Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Cotola: Dopo il già pessimo I miei primi quarant'anni ecco l'ancor peggiore seguito. Difficile trovare qualcosa di positivo in questo orrido pasticciaccio che affoga nello squallore più assoluto e in una banalità semplicemente sconcertante. Inoltre la noia la fa da padrona. Da evitare assolutamente.
Belfagor: Davvero sorprendente la prova di Mitchum (qui anche produttore) nei panni di un mercenario yankee che, in seguito a un incidente, considera l'idea di cambiare vita. Nonostante l'impostazione classica, il film contiene molti elementi del "nuovo" western, in particolare il forte sentimento di disillusione verso il mito della frontiera. L'andamento pacato crea un'atmosfera malinconica e riflessiva, congeniale alla figura antieroica del protagonista. Notevole anche la fotografia, ricca ma per nulla oleografica.
Siska80: Antologia male assortita che mette insieme quattro film a caso dei comici siculi con l'ausilio di una voce narrante, evitando però accuratamente di selezionare il meglio. La prima tranche con Franchi nella parte del prete affamato è divertente ma troppo breve; la seconda ambientata nella villa infestata è esilarante (e la Biagini incantevole); la terza con protagonista il gatto ereditiere comincia a dare segni di stanca; la quarta è noiosissima.
MEMORABILE: Franco terrorizzato e accartocciato in terra dopo aver ricevuto la telefonata di Giuseppe Garibaldi.
Enricottta: Quante risate, ci stavamo a piscià addosso. Questo, scusate la scurrilità, era il "risultato" dei veri film comici: non una inquadratura stonata, non un sbavatura, tutto cotto e mangiato, con il ricordo perenne delle battute più belle. Totò all'ennesima potenza, Fabrizi a poca distanza (per via della mole) in un esempio della commedia all'italiana. Mi si consenta la parentesi seria: quando le due famiglie si incontrano in campo neutro (in trattoria) mi piglia "appucundria" (misto tra nostalgia e malinconia).
MEMORABILE: I due suoceri visitano la casa in costruzione, Totò picconando un muro fresco dice a Fabrizi: "Sente? Il rumore è fesso" e Fabrizi "Che ci voleva, il carillon!"
Trivex: La sanità privata vs quella pubblica. I baroni contro gli studenti e i milioni (tre, quattro o due) per farsi operare bene (o male). Copione d'avanguardia, ma credo che le cose siano rimaste tali da allora ad oggi, purtroppo. Bene si fa a sottolineare alla fine quanto l'esempio non vada generalizzato e che per un medico sbagliato ce ne sono cento giusti, ma anche l'uno per cento in questi casi è devastante. Molte le scene in camera operatoria, ma non si indugia tra gli organi; notevole la tensione tra i medici operanti, quando ci sono guai. Da vedere in salute.
MEMORABILE: "Qui non muore nessuno!" Il terrificante espediente per incastrare il medico buono.
Piovrone: Gigantesco Tognazzi nel primo episodio: acido, ferocemente sarcastico, incattivito, pornografico come poche altre volte, trova per due volte rifugio nel cibo, che non lo tradisce mai. Non si ride, si gode nel vederlo recitare e basta. Pià noioso Salce, degne di nota solo la straripante bellezza della Rizzoli e l'unica scena softcore nella carriera del grande Villaggio. Epici i contrasti delle ambientazioni con Albertone e memorabili alcune scene passate alla storia (la Trattoria, il concerto), anche se la moglie buzzicona col tempo rischia di irritare sempre di più.
Stubby: Grandissimo serial TV che ho visto e rivisto da bambino ed oggi mi fa una tenerezza incredibile: storie spesso e volentieri tristi che mettevano a dura prova la famiglia Ingalls (parevano usciti da una novella del Verga). Belle le caratterizzazioni dei personaggi, spesso completamente suddivise in buoni e cattivi; in mezzo più o meno troviamo il bottegaio.
