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Homesick: Assai mediocre storia di amore e gelosia alla napoletana scandita a ritmo di liscio e arie rossiniane. La sbilenca sceneggiatura rientra di rado in carreggiata, spinta da qualche numero di Montesano da solo o in coppia con la Vukotic, moglie opprimente e bigotta; ma va da sé che il richiamo primario si deve alla Bouchet e ai suoi nudi statuari cui il cinema di genere italiano ci ha abituati.
Saintgifts: I tre principali protagonisti nei ruoli a loro più congeniali, anche se per Edward G. Robinson, attore bravo in tutte le occasioni, non c'è un ruolo preminente. Al solito, propietario terriero avido vuole tutte le terre a lui confinanti e per ottenerle non va tanto per il sottile. Storia nota ma qui arricchita da situazioni particolari che rendono il lavoro interessante, specie in una prima parte che indugia ad arte nel far prendere il via all'azione più violenta, che porterà inevitabilmente a un finale tanto prevedibile quanto veloce.
Ronax: Una tribù adora il sole, l'altra è una protetta della luna. Inevitabile che non vadano d'accordo, soprattutto se i secondi, cattivissimi, rapiscono le donne dei primi per sacrificarle alla loro dea. Fortuna che passa da quelle parti Maciste che rimette le cose a posto, sia pure con qualche aiutino degli dei, conquistando anche l'amore di una splendida Margaret Lee. En passant ci sono i mostri del titolo, ma si vedono poco e sono più ridicoli che mai. Peplum preistorico di una semplicità disarmante ma, complice la brevità, si riesce a seguirlo fino alla fine senza troppi sbadigli.
MEMORABILE: I balletti delle cavernicole in stile varietà televisivo.
Smoker85: Un altro film di Totò di quelli che credo meriti un po' di rivalutazione. La sua verve qui non mi appare in declino e il suo personaggio è convincente. Un concentrato di scontri con attori che definire spalle è riduttivo (De Filippo, Fabrizi, Taranto e Macario, oltre al 'solitò Castellani) con un intreccio che non mi sembra neanche malvagio. A parte l'episodio di La Matta che appare isolato dal resto del film, la trama scorre senza intoppi. Bravi anche i comprimari come Terzo, D'Alessio e Delle Piane. Da rispolverare.
MEMORABILE: Fiore che si augura la morte del Commissario (per avvelelamento a scoppio ritardato) onde aver la prova del presunto tradimento della moglie.
Rambo90: Gradevole film tv che ricalca le trame alla Soliti ignoti e alla Banda degli onesti, con il classico gruppo di ladri improvvisati che tentano il colpaccio. All'inizio si batte la fiacca, ma poi la simpatia del cast (soprattutto Gullotta, Mattioli e Natoli; Roncato appare invece stanco e imbolsito mentre Pippo Franco e Lionello si limitano a comparsate) e di alcune trovate contagia lo spettatore. Simpatico e senza pretese.
Il Dandi: Per uscire di galera un falsario accetta di copiare e rubare un Monet: coinvolgerà nel colpo l'anziano padre e il figlio malato di cancro. Un action thriller dai personaggi poco originali (il perfido boss, la poliziotta tosta, l'arzillo nonnetto) tuttavia abbastanza godibile grazie a interpretazioni di consumato mestiere. Travolta ha il pudore di farsi aggiungere una frezza di capelli bianchi sul solito toupet, ma il migliore del mazzo è nonno Plummer che sventola fucili, imprecazioni e birre come un Eastwood più acciaccato.
MEMORABILE: L'adolescente malato esprime il desiderio di voler fare sesso e papà e nonno lo accompagnano da una prostituta.
Il ferrini: Spettacolo cult nel fiorentino e un po' in tutta la Toscana. Le gag sono molto divertenti, in special modo quelle che coinvolgono Carlo Monni (che qui interpreta Geppetto, Mangiafuoco e un singolare quanto esilarante grillo parlante). Anche Paci-Pinocchio è in gran forma, grande fisicità e parlantina pungente. Quello che convince meno è Ceccherini, che diverte nell'interpretazione di un Lucignolo tossico ma cade decisamente nel triviale con la fatina ninfomane. Ad ogni modo si ride, molto e questa era l'intenzione. Decisamente promosso.
