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Undying: Evidentemente L'Allenatore nel Pallone non poteva, a distanza di un anno, essere rifatto. Così Sergio Martino (visti i buoni esiti conseguiti dal film con Banfi) decide di realizzare questa scarsa parodia sostituendo Oronzo Canà con i due protagonisti (che nel film precedente fanno una breve comparsa) Gigi e Andrea. Il risultato è deludente su tutti i fronti: per via della comicità sforzata cui Gigi sottopone il suo personaggio e per una regia priva di reale motivazione. Le battute sono patetiche ed il film delude le aspettative.
Giùan: Canto del brutto anatroccolo del nostrano cinema dei sandaloni, Arrivano i titani è un film che gioca in piena consapevolezza con quelli che erano ormai diventati i cliché del genere. Giustamente inserito da Fofi in una piccola antologia del bizzarro cinematografico, irrorato (grazie allo script di De Concini) da una forte vena di (quello che poi si sarebbe chiamato) nonsense, risente degli anni soprattutto in fase di dinamismo registico, pur svolgendo bene il compitino Tessari. Va da sé che gli attori devon saper star al gioco: Gemma e Armendariz ok.
MEMORABILE: Il prosperoso seno della tipa dalla cui angolazione è ostentatamente ripresa la fuga di Gemma dalle guardie.
Giuliam: Mediocre riadattameno (se così vogliamo definirlo) del libro di Cervantes. Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono pur adatti ai ruoli ma non sono propriamente aiutati da una valida sceneggiatura (che, guarda caso, è sempre il limite dei loro film). Ma di più, questa mediocre parodia annoia; non riesce mai a prendere la svolta, restando lineare nella sua monotonia.
Renato: Germi si conferma abile narratore, con questa storia che in alcuni punti fa respirare un'aria da classico western americano. Certo, c'è un'ambiguità di fondo sull'argomento mafia che può lasciare perplessi, ed il finale è senz'altro molto retorico: ma la capacità di portare avanti il racconto con classe e stile fa promuovere il film senza il minimo dubbio. In un ottimo cast, menzione speciale per il bravo Franco Navarra, che tornerà anche ne Il cammino della speranza in un ruolo non dissimile.
Daidae: Film che ha i suoi punti di forza: un cast femminile ben scelto con Mireille Darc e Giorgia Moll, ottime e lussuose ambientazioni come era tipico nei film degli Anni Sessanta (di spionaggio, ma non solo). Va però fatto notare, a parte la trama leggermente assurda, che si tratta di un film piuttosto noioso, che comunque non dura neppure la canonica ora e trenta minuti. Vedibile, ma niente di speciale.
Daniela: Il giorno stesso in cui viene lasciata da Johannes, Undine trova un nuovo amore nel palombaro Christoph grazie ad un acquario galeotto che, frantumandosi, li inonda entrambi. Ma, al contrario di quel che sostiene il titolo italiano, l'amore può e forse deve cambiare natura... Ambientata a Berlino, città in evoluzione/ricostruzione, una bella fiaba romantica, malinconica come il volto di Rogowski ma anche passionale come i capelli rossi di Beer, misteriosa quanto la creatura che abita nelle acque scure del lago in cui i due amanti si immergono, si ritrovano, si dicono addio.
MEMORABILE: Il pesce gatto; Il corpo di lei che galleggia; La statuina del palombaro che passa di mano.
Piero68: Forse sarebbe ora che Genovesi cambiasse il parco attoriale, visto che al terzo film sono sempre gli stessi. Ma a parte questo le intenzioni erano pure buone, la realizzazione decisamente meno. Anche perché il tono proprio da commedia non è: mai come in questo caso il titolo è indicativo del progetto che Genovesi ha voluto intraprendere. Qualche buona battuta di Abatantuono, a cui bisogna riconoscere la capacità che ha di riciclarsi ogni volta senza grosse cadute e poco altro. Disastrosi invece i personaggi di Ale e Franz.