Matalo!: Filmettino veloce e di modeste velleità che vede Jean Reno in una parte congeniale ma monocorde. La figlia giapponese invece contiene in sè tutta la carica d'antipatia delle bimbeminkia giappe. Meglio il vice di Reno, specie di Alvaro Vitali però capace di recitare. Quel che si definisce propriamente un passatempo e che non farà retrocedere di un millimetro i fan del simpaticissimo gigante francese.
Silvestro: Sicuramente questo terzo capitolo dedicato all'ispettore Callaghan è un netto passo avanti di fronte allo scialbo secondo. Niente di trascendentale, specialmente in termini di sceneggiatura e trama, ma paradossalmente proprio l'estrema semplicità dell'impianto permette di valorizzare al meglio il punto di forza dell'intera saga: la straordinaria maschera di Clint. Tanto basta allora per un film che non rimarrà negli annali ma porta abbondantemente a casa la pagnotta.
G.Godardi: E' da questo episodio che la saga di Piedone perde ogni valenza poliziesca per addentrarsi sempre più nel territorio del film per bambini a sfondo esotico. Al protagonista stavolta viene affiancato il bambino Zulu Bodo, il quale darà il via alle innumerevoli parentesi comiche del film, specie se accompagnate da Cannavale, a cui viene lasciata briglia sciolta. Bei paesaggi, musica sempre più gradevole e risate per tutti. C'è anche Dagmar Lassander.
Stubby: Un film che a tratti diverte soprattutto grazie alla figura del figlio impacciato, interpretato da Carlo Verdone. Trama leggerissima e poche trovate innovative. Alberto Sordi è sempre bravo ma non certamente al top. Divertente la sequenza in cui Verdone si trova sulla barca con le ragazze e fa l'imitazione del piccione ferito. Da vedere ma senza troppe pretese.
Cangaceiro: Inventiva ai minimi livelli per questo thriller dalla confezione piatta e anonima, simile ai molti telefilm criminologici che affollano oggi il piccolo schermo. L'incipit non è male ma da lì ha inizio tutt'altra pellicola: la solita caccia al serial killer di rara scontatezza e linearità. Recitazioni scialbe e senza mordente. Capito a parte per la Jolie: col suo fascino per certi versi può fare quello che vuole ma come poliziotta/fenomeno non le si crede neanche un po'. Molto meglio nella breve scena di sesso, incollata lì in ossequio alle sue grazie.
Siska80: A volte persino una tragedia può rivoluzionare in positivo la vita, ed è proprio quello che accade alla protagonista quando riceve la notizia dell'improvvisa morte della cugina. Nonostante l'inizio drammatico (comunque piuttosto frettoloso), il film verte sui toni della commedia mostrando due ragazzini che, pur essendo rimasti orfani da poco, si comportano quasi come se non fosse accaduto nulla: eppure è proprio la simpatia di questi ultimi l'unica ragione per dare un'occhiata a un prodotto abbastanza anonimo incapace di coinvolgere e con un cast (bimbi a parte) appena sufficiente.
Luchi78: È un Tinto Brass decisamente "ricalcatore", visto lo stile registico decisamente vicino al western di Leone (anche le musiche vanno a rievocare le classiche atmosfere del genere). Philippe Leroy si presta per un ruolo da pistolero atipico, mentre Adolfo Celi mi sembra molto azzeccato nella parte. La storia, dopo la prima mezz'ora, comincia a far sbadigliare, quindi da apprezzare rimangono solo certe sperimentazioni western di un Brass pre-culomane.
Rambo90: Non uno dei migliori di Salemme: la storia è interessante ma si ride davvero poco, il cast è ricco ma poco affiatato (Papaleo è spaesato) e molte gag e personaggi potevano essere tagliati (come i motociclisti che parlano in rima). Si salvano i consueti duetti fra il protagonista e Casagrande e il colpo di scena finale inaspettato (ma anch'esso non realizzato al meglio). Inutili partecipazioni di Montella, Ferrara e Cannavaro (nonchè di un Flavio Bucci invecchiato e poco ispirato). Mediocre.
