello, colorato e molto divertente! Salce si sbizzarrisce nel mettere in scena varie figure diverse tra loro e collegarle insieme nel mondo dell'avanspettacolo. Buonissimi interpreti, con tanti caratteristi di contorno che offrono al film la loro personale perfomance. Forse il lavoro più ricordato e meglio rivalutato del regista, insieme a Fantozzi. Una menzione per le belle location e le musiche che accompagnano il tutto! Ruolo per Salce all'interno del film! Piacevole!
Sicuramente uno dei migliori film di Salce; un ironico, ma anche malinconico e commosso omaggio all'avanspettacolo. Tante le trovate e le scene divertenti, ma soprattutto grandissima prova del cast, sia di quello femminile (fantastiche la splendida Buccella, la Valeri e la Melato), sia di quello maschile (altresì fantastici Giuffrè, Salce e Pippo Franco). Molto belle anche le scenografie, ben valorizzate dall'ottima fotografia di Parolin e notevoli location. Da vedere.
MEMORABILE: La coppia Pola Prima (Valeri)/Farfarello (Salce); Il gruppo di Silverboy (Giuffrè).
Bella commedia sul mondo dell'avanspettacolo riportato sullo schermo fedelmente e senza finte nostalgie. Bravissimi Giuffrè e la Buccella ma tutto il cast offre una prova di grande rilievo, complice il regista (che ha frequentato parecchio quel mondo). Fra le seconde linee spiccano Focas e l'eterno Garrone. Freschi e per nulla noiosi anche i molti intermezzi musicali, che si alternano a una storia ben scritta. Il marchio di Salce si vede tutto, sia nella regia sia nell'interpretazione, soprattutto nei duetti con la vecchia amica Franca Valeri.
MEMORABILE: I duetti "poetici" fra Giuffrè e la Buccella; L'escamotage di Salce per mascherare l'impotenza.
Basta guardarla è riferito alla Buccella, naturalmente, ma solo dopo la trasformazione; e ad aiutare la pupa (nome perfetto al posto di crisalide) a diventare quella farfalla che basta guardarla, appunto, è, com'è giusto che sia, Danilo (Pippo Franco), il coreografo gay della compagnia di avanspettacolo di Silver Boy (Carlo Giuffrè), che porta buonumore e gambe femminili nei paesini più sperduti della penisola. La commedia ha il pregio di rimanere contenuta, mai volgare, pur raccontando bene una realtà ormai scomparsa. Si dilunga un po' troppo.
La morte del vaudeville italiano è qui rappresentata con la forza dell'italianità più pura: la naturale bellezza delle attrici, la cialtroneria, l'affastellamento di gerghi e dialetti, i luoghi comuni più tenaci (Franco gay, Giuffré gelosone) e una batteria di caratteristi d'eccezione oggi impensabile. Salce non riesce mai a elevare lo sguardo (non è Fellini) e talvolta si compiace nello spingere i toni popolari sino alla farsa; il retrogusto malinconico, tuttavia, è sincero e mai volgare. Come il vino buono non può che migliorare.
Grottesca commedia incentrata sull'avanspettacolo che evidenzia tutte le capacità istrioniche di Salce, che offre una pellicola bizzarra ma di buona fattura in cui si mostrano le fatiche di certi teatranti. Simpatiche le clip presenti e soprattutto sensuale la Buccella, che sprizza grande erotismo ma non si dimentica la grande arte di Giuffrè e l'esordio della grande Melato.
Omaggio non privo di sarcasmo e un alone nostalgico, tipico della commedia all'italiana, sul magico e insieme triste mondo dell'avanspettacolo e del cosiddetto varietà. Luciano Salce, che come spesso è capitato si ritaglia anche una parte, accende le luci sulle polverosi assi di quel vecchio modo di fare spettacolo, che è anche l'occasione per Maria Grazia Buccella di mostrare la sue capacità d'attrice, oltre che essere una bella donna. Una nota di rilievo ce l'ha il sempre ottimo Carlo Giuffrè, che del teatro ci ha fatto una ragione di vita.
