L'idea di base attorno alla quale tutto ruota è quella di utilizzare la location veneziana per ospitare una cupa vicenda di sangue di matrice thriller che esalti il fascino oscuro della città. Si imbastisce così una facile storia che si agganci alle grandi proteste dei veneziani contro l'entrata delle gigantesche navi da crociera nel bacino di San Marco e vi si mette al centro un gruppo di giovani turisti spagnoli contro i quali il killer di tuno prevedibilmente si accanirà. Si sfruttano i mascheramenti tipici del carnevale per nascondere l'identità di quest'ultimo e si comincia.
Due ragazzi (Illoro e Bang) e tre ragazze (García Jonsson,...Leggi tutto Alonso e Blanco), di quelli che scherzano continuamente tra loro in modo irritante svelandone il disincanto e una primitiva ansia di divertirsi, prendono alloggio in un hotel dopo aver incontrato, nel tragitto in motoscafo-taxi fino a lì, un buffo personaggio in maschera che cita il "Rigoletto" e tanto disturba da farsi piantare in mezzo alla laguna dal tassista (Lo Verso), stanco delle sue molestie al gruppo. Inizialmente sembra che il divertimento possa proseguire senza intoppi, ma poi uno dei giovani, durante una festa in un palazzo alla quale i nostri accedono azzeccando la parola d'ordine abbozzata lì per lì ("Rigoletto"), scompare nel nulla e entra sulla scena l'immancabile commissario di turno (De Razza) prima che pure la coppia di fidanzati interna ai cinque faccia la stessa fine.
Insomma, succede quello che tutti ci si aspetta, mentre qualche indizio lo suggerisce l'insistere dei cittadini sulla lotta all'ingresso delle grandi navi in bacino. Il killer conciato da giullare uccide non solo di notte ma pure di giorno, quando di fronte a frotte di turisti sgozza allegramente le sue vittime tra l'ilarità generale: sono tutti convinti che siano effetti speciali per compiacere il folto pubblico non pagante (difficile da credere, ma tant'è...)! Qualche altro elemento dà vaga sostanza alla pista thriller, ma è evidente come tutto sia assolutamente subordinato alle riprese tra calli, campi e ponti, con una discreta resa (al di là di una fotografia discutibile) di luoghi che intelligentemente evitano quelli troppo inflazionati (piazza San Marco si vede solo di sfuggita) per dare visibilità a scorci suggestivi.
Visivamente, insomma, il lavoro di De la Iglesia (meno sconclusionato e “impazzito” del previsto) ha il suo perché, ma tralascia quasi completamente di poggiare su una sceneggiatura minimamente credibile o qualitativamente accettabile, con dialoghi che sembrano quasi improvvisati e un movente abbozzato sbrigativamente. La frenesia dell'azione si traduce in una sovreccitazione generale che non per questo garantisce scorrevolezza; solo una velocizzazione spesso risibile che rischia in più occasioni di generare confusione. Il sangue non manca ma nemmeno abbonda, considerato il genere, la creatività nei delitti è la grande assente e quindi, in presenza di un quadro complessivamente di rozza ingenuità, è difficile premiare il film, non certo aiutato dalle interpretazioni. Ci si contenti in definitiva di scoprire bui anfratti veneziani e singolari architetture mai troppo glorificate di una città unica al mondo. Il resto è anonimo contorno, a cominciare dalle musiche...
In parte slasher, in parte satira e riflessione sui movimenti di protesta contro le grandi navi nel porto di Venezia, il film di De La Iglesia mostra un rapporto d'amore/odio con la città lagunare; se da un lato le riprese in esterni, tra canali e calli, sfruttano bene le inconfondibili atmosfere della città, dall'altro i residenti - oltre a esser poco credibili - vengono pitturati come unanimemente ostili. Si fatica a riconoscere lo stile del regista, quasi avesse fatto la fine dell'Argento attuale; ci sono comunque momenti slasher riusciti e il film si lascia vedere senza annoiare.
Alex De La Iglesia torna al thriller/horror pure ambientando la sua storia durante il carnevale di Venezia, in un periodo di contemporaneità visto che il perno narrativo del film si fonda sulla protesta dell'ingresso delle navi da crociera in laguna. Cattivo, aggressivo e sfrontato, ma anche un po' didascalico e "spiegonista" (quando si sarebbe potuto evitare). Resta il fatto che l'atmosfera lagunare e le maschere fanno guadagnare tantissimi punti al nostro ritrovato Alex.