Puppigallo: Per la serie "che se deve fa pe campà", questa pellicola mostra tutte le difficoltà, che paiono insormontabili, nel coltivare un territorio soggetto a inondazioni siccità e, soprattutto, a speculazioni. Gibson e la Spacek sono in parte, le varie vicissitudini permettono allo spettatore di provare una certa empatia; e l'ambientazione è quella giusta, con contorno di gente semplice, che si sporca le mani, fatica ma non è tutelata. Certo, il finale (la parte dell'inondazione) ha un epilogo quasi favolesco, ma resta un buon film che si segue senza particolari sforzi.
MEMORABILE: Braccio intrappolato; "Prima o poi ci sarà troppa siccità o troppe inondazioni, io posso aspettare" (più avvoltoio di così...).
Puppigallo: Discreta pellicola, che riesce ad alternare azione, ironia e dramma, senza far calare troppo l'interesse dello spettatore, che inevitabilmente vorrà capire che fine farà il colorito gruppetto, con varie peculiarità. Gli attori fanno il loro dovere (spia compresa), i proiettili non vengono risparmiati (quasi comica la sventagliata che abbatte una decina di tedeschi in un colpo solo); e si arriva alla fine senza troppi problemi, pur consci del fatto che, più di un bellico, ci si trovi al cospetto di un action spionistico, con "mission impossible", privo di pretese, se non quella di intrattenere.
MEMORABILE: La magica valigetta dell'esperto di esplosivi (al nero il plastico sembra cacca di cane); Diga con "ritardo"; Il finale, con elenco di "problemini".
Herrkinski: Prima di affrontare una fase della carriera in cui alzerà un po' il tiro, Verdone realizza questo divertissment in cui, oltre a riproporre il personaggio coatto ma buono d'animo che gli riesce tanto bene, lancia una (lieve) critica al cinismo dell'ambiente cinematografico. Nonostante i nomi in sceneggiatura e la partecipazione di un istrionico Sordi, in realtà non si ride tantissimo e dopo i primi 20 minuti il meglio è già esaurito; tuttavia il film, gradevole ed agrodolce, si lascia seguire e si mantiene su livelli più che decorosi. Non male.
MEMORABILE: Il flipper; i provini; "La palude del caimano".
Daniela: Quando Hollywood era sulla riva del Tevere...Trasposizione non priva di spettacolarità (grazie anche alle musiche imponenti di Rosza e alla sontuosa fotografia) ma prolissa e pomposa. Inamidato Taylor, che mantiene la sua aria impettita in qualsiasi circostanza, ed anche Deborah Kerr, solitamente attrice sensibile, appare spaesata. Chi invece nel suo ruolo ci sguazza a meraviglia è Peter Ustinov, un Nerone infantilmente bizzoso, gigione ogni oltre limite. E'la sua prestazione a rendere tuttora gradevole questa pellicola, unitamente allo sfarzo della messa in scena.
Herrkinski: Come gli altri lavori recenti di Daniels, è un throwback a certo cinema action e di arti marziali dei 90s ma con un budget ancora più risicato; se all'epoca si potevano accettare certe sue sottoproduzioni in virtù della moda del periodo e delle abilità dell'attore, adesso risulta anacronistico seppur come ultra-cinquantenne abbia ancora un fisico invidiabile. I combattimenti comunque sono lenti e risentono dei limiti dell'età e la vicenda - un intrigo con scommesse clandestine in Messico - è improbabile e con buchi di script evidenti. Resta potabile per i fans del sottostimato Gary.
Rambo90: Western italiano ma che si rifà più ai classici americani, con una divisione non troppo netta buoni/cattivi, visto che si tratta di una famiglia spaccata a metà. A volte sembra di assistere a una tragedia greca ma, nonostante un ritmo lento, si riesce ad arrivare alla fine abbastanza soddisfatti. Non male il cast: Cotten sempre di classe, Scott se la cava, il giovane Franco Nero comincia a farsi le ossa e Mitchum Jr. è sorpresa gradita. Buona la colonna sonora. Non disprezzabile.