MEMORABILE: "Cri cri, cri cri, cri cri, cri cri. Può bastare?" un indimenticabile Monni.
Saintgifts: "...ma che Piedone d'Egitto", avrebbe detto Totò. Piedone rimane infatti sempre napoletano, come del resto il bravo Cannavale, che qui indossa il look degli investigatori d'antologia americani, con tanto di trench sotto il cocente sole del Cairo. Divertente commedia che conclude le avventure di Piedone e ovviamente (per chi ha visto tutte le versioni precedenti) soffre di una certa ripetitività. Rimane comunque godibile. Bud Spencer oltretutto dimostra come sappia ancora nuotare da campione, facendola in barba ai coccodrilli.
MEMORABILE: Leopoldo Trieste, scienziato svampito ma non troppo.
Panza: La storia è ingenua quanto telefonata, contornata da simpatici siparietti tra Bécaud, De Sica (nell'ennesimo ruolo del dongiovanni d'altri tempi) e Valente. Le molteplici parti musicali, ispirate ai coevi musical americani, si fanno mano a mano indigeste; la loro realizzazione è certamente di livello - la tecnica a Hunebelle non manca - ma scena dopo scena questi momenti diventano sempre più lunghi e prolissi sino a giungere all'eterno spettacolo conclusivo. Tra i brani, "Incroyablement" è il motivo più orecchiabile e simpatico.
Belfagor: Appropriazione indebita del titolo di una sigla che darebbe 10 a 1 a qualsiasi aspetto del film, svilimento dell'amicizia fra ragazzi e ragazze, mitizzazione della pornografia che neanche in terza media, umorismo che definire di bassa lega è un eufemismo, uno sberleffo alla commedia italiana e al cinema in generale (il prologo doveva forse far ridere?). L'avrei quasi tollerato se fosse stato declinato in chiave trash, ma qui è tutto in funzione della moraletta familiare. Piuttosto ridatemi i cinepanettoni: sono più coerenti.
Disorder: Gradevole avventura vecchio stile, dalla divisione manichea buoni/cattivi ma con protagonisti pochi quanto indovinati personaggi. Tom Selleck ricorda un po' il primo Tex Willer: un simpatico fuorilegge, amico degli aborigeni e tiratore talmente infallibile da rasentare l'assurdo (con la sua carabina truccata colpisce praticamente tutto a chilometri di distanza). Anche la San Giacomo lascia il segno. Deludente invece il super-cattivo Rickman. Nel complesso nulla di memorabile, ma si può vedere.
Paulaster: Commando inglese cerca di salvare un generale prigioniero dei nazisti. Spy story bellica in cui i buoni riescono a espugnare un castello accessibile solo in funivia. Location accattivante per l'impresa eroica e uso massiccio di mezzi; si apprezzano però di più i doppiogiochismi tra le parti. Conclusione che poteva essere sforbiciata e senza la frase di chiusura memorabile. Burton ha presenza senza essere atletico e Eastwood strappa un sorrisetto nel finale.
MEMORABILE: Burton si presenta alla cameriera; La spiegazione dei ruoli alla tavolata; La fuga con lo spazzaneve.
Pigro: La storia di Otello vista dalla parte di Iago e ringiovanita per essere trasformata in scaramucce adolescenziali. Non si capisce che necessità ci fosse di condire la solita zuppa sentimentale da studentelli (impersonati da attori improbabili con la pronuncia strascicata romana... ma a Venezia!) con la tragedia di Shakespeare, della quale gli autori colgono solo gli orpelli più appariscenti. L'attualizzazione poteva essere interessante, ma qui si sbaglia tutto riempiendo di paroloni la solita becera commediola. Operazione vuota e imbarazzante.