De la Iglesia stavolta si lascia dietro i toni da commedia horror per un thriller/horror in piena regola con una cornice d'eccezione: Venezia durante il suo celeberrimo Carnevale, con ogni sfumatura storico-esoterica (dalla peste all'alchimia), oscura e affascinante, creando una sorta di Hostel veneziano, non così parossistico ma pur sempre sanguinario e gore, teatrale, pittoresco e con motivazioni sociali. Una cura delle scenografie/atmosfere sopraffina che rende pienamente giustizia all'ambientazione, una sceneggiatura piacevole ma forse povera di colpi di scena e prevedibile.
MEMORABILE: La resa delle atmosfere veneziane lugubri, lussuose e barocche del carnevale che si piazza tra le migliori nel cinema; Rigoletto e il dottore.
Che fine ha fatto De la Iglesia? Film sconclusionato, dalla trama assurda, interpretazioni bislacche, musiche banali. Si salva - e non è poco - l'ambientazione, la Venezia dalle mille facce, allegra, gotica, deserta, gremita. E si salvano le figure del Dottore, veramente inquietante, e, soprattutto, dell'alter ego, quel Rigoletto efferato, crudele e implacabile, anche di fronte a centinaia di testimoni. Unico guizzo di regia: la donna-marionetta nel finale, un po' come in un altro film. Per il resto un'ora e mezza persa. Peccato.
MEMORABILE: Gli occhi di Rigoletto e quelli del Dottore.
Buona l'idea, scene truculente ben realizzate, Venezia perfetta per l'operazione. I protagonisti li odi già tutti prima dei titoli di testa, cattivi affascinanti e implacabili. Purtroppo il film è pesantemente penalizzato da un doppiaggio terribile e una recitazione degli italiani (li si riconosce dal labiale) altrettanto scadente. Girato in piena emergenza Covid, con tutte le limitazioni annesse. De La Iglesia avrà sicuramente compiuto miracoli, ma sarebbero serviti molti altri ciak per farne un buon film; magari in spagnolo funziona meglio. Estetica ineccepibile.
Deludente. Si vede che il regista ha eccellenti capacità di ripresa, ma la direzione degli attori e le loro stesse interpretazioni sono un mezzo disastro. Si salva forse il killer mascherato, ma giusto perché gli si vedono solo gli occhi. Il soggetto e l'ambientazione potevano anche funzionare, ma la sceneggiatura è pretenziosa e anche un po' confusa, con un finale fin troppo arzigogolato. Per certi aspetti può ricordare i film tratti dai romanzi di Dan Brown, anche loro mediocri.
Un gruppo di turisti spagnoli in vacanza a Venezia nei giorni del Carnevale si ritrova sotto attacco da parte di persone in maschera... L'interesse del film è legato proprio alle loro motivazioni, esplicitate fin dall'inizio dalle scritte sui muri della città e dalle proteste di piazza contro il passaggio delle navi da crociera in laguna: il ricorso al crimine è un tentativo estremistico per salvare la città che sta affondando sotto il peso del turismo di massa. Slasher soft non del tutto riuscito ma che conferma de la Iglesia come regista originale, fuori dagli schermi consolidati.
MEMORABILE: Il taglio della gola sul ponte, sotto gli occhi di tutti, pronti a riprendere la scena con gli smartphone.
L'idea alla base del tutto è apprezzabile; i turisti portano soldi ma il loro sovrannumero o certi loro comportamenti possono estenuare. Forse proprio per avvalorare questa seconda ipotesi il piatto principale del film è (intenzionalmente?) costituito da una cricca di ragazzotti/e davvero duri da digerire. A parte questo è l'intera storia a non poter funzionare, in quanto noiosa, recitata troppo teatralmente e poco credibile; passi il voler mettere in satira la superficialità della gente, ma far passare per "carnevale" degli omicidi in presenza di folla ed essere creduti è troppo.
MEMORABILE: Sul battello Rigoletto decapita uno dei tizi nell'indifferenza generale.
Álex de la Iglesia HA DIRETTO ANCHE...
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