MEMORABILE: La sciabola da "parata" di Abatantuono.
Camibella: Lasciata sull'altare la fidanzata, un giovane diventa una star del country, ma quando un suo amico d'infanzia muore in un incidente, torna al paese e scopre che la ragazza lo ha reso padre. Commedia romantica diretta e recitata così così, ma che segue un filo lineare fino al finale prevedibile ma non banale. Non un capolavoro quindi, però è un film che lascia un bel messaggio da seguire.
Bubobubo: Con il cadavere della commedia all'italiana ancora fumante, Scola si serve di un cast attoriale stellare per erigere un'imponente e ambiziosissima epica salottiera in cinque capitoli (più appendice finale) che sembra aver assorbito almeno una parte del grigiore ambientale di quegli anni. Film straripante, sicuramente troppo lungo, che alterna episodi profondi (quello con Gassman e Sandrelli) a sublimi e a loro modo toccanti esercizi di nevrosi depressiva (laconicamente triste quello con protagonista Reggiani) a eccessi macchiettistici (l'apertura con Trintignant e Vukotic).
Ronax: La fuga di Cesare da Roma in Bitinia per sfuggire alle ire del dittatore Silla fornisce agli autori il pretesto per imbastire una storia a dir poco improbabile e scandita da snodi narrativi assurdi che allinea nel modo più prevedibile e senza un minimo di originalità e di inventiva tutti i luoghi comuni del peplum, dalle mediocri scene di battaglia alle consuete e scontate sottotrame sentimentali. Se si esclude un forsennato Gordon MItchell, sopra le righe come e più del solito, il livello della recitazione è allineato alla piattezza dell'insieme, compresa la pur fascinosa Abbe Lane.
MEMORABILE: Giulio Cesare che, nel finale, si chiede quanto gli durerà il favore del popolo.
Matalo!: Si scorge che la regia non è di serie B ma questo non basta; non c'è nemmeno la decantata ironia di cui dice Giusti su Stracult. Il film è davvero esile, un po' all'americana (Starnazza è un po' Stampy di Un dollaro d'onore, Manni un po' Gary Cooper di Mezzogiorno di Fuoco) molto all'italiana. Ma di tutti i western di Corbucci resta giustamente il meno ricordato. Colpa della povertà della storia, colpa di un Damon poco sopportabile, che dovrebbe creare un personaggio di culto con le stesse colt di Fonda in Warlock; troppo inconsistente...
Silvestro: Probabilmente il miglior film della fortunata serie dedicata a Miss Marple da un punto di vista dell'intreccio e della suspense. Così come gli altri anche questo capitolo ha il brio, il sorriso e la freschezza dei lavori di Pollock dedicati a questa arzilla vecchietta detective che è davvero irresistibile. Insomma, come sempre un intrattenimento coi fiocchi!
MEMORABILE: La musica (una marcetta di accompagnamento pimpante come la protagonista!).
Ultimo: Visto il buon successo della coppia Boldi-Mattioli in Un ciclone in famiglia, si è pensato bene di riproporre gli attori in altra veste. Il guaio è che qui i due attori non hanno alle spalle una sceneggiatura nemmeno lontanamente passabile e così, seppur con qualche momento non disprezzabile, ci si annoia e il prodotto risulta così insufficiente. Grossa delusione.
Puppigallo: Pellicola in cui la vera essenza del western viene espressa nell'estenuante inseguimento che metterà a dura prova i due (bravi) protagonisti. Poi però si tende a percorrere un binario parallelo, realizzato sì, anche visivamente, con discreta classe, ma che spezza inevitabilmente la giusta tensione d'un genere in cui di solito sono le armi a parlare e non le simpaticamente ironiche bocche dei due fuorilegge, riletti in maniera da poter essere più apprezzati dal pubblico. Anche la Ross dà il suo contributo, divisa tra Butch e Kid, che sembra quasi subirne la presenza e le iniziative.