Salce riesce ad anticipare il Sordi di Polvere di stelle nell'affettuoso elogio funebre del sottobosco dell'avanspettacolo, ma non riesce purtroppo ad eguagliare la grazia del Risi di Straziami, ma di baci saziami nel disegno fumettistico del melodramma burino che vede ostacolato e più volte ribaltato l'amore fra il cantante scaduto e la grezza ma fresca soubrette da lui creata. Peccato perché gli attori sono tutti in parte (specie Giuffré e la Valeri nella parodia di Wanda Osiris) ed è esclusivamente grazie alla loro verve che il film risulta godibile, ma mai davvero irresistibile.
Un film davvero divertente, ricco di ritmo. Il mondo dell'avanspettacolo viene raccontato con quel misto di cattiveria, di nostalgia, di talento e di volgarità che erano elementi insiti nel suo DNA. Manca per fortuna la retorica, che invece è sempre presente quando si rievoca quel mondo ormai scomparso. Giuffrè e Salce si rubano la scena e le battute proprio come due grandi del palcoscenico, la Valeri è ironica come sempre, la Buccella è quel tipo di bellezza che all'epoca faceva impazzire. E le false recensioni finali sembrano quasi una soddisfazione che Salce ha voluto togliersi.
MEMORABILE: Coroccocò, la rivista che tutti avremmo voluto vedere.
Contadinotta si fa strada nell’avanspettacolo. L'ambientazione sono i teatrini popolari e vi si trovano ruoli memorabili: la Melato spagnola, Franco come coreografo, la Valeri stile Osiris e Farfarello ignorante. Giuffrè funziona per la presenza mentre la Buccella, nel ruolo della vita, esprime tutta la sua fisicità senza essere volgare. Salce ha diverse buone idee registiche per i vari numeri, anche se talvolta la confezione poteva essere più curata. Nell’ultima parte si snoda la vicenda amorosa coi soliti equivoci (e gli inutili cartelli), ma con una chiusura geniale.
MEMORABILE: Il numero della gallinella; La spaccata della Valeri; La fuga a Civitavecchia; La Buccella come perla dell’ostrica.
Film particolarissimo, che innesta la rievocazione del mondo dell'avanspettacolo con vicende amorose da fotoromanzo, con tanto di dialoghi da lì ripresi. Film ricamato su Maria Grazia Buccella, che non a caso è perfetta. Ma tutto il cast ha un certo interesse, per la bizzarrìa dei personaggi (su tutti il sacerdote di Mattia) e per il curioso mescolarsi di situazioni arcinote con momenti invece originali. Cast con caratteristi deliziosi: è un peccato, però, che nessuna delle ballerine sia accreditata, ad esclusione della qui "torinese" Pecce di Farfarello, vista solo in film strambi.
MEMORABILE: Le pelose Buccella e Pometti dell'incipit; La conchiglia finale; Il sacerdote che narra il finale corretto delle barzelletta.
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DiscussioneZender • 29/07/10 09:01 Capo scrivano - 4 interventi
Eh sì, appena si sale sopra i 3 emmezzo compare spesso nelle visioni di ognuno, questo bizzarro animale. C'è chi lo ha schiacciato, ma poi ce ne si pente. Come finì con Pinocchio è noto a tutti...
Prendo tutto questo non come incitamento al legnanicidio tramite schiacciamento, bensì come prova di affetto.
DiscussioneZender • 29/07/10 14:13 Capo scrivano - 4 interventi
R.f.e. ebbe a dire in curiosità: La sequenza in bianco e nero con Errol Flynn e Olivia da Havilland che s'intravede sullo schermo di uno dei locali dove si esibiscono i personaggi di Basta guardarla, appartiene, per la precisione, a Capitan Blood (1935) di Michael Curtiz (fra l'altro, grave e inspiegabile lacuna davinottiana!). Non c'è niente di inspiegabile in realtà: come sempre è stato per il Davinotti, sono presenti in database film visti dagli utenti o di cui s'è discusso. Mai avuto nessuna pretesa di completezza, il Davinotti. Mancheranno sicuramente anche titoli più importanti di questo.