I due orfanelli - Film (1947)

I due orfanelli
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Uno dei cosiddetti "film di recupero", che Mario Mattoli dirige sfruttando i set del suo melodrammone IL FIACRE N. 13. L'idea di Totò e Campanini orfanelli è gustosa, anche se poi è secondaria e non molto importante nell'economia della storia. Serve giusto per far scoprire a Totò (grazie a una fattucchiera davvero in gamba) di essere il figlio del Duca di Latour-Laffitte. Raggiunta (sempre con Campanini di scorta) la dimora di famiglia, si troverà in pericolo di vita: gli eredi attuali vogliono farlo fuori. Ed ecco che cominciano le torte all'esplosivo, le sfide a duello… Stratagemmi classici che Totò eluderà inconsciamente...Leggi tutto secondo uno schema comico ampiamente prevedibile. I DUE ORFANELLI fa parte dei film più datati, dell'attore partenopeo, nei quali appare infatti spesso anacronistico (a differenza di Campanini, molto più legato al suo tempo nel modo di fare, nella mimica e finanche nell’umorismo) tra collegiali che cantano, balli di corte, gag antidiluviane. C'è nel finale un simpatico tocco surrealista, me non basta a far ricordare I DUE ORFANELLI come uno dei prodotti “medio-buoni" di Totò: una sceneggiatura (figura Age tra gli autori) ingenua, numeri comici che suscitano tenerezza con una bella trovata (il club dei suicidi dove Totò e Campanini vengono spediti facendogli credere si tratti d'una sorta di tabarin) utilizzata poco a fondo. Inspiegabile la presenza (vista la totale inutilità) del commento fuori campo d'una voce narrante, che si rende ridicola quando suggerisce ai protagonisti di salutare perché è arrivata la fine del film. L'ambientazione francese dà forse una patina di moderazione alla trivialità (relativa, s'intende) rispetto alle pellicole consimili, però nel complesso l'opera di Mattoli è debole, dimenticabile.

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R.f.e. 29/06/09 09:28 - 816 commenti

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A mio avviso uno dei primi film "davvero" divertenti del grande Totò - anche se io faccio iniziare il "mio" Totò, quello che preferisco, da Fifa e arena (1948), considerando invece Il monaco di Monza (1963) l'ultimo film dove mi diverte ancora tanto - che fino a quell'anno non aveva trovato una sua formula comica efficace e davvero funzionante, limitandosi a copiare comici americani come Larry Semon o simili. Simpatica e ben sviluppata l'idea di parodiare i romanzoni d'appendice. Una nota di merito anche a Carlo Campanini.

Giùan 29/03/12 12:36 - 4528 commenti

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Forse l'unico Totò movie che mi porta alla mente nell'immediato non battute fulminanti o gag surreali ma la sua presenza nello spazio, le sue posture. In effetti anche nella "revisione" il film spicca per ricercatezza di scenografie/costumi (ereditati peraltro da altri set) e uno script (Age e Steno) meno grezzo del solito, che pare rimandare ad alcuni lungometraggi di Laurel & Hardy (il fondo patetico, i nostri due "servi d'amore" per Benti e Barzizza). Mattoli non spinge da par suo. Notevole la tenuta di Campanini, attore a cui è stato dato meno del dovuto.

Graf 12/10/12 03:12 - 708 commenti

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Il film della svolta, per Totò, fondamentale per la sua carriera cinematografica. Primo di diciassette diretti da Mario Mattoli, primo di grande successo al botteghino per il Principe della risata e prima parodia (del feuilleton francese "Le due orfanelle") da lui interpretata. Minestrone sostanzialmente riuscito con una storia tra il dramma familiare e la farsa scatenata, con balli e canti tolti di peso dal teatro di rivista, interventi di satira politica a profusione, ricche scenografie, voce fuori campo e rivelazione finale...

Rambo90 10/02/15 17:31 - 7661 commenti

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Uno dei film più surreali di Totò, con una trama e un'ambientazione che richiama i lungometraggi di Laurel e Hardy in costume (in particolare La ragazza di Boemia). La coppia con Campanini funziona, ma è più questo a suscitare la maggior parte del divertimento che non lo stesso Totò, che limita più di altre volte la sua esuberanza. Buoni costumi e scenografie, un po' assente la regia di Mattoli. Nel complesso piacevole.

Minitina80 20/04/15 09:57 - 2976 commenti

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Una storia divertente e con un metro tutto suo, con puntate tra il surreale e l'onirico; ma d’altronde la comicità di Totò, quando viene lasciata libera di esprimersi, è in qualche modo legata al surreale. Per quanto appaia datato ha dalla sua parte una spensieratezza e una leggerezza che lo rende gradevole. Non ci sono momenti di vera stanca e si arriva alla fine senza troppe difficoltà.