Galbo: L'illusione dell'eterna gioventù è un tema molto intrigante ma evidentemente non nelle corde del regista Brizzi che confeziona una pellicola che approccia l'argomento giusto un po' in superficie attraverso storie che in parte si incrociano tra loro. Passabile quella di Bentivoglio, anche e soprattutto per l'indiscussa bravura del protagonista, già meno accettabili quelle con Fresi e Teocoli e l'episodio con la Ferilli. Insopportabile quello con Lillo Petrolo a causa dell'estrema sciatteria della sceneggiatura, davvero minimale.
Reeves: Un film a modo suo significativo di quanto Le fatiche di Ercole con Steve Reeves, girato due anni dopo, abbia rivoluzionato il genere film in costume. In questi film azione zero, dialoghi insopportabili, donne vestite abbottonate fino al mento (notare la differenza tra la Allasio qui interprete principale e la Koscina indimenticabile a fianco di Reeves). Un film antico, o più probabilmente antiquato.
Noodles: Un bell'omaggio di Roberto Faenza a uno degli eroi della lotta alla mafia, Don Pino Puglisi. La regia e il racconto sono estremamente concisi e questo è un bene perché ci si concentra subito sulla vicenda reale e sull'atmosfera che doveva aleggiare ai tempi nel quartiere palermitano di Brancaccio. In questo senso non mancano alcune caratterizzazioni un po' forzate, ma il film è forte, diretto e racconta bene la realtà. I difetti possono essere perdonati, compreso un cast non proprio straordinario, su cui Zingaretti spicca. Da guardare, per non dimenticare mai questa triste vicenda.
Rambo90: Bambole gonfiabili, cameriera ninfomane, filmino porno proiettato per errore a lavoro: tutte gag stravecchie; si rimane sconvolti a pensare che Brizzi voleva farci ridere così. E per di più con un 3D davvero inutile, da presa in giro totale. De Luigi fa il cretino (e si spreca), la Gerini ci mette solo il corpo, la Wurth è pleonastica, Timi bravo ma mal servito dal copione. Patetica la storia fra i due ragazzini, forzato e posticcio il finale sentimentalista. Una vaccata indigeribile; ma dov'è finito il regista di Ex?
MEMORABILE: La gag più riciclata: l'imbarazzo di De Luigi in farmacia, dritta dritta da [f=4380]Christmas in love[/f] e tanti altri.
124c: Una nuova Suicide Squad è riunita per penetrare nell'isola di Corto Maltese e trafugare importanti segreti. Film delirante, divertente e splatter, diretto dal regista dei Guardiani della Galassia 1 e 2, seguendo il motto "a volte i capitoli 2 sono meglio del primo". Questa volta si va subito al punto: criminali di serie A e Z della DC Comics, tutti finalmente tridimensionali (non solo Margot Robbie), trasformati in eroi che fanno piazza pulita di chi gli si para davanti (soldati, mostri e traditori). Una taratinata che meritava più successo mediatico.
MEMORABILE: La sconfitta della prima squadra suicida; L'evasione di Harley Quinn che ha i piedi prensili come [f=10148]Conan, il ragazzo del futuro[/f]; Il cattivo finale.
Pinhead80: Testimone di un atto di terrorismo che gli cambierà totalmente la vita, un uomo trova la propria ragion di vivere diventando uno spietato assassino. Nel suo mirino ovviamente ci sono cellule terroristiche pronte a colpire nuovamente. Il film è un po' un pasticcio che pesca a piene mani da altri action movie ben più accattivanti. Keaton nel ruolo dell'addestratore veterano e senza scrupoli non ci azzecca per niente. Una volta visto si è già dimenticato.
Edecubo: L'action movie per antonomasia; solo il piccolo drago poteva dirigere cotanta bellezza visiva. Gli appassionati non rimarranno di certo delusi dalle capacità marziali di Bruce e del caleidoscopio di personaggi tratti da uno spy movie di serie B. Il punto è che senza Bruce Lee il film non è nient'altro che una storia scritta male e fatta finire nei migliore dei modi per ammiccarsi il pubblico di quei tempi, già assuefatto di James Bond e affini. La coreografia delle mosse e l'ambientazione sono sovrani di questo piccolo gioiello action. Approvato.
MEMORABILE: "E' come un dito puntato sul cielo: non guardare il dito... se no perderesti la celestialità della visione". Bruce Lee vs Hang "il cattivone".