Homesick: Nel suo genere non delude affatto. Tra lentezze, inverosimiglianze e baracconate varie, il quarto western di Brescia si fa onore per l’aria scanzonata – a dispetto di talune crudezze: vedasi l’impiccagione di Maran all’albero della cuccagna – e per il progressivo rivelarsi della multidimensionalità di Saxson e soprattutto del “Mulo” (così chiamato per i micidiali calci che tira) plasmato da un Mitchell cadaverico e ghignante. Scritto con sottolineature gialle da Aldo Lado e Augusto Finocchi; musiche di seconda mano fornite da Lallo Gori.
MEMORABILE: L'entrata in scena di Mitchell nel saloon; l'impiccagione; la resa dei conti contro Baldini e Pazzafini.
Galbo: Commedia americana per il regista del bel Da grande. Come in quella commedia, anche in questo film la prospettiva è quella del mondo infantile. Grandi professionisti gli attori impegnati, da Keitel alla Rogers, fino a Thora Birch in uno dei suoi primi ruoli. Questo cast non è purtroppo supportato dalla sceneggiatura che illustra una storia piuttosto banale e scontata. Mediocre il doppiaggio italiano.
Piero68: A dire il vero questa volta Brizzi mi ha stupito in positivo. Sceglie un argomento frivolo ma comunque attuale e scivoloso, riuscendoci a costruire sopra una commedia corale con storie discrete e che hanno comunque tutte un minimo comune denominatore. Il cast (stranamente) funziona e Bentivoglio, finalmente senza la Morante tra le scatole, si dimostra comico capace dimostrando di conoscere sempre i tempi giusti per strappare la risata. Anche i camei di Frassica e Rossi si dimostrano un vaolre aggiunto e funzionano. Un passo avanti per Brizzi!
MEMORABILE: La proposta indecente di Bentivoglio a Rossi, aiutata da 2000 euro; Il colloquio di Lillo per lavorare nella radio che trasmette solo Carrà.
Vitgar: La cinematografia spagnola non è prolifica, ma quando propone un film è quasi sempre di qualità. Questo prodotto di Mira invece, al di là delle intenzioni, delude un po'. L'intento di rappresentare un thriller-psicologico inciampa in una trama e uno sceneggiatura non proprio originali e in situazioni spesso poco verosimili. Il cast non è, a mio avviso, azzeccato per il tipo di storia.
Homesick: Western picaresco costantemente accompagnato da toni di commedia che non cedono neppure alle scene con sparatorie e uccisioni. È forse questo il limite principale di un film nato da una sceneggiatura di Di Leo e Caminito (non accreditati), Tessari e Caiano e affidato ad un buon cast di habitués del genere: Steffen, Damon, Camardiel, Bodàlo e vari caratteristi spagnoli (Sambrell, Canalejas, Robledo, Martin). La vera forza motrice è comunque un immenso, istrionico Salerno, preludio dei vari personaggi messicani di Tomas Milian.
Ultimo: Un buon film firmato da Fausto Brizzi, nel quale Bisio impersona un avvocato in depressione che trova un modo per rendere felici le persone a lui care. La sceneggiatura originale permette alla pellicola di scorrere senza problemi e alla fine ci consegna una buona morale. Bene tra gli altri Sergio Rubini, mentre Insinna pare troppo sopra le righe. Qualche momento divertente c'è, ma complessivamente è più un film dalla finalità riflessiva. Consigliato.
MEMORABILE: La partita a tennis tra ex campioni; Il primo ingresso di Bisio nel bar di Rubini.
Jdelarge: Tra i migliori film di Freda e senza dubbio uno dei pepla più riusciti del periodo. La figura di Teodora rappresenta uno dei personaggi più interessanti del genere, vista la sua ambiguità di fondo che spiazza continuamente lo spettatore (insieme a Giustiniano). Secondo protagonista del film, poi, non è il debole quanto onesto Giustiniano, bensì le sfarzose scenografie, impreziosite da un ottimo lavoro sul colore e sulla fotografia. Qualche pecca di sceneggiatura, ma si tratta di un film molto importante all'interno del cinema italiano.
