Secondo western per la coppia Sergio Leone/Clint Eastwood dopo l'enorme successo di PER UN PUGNO DI DOLLARI. Il marchio del regista si vede fin dalle prime scene, se ancora qualcuno non fosse rimasto affascinato dal main theme di Ennio Morricone, che per Leone ha sempre composto colonne sonore superbe valorizzate a loro volta dal regista (che faceva sempre recitare il cast che con la musica del film in sottofondo). Lo stile di Leone è subito riconoscibile: intensi primi piani sugli sguardi concentrati di Eastwood e Van Cleef (il buono e il cattivo del western successivo...Leggi tutto), la fotografia calda e iperrealista dominata dal giallo, il ritmo lento e sonnacchioso, la dimensione eroica dei protagonisti, la calcolata crudeltà dell’Indio (Gian Maria Volontè), i lunghi silenzi. Inoltre, particolare destinato a fare scuola per il thriller argentiano, l'introduzione di un flashback violento virato in rosso e accompagnato dalle struggenti note di un carillon (pensiamo a TENEBRE, per esempio). La storia non è delle più originali (due bounty killer, Eastwood e Van Cleef, alla caccia del super ricercato Indio, autore nel frattempo di una riuscita rapina alla banca superprotetta di El Paso), gli sviluppi sono piuttosto prevedibili e Eastwood tende troppo a crogiolarsi nella sua figura di eroe veloce e coraggioso, tuttavia già s'intravedono quei colpi di genio destinati a diventare l'asse portante dei film successivi. Pensiamo alla sequenza del “tiro al cappello”, con Eastwood e Van Cleef a colpire i propri capelli in una silenziosa sfida di precisione o del “tiro alla mela”. Buono il cast, con Klaus Kinski e Luigi Pistilli relegati tuttavia a ruoli poco più che da comparsata.Comunque un Leone relativamente sottotono.
Diverso dal suo già notevole predecessore: più ironico, meno cupo, leggermente superiore. Bravi sia Clint che Lee Van Cleef. Volontè però, con la sua interpretazione da applausi, ruba a entrambi la scena; e anche il gobbo (Kinski) non scherza. Ci sarebbe molto da segnalare (il vecchio che vive vicino alla ferrovia; lo screzio da bambini tra i due protagonisti; Van Cleef che accende un cerino sulla gobba di Kinski; i dialoghi gustosi tra i due; i conti che non tornano…). Ambientazione perfetta e tensione alta. Risultato: un grande esempio di western.
Altro ottimo lavoro del maestro Leone. Il film riprende i canoni cari allo spaghetti western, cioè la vendetta e il bounty killer. Clint Eastwood interpreta sempre il suo solito personaggio, Lee Van Cleef invece stavolta veste i panni del "colonnello", assetato di vendetta nei confronti dell'Indio (un Gian Maria Volontè che si gioca il ruolo di miglior attore insieme a Cleef), reo di avergli ucciso la figlia. Sequenze da antologìa (il duello tra Cleef e Eastwood) e film da consegnare ai posteri. Ottimo.
Se Per un pugno di dollari è la Fondazione, "Per qualche dollaro in più" è il Modello. Di fatto qui c'è la summa di tutto il western all'italiana: i due temi basilari (l'avidità e la vendetta), i tòpoi e le situazioni (l'elenco sarebbe interminabile), gli snodi narrativi e il calco per la quasi totalità dei personaggi che verranno. Il tutto servito in salsa Grande Cinema. Debutta una futura stella dell'euro-western, Karl Hirenback in arte Peter Lee Lawrence: è il giovane ucciso da Indio nel flashback!
MEMORABILE: Wild il Gobbo (ehm ehm) reincontra Mortimer: "Chi si rivede! Il fumatore" "Il mondo è piccolo" "E anche molto cattivo".
Leone non ancora ai livelli eccellenti delle opere future ma già grande. La storia non propone nulla di nuovo (la caccia di due bounty killer ai danni del cattivissimo "Indio"), ma lo stile che contraddistingue il regista, le interpretazioni di Eastwood, ma soprattutto di Lee Van Cleef e Volontè, le musiche di Morricone e gli ottimi attori di contorno rendono il film pregevole. Da non perdere la conta finale dei cadaveri, espressa in dollari.
Dopo l'exploit del primo film (strutturalmente molto semplice), Leone qui comincia a fare sul serio: dilata l'azione, crea una trama più complessa, inserisce a fianco dell'"eroe" un coprotagonista che spesso gli ruba la scena, si produce in inquadrature sempre più curate. Qua e là molto fumettistico (il duello coi cappelli che ha movenze e sonorità da cartoon) si affida molto meno alla violenza per darsi ad una gustosa ironia (se non cinismo). Il finale anticipa il "triello" del film successivo. Forse un po' troppo prolisso, ma visivamente splendido. Ottimo il cast.
MEMORABILE: Tutti i campi e controcampi delle inquadrature. Il duello bambinesco tra Mortimer e il Monco.
Superiore al capostipite per mezzi, umorismo, logica e chiarezza di cosa/come fare, quasi che, auto-chiariti i motivi del precedente successo, se ne siano acuiti i punti vincenti. Grandi Van Cleef e Volonté. Accanto a non gradevoli prolissità, vivo come esaltanti i momenti ieratici, culminanti nel formidabile duello finale (notevole pure quello fra Volonté e chi l'aveva catturato). Da notare l'accentuazione lombrosiana dei tratti somatici di molti criminali (a partire dalla prima taglia di Van Cleef). Musica e arrangiamento da urlo: nel finale, quando partono tromba e violini, ci si commuove.