Digital: Ci voleva fegato a fare un sequel di un film che ha fatto scuola: apprezzabile il coraggio, tuttavia lascia piuttosto interdetti. La vicenda, che poggia esclusivamente sul potere della “luccicanza”, si fa anche guardare, ma alla lunga tende a stancare, risultando ripetitiva, con un ridicolo che soventemente trapela andando a depotenziare la suspense. La regia copia intere sequenze dal capolavoro, il che denota scarsa originalità. La Ferguson costantemente in overacting non convince affatto, meglio il dimesso McGregor e la Curran. Non male...
Il Gobbo: Mega-cartolina di insostenibile barbosità, elaborata premeditatamente per l'Academy da artefici e con attori di sicuro mestiere, ma lontanissimo dai potenziali modelli, inclusi grandi polpettoni alla Lean, di cui non ha oltretutto il respiro, data la storia. Micidiale.
Victorvega: Il film è una fantastica girandola di scene spettacolari, d'azione, di inseguimenti a mille all'ora, nei quali si vede lo straordinario talento registico, ribadito dalle particolari inquadrature. Tutto bello? No, perché i film sono prima di tutto storie e i personaggi parlano tra loro: ecco allora che i dialoghi sono a volte improbabili e la storia che delineano è in subordine di fronte all'azione che determinano. Risultato che fa una media di questi due fattori, ponendosi a metà della scala di giudizio,
Magnetti: La presenza scenica di Bruce Lee è sempre una garanzia e non si fa altro che aspettare il momento in cui si esibisce con la sua tecnica e fisicità per suonarle e tutti: un vero felino. E allora il film diventa una cornice e la trama una scusa per scatenarlo. Il film è del 1971 e si vede, tanto da sembrare un pezzo di antiquariato, ingenuo all'inverosimile. Da segnalare la notevole dose di violenza (muoiono quasi tutti). I personaggi di contorno sono improponibili ma la scelta è giusta: chiunque sarebbe oscurato dal grande Bruce.
MEMORABILE: I versi animaleschi/felini nel combatimento finale con il padrone della fabbrica del ghiaccio.
Pigro: Frizzante (ma innocua) commedia sul mondo della televisione, ma soprattutto sullo scontro caratteriale. Quello tra la brillante giovane donna in carriera e il vecchio mega-giornalista intristito dal crollo dopo il successo e schifato della becera deriva attuale delle news. L’alchimia è perfetta tra l’esuberante McAdams e il burbero Ford, anche grazie alla non invadente ma tagliente presenza di Keaton: un trio godibile e visibilmente divertito dei rispettivi ruoli. Sceneggiatura lieve (sentimentalismi molto contenuti per fortuna) e regia fresca.
Saintjust: Tentativo di rivisitazione melassosa di Cappucetto Rosso. C'è Cappuccetto, c'è il lupo cattivo, c'è la nonna e c'è pure il bosco, manca tutto il resto! Subito in partenza c'è un "Sarai di nuovo felice, te lo prometto" e l'andazzo resta quello fino alla fine; in qualche frangente si cerca l'elevazione dei toni (Gary Oldman prova a dare una mano), ma è palese la non dimestichezza della regista con le scene d'azione che risultan imbarazzanti. Ritmo blando. Buoni scenari, anche se plasticosi.
MEMORABILE: Il lupo che parla (e non siamo in un cartone animato)!
Mascherato: A 007 gli autori stanno stretti. I migliori registi della serie, non a caso, sono solidi artigiani quali Terence Young e Martin Campbell. Il nuovo corso segna a suo vantaggio diversi punti: maggior ruvidezza di Bond (cui contribuisce l'ottimo Craig), struttura davvero seriale (questo è un sequel sequel di Casino Royale) e cattivi storicamente plausibili (Greene è uno speculatore che vuole arricchirsi grazie all'accaparramento delle risorse idriche). Forster, però, è impacciato nelle scene d'azione (a differenza di Greengrass in The Bourne Ultimatum) e quando si atteggia a Coppola (all'Opera).