Giacomovie: Un film flatulente, che fa "aria" da tutte le parti, con sketch da indigestione dove si tocca il fondo della volgarità e che finiscono per essere anti-umoristici. Non tutti i film appartenenti al filone della commedia sexy sono da buttare, ma questo è vistosamente pessimo. *
Kinodrop: Per una rapina non riuscita, tre malavitosi vengono arrestati e le rispettive mogli, rimaste in bolletta, prendono in mano le redini dei loschi affari dei mariti facendosi via via largo tra taglieggiamenti e non poche sparatorie. Un dramma che ha però più l'andamento da commedia e che non sa miscelare l'aspetto un po' favolistico dei presupposti con quello realistico del mondo del crimine, anche qui portato avanti con una certa faciloneria. Si nota qualche spunto meno banale, ma resta un prodotto irrisolto ed equivoco nel messaggio, con un cast limitato da uno script modesto.
Nando: Importante pellicola sulla famigerata guerra del Vietnam; la sua forza espressiva e visionaria appare nelle immagini e nelle situazioni che caratterizzano lo sviluppo narrativo. Con un Brando catalizzatore e un Duvall monumentale assistiamo a momenti bellici di assoluto valore frammisti ad altri di tragica narrazione cinicamente grottesca.
Giacomovie: Film d’atmosfera western che scorre dinamico. L’attrazione principale è la magnifica Monroe, per lei questo è uno dei film-icona della sua mitica ma anche troppo mitizzata femminilità. Dichiarò di non amare questo film, ma la sua prova è positiva ed offre anche dell’intrattenimento musicale con un paio di canzoni. Ma con lei non si esaurisce lo spettacolo visivo, le riprese fatte con un bel cinemascope esaltano i paesaggi e le belle ultime scene in zattera sul fiume. Regge ancora i segni del tempo ma gli avrebbe giovato una trama più ricca. ***
Rambo90: Divertente commedia che parla di una coppia messa in crisi da un prete rompiscatole (Williams ovviamente) durante il corso prematrimoniale. Nonostante alcune trovate siano vecchiotte e i due sposi siano intepretati da attori abbastanza anonimi, il film è buono perché dotato di un ottimo ritmo, di gag azzeccate (i disegnini fatti dallo sposo al posto delle promesse) e attraversato da un Robin Williams in gran forma, strepitoso come al solito e che da solo vale una visione.
Pinhead80: Nessuna sorpresa ormai nel vedere Robert De Niro impegnato in ruoli comici dimostrando di essere un artista in grado di svariare tra più generi. Zac Efron come spalla non è che sia il massimo, ma ci dobbiamo accontentare (le teenager non avranno problemi). L'umorismo è di quelli di grana grossa e la trama sfrutta per l'ennesima volta il viaggio come esperienza che conduce alla trasformazione e al cambiamento. Qualche risata facile e poco altro, ma non è peggio di tanti prodotti simili in circolazione.
Pumpkh75: Sommers si dà una spolveratina con lo stesso canovaccio della Mummia, tra peripezie fantasy e spiritosaggini verbali, aumentando solo la parte horror (da un millilitro a due, non ci si aspettino certo litri di sangue) ma ricorrendo purtroppo a loffi twist di cui lo spettatore esperto sente l’olezzo al primo istante. Nonostante tutto, una certa evasione fa spesso capolino e i due protagonisti (Dafoe con assegno in mano no) si sbattono per allietarci. Se la lista d'attesa dei film da vedere è esaurita, si può anche non cambiar canale.
Piero68: Nonostante sia di derivazione fumettistica è comunque un mix di pellicole già viste e riviste. Su tutte I nuovi eroi e Terminator. Ma i riferimenti ad altri lavori sci-fi si sprecano. Il prodotto è comunque potabile e Vin Diesel purtroppo non riesce mai ad uscire dalla tipologia di personaggio che si è creato da altri film: a partire da XXX per finire a Toretto. Sceneggiatura prevedibile e alla fine ad alzare l'asticella un po' di più sono solo gli effetti speciali, a dire il vero ben fatti. Per gli amanti del genere.