MEMORABILE: Il funzionario del treno; Lo sceriffo tenta di arruolare; La "parecchia" dinamite; I cavalli non collaborativi; "Io non ho mai ammazzato nessuno".
Johnny (Tamblyn), un pistolero che ama tenere segreto il proprio cognome, aiuta lo sceriffo appena incontrato sulla via a mettere in fuga gli uomini del fuorilegge Ace Ketchum (Philbrook) durante un classicissimo assalto alla diligenza. Lo sceriffo lo ringrazia e Johnny, colpito al braccio, viene fatto curare nella hazienda di Don Pedro Fortuna (Rey), dove conosce la di lui bella figlia, Pilar (Granada). Rimessosi in sesto, ha in testa solo una cosa: trovare Ace Ketchum per vendicarsi di qualcosa che non ci viene detto e che probabilmente ha a che vedere con la sua infanzia e la scomparsa di sua...Leggi tutto madre. Ma nella zona si aggirano anche pericolosi banditi messicani a completare un quadro da selvaggio west in cui si muore facile come sempre e dove in questo caso al villaggio col saloon è sostituita l'hazienda dei Fortuna. Johnny si muove tra questa e gli spazi aperti dove combatte e spara, mentre la storia procede in attesa che si verifichi l'atteso faccia a faccia col pericolosissimo Ketchum. Che non mancherà, ovviamente, svelando retroscena inattesi nonché un colpo di scena che chi è abituato a leggere le recensioni prima di vedere un film sa già probabilmente dall'inizio (ma stavolta basta interpretare un minimo il titolo originale per arrivarci). Il film ad ogni modo non si basa solo su quello e propone la formula tipica del genere con un Russ Tamblyn piuttosto credibile nel ruolo. Begli scenari di frontiera, un finale con trappola sufficientemente ingegnoso ma poco altro che sappia uscire dalla routine. Meno appassionata del previsto la love story tra Johnny e Pilar (anzi, lui pare decisamente disinteressato, concentrato sul suo unico obiettivo), piuttosto in ombra Fernando Rey che si limita a fare il saggio padrone di casa. Il mezzo dollaro d'argento del titolo italiano fa riferimento a quello che Johnny porta al collo, la cui altra metà svelerà parte del “mistero”. Chiudi
Pigro: Storia vera dello scrittore cubano gay Reinaldo Arenas, perseguitato dal regime castrista. Lo schematismo è evidente, ma il film riesce a sfondare l'inevitabile retorica e a colpire lo spettatore grazie al polso forte della direzione di Schnabel (che tenta ogni tanto qualche infrazione alle regole della struttura filmica classica). E grazie soprattutto a un istrionico Bardem, circondato da un ottimo cast (con Depp in un incredibile doppio ruolo), che dà spessore umano e sofferto a un racconto drammatico.
Digital: L’idea dell’app che valuta l’operato dei professori universitari è anche originale e poteva portare a una commedia non dico irresistibile ma perlomeno decorosa: niente di tutto ciò. Il motivo principale della débâcle è riconducibile massimamente a un protagonista di rara antipatia (Roberto Lipari) e a una banalizzazione disarmante delle dinamiche universitarie. Si ride solo sporadicamente e a denti stretti, il che dimostra palesemente la poco riuscita di una pellicola destinata celermente a farsi dimenticare. Tutt'altro che apposto.
Giuliam: Abbastanza complicato da giudicare. Per certi versi trovo il film spesso noioso e confuso, in altre parti risulta di livello "capolavoro", grazie alle scene d'azione e ai dialoghi ad effetto che ricordano quelli di Sergio Leone. Giulio Petroni è molto bravo, il cast un po' meno.
Cotola: Fiacco e malriuscito tentativo di riproporre agli spettatori moderni la comicità splapstick delle comiche mute. Peccato che non si rida quasi mai e che certi sketches risultino francamente patetici e riciclati. In ogni caso il pubblicò mostrò di gradire parecchio ed aprì la strada ad un seguito.