MEMORABILE: "Ha tentato di uccidere una persona cui tengo" "Una donna?" "Sì, ma non è come credi" "Tua madre?" "A lei piacerebbe"
Vstringer: Cult assoluto nelle zone d'origine dei tre protagonisti, in ragione di un rimarchevole fuoco di fila di gag che prendono a pretesto il Pinocchio di Collodi per far ridere in ogni modo possibile, dall'intenzione slapstick del burattino Paci ai grandi tempi comici delle volgarità di Ceccherini, passando per cenni di satira di costume. Robusta la dose di autoironia. Grandi risate.
Furetto60: Thriller fantapolitico di buona fattura, "Fuori controllo" è soprattutto un film drammatico di profonda tristezza, interpretato da Gibson che per l’occasione tira fuori una faccia da cane bastonato che più bastonato non si può. In effetti il protagonista è ben tratteggiato, ma la figura che resta più impressa è quella di Jedburgh, nauseato dal suo stesso mestiere di insabbiatore alla ricerca di una soluzione catartica dell’esistenza.
Redeyes: Ottimo film per bimbi che però ben si guarda anche da adulti. Babe, ingenuo porcellino alle prese con un destino che non sente proprio suo, troverà una sua strada seguendo il suo cuore, le sue inclinazioni. Bellissima parabola della vita, certo con lieto fine, ma in certi film si accetta con enorme piacere; ci diverte e ci fa sorridere dall'inizio alla fine. Nota di merito per l'oca.
Daniela: Donna sfregiata causa incidente ricatta un vicino di casa perché la vendichi uccidendo il tizio che l'ha provocato ma il vicino è già infiltrato in una gang criminale per portare a termine una vendetta personale molto più complessa... queste vendette incrociate intrigherebbero di più se non fossero intessute da troppe forzature ("ecco il mostro!" che bimbi esagerati) ed incongruenze che sfogano in un pompato finale. Discreto il cast maschile, meno quello femminile con Huppert superflua e Rapace lagnosetta Film che non convince ma non annoia neppure, quindi vedibile.
MEMORABILE: Ma che materie insegnano all'università ungherese di ingegneria? Basta il servizio di leva per diventare un super-action-man?
Daniela: Sorelle di madri diverse non hanno mai conosciuto il padre, ladro professionista; la sua presunta morte sarà l'occasione per una riunione di famiglia e la messa in atto di un "colpo grosso"... Ci sono molte commedie francesi che divertono con grazia e leggerezza: non è questo il caso. Il plot è banale, gli sviluppi prevedibili, le gag stucchevoli e quasi tutte giocate sui contrasti caratteriali fra le due sorelle (la disilvolta e la puritana). Reno si impegna al minimo ma risulta comunque più gradevole delle sue poco brillanti partner. Film scialbo, perdibile senza rimpianti.
Siska80: Quando un giornalista statunitense viene rapito al Cairo, la moglie fa di tutto per farlo liberare. L'elemento più insopportabile sono i dialoghi, stereotipati almeno quanto il personaggio del protagonista (il quale trova il tempo di fare battute al vetriolo invece di pensare se arriverà intero al giorno seguente) e i sequestratori (i soliti spacconi da quattro soldi di cui si immaginano le miserevoli sorti). Per fortuna il film si anima nella seconda parte e regala scene di massa ben realizzate e di sicuro impatto emotivo. Nella media delle produzioni del genere.
Ryo: Non conosco il fumetto, ma la realizzazione di questo film risulta parecchio divertente, sempre in bilico fra il trash e lo spy-movie. Una trama che regala tocchi geniali e che riesce a sorprendere, ma il vero tocco vincente è l'ottima e ricercata caratterizzazione dei personaggi, dall'enorme spessore. Gustose le numerose scene d'azione, accompagnate da una colonna sonora rockeggiante alquanto azzeccata. Mitico Samuel Jackson: la sua strana parlata e il suo look sono esilaranti.
MEMORABILE: La strage in chiesa; "I modi definiscono l'uomo"...; L'esplosione delle teste con fuochi d'artificio viola; L'addestramento dei nuovi Kingsman.