Capannelle: Trama senza fronzoli inutili e tutta al servizio del faccione perentorio di Statham. Ritchie incasella i salti temporali in modo efficace, senza intorcigliare i fili ma proponendo la giusta dose di suspense. Al resto pensano l'abilità nel girare le scene action e una colonna sonora costante ma non invasiva che detta bene i tempi del girato. A livello di credibilità paga un po' pegno e il finale poteva essere più modulato ma va bene anche così.
Kinodrop: Per Marianne, ritrarre quasi segretamente il volto di Héloïse, da impresa meramente artistica si trasformerà in uno scandaglio psicologico dall'esito passionale all'interno di una rappresentazione, a sua volta pittorica, molto raffinata (perseguita dalla regista con maniacale scrupolo e competenza), specie negli interni e nei costumi, per un ambiente di silenzi e di reticenze che si disgrega dolorosamente per l'improvviso accendersi di affetti e di complicità al femminile e che trova perfetto specchio nelle due belle e sensibili protagoniste.
MEMORABILE: La pittura in segreto a lume di candela; I canti attorno ai falò; L'aborto "documentato"; Il ritratto e la pagina 28.
Capannelle: Una grande prova della Theron (e di chi l'ha truccata) e una descrizione senza sconti delle dinamiche che si instaurano prima, durante e dopo certi episodi. Dove la solidarietà rimane un'utopia e non esiste limite al peggio. Lithgow nei panni di Ailes è sufficientemente sgradevole ma ogni tanto si avverte troppo l'artificiosità della maschera corporale e mimica che gli hanno costruito addosso. La narrativa comunque funziona e lo rende scorrevole anche se non mancano scene scontate. Quasi buono.
Noodles: Nell'ambito della commedia sexy italiana è sicuramente uno dei migliori esempi, soprattutto per la grande varietà di gag e di battute da ridere. Lino Banfi è in formissima: è soprattutto grazie a lui che il film funziona alla grande. Ottime le varie spalle, soprattutto Mario Carotenuto. Gloria Guida splendida e migliore che in altre pellicole. Tenuto sempre conto del genere, è sicuramente un buon film. Da vedere per farsi due risate.
Digital: Ci voleva fegato a fare un sequel di un film che ha fatto scuola: apprezzabile il coraggio, tuttavia lascia piuttosto interdetti. La vicenda, che poggia esclusivamente sul potere della “luccicanza”, si fa anche guardare, ma alla lunga tende a stancare, risultando ripetitiva, con un ridicolo che soventemente trapela andando a depotenziare la suspense. La regia copia intere sequenze dal capolavoro, il che denota scarsa originalità. La Ferguson costantemente in overacting non convince affatto, meglio il dimesso McGregor e la Curran. Non male...
Paulaster: Baronessa danese scappa dalla guerra riparando in Africa. Storia a macrosegmenti tra matrimonio, sifilide e tradimento, che punta a dimostrare l'attaccamento alla terra. Le vicende sono piatte finché appare Redford, e da lì parte un polpettone melò con parentesi avventurose alla Sandokan (il leone steso al primo colpo) o falò al chiaro di luna. La poca profondità dei personaggi è compensata da numerose carrellate di paesaggi con inevitabile enfasi musicale. La Streep è sempre brava anche quando ha dei dialoghi stucchevoli, come i racconti inventati al momento.
MEMORABILE: I leoni cacciati via di notte dal campo; In ginocchio davanti al governatore; I Masai a piedi.
Leandrino: Una squadra di potenti criminali viene mandata all'assalto per distruggere una potente arma segreta. La fatica di Gunn condivide con l'originale solo pochi volti: per il resto la distanza è così netta che quasi si rimane in pensiero per Ayer. Tanti i colpi di scena in un film che punta tutto su un cast finalmente assemblato come si deve (tra tutti forse John Cena, ex wrestler baciato dal talento comico). Ci si permette un flebile quanto esplicito messaggio anti-nazionalista, che aggiunge carne a un film che già di per sé diverte e intrattiene come pochi. Sorprendente.
MEMORABILE: La sequenza iniziale; La "sfida" al massacro tra Peacemaker e Bloodsport; L'attacco alla torre; Il kaiju.