Reeves: Revak, reso schiavo dai cartaginesi, si vendica quando finalmente i romani sferrano l'offensiva finale. Tanti elefanti, molte chiacchiere a corte e poca azione, anche se il maestro d'armi è Enzo Musumeci Greco, il più grande tra gli italiani. Per il resto è un'imitazione hollywoodiana di un peplum italiano, senza idee e senza nerbo, capace anche di sciupare Jack Palance
Xamini: Leggera e sentimentale, questa commedia, ma di un sentimentale molto retrò; propone una storia ambientata nel '58 e la racconta con i modi e i tempi del cinema di quel periodo (fatta eccezione per una scena). Ne risulta una pellicola il cui decorso è ampiamente prevedibile ma che fonda tutta la sua godibilità sul sapore d'antàn che riesce a trasmettere, attraverso personaggi, comicità e costruzione.
Pessoa: Orfano di Battista, Salvi dimostra di essere in grado di reggere un film da solo; peccato che il film non ci sia. Una vicenda se possibile più esile di quella del capitolo precedente, sceneggiata con la mano sinistra, che mostra grandi limiti ad ogni scena. Per Geremei pare sempre buona la prima e nonostante una prova del cast non indecente si ride poco e le poche risate le strappa il mestiere indiscusso del solito Mattioli, soprattutto nei duetti col protagonista. Ben poco credibili i "cattivi". Un film non riuscito e piuttosto noioso, che si può tranquillamente evitare.
Nicola81: Western che più classico non si può, la cui convenzionalità narrativa trova parziale riscatto in una pregevole confezione (azzeccata anche la colonna sonora di Tiomkin). James Stewart interpreta un personaggio che nulla aggiunge e nulla toglie alla sua prestigiosa carriera (in compenso la sua fisarmonica verrebbe voglia di buttarla giù dal treno), Duryea perfettamente a proprio agio nell'ennesimo ruolo canagliesco mentre Murphy appare fin troppo scanzonato. Molto ben girata, anche se scontata negli esiti, la resa dei conti conclusiva.
Piero68: Finalmente uno sci-fi relativamente fresco, girato con buon piglio e ottimi mezzi. Se si esclude l'assurdità dell'assunto e per un attimo si fa finta che possa essere buono, ci si riesce a calare perfettamente in questa sorta di D-Day versione fantascienza. Cruise è una sicurezza e riesce a dare quel tocco di ironia sempre utile a pellicole del genere e gli effetti sono davvero spettacolari e ben curati. In un panorama dove rifilano sempre i soliti polpettoni un film del genere è davvero una piacevole sorpresa. Ottimo anche Paxton.
MEMORABILE: Il primo sbarco da cui tutto ha inizio; I continui risvegli di Cruise con la solita frase del sergente che gli porge gli anfibi.
Redeyes: Re-boot(tiamo) la consolle in fondo al mare, celermente. Questa nuova avventura mina fin da subito le certezze dell'originale con un cast metà teen metà adulto che rischia di scontentare chiunque. L'avventura presente nel capostipite viene annichilita dalle continue interazioni degli avatar, attenti a scoprire più le proprie skill che lo sviluppo, mentre un villain ai minimi storici incombe sulle loro vite (tre ciascuno). Si giunge al game over affaticati e poco divertiti, nonostante i bravi interpreti (diretti tuttavia malissimo).
Belfagor: Per concludere una trilogia basata sul nulla cosmico, ecco un film che segue quasi pedissequamente il secondo in quanto a tempi mal gestiti, tensione assente e comportamenti discutibili. Quelli che dovrebbero essere i punti focali della trama sono sbrigati nel giro di poche scene per lasciare spazio a lunghi intervalli di noia. Si conferma la scarsa alchimia della coppia Johnson/Dornan, di certo non aiutata dalla sceneggiatura, che conferisce al film la carica erotica di una sogliola al vapore.