Daniela 13/07/15 08:46 - 12606 commenti

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Il presunto orfanello Gasparre scopre di essere in realtà il figlio di un nobile parigino e deve affrontare insieme al compare Battista i tentativi dei parenti per farlo fuori... Primo grande successo di Totò nella parodia di un feuilleton ottocentesco che richiama nel titolo un film muto di Griffith, felicemente incurante di ogni logica, tanto da mettere in campo anche Napoleone e l'abate Faria. La satira politica affidata alla voce narrante, è assai qualunquista, ma il divertimento non manca grazie alle numerose trovate, anche se Totò non è ancora esplosivo come nei film migliori.

Noodles 13/11/19 16:07 - 2196 commenti

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Anche se non è nella sua forma migliore, anche se non è protagonista di troppe situazioni comiche, Totò riesce a raddrizzare anche un film come questo, non brutto per carità, ma un po' piatto. Non è una pellicola da sganasciarsi dalle risate, la storia ha qualche momento leggermente amaro nonché una bella riflessione sulla politica. Ma il nostro protagonista, coadiuvato dall'ottima spalla Carlo Campanini, riesce a farci comunque sorridere. Nel complesso è senz'altro positivo. Bello il finale.

Pigro 20/01/21 09:36 - 9623 commenti

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L’orfano Totò scopre di essere nobile e col fido Campanini si installa nel palazzo avito a rischio della vita. La cosa migliore del film è il buon equilibrio tra una trama ben strutturata e una sbrigliata libertà che consente fughe fantasiose e strampalate: un ottovolante surreale e onirico ma su binari solidi. A questo si aggiunge una coppia di protagonisti affiatati e particolarmente in forma. Insomma, divertimento assicurato, al netto degli inevitabili luoghi comuni e di una generica satira pseudo-politica nell’inutile voce fuori campo.

Reeves 2/02/22 22:23 - 2152 commenti

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Primo grande successo al cinema per Totò, qui impegnato in coppia con Carlo Campanini in una scatenata parodia dei feuilleton che tanto andavano di moda in quel periodo. Ci sono anche tantissime allusioni alla situazione politica italiana, si parla di scioperi e così via, ma è soprattutto il talento anarchico di Totò a sostenere il film. Dal canto suo, Mattoli si conferma il regista che sa meglio valorizzare le capacità degli attori.

B. Legnani 15/02/22 18:01 - 5519 commenti

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Debolissimo (e frettoloso, si presume) film con Totò, che qui viene sopravanzato, peraltro, da Carlo Campanini (delizioso, quando apre la porta alla direttrice, l'inflessibile Ada Dondini). Trama raccogliticcia, che ricorre ad ampie parentesi che si fanno noiose (nelle fogne, per esempio), a improvvisazioni (Totò che diventa Napoleone Bonaparte), ad esagerazioni che non funzionano pressoché mai. Se spesso Totò è stato sapiente nell'improvvisare giochi lessicali, qui essi mancano, lasciando spazio a sciocchezze e balordaggini (l'Abata Faria!). Evitabilissimo. Si salva il pre-finale.
MEMORABILE: Il pubblico accorre all'esecuzione tramite ghigliottina: si vendono il programma, le bibite...

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  • Curiosità Xtron • 4/04/12 15:43
    Servizio caffè - 2147 interventi
    Sembra che il regista Mattoli abbia girato una scena di nudo per una edizione del film per l'estero, e' la giovane Isa Barzizza che gira la scena pero' vergognandosi di girare in presenza di piu' persone chiede che venga ripresa solo dal regista e dal suo aiuto, di questa scena pero' non ve ne e' traccia.
    Fonte: antoniodecurtis.com
  • Discussione Mirage • 28/12/17 01:29
    Disoccupato - 10 interventi
    Ho da poco tempo realizzato perché Totò nella scena della confessione sotto tortura confessa cose che ovviamente non poteva commettere ed anche di essere il capo dell'Irgun Tvai Leumi.
    L'organizzazione terroristica ebraica all'epoca di uscita del film era ancora ampiamente discussa sui giornali in quanto era stata protagonista l'anno prima nel 1946 della completa distruzione notturna dell'ambasciata britannica a Roma.
  • Discussione Reeves • 2/02/22 22:25
    Segretario - 688 interventi
    Secondo Steve Della Casa (Mario Mattoli, edizioni Il Castoro), il film fu imbastito in fretta e furia da Mattoli per riciclare le costose scenografie e i costumi di Il fiacre n.13, feuilleton "serio" da lui girato lo stesso anno.