Fulcanelli: Un raggio di luce nel piattume del cinema contemporaneo. A cavallo tra fantascienza e avventura, rappresenta un ritorno alle origini per Spielberg che caso vuole lo porti proprio alla regia di un genere a lui congeniale. Tra le poche cose da biasimare: ambientarlo nel 2045, una data non sufficientemente distante dal renderlo verosimile, dialoghi talvolta un po' troppo “ggiovani” e qualche scena sottotono evitabile. Nonostante tutto, uno dei migliori film del decennio.
Rambo90: Discreto, anche se già visto, con un ritmo teso che tiene alta l'attenzione per tutta la durata tra combattimenti, inseguimenti e sparatorie. La contrapposizione tra la magnetica Kurylenko e Purefoy funziona e tiene banco a dispetto di una sceneggiatura che non inventa niente ma anzi ricorrere ad escamotage e svolte già viste. Freeman si vede pochissimo, agendo da uomo dietro le quinte. Regia funzionale.
Daidae: Francamente l'ho trovato noiosissimo, senza mordente né passione. Non basta la presenza di un cast superbo, che riesce comunque a brillare, per salvarlo. Film che visto una volta difficilmente invoglia a rivederlo. Buone le musiche. Mediocre.
Galbo: Secondo film di Donato Carrisi, sempre tratto da un suo romanzo. Il regista e scrittore conferma il suo talento visivo con una messa in scena pregevole e immagini di innegabile suggestione, merito anche di un'ottima fotografia. Meno felice la sceneggiatura, con una storia che appare a tratti eccessivamente contorta ma ha comunque il merito di una buona (e inaspettata) spiegazione finale. Tra gli interpreti Servillo "giganteggia", anche su Dustin Hoffman, forse troppo "trattenuto".
Taxius: Un interminabile interrogatorio in una stazione di polizia in cui un ricco avvocato viene accusato di aver violentato e ucciso due bambine. Il film è tutto un lungo dialogo ed è retto molto bene dai due protagonisti e principalmente da Hackman, che è fantastico. Siamo davanti a un thriller psicologico in cui si può vedere il lento crollo psicologico dell'interrogato, da forte e sicuro a fragile e insicuro. Il film prosegue bene fino all'ottimo e inaspettato finale. L'unica nota negativa è la prova della Bellucci (e il suo tremendo auto doppiaggio).
Rambo90: Come action è vedibile se non fosse per Owen Wilson (che resta comunque un buon attore), sicuramente più a suo agio nelle commedie che tra sparatorie ed esplosioni. Ci sono un buon ritmo, un Gene Hackman incisivo come sempre e qualche scena d'azione ben girata. Tutto qui, perché la storia è purile e fa da netta propaganda americana.
Homesick: Cotto e stracotto. Il quarto (e speriamo ultimo) capitolo della saga di Ghostface si arrampica sugli specchi: dopo il gioco di scatole cinesi iniziale si svuota nell’armamentario slasher e nelle tipicità cinefile, metacinematografiche e mediatiche dei film precedenti – di cui ripropone pari pari molte situazioni con relative soluzioni - aggiornandoli alle mode dei social-networks e delle webcam. Nessun omicidio degno di nota; movente insulso. Lo storico trio Campbell-Cox-Arquette è ormai ridotto all’ombra di se stesso e la voce del killer, doppiata in italiano da Carlo Valli, insopportabile.
MEMORABILE: Il cadavere che cade dal tetto durante la conferenza stampa della polizia.
Caesars: Ennesimo thriller che non riesce ad interessare più di tanto. Si è già visto altre volte e fatto anche molto meglio ciò che accade in questo film. I primi minuti sono i migliori, poi si scade nella routine più banale. Angelina Jolie è anche bella ma non è che come attrice sia proprio inarrivabile. Per il sottoscritto l'unico motivo d'interesse risiede nella bella colonna sonora di Philip Glass. Evitabile.