Rambo90: Omaggio alla più grande coppia comica di sempre, molto toccante. Toccante perché gestito in punta di piedi, con molta naturalezza, descrivendo un particolare momento del declino del duo senza esagerare in toni melò, ma anzi concedendosi qua e là sprazzi di quell'ironia geniale che li ha contraddistinti. Gran parte del valore sta anche nelle magnifiche immedesimazioni di Reilly e Coogan, capaci di far trasparire gli uomini oltre le maschere. Bella ricostruzione d'epoca, regia quasi trasparente ed è una buona scelta.
Puppigallo: Il titolo italiano è ridicolo, ma visto il genere...Qui tutto grava sulle possenti spalle della zotica poliziotta dai modi "leggermente" discutibili e dalla parlata così scurrile da non potersi esimere dall'inserire almeno sette o otto vaffa, ti rompo il c. o peggio in ogni frase, anche breve. E bisogna ammettere che la "cinghialona" ispira simpatia, mentre la Bullock è lì per ampliare la beceraggine della collega. Regge piuttosto bene proprio grazie ai botta cafoni e risposta di miss FBI rigida come un palo, saccente e noiosa. Nel suo genere riuscito, ma sconsigliato ai palati fini.
MEMORABILE: Alla Bullock "Il tuo gatto ha buttato un occho sulla tua vita di m. e se n'è andato"; Tenuto per i piedi, ma manca la forza per reggerlo; La famigia.
Supercruel: Rispetto ad altri prodotti targati EuropaCorp, questo film lascia l'amaro in bocca. Non che sia un disastro assoluto, sia chiaro, ma c'è troppo poco brio e troppo poco mordente. L'impianto è piuttosto classico (From Paris with love, per citarne uno, è assai lontano) e tutto puzza di compitino portato a casa con suffiencienza e non troppa voglia di calcare la mano. Il parco attori è buono ma l'operazione non tiene botta, nonostante il fan medio di siffatti lavori possa buttare un occhio. Così così.
Pigro: Lui è ritardato o solo naif: sta di fatto che attraversa con la sua ingenua gioia di vivere la storia USA degli ultimi decenni e i fatti salienti della vita di ogni uomo, sempre da protagonista. Una vera e propria allegoria dei sogni dell'uomo americano, tratteggiata con delicatezza e lieve ironia. Un buon film, anche se sopravvalutato, che mette in evidenza un grande Tom Hanks (e un notevole Gary Sinise). In fin dei conti è una fiaba per adulti, ingenua come il suo protagonista e (come lui) capace di infondere serenità.
Daniela: Grazie a un concorso parrocchiale, quattro donne di modesta condizione e diverse età partono alla volta di Lourdes: due alla ricerca di un miracolo, due per fare i conti con il passato... Ennesima commedia inglese per la quale calza a pennello la definitizione di "garbata", purtroppo da associare, come in altri casi, agli aggettivi "innocua" e "prevedibile". Anche qui, il piatto forte è costituito dalle interpretazioni: alle soglie dei 90 anni, Maggie Smith non perde colpi nel ruolo di un'anziana rosa da un segreto rimpianto, tra gli uomini gustoso Rea casalingo improvvisato.
Terzo film per Enzo Salvi nei panni di Don Donato, che ormai perso definitivamente per strada il partner del numero uno Maurizio Battista si arrangia da solo sostituendolo parzialmente con Maurizio Mattioli, lo zio porporato con mire da cardinale terrorizzato dall'idea che il nipote possa confessare pubblicamente di non essere un vero prete. Già, perché questo vuol fare Don Donato: smettere di fingere e tornare in abiti borghesi per sposare la "perpetua" Cesira (Bergamo). Lo zio, dopo averlo coperto...Leggi tutto così lungamente, sa che sarebbe la propria fine; è disperato, si rivolge allo psichiatra (Staffelli) e incassa i sospetti di chi sopra di lui (Greg) già manifesta molti dubbi. Nel frattempo in paese (sempre la pittoresca Pellizzano in Val d Sole, nel Trentino) giungono un'ufficiale della Finanza (Borioni) e il suo assistente (Cacioppo) per indagare sulla provenienza dei soldi con i quali Don Donato e i suoi collaboratori gestiscono la Banca Etica attraverso i cui prestiti il paese prospera. Ulteriori problemi arrivano dal Murena (Margiotta) e il suo complice, evasi dal carcere di Opera a Milano e lì per recuperare i due milioni che Donato "deve" loro.