Per me il film che meglio esprime l'essenza dello spaghetti western quanto a equilibrio narrativo e scelta dei personaggi. Tutti e tre molto convincenti e protagonisti di duelli, verbali e non, memorabili. Se Clint Eastwood matura il proprio personaggio e Volontè lo porta a vette impensabili, Lee van Cleef costituisce una gradita sorpresa. La trama è abbastanza semplice, ma questo dà il giusto ritmo al film, sottolinato da musiche e dialoghi particolarmente ispirati.
MEMORABILE: Van Cleef: "Sono un esattore paziente".
La contesa tra due bounty killer è data dalla cattura del feroce Indio (uno strepitoso Gian Maria Volontè), anche se le motivazioni divergono e la coppia, unitasi nel finale contro l'intera banda capeggiata dal drogato, manifesta le sue motivazioni. Il secondo capitolo della "trilogia del dollaro" mantiene un plot semplice e di facile lettura, sempre valorizzato da una fotografia impeccabile, che rende immensi gli spazi dell'Almeria spagnola e incisivi i primi piani di Mortimer (Lee Van Cleef). Ottime le spalle di contorno e notevole la musica.
Secondo capitolo della trilogia del dollaro e altro memorabile film. Scritto e diretto con la consueta energia dall'ottimo Leone, il film si avvale di un ottimo ritmo, belle scene d'azione e un cast impeccabile. Eastwood riprende il ruolo che tanta fortuna gli ha fruttato e regala un'altra interpretazione memorabile; van Cleef è superbo nel ruolo del Colonnello Mortimer e Volontè è indimenticabile nel ruolo dello spietato Indio. Sempre magnifica la colonna sonora di Morricone.
Leone arricchisce la trama del suo film precedente con citazioni e rielborazioni dal western americano e con alcuni tòpoi (l'amicizia tra il giovane e l'anziano, il carillon, la vendetta...) ampiamente ripresi in pellicole successive. Aumentano lo humour, unito ad una saporita goliardia trasteverina e l'epicità delle musiche. Eastwood è un bounty killer cinico ed avido per scelta e mestiere, Van Cleef (al suo primo ruolo da protagonista) sacerdotale, Volontè esasperato e drogato. Grande Pistilli.
MEMORABILE: Il tiro al cappello. Volontè che parla dal pulpito. I cadaveri dei fuorilegge ammassati sul carro.
L'astuto Leone piazza il terzo incomodo e all'esplosiva coppia Eastwood/Volontè aggiunge un mostro sacro del genere: il cattivo per antonomasia, Lee Van Cleef. Il rapporto di diffidenza prima e collaborazione poi tra Mortimer e il Monco è scavato a fondo e caratterizza tutto il film, così come la magnetica interpretazione del nostro Volontè, che tratteggia alla perfezione un ossessionato "desperado" senza scrupoli. Ammirevole anche la prova di Mario Brega. Tantissime le scene memorabili. Mitico.
Un racconto meno articolato rispetto al precedente - sostanzialmente incentrato sulla caratterizzazione dei tre tipi psicologici - ma con più spazio per l’elaborazione e l’ostentazione di stile, con lunghi, sornioni silenzi e la camera che indaga - con abuso di pleonasmi - spazio e laconica azione. Leone si prende più tempo del necessario – dopo la rapina c’è un evidente calo di tensione – ma si riscatta ampiamente nel finale, cui prelude il personaggio di Indio, al quale Volontè conferisce autentico languore e intensità. Morricone dà la carica al carillon più famoso nella storia del cinema.
Credo che questo sia il miglior western di Sergio Leone, pur con tutti i suoi difetti. Gli attori sono bravissimi, accompagnati da una bella colonna sonora (diversamente dagli altri due del "dollaro"). Fra tutti Volontè ne esce alla grande. Dopo i western di Leone in Italia ne uscirono altri, di pari livello se non meglio.
Film dominato dal tema musicale di Morricone, dalla figura di Clint Eastwood e dall’inconfondibile stile di Sergio Leone, fatto di intensi primi piani sui volti dei protagonisti, di lunghe pause e di lunghi silenzi, di paesaggi assolati ripresi sempre con colori caldi e pastosi. La storia è tutto sommato elementare e i suoi sviluppi sono prevedibili. Gli attori sono bravi e coinvolti nelle rispettive parti.
Ottimo secondo capitolo della "trilogia del dollaro". Leone conferma la grandezza del suo stile, reintegra le caratteristiche migliori del prototipo e aggiunge qualche miglioria, realizzando un western che ti saluta come un amico. Grandi caratterizzazioni del cast, con un bravo Eastwood e un ottimo Van Cleef, oltre al sorprendente Volontè (tormentato come non mai). Kinski sembra scalpitare per non poter essere al centro dell'attenzione, ma le sue brevi apparizioni lasciano il segno. Colonna sonora splendida, atmosfera da urlo. Eccellente.
Altro ottimo western leoniano. In questo caso, oltre agli storici Eastwood e Cleef, c'e anche qualche buon caratterista come la Dexter, Pistilli e ovviamente Volontè e Kinski. Oltre ai duelli rimangono impressi il finale, le ambientazioni, il ritmo che non viene mai smorzato.
Sì, può essere che Leone abbia pensato al botteghino in questo seguito di Per un pugno di dolari, ma questo film è fatto anche meglio. Ormai la morale dei western americani è andata in soffitta; qui nasce il grande western con tutte le scene lunghe, il rombo delle pistole, i sigari, la puzza, la violenza. Eastwood ha un grande carisma, Volontè impazza e ripete il personaggio del western precedente, però è un drogato. Van Cleef ha una classe che levati!!!
MEMORABILE: La pistola-fucile di Mortimer; Le musiche sempre emozionanti di Morricone.