Cerveza: La solita servetta veneta (e ti pareva), con un fidanzato chiamato Bepi (e ti pareva), a servizio di un barone siciliano trapiantato in Puglia, porta scompiglio in casa. Commedia erotica al minimo sindacale, senza idee, originalità e calore, scorre via noiosamente senza far ridere, sfoderando via via altri stereotipi tipo la prostituta bolognese (e ti pareva). La Giordano è graziosa, ma le sue belle zampette da fenicottero non reggono la responsabilità di un ruolo da protagonista.
MEMORABILE: Connie al barone: "Sono i ladri ad andare in galera, non le puttane".
Capannelle: Parte bene, parole dosate e atmosfera giusta, la prima mezz'ora è sorprendente. Poi regge il duello rusticano tra i due protagonisti, che richiama dicotomie un po' elementari (ricco globalizzato contro giovane del luogo, cinismo e onestà) e citazioni dei western leoniani (il tiro alla tanica, l'odissea nel deserto) e mantiene nel complesso un discreto ritmo. Il finale svacca miseramente, togliendo almeno mezzo pallino al tutto. Douglas sempre un monumento, il giovane non è all'altezza ma si è visto di peggio.
Minitina80: Un Damiani decisamente minore e sottotono, regista di una sceneggiatura che vuole mescolare mafia e storia d’amore senza però riuscire nell’intento. Peccato perché Jo Champa non recita affatto male; al contrario, invece, di Paré che appare troppo ingessato e incolore. La durata superiore alla media lo rende piuttosto estenuante e l’aura di cui erano pregne le opere passate del regista è qui solo un pallido ricordo sbiadito.
Rambo90: Epopea di agricoltori in perenne lotta con un fiume straripante per le piogge e proprietari terrieri senza scrupoli. Tutto un po' scontato ma diretto e scritto con professionalità, sinceramente commovente in alcuni punti, un po' noioso in altri (soprattutto le parentesi in fabbrica). Convincente Gibson anche se si fa rubare la scena da Sissy Spacek, mentre Glenn è antipatico quanto basta. Ambientazioni curatissime. Buono.
Markus: Tratto dall'omonimo romanzo scritto da Agatha Christie, un film televisivo di non grande rilievo che però ha il merito d'aver trasbordato questo giallo di vecchio stampo al pubblico di casa in ciabatte con l'occhio sonnacchioso. La vicenda è alquanto attanagliante e per la regia - attenta a tale contesto - conta più riuscire nell'intento di rendere fruibile questo romanzo girato in Egitto senza troppo stancare lo spettatore. Film che appare oggi per certi versi un po' invecchiato per fotografia, vezzi e mode di fine Anni '80. In ogni caso pellicola fruibile senza troppe pretese.
Cotola: Dopo il già pessimo I miei primi quarant'anni ecco l'ancor peggiore seguito. Difficile trovare qualcosa di positivo in questo orrido pasticciaccio che affoga nello squallore più assoluto e in una banalità semplicemente sconcertante. Inoltre la noia la fa da padrona. Da evitare assolutamente.
Pigro: Il celebre detective è sulle tracce di un ingegnere scomparso che lo portano fino a Loch Ness dove scopre la vera natura del mostro. Molto interessante la reinterpretazione di Holmes in chiave più problematica e ambigua, non solo sul suo rapporto con le donne e con la droga, ma soprattutto sulla sua presunta infallibilità. Un film intrigante che, pur non facendosi mancare nulla dei canoni holmesiani, garbato umorismo compreso, sa aggiungere un pizzico di inquietudine che si allunga sinistramente sui futuri scenari bellici mondiali.
Rebis: In controtendenza all'astrattismo argentiano, nel filone che ha declinato l'horror italico verso una concezione immanente e cospirazionista (politica?) che s'inarca da Lado a Barilli fino a Soavi, il film di Giagni ne rispetta le ascendenze polanskiane imprimendovi una dimensione zoomorfa e virale dall'umore lovecraftiano. Ispirato e genuinamente inquietante malgrado derivazioni più o meno scoperte e qualche calo nella resa atmosferica. Budapest, spettrale e desolata, è una location d'impatto. Finale deflagrante e spaventoso in cui spadroneggiano gli allucinanti SFX di Sergio Stivaletti.