In un clima al solito da allegra farsa che sconfina a dire il vero sempre più nella fiction alla DON MATTEO il protagonista - attorno al quale ruota un cast folto di volti noti della televisione berlusconiana - alimenta scenette assortite nelle quali le spalle si avvicendano senza tuttavia permettergli troppo di abusare delle caratteristiche volgarità in salsa coatta. D'altra parte è una commedia televisiva per famiglie, non è concesso oltrepassare il limite della decenza, per cui ci si limita a qualche "mortacci!", a un paio di timidissimi accenni di sesso (con la Bergamo prima e la Borioni in versione sadomaso poi), a battutacce prive di ogni ricercatezza destinate a riconfermare la modesta validità di un progetto che continua soprattutto pubblicizzando verdi scorci montani baciati dal sole, portando al riconoscimento di facce conosciute o intraviste in tv e muovendo al timido sorriso per qualche gag bonaria.
Una commedia tendenzialmente corale, interpretata con un certo garbo nonostante un protagonista che non ha di certo fatto del garbo la sua cifra stilistica e che infatti continua a stonare un po' (aveva senso nel primo capitolo come "contraltare" di Battista, molto meno da solo), nonostante una modifica del suo target di riferimento negli ultimi anni (oggi è quello del tv-movie per famiglie). Inoltre, per quanto bravo, pure Mattioli comincia a mostrare chiari segni di usura e una ripetitività che in assenza di un buon copione stanca presto. Riconfermato Marco Milano come assessore in odore di concorrere alla carica di sindaco, i punti fermi del cast ritornano con qualche sorpresa (c'è Greg senza Lillo, deprivato tuttavia di ogni carica comica e di conseguenza sprecato). Promozione turistica per il parapendio locale nel finale e una formula facilmente ripetibile che garantisce un'inattesa serialità pronta già a proporre un quarto capitolo e che si avvicina sempre più a una sorta di fiction leggermente arricchita... Regia del confermato Geremei che svolge il compito garantendo professionale "invisibilità".Chiudi
Puppigallo: Quello che si dice un buon western, penalizzato però da un'eccessiva durata, non sempre giustificata, soprattutto verso la metà e dopo lo scontro finale (lì un po' di sana sintesi avrebbe giovato). Resta comunque una pellicola girata con mestiere, i due protagonisti sono in parte e affiatati (i loro scambi verbali sono simpatici e non banali), la tensione qua e là non manca; e il bastardo di turno, con sgherri e sceriffo al soldo, fa il suo sporco dovere. Merita la visione, con una menzione speciale per l'accoppiata sigari e cioccolato fondente.
MEMORABILE: "Lei è una vergogna, sceriffo". "Lo so, sono fatto così"; Gelsomino; Lo scontro finale, con faccia a faccia alternati a sparatorie a media distanza.
Brik94: Pessimo film con Terence Hill girato davvero male nelle scene d'azione. Hill con il suo personaggio regala qualche momento di allegria, ma il resto è da buttare. Storia già vista, facce sconosciute che non dicono nulla e una brutta colonna sonora. Un classico esempio in cui un grande attore come Girotti viene sfruttato malissimo.
Rambo90: Una buona trasposizione dalla Christie, sebbene leggermente meno coinvolgente delle coeve produzioni dedicate a Poirot. La Lansbury è un'ottima Miss Marple e il cast di lusso offre prove molto convincenti, tanto da far scorrere piacevolmente la durata nonostante alcuni punti un po' noiosi. L'intreccio giallo è abbastanza intricato e il finale inaspettato; non manca nemmeno qualche dose di humor (ad appannaggio soprattutto di Curtis e della Novak) e in definitiva la pellicola è gradevole. Buono.