Taxius: Con questo secondo capitolo della saga di Creed si punta a raddoppiare l'effetto nostalgia inserendo un altro personaggio iconico del mondo di Rocky, ovvero il cattivissimo Ivan Drago. Come Rocky, anche Drago è invecchiato e caduto in disgrazia e l'unico modo per riscattarsi è vedere il figlio campione del mondo. L'originalità non è sicuramente il punto forte del film, ma è impossibile non emozionarsi alla nuova sfida tra Rocky e Drago. I combattimenti sul ring sono davvero spettacolari. Bello!
Red Dragon: Fanta-horror delizioso, scarno, essenziale, immerso in un'atmosfera arida e suggestiva che non offre particolari trampolini per spiccare chissà quali voli di fantasia ma che tiene bene le redini della tensione e di una violenza ben calibrata. Parte lento, poi cresce di pari passo con l'incedere glaciale e ingombrante di un Vin Diesel nel suo ruolo più celebre. Il film non è pretenzioso, e per questo motivo funziona bene. Ha uno spirito solido da B-movie e si conclude in maniera egregia.
Redvertigo: Rivista per la terza volta questa grandissima opera che è invecchiata, ma invecchiata davvero bene. La differenza tra le visioni in VHS fatte da ragazzino e quest'ultima è che la pellicola ora la vedo in un'altra ottica. Lo ricordavo come un film iper realista, violento e disturbante; ora, con qualche anno in più sulle spalle, mi ha fatto l'effetto di una "fiaba" sulla violenza con personaggi e situazioni molto caricaturali al limite del fumettistico. Anche con questa nuova chiave di lettura il film rimane impeccabile, un capolavoro nel suo genere.
MEMORABILE: Troppi momenti memorabili per essere citati in soli 150 caratteri...
Mco: Di questo filmetto restano impresse due cose: il corpo delle protagoniste e il braccio sinistro ingessato del bravo Dufilho. Per il resto si è dalle parti della commediotta senza pretese, con qualche parentesi pseudocomica affidata alle gag di Ric o alla gestualità di Jacques, ma in buona sostanza niente di eccezionale. Inganni, tradimenti, tette al vento, tutto il canovaccio solito dei b-movies made in Italy... con qualche sbadiglio di troppo.
Capannelle: Povero Irons, costretto ad apparire perlopiù da dietro un piccolo schermo, statico e sgranato. Povera Kurylenko, costretta a portare il peso dell'intero film e per me ancora inadatta a farlo. Povero Morricone, che non denota particolare vena creativa. E povero lo spettatore, che assiste a dialoghi scolastici e situazioni umoristiche (dalla stuntwoman alla figlia di lui ma non solo). Si salvano le ambientazioni e il filo di mistero sull'accademico che però non sfocia in nulla di convincente e accresce il rimpianto per l'occasione sprecata.
Paulaster: Due uomini si incontrano per tornare poi alle loro vite. Esistenzialismo spinto, compreso di tutti i momenti morti che il quotidiano propone, per chi cerca di farsi passare il mal di schiena e trova nel frattempo un sollievo amoroso. Regia che inquadra anche discretamente ma senza far capire esattamente dove voglia andare a parare. Sulla falsariga di Jeanne Dielman, ma più asciutto ancora. Dialoghi praticamente assenti, il che può essere anche giustificato, ma quando i personaggi non sono in scena il tutto sembra solo una perdita di tempo.
MEMORABILE: Il massaggio a letto; L'agopuntura con l'accendigas.
Panza: Spinta (si vedono, seppur brevemente, cavalli fare sesso e contadini che si inchiappettano oche) quanto banale commedia diretta dal valente Bergonzelli. Roba trita e ritrita: la trama riguarda la solita donna che arriva nel solito paese sperduto per sedurre nei soliti modi i soliti concittadini arrapati e un po' ingenui. Tutto squallidamente messo in scena: la situazione imbarazzante per lo spettatore viene accentuata da inquietanti inquadrature sghembe e zoomate di mestiere (=al centro di gambe femminili).