Batti il ferro finché è caldo... A volte penso che Leone volesse finire di fare i western col primo ma che il successo glielo impedì; tramontato il peplum fu lui a rigenerarlo all'interno di questo genere. Con questo film ci sono però delle evoluzioni stilistiche che si svilupperanno nei film futuri; maggior dilatazione dei tempi, più cura dele psicologie. Indio come Noodles si serve della droga per obliare; un senso di sconfitta aleggia (vedi Mortimer). Il più crudele dei western leoniani, quello che incassò di più, oggi sottovalutato.
Difficile immaginare un western migliore di questo. Arduo perché è la summa maxima, è un delizioso affresco visivo dalla prima all'ultima inquadratura, è una storia che, per quanto scontata e banale, avvince, ed è una pellicola dominata da una colonna sonora fantastica. Ancora una volta resto stupito dalla maestria di Volontè, cbe senza nulla togliere a Clint, Lee Van Cleef, ma persino Brega, incanta. Basterebbe per un commento positivo già la prima scena. Leone miscela ironia, violenza, vendetta e polvere di sparo e crea un capolavoro!
Due cacciatori di taglie alla ricerca del bandito più abietto del Far West: Leone ritorna in tema western cimentandosi con una trama classica, naturalmente rimontata a modo suo. La narrazione si fa epica, il tono mitico, l'enfasi leggendaria: primissimi piani scolpiti dal sole, lunghi silenzi solcati da stridii, immagini pittoriche o plastiche come quadri in movimento. Purtroppo il ritmo è eccessivamente dilatato proprio per favorire il senso fluviale dell'epica: solo che per un po' va bene, ma poi subentra la stanchezza.
Avidità e Vendetta si disputano le spoglie dell'Indio, bandito feroce e psicopatico. Ognuno avrà la sua parte, ma la giustizia non c'entra. Finalmente libero, Leone sferra il colpo da KO al western tradizionale, giocando con i tempi dell'azione e definendo per sempre il suo stile di campi lunghi, primi e primissimi piani uniti da un montaggio serrato. Compare l'elemento picaresco, destinato ad aumentare nel successivo film. Messa in scena raffinata (duelli "coreografati" contro ogni plausibilità e al contempo realistici come mai prima). Pietra miliare.
MEMORABILE: "Che succede ragazzo?" - "Niente vecchio, non mi tornavano i conti, ne mancava uno".
Ottimo. Leone aggiusta qualcosa qua e là e raggiunge la perfezione. Lee Van Cleef è il valore aggiunto, sembra uscito dal vecchio West ancora più di Eastwood. Ottima trama, musiche eccellenti, bravi tutti i caratteristi, curatissima ogni inquadratura. Anche Volontè è ai massimi livelli, molte delle scene cult hanno lui come protagonista. Bello, non c'è che dire.
MEMORABILE: Il motivetto di carillon che ricorre per tutto il film; il duello notturno tra Eastwood e Van Cleef.
Il mio Leone preferito (anche se ho sempre prediletto il più sottovalutato Peckinpah). La trama è una banale storia di vendetta e violenza senza morale, ma sdrammatizzata da una massiccia dose d’ironia e dal solito stile in grado di rendere epico anche il suono di un carillon. La fotografia di Dallamano fa sembrare un dipinto ogni fotogramma (malgrado il solito scenario arido) e i duelli sono capolavori di combinazione tra montaggio e musica di Morricone. Quando la forma prevale tanto sulla sostanza al punto da diventare la sostanza stessa…
MEMORABILE: Eastwood e Van Cleef che litigano come bambini. Volontè che si fa le canne. “Niente, vecchio… non mi tornavano i conti”.
Il tema della violenza è lievemente esasperato rispetto al film precedente del regista romano. Le attese ed i primi piani, accompagnati dalla musica di Morricone, vengono magnificamente dilatati. L'eroe senza nome interpretato da Eastwood può contare su un ambiguo, quanto spietato, complice assetato di vendetta familiare, un appropriato Van Cleef. Cattivo e torbido il magnifico Volontè.
Uno dei grandi classici diretti da Sergio Leone. Metà dell'ottima confezione la si deve sicuramente alle stupende musiche di Morricone e alle interpretazioni: Lee Van Cleef è in cima a tutti con il personaggio del colonnello, che vuole vendicarsi di un torto fattogli dall'Indio (un magnifico Volontè) in giovinezza. Tra loro c'è anche l'eroe senza nome, perfettamente interpretato da Eastwood. Bel montaggio, lunghe inquadrature, ritmo coinvolgente anche se lento e battute memorabili. Bravo anche Kinski come caratterista.
MEMORABILE: Kinski: "Fra 10 minuti fumerai all'inferno!"
Secondo atto della trilogia del dollaro, a Clint Eastwood si aggiunge Lee Van Cleef in un ruolo perfetto per lui. Vicenda maggiormente articolata rispetto al film precedente, non è ancora un capolavoro ma ci si avvicina e la musica di Morricone aggiunge come sempre un tocco in più a una pellicola già molto convincente.
MEMORABILE: Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto.
Secondo capitolo di quella che verrà chiamata triologia del dollaro, a suo modo un classico con alcune scene divenute storiche (il fumatore, il duello finale, la sfida di precisione con il cappello) ma non il migliore di Leone. Il trio storico Eastwood/Volontè/Cleef in forma splendida e un buon coinvolgimento nella trama nonostante essa non sia il massimo e nonostante i ritmi siano spesso per suo stile sonnacchiosi; come al solito Morricone contribuisce quasi quanto il regista alla riuscita totale del film; buone le scene con Kinski.