Lucius: Vagamente ispirato al cinema di Antonioni, si traduce in un'opera senza uno stile proprio. Più che le immagini è la colonna sonora triste ma bella a farla da padrone. Ambientato negli anni 50 tra sfilate di moda, champagne e molta malinconia (con qualche caduta di stile, tipo quando lei si toglie le mutandine e le dà al Conte come ricordo, mentre il vento le alza la gonna in stile Marilyn facendo intravedere tutto), il film narra della vita di un giovane conte e di una donna accompagnata da uno zio omosessuale dichiarato. Troppo di testa.
Enzus79: Mediocre, seppur il personaggio desti qualche parvenza di interesse. Ci sono più momenti banali ed evitabili che seri o divertenti. Gli attori sono quel che sono (pollice in giù anche per Tim Robbins) e Campbell è tutto eccetto che un ottimo regista. La Dc Comics meritava di meglio.
Herrkinski: In parte slasher, in parte satira e riflessione sui movimenti di protesta contro le grandi navi nel porto di Venezia, il film di De La Iglesia mostra un rapporto d'amore/odio con la città lagunare; se da un lato le riprese in esterni, tra canali e calli, sfruttano bene le inconfondibili atmosfere della città, dall'altro i residenti - oltre a esser poco credibili - vengono pitturati come unanimemente ostili. Si fatica a riconoscere lo stile del regista, quasi avesse fatto la fine dell'Argento attuale; ci sono comunque momenti slasher riusciti e il film si lascia vedere senza annoiare.
Anthonyvm: Un gruppo di escursionisti incappa nei resti di un aereo con a bordo una refurtiva milionaria in lingotti d'oro; intanto due violenti criminali si sono già messi sulle tracce del malloppo. Anderson insegue le atmosfere pulp di certe commedie nere crime dell'epoca, ma, mancando di doti e mezzi adeguati, ogni buon proposito va a perdersi. Sebbene si colga il marcato e ironico cinismo della storia, a conti fatti un'acre favoletta sull'avidità umana, lo script puerile e la regia inadeguata trasformano lo humour nero in demenzialità e i dialoghi briosi in freddure imbarazzanti. Evitabile.
MEMORABILE: Il tizio picchiato a morte col suo stesso braccio finto; Il quasi-nano nella lavanderia stirato e imbustato; Il poliziotto che si orina nei pantaloni.
Pigro: Ancora una graffiante satira sociale mediata da una comicità surreal-grottesca, inconfondibile marchio di fabbrica di Maccio Capatonda. Per la sua divertente e graffiante opera seconda, ci trasporta nel paesino sperduto dove viene messo in scena un finto delitto. L’egoismo dei personaggi è talmente radicale e meschino da scavalcare l’etica per approdare a una dimensione etologica. La retorica dello spopolamento si intreccia poi con quella dei media e lo sfruttamento cinico del dolore e della cronaca. Divertente, implacabile, feroce.
Enzus79: Film con risvolti socio-politici ma che manca di quell'azione che caraterrizza gli spaghetti-western. Ci sono molti momenti ilari, in cui Eli Wallach (in gran forma) la fa da padrone. Franco Nero sottotono. Colonna sonora a dir poco mediocre. Troppi centodieci minuti...
124c: Il secondo film di Margaret Rutherford come Miss Marple vede la nostra "buzzicona" preferita incrociare la strada con un altro pilastro extra-large made in Britain di quegli anni, Robert Morley. Investigazioni e humour inglese per un giallo che sa di antico, ma anche di nostalgico. Quando il cinema internazionale veniva sostenuto anche da pellicole come questa, di serie B. Simpatico il motivetto che fa da colonna sonora a tutti e quattro i film gialli della Rutherford. Adeguato il bianco e nero.