Pigro: Se i baccelloni di Siegel prefiguravano un'invasione comunista, quelli di Kaufman fotografano la dilagante perdita dei sentimenti nella società attuale, quasi fosse la diffusione di una droga di massa. Un remake davvero ottimo, non solo perché ben realizzato e con un folgorante Sutherland, ma soprattutto per la reinterpretazione del senso che viene calato propriamente negli anni 70 e in particolare nella metropoli, di per sé alienante e massificata. Il minuto finale è da brividi e da solo vale la visione. Titolo italiano fuorviante.
Galbo: Una grossa occasione sprecata questo thriller concertistico diretto da Eugenio Mira. L'idea di base era buona, così come l'ambientazione teatrale che il regista sfrutta adeguatamente mostrando una certa padronanza del mezzo. Purtroppo il film tradisce le aspettative a causa di una sceneggiatura povera e con momenti di alta improbabilità (Tom oltre ad essere un grande pianista è probabilmente un genio, vista la quantità di cose che riesce a fare mentre suona!). Inadeguato il protagonista Elijah Wood, ormai ingabbiato nel ruolo di Frodo.
Luckyboy65: Già capire perché l'han titolato Sex Movie è stato arduo, ma da dove sia spuntato il 4D non mi azzardo neanche a immaginarlo. Parliamo piuttosto di Sex Drive, ovvero di una commedia on-the-road simpatica, con alcune gag esilaranti e un finale delirante. Dei tre interpreti, menzione per Clark Duke ovvero l'amico cazzaro che tutti hanno avuto o avrebbero voluto avere. Da non vedere insieme alla suocera.
Il Gobbo: L'ex bounty-killer Miller Colt (sic) cambia vita e diventa pastore. Recatosi a Tucson per costruire una chiesa è accusato di un delitto, ma lo sceriffo gli dà una chance... Mediocre western del rude argentino Klimowsky, che riciccia con poco slancio il classico motivo del'assedio al forte. Girato maluccio e recitato idem, con qualche punta di trashaggine - il coatto Meticcio di Girolami, gli stucchevoli momenti "comici" affidati a Huerta che fa uno scozzese (!). Si può tralasciare.
MEMORABILE: La partita a poker in cui il reverendo si gioca delle preghiere contro denaro
Herrkinski: Vicenda ambientata in Campania che vede la tresca tra un dentista e la sua vicina di casa; i toni sono quelli tipici della pochade d'epoca, tra mogli bigotte (una Vukotic molto brava, che si esibisce addirittura in un inedito topless), mariti burberi, famiglie invadenti e vicine di casa procaci (la Bouchet in un ruolo tipico). Qualche trovata simpatica (i walkie-talkie intercettati), qualche nudo, risate a denti stretti; Montesano fa quel che può ma non è certo al suo meglio e l'intrigo amoroso paesano era troppo sfruttato in quegli anni. Poco originale e moderatamente divertente.
Pigro: Hulot deve accompagnare un prototipo auto all'expo internazionale, ma il viaggio è pieno di intoppi. A parte l'inconfondibile stile tecnico di Tati, il film è perfettamente in linea anche con quella sua sensibilità umoristica che gli permette di fustigare con sagacia le perversioni dei modelli sociali moderni. Ma ora la straordinaria capacità di orchestrare l'immagine, gli attori, la narrazione come un concerto si è persa: qua e là ci sono intuizioni formidabili, ma il resto si intoppa nella storiella gustosa quanto innocua e quasi noiosa.
Markus: Una cena tra vecchi amici, uno dei quali (Depardieu) ha come nuova "fiamma" una splendida ragazza (Ugarte) che potrebbe essere sua figlia, dà adito a conturbanti pensieri dell'amico (Auteuil, anche regista del film) a dir poco infatuato da cotanta bellezza. Commedia teatrale che utilizza - ormai stancamente - la "formula" della cena per sviluppare tutta una serie di equivoci, gag e sogni a occhi aperti che trascinano lo spettatore tra fantasia e "realtà". La formula, seppur ripetitiva e non certo originale, funziona per la vis comica di Auteuil.