Stile e messa in scena ammalianti. Ai temi portanti (avidità, cinismo e vendetta) vengono aggiunte le giuste dosi di umorismo ed incisività che nel capostipite erano meno marcate. L’interesse è sempre alto e tre grandi interpreti come Eastwood, Volontè e Van Cleef vanno a suggellare un’opera carica di pathos e dal buon respiro. Nella parte finale si denota uno po’ di confusione a livello narrativo, uno sfilacciamento che però non va ad intaccare il valore complessivo dell’opera.
Realizzato sull'onda dell'incredibile successo del precedente, fin dai titoli fa giustamente pensare a una sorta di "deja vu" sia pure nelle vesti di una confezione maggiormente curata ed affinata dal punto di vista tecnico. Eppure le novità non sono trascurabili: la presenza carismatica di Lee Van Cleef finalmente protagonista, l'inserimento dei flashback di cui si abuserà nel cinema di genere e l'inserimento di alcuni ottimi e memorabili comprimari come Kinski e Pistilli. Destinato inevitabilmente a bissare il successo precedente.
Un classico del western firmato da Leone con un cast di tutto rispetto. Assieme a Eastwood e Cleef troviamo stavolta Volontè, ottimo nel ruolo del bandito apparentemente folle ma che si mostra un ottimo calcolatore e burattinaio delle vicende. Musiche come sempre ineccepibili di Morricone. Tra i comprimari un grandioso Kinski nel suo seppur breve ruolo e l'immancabile Mario Brega. La storia scorre senza punti morti e pone un giusto connubio tra azione e pianificazione. Da vedere.
MEMORABILE: Lo sguardo allucinato di Volontè; I duelli verbali tra Cleef e Kinski; Ovviamente il duello finale.
Secondo capitolo della trilogia del dollaro, che vede due cacciatori di taglie sulle tracce del crudele Indio. Forse il miglior film di Leone in assoluto, grazie al senso epico quasi shakespeariano e alla perfetta coniugazione fra ironia e disillusione nella descrizione di un mondo avido e violento. È anche la codifica di svariati topoi che influenzeranno il genere: l'azione dilatata, i campi lunghi, l'impiego ossessivo della musica... l'elenco potrebbe durare all'infinito. Fece giustamente guadagnare il successo internazionale a Lee Van Cleef.
MEMORABILE: "Che succede, ragazzo?" "Niente, vecchio. Non mi tornavano i conti".
Leone abbandona l’asciuttezza del film precedente e precisa le coordinate della sua poetica: visione cinica e disincantata della natura umana, una società avida di arricchirsi e senza codici morali, notevole sapienza nella composizione delle immagini, dialoghi brevi ed essenziali, morbosa attenzione per i dettagli delle cose, dei corpi, delle armi, prevalenza dei primi piani, prima tenuti lunghi poi sempre più brevi, dilatazione abnorme del tempo a fini drammatici, sparatorie improvvise, violente ma rapide, storia collocata a metà tra realismo e mitologia.
MEMORABILE: Il senso di violenza che serpeggia nel film é impressionante: sta a metà tra una psicanalitica patologia umana e l'abissale dimensione infernale.
Secondo capitolo della nota trilogia. Cosa dire che non si sia già detto, le immagini sono più profonde, le inquadrature perfette, i duelli sono pieni di fascino. Si respira terriccio bruciato. Attori strepitosi. E poi la musica, la fotografia... grande Sergio!
Nel secondo film della trilogia è sempre Eastwood, qui più spietato e avido di denaro, a imporsi come protagonista, ma è stavolta affiancato da un lodevole Van Cleef, a lui molto simile anche se più avveduto e razionale; questi offre un valido appoggio al giovane, ma ne sminuisce la singolarità. Inoltre se da una parte Leone dimostra di avere affinato le sue abilità registiche, dall'altra la trama risente di una complessità non proprio consona a un western (fuori luogo il collegamento sentimentale tra Mortimer e l'Indio). Comunque, mirabile.
MEMORABILE: "Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto".
Molto meglio del precedente capitolo. La trama non è nuova (due cacciatori di taglie rincorrono, con diverse motivazioni, un pericoloso evaso), ma la regia, gli attori e la potente colonna sonora (sempre meravigliosa l'accoppiata Morricone/Alessandroni) fanno davvero la differenza rispetto a film simili. Volontè è fantastico nella parte del pazzo criminale, van Cleef non gli è da meno, Eastwood più ermetico ma comunque memorabile. C'è pure spazio per un paio di gag (il facchino cinese; "Abitualmente fumo dopo mangiato..."). Il duello finale emoziona ogni volta. Davvero un gran film!
MEMORABILE: L'espressione di Eastwood quando van Cleef gli pesta un piede; Gli spari ai cappelli; Il duello finale van Cleef/Volontè; La colonna sonora.
Leggermente superiore al capostipite in forza di una migliore sceneggiatura e una storia più credibile. Il cast è notevolmente migliorato grazie alla presenza di Lee Van Cleef e Klaus Kinski, ma è da segnalare un Volonté in stato di grazia. Il duello finale scandito dal suono dell'orologio carillon è tra le cose più belle mai viste al cinema. Musiche da favola.
Western magistrale, di una Trilogia che adoro. Tre attori straordinari ma con un contorno di prima qualità (Pistilli, Brega, il "gobbo" Kinski). La cosa che mi colpisce di questi film rispetto ai contemporanei americani è la "sporcizia": polvere, sudore, rusticità delle ambientazioni, tutto debitamente esaltato. Leone reinventa un genere ma qui forse si abbandona maggiormente alla forma, più che alla sostanza, dando però prova di maestria assoluta. E' il più "canonico" dei tre ma a distanza di anni probabilmente quello che scorre meglio.
MEMORABILE: Il grandioso esordio di Lee Van Cleef/Mortimer sul treno che sicuramente "ferma a Tucumcari"; Profeta (Joseph Egger), il vecchietto che odia i treni.
Secondo capitolo grandioso, decisamente superiore al primo; ai protagonisti si aggiunge un grande Lee van Cleef e anche Volonté, decisamente ispirato, alza il livello a vette inaccessibili a molti. Sono tante le scene da ricordare ma l'idea di vedere Eastwood e van Cleef "nemici-amici" aggiunge un tassello di interesse in più, rispreso, assieme a tanti altri partcolari, in pellicole successive. Regia più raffinata e colonna sonora mitica. Assolutamente imperdibile. ****
Western all'italiana in una delle sue massime espressioni. Leone alla regia, i primi piani sugli sguardi dei protagonisti che hanno fatto epoca (Eastwood, ottima la sua prestazione) e Lee Van Cleef sono dei bounty killer alla ricerca del "pazzo e drogato" Indio, uno strepitoso Volontè. Musiche, meravigliose, di Morricone. Cosa volete di più? C'è anche Klaus Kinski... Da vedere e rivedere e rivedere e rivedere.
MEMORABILE: Il duello finale; Van Cleef che accende un cerino sulla gobba di Klaus Kinski.
Il "western" reinventato. La bravura degli attori è innegabile, ma il "trucco" non è lì. Sono la regia, la musica, i costumi, il modo di portare le armi che connota i personaggi e in generale la grande cura dei particolari. Niente è lasciato al caso o alla superficialità. Il soggetto poi è fatto su misura per percorrere tutti i temi conosciuti e qui concentrati, con l'aggiunta, a volte esagerata (vedi le bottiglie messe lì a bella posta per cadere al passaggio del treno), di trovate secondarie che riempono e non danno tregua all'interesse.
Il secondo capitolo della cosiddetta Trilogia del dollaro è il western di Sergio Leone che preferisco. Teso, spettacolare, violento, malinconico, eppure capace di regalare anche sprazzi di umorismo mai gratuiti (vedi le visite di Eastwood al vecchio che odia i treni e al telegrafista). Mai più così bravo in futuro, Lee Van Cleef ruba spesso la scena ai due coprotagonisti che ripropongono, con poche varianti, i personaggi del film precedente. Pistilli il migliore tra le seconde linee. Quattro pallini.
MEMORABILE: I botta-risposta tra Eastwood e Van Cleef; Il duello finale, con le splendide musiche di Morricone in sottofondo.
Il miglior western italiano in assoluto: Leone mette in mostra tutte le caratteristiche basilari del genere valorizzandole con inquadrature e battute mozzafiato. Un altro elemento di importanza fondamentale è rappresentato dalla fantastica colonna sonora firmata Morricone. Dopodiché, se all'interno dello stesso film si ritrovano attori del calibro di Eastwood, Van Cleef, Volonté e Kinski, non si può che assistere a un prodotto di qualità eccelsa. Spettacolare.
MEMORABILE: Douglas Mortimer: "Che succede ragazzo? ". Il Monco: "Ah niente vecchio, non mi tornavano i conti. Ne mancava uno".
L'opera, rispetto alla precedente, presenta un tessuto narrativo più omogeneo e, nonostante la durata, privo di tempi morti. Leone matura il proprio credo registico sia nella fantastica direzione attoriale sia nella composizione figurativa, che si avvale di scene madri dal forte impatto emotivo. I dialoghi di Vincenzoni si ispessiscono pur senza rinunciare a frasi ad effetto. Curiosa notare come abbiano partecipato in vesti diverse tre grandissimi protagonisti del cinema di genere in Italia: Di Leo, Dallamano e Valerii. Morricone baciato dal divino.
Il meglio del western, insieme al successivo. Qui, oltre a Van Cleef e Eastwood bounty killers, diversi e complementari, ci sono un magistrale Volonté, cattivo e folle, Brega sgherro sfregiato e una curiosa caratterizzazione di un giovane Kinski. Musiche, regia e plot inappuntabili. Talmente avvincente da passare in un attimo, nonostante la durata. Per chi non ama particolarmente John Wayne, come me, un must.
MEMORABILE: L'assassinio di madre e figlio; Il sermone dell'Indio; Gli sguardi di Van Cleef; Il guanto del Monco.
Western spaghetti secondo Sergio Leone parte seconda; ovvero un film completamente diverso da Per un pugno di dollari. Bravo Clint Eastwood, ma anche Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté non sono da meno nei ruoli del colonnello e di Indio. Una vera scoperta Mario Brega, silenzioso braccio destro del cattivo. Leone aumenta i buoni e aumenta il divertimento, anche se Eastwood e Van Cleef assieme sembrano proprio due brutti ceffi da galera, in cerca di altri brutti ceffi da galera. Grande la colonna sonora di Ennio Morricone. Culto assoluto.
MEMORABILE: Quando finisce la musica del carillon spara, se ci riesci!
Leone, forte del successo assolutamente inaspettato di Per un pugno di dollari, dirige un film con un budget molto diverso e si vede. Serio preludio ai capolavori che verranno, ogni attore è diretto al meglio soprattutto nelle movenze, negli sguardi che valgono più di decine di parole, nei campi lunghi e nei dettagli. Morricone scrive una partitura con citazioni al film precedente, ma interpretandola con strumenti nuovi e articolandone maggiormente la struttura. Ironia calibrata, sentimenti primitivi e nobili si fondono in un'opera notevole.
Secondo western di Leone, in cui il regista perfeziona il suo stile aggiungendo toni epici e picareschi (questi ultimi particolarmente evidenti nei dialoghi). A Eastwood viene affiancato lo strano “alleato” Van Cleef (che lo completa) e gli vengono contrapposti dei cattivi sopra le righe come Volonté, Kinski e Brega. Malgrado i tempi dilatati, il film ha ritmo e diverte. La splendida fotografia di Dallamano e le musiche di Morricone danno maestosità al tutto.
MEMORABILE: Il carillon; Lo scacciapensieri di Morricone; Volonté drogato; La gobba di Kinski.
Secondo western diretto da Leone, sempre girato nei dintorni di Almeria, in Spagna (zona che ben si presta a sostituire il confine messicano), supportato da un'ottima fotografia. Le ormai mitiche musiche di Morricone non sono solo un commento ma diventano protagoniste e scandiscono le scene del film (vedi il carillon che dà il via al brano durante i duelli). Gli attori sono tutti ottimi, anche i comprimari. La trama è resa più affascinate dagli antefatti mnemonici dell'Indio.
Secondo capitolo leoniano della cosiddetta "Trilogia del dollaro" chiaramente superiore al primo Per un pugno di dollari, che aveva ridotte capacità economiche e una cifra stilistica ottima ma ancora da affinare. Qui lo spettacolo visivo diventa arte, con i celebri primi piani degli attori ancora più intensi, accompagnati dalle straordinarie musiche di Morricone. Tre attori eccezionali, perfettamente calati nel ruolo, tre maschere consegnate alla leggenda e fotografate dal famosissimo triello finale.
MEMORABILE: Quando finisce la musica, spara se ti riesce; Quando devo sparare la sera prima vado a letto presto; Il triello finale.
Un capolavoro della cinematografia western. Storia avvincente raccontata con dei tempi superbi, personaggi eccelsi e interpretati con anima e corpo. Regia perfetta, accompagnata da musiche strepitose di Ennio Morricone, che compone delle vere e proprie sinfonie leggendarie. Molteplici i dialoghi e le sequenze che resteranno memorabili. Una pietra miliare della settima arte.
MEMORABILE: "Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto"; "Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte".
Il soggetto non è superbamente nutrito e ispirato; quel che domina e si sente a più riprese (sia in uno dei protagonisti che nello spettatore) è la sete di giustizia, più che di denaro, visto l'incremento costante di violenza verso gli esseri più indifesi, che qui arriva a picchi molto elevati. Volontè è più dedito all'alcool che ad altro e non ha il carisma del film precedente, Eastwood è più ironico e meno magnanimo del solito; infine Van Cleef è molto accattivante per l'esperienza maturata, ma anche lui avrà bisogno dei suoi santi protettori.
MEMORABILE: Lo sguardo del colonnello sul poster dell'Indio, col rumore degli spari in sottofondo; La Derringer; L'intervento del Monco nel parificare il duello.
L'uomo senza nome ritorna, alle prese con un criminale (El Indio) interpretato ancora da Volontè, aiutato da un commissario (l'intrigante Lee Van Cleef). Le scenografie e la fotografia sono davvero caratteristiche e danno valore alle azioni, così come ancora una volta la colonna sonora di Morricone è un fulcro determinante nelle scene migliori. I movimenti di camera, le riprese esterne e i costumi tipici sono meravigliosi e valgono la visione; bravi gli attori, intensi negli sguardi che entreranno nella storia del genere.
Leone riprende il discorso del precedente film, usando gli stessi personaggi (ma aggiungendo un maestoso Van Cleef) e cambiando solo la storia. Le similitudini e gli accostamenti a Per un pugno di dollari si fanno però perdonare per un'abilità registica ancora più raffinata, che non si lascia scappare cali di ritmo o scene superflue. Indimenticabile la scena del cappello, il piccolo pezzo di Klaus Kinski e il magnifico finale teso sulle note del carillon. Colonna sonora al solito fenomenale.
Il grande successo del film precedente impone un sequel che nasce con presupposti decisamente più felici. Ci sono i soldi per pensare in grande e Leone nobilita il cast aggiungendo la splendida maschera di Van Cleef e grandi caratteristi (Kinski, Pistilli). Pure la cura del maestro romano per i dettagli e per certe inquadrature (dette poi "alla Leone") possono trovare una dimensione artistica che con i dialoghi e le musiche di un Morricone senza pseudonimi conducono questo film a vette di rado raggiunte dal cinema western. Visione fondamentale!
MEMORABILE: Il dettaglio dello sperone; La situazione fucile-pistola a parti invertite; Il terribile segreto di Douglas Mortimer (Van Cleef).
Secondo giro, altro centro di Leone. La base è quella di sempre: taglio delle inquadrature di livello, musiche importanti come gli attori principali, dialoghi essenziali ma taglienti e via discorrendo. La storia si fa anche più interessante, grazie all'inserimento del personaggio di Van Cleef e inizia a fare capolino in maniera più netta quell'ironia che prenderà sempre più piede nel corso degli anni e caratterizzerà lo spaghetti western. Questa volta l'Almeria sembra ancoa più bella e "americana" e la violenza è sempre ponderata ma corposa.
Ancora una volta sono i dettagli a fare la differenza, restituendo una visione d’insieme epica e di ampio respiro. A fronte di una storia semplice e senza nessuna particolare ambizione, emerge la visione di cinema leoniana, lenta e ricca di pathos, che riesce a elevare e sdoganare un genere di nicchia come il western. La colonna sonora di Morricone è semplicemente straordinaria e vale da sola mezzo film, mentre tra gli attori spicca un monumentale Gian Maria Volonté, seguito da un grande Lee Van Cleef. Capolavoro in senso assoluto.
Secondo capitolo della trilogia del dollaro che aggiunge al duo Eastwood-Volontè il grande Lee Van Cleef. Due bounty killer sono a caccia di un'assassino senza scrupoli chiamato "Indio"; scopriranno di avere interessi comuni nella cattura. Leone migliora ulteriormente la qualità del proprio western portandolo al di sopra della denominazione "spaghetti". Le musiche di Ennio Morricone poi fanno il resto scandendo duelli all'ultimo sangue impossibili da dimenticare.
MEMORABILE: "Quando finisce la musica spara, se ti riesce".
Leone replica il film precedente con più mezzi ma minor fantasia. Tra Eastwood e Volontè inserisce Lee Van Cleef e accentua l’idea di avventura picaresca dominata dalla violenza e popolata da brutti ceffi sporchi e cattivi. L’insistenza sui primi piani, l’alternanza tra lunghi silenzi e improvvise esplosioni di violenza, l’importanza delle musiche di Morricone nell’economia del racconto, sono i tratti distintivi di un regista che resta l’unico vero autore del western all’italiana, sottogenere che sfornerà una marea d’imitatori di bassa lega.
MEMORABILE: Il fiammifero accesso sulla gobba di Kinski; Il conteggio finale delle taglie; Il carillon dell'orologio; Il primo criminale freddato da Mortimer.
Episodio intermedio della trilogia, sarebbe potuto essere il western migliore di sempre, se Leone non fosse riuscito, un anno dopo, a superare sé stesso. Rispetto al capitolo precedente la storia si allarga a tre protagonisti, con l'inserimento di un Van Cleef strepitoso nel ruolo del bounty killer tormentato da un passato funesto. I dialoghi sono arguti e spassosi e le musiche eccellenti, con il ricorrente carillon, foriero di morte, e il tema "Addio Colonnello" sul quale a stento si contiene la commozione.
MEMORABILE: "Abitualmente fumo dopo mangiato, perché non torni fra dieci minuti?" "Fra dieci minuti fumerai all'inferno".
Secondo capitolo della famosa Trilogia del Dollaro. Non ha ancora l'epicità degli altri lavori leoniani, ma la strada è quella. La vicenda è tutto sommato semplice e il film va diritto su quella, senza troppe concessioni allo spettacolo, anche se alcune scene straordinarie sono già una promessa di ciò che Sergio Leone ci regalerà in futuro. Grandiosi i tre personaggi principali e tutto il cast in genere, ma una menzione la merita Klaus Kinski, qui personaggio minore. Indimenticabili le musiche e il duello finale.
Dopo una prima parte notturna, diretta e violenta, Leone comincia qui a smussare gli angoli più ruvidi del suo western: i personaggi diventano di più e assumono più spessore, si fa strada una certa dose di ironia e la storia si dipana seguendo sentieri più complessi. Tra Van Cleef, Eastwood e Volonté si fatica a sceglierne uno, finendo per propendere per l'allucinato Indio dell'ultimo, soprattutto per affetto nei confronti dell'attore. Si contano almeno un paio di scene memorabili, replicate da registi di ogni luogo, come indimenticabili sono le musiche.
MEMORABILE: La fuga dopo la rapina con il sole al tramonto; Il conteggio dei tempi della ronda a El Paso; Il vecchietto e i treni.
Due bounty killer si alleano per incassare la taglia su un rapinatore di banche. Protagonisti misti tra il giovane e l'anziano, tra chi pensa solo al denaro e chi all'onore, con la sceneggiatura che gioca sulle differenze. Prima parte perfetta negli incastri con le musiche di Morricone a scandire le tensioni, cala negli ultimi trenta minuti prima della classica resa dei conti. Uso discreto delle seconde linee e dialoghi che favoriscono Eastwood per una lieve ironia di fondo.
MEMORABILE: La casa che vibra al passaggio dei treni; Il cappello tenuto in aria a pistolettate; Eastwood che subentra col carillon.
Rispetto al film precedente, questa caccia all'uomo incrociata mostra una maggiore padronanza della materia da parte del regista che perfeziona un aspetto che sarà poi imitato da molti spaghetti confratelli: a differenza degli antagonisti, nevrotici e vibranti, i suoi "eroi" hanno il dono della pacatezza: sono lenti, quasi solenni nei gesti e nei movimenti, salvo rivelarsi fulminei nella resa dei conti, e sono parchi anche parlare, anche se non disdegnano le battute taglienti. Buon film, in attesa del capolavoro in arrivo che ne erediterà parte del cast principale.
Dopo il successo inaspettato della prima pellicola della trilogia del dollaro, Leone si ributta nel western e grazie a una produzione più generosa dirige un film con mezzi e uomini imponenti. Ne esce un film più maturo e ricco di spunti del precedente grazie a una sceneggiatura impeccabile e ai soliti accorgimenti leoniani. Stupisce il ritmo lento dei protagonisti, una pigrizia che diventa ferocia durante le sparatorie con Van Cleef che affianca Eastwood in un duello di bravura e stile. Musiche ovviamente eccellenti di Morricone.
MEMORABILE: I primi piani: tutti, indistintamente.
Di poco superiore al suo bel film precedente, ma lo stesso voto è dovuto al fatto di essere, alla fin fine, il numero due. La storia appare più centrata e inoltre gode del fatto di avere un cast ancor più composto da fuoriclasse: grande Eastwood a disegnare il suo storico personaggio ma soprattutto grandissimi Volontè e, in questo caso come novità, Lee Van Cleef, Kinski e Pistilli. Quando si vedono in altri film tutti questi attori? Inutile, poi, parlare di colonna sonora... Siamo nel mito puro. Grande cinema... e il capolavoro deve ancora arrivare.
Gli ingredienti del film precedente qui vengono articolati meglio, aggiungendo un coprotagonista altrettanto abile con la pistola ma "signorile", e tutti gli elementi che fanno dell' antagonista un "vero cattivo", a cominciare dall' agghiacciante "esecuzione" fuori campo, prima di sfidare al "carillon" un ex complice che lo aveva tradito, di sua moglie e il figlioletto. Clint ripete il suo personaggio, ma questa volta è alle prese con una "pistola" veloce quanto la sua, di fronte alla quale... togliersi il cappello. Originale, per il genere, l'idea portante dei flashback.