Caesars: Le ambizioni, tratte da un romanzo di Ira Levin (autore anche di Rosemary's baby e I ragazzi venuti dal Brasile) che già aveva generato La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes, sono buone: evidenziare il maschilismo di fondo di una buona fetta della società per la quale la donna deve essere poco più che un bell'oggetto decorativo preposto a soddisfare ogni suo desiderio. La realizzazione del film lascia però con l'amaro in bocca partendo benino per diventare poi noioso e scontato. Un'occasione sprecata.
Mark70: Dimenticabile tentativo di lucrare sul successo di Grease: però fare un film del genere senza attori carismatici come Travolta, con una trama e una sceneggiatura misera, con musiche così così vuol dire perdere in partenza perché il risultato è troppo lontano dal modello originale per renderlo accettabile; e il fatto che il tutto sia confezionato con un minimo di professionalità rende le cose ancora peggiori, perché non si può nemmeno ridere dell'umorismo involontario che spesso rende godibili questo tipo di film.
Faggi: Parodia fulciana utile per mandare in vacanza il cervello per poco più di novanta minuti. Oggetto modesto ma genuino; basta non far caso a qualche caduta nel pressappochismo (la sequenza del recupero del denaro, per esempio). Del resto trattasi di intrattenimento senza pretese e sotto questo aspetto si difende bene, riuscendo nella mai semplice impresa di far ridere. La regia conduce con artigianato nobile e il risultato è ancora fresco, da far invidia alla comicità odierna; certe battute taglienti si ascoltano con soddisfazione.
Noir: Dopo un buon inizio, il film purtroppo scivola in una romanzata storia d'amore a sfondo bellico. Perfetto nella parte Ed Harris mentre il protagonista Jude Law l'ho trovato piuttosto inespressivo. Insopportabile la Weisz. Alcune scene d'azione purtroppo rimandano ad eccessi tipici di un certo cinema americano. Musiche inadeguate.
Rambo90: Tre segmenti uniti da una flebile storia di spionaggio. In realtà potrebbe essere considerato un film a episodi, anche perché le parti sono ben distinte sia per cast che per ritmo. La migliore è la prima, molto tesa, con un ottimo Fonda. Segue poi il lungo finale con Gassman, che può destreggiarsi in un ruolo sia divertente che d'azione, mentre la parte centrale francese risulta piuttosto noiosa e con un Bourvil un po' fuori parte. Un'operazione curiosa a conti fatti, poco vista e interessante per questo più che per oggettivi meriti. Ryan fa da collante, molto professionalmente.
Reeves: Basterebbe guardare questo film per capire l'abisso nel quale stava cadendo il cinema popolare italiano negli anni Settanta, puntando su erotismo e volgarità per cercare di attrarre ancora un po' di pubblico. Film poverissimo, con qualche situazione alla Terence Hill/Bud Spencer e non una risata che sia una. Terribile. E pensare che Scaramouche era stato un eroe avventuroso...
Rambo90: Niente di che. Sulla scia degli ignoti di Monicelli ma con molta meno verve a causa di una sceneggiatura che mette insieme situazioni poco riuscite, il film perde di vista il colpo e soprattutto abusa nella costruzione di personaggi ridotti a macchietta. Il cast salva un po' la baracca, con Fabrizi e Carotenuto sugli scudi e un Arena defilato che però azzecca un paio di battute. Molte situazioni sono talmente grossolane che per tutta la parte centrale il film sembra procedere a casaccio.
Lythops: Nonostante l'attingere con mano leggera ma non troppo al Leone di Per qualche dollaro in più, è un film godibile per la regia personale, la gestione dei personaggi e il montaggio. Poggiato su un sempre grande Van Cleef (doppiato da Emilio Cigoli come nel film citato) e da Luigi Pistilli, soffre per la recitazione di Law, che fisicamente può richiamare Eastwood senza averne però il carisma. Nonostante qualche difetto di impostazione e qualche punto irrisolto, non annoia e scorre senza intoppi. Buone e funzionali le musiche di Morricone.