MEMORABILE: Tiro al cappello; Il piano proposto all' Indio per sbarazzarsi di una parte dei suoi uomini; L' arrivo inaspettato di Groggy.
Per un pugno di dollari era divertente, ma è qui che si inizia a fare sul serio. Leone sfodera le sue armi migliori e costruisce scene di suspense degne di un thriller, limitando il più possibile i dialoghi e dando ampio spazio ai paesaggi silenti e soleggiati, all'intensità dei primi piani, alla forza evocativa dei dettagli, ma soprattutto al maestro Morricone (dal main theme ai semplici brani atmosferici, non c'è una nota che non resti indelebilmente impressa nella memoria). A parte il subplot sulla vendetta di Van Cleef, un po' vago, anche lo script è valido. Grandissimo Volonté.
MEMORABILE: Il carillon, la cui melodia piacerà a Fulci; Il profeta e i treni; L'assalto alla banca con sorpresa; Il confronto finale fra Van Cleef e Volonté.
I cacciatori di taglie Manco e Mortimer decidono di collaborare per prendere la testa di Indio e dei suoi compagni banditi: Sergio Leone torna con un cast consacrato e realizza il sequel spirituale di Per un pugno di dollari. Lo stile del regista rimane invariato e potente, mentre la scrittura si colora di personaggi riusciti - Van Cleef su tutti - e colpi di scena, regalando un'avvincente storia di vendetta. La sua natura incerta (sequel o film a sé stante?), frutto principalmente di una questione di copyrights, infastidisce e al contempo dona fascino.
Nel secondo episodio della trilogia, il buon ineffabile Clint trova pane per i suoi denti nel volto tagliente di Lee Van Cleef e viene messo in scena un confronto in cui qualcosa deve cedere: l'uno è veloce, l'altro preciso. Il terzo volto, quello di Gian Maria Volontè si era già visto ma non è qui meno efficacie. A valle di un canovaccio piuttosto semplice, Sergio Leone imbastisce un lavoro fatto anzitutto di epica, aiutato dal maestro Morricone e dal carisma dei suoi attori, in mezzo a tutto questo nulla fatto di colori caldi e sonnacchiosi e abbandonati dalla vita. Peccato per Kinski.
MEMORABILE: Il duello con i cappelli; Lo scontro finale
Dopo la tesi, iconico pezzo di cinema realizzato al risparmio, arriva il momento dell'antitesi, più matura e stratificata, in cui il mattatore Monco (un sempre splendido Eastwood) viene contrappuntato dalla speculare nemesi Mortimer (Van Cleef). Il gusto personale porta a preferire, anche sopra il classico duello conclusivo (con annessa, intuibile analessi), la prigione a cielo aperto della squallida Agua Caliente, cencioso ammasso di pietre riarse dalla calura andalusa, dove prende corpo l'evoluzione del rapporto fra i due protagonisti e l'Indio (Volonté). Il capolavoro è in arrivo.
I volti itterici, perlati di sudore e consumati dal sole dei Volontè, gli sguardi fissi sugli avversari e le smorfie storiche degli Eastwood, gli armamenti e i sigari da accendere sulle deformità dei Kinski dei Van Cleef: Leone amministra l'eredità del primo quadro del trittico con un'ansia da prestazione che lo porterà a migliorare con spropositato merito. L'unione che fa la forza tra i due cacciatori di taglie (oggi chiamare "vecchio" un cinquantenne non avrebbe alcun senso) precede l'indimenticabile happy ending benché l'intero film non si risparmi troppo in crudeltà.
MEMORABILE: Il facchino dell'albergo del colonnello Mortimer che entra nella stanza a far la valigia e poi sbotta in preda al panico, buttandola a terra.
Rinfrancato dall'inatteso successo del primo capitolo, Leone decide di proseguire con questa seconda storia di dollari. Volonté fa di nuovo il cattivo, ma stavolta il suo ruolo è ancora più complesso e l'interpretazione folgorante. Si rivede anche Brega e soprattutto un nevrotico e inquietante Kinski. I paesaggi spagnoli sono ancora polverosamente perfetti. Gara di bravura fra i due protagonisti, il giovane Clint e il vecchio Lee Van Cleef, che aveva addirittura abbandonato il cinema per la pittura. Si sale di livello verso il gran finale.
Due cacciatori di taglie si alleano per vendicarsi contro il pericoloso malfattore El Indio appena evaso. Emerge limpida la solita maestria di Sergio Leone, ma il film risente inevitabilmente del confronto indiretto con gli altri due capitoli della trilogia. Però questo sminuisce solo marginalmente il valore artistico del film, che trae profitto da una sceneggiatura ben articolata e dalle belle musiche di Morricone.
Secondo western per Leone, che affina le doti e sforna un capolavoro del genere. Una banale caccia all'uomo incrociata si trasforma in una splendida epopea tra lezioni di vita, avidità, vendetta, amore fraterno e percorsi di crescita. Eastwood cinico, Van Cleef solenne, Volontè (migliore in campo) regala estrema profondità a personaggio esasperato e fuori dagli schemi. Tra i comprimari brilla Pistilli. Morricone in stato di grazia.
MEMORABILE: "Indio, tu il gioco tu lo conosci"; "Amigo, era l'unica risposta che potevi dare"; Il duello; Morricone.
Seconda pellicola della trilogia del dollaro. La regia di Leone qui molto più solida e definita. Pellicola riuscitissima sotto tutti i punti di vista, dalla trama coinvolgente (anche se non innovativa) ai tecnicismi registici, con un grande cast e numerose caratterizzazioni dei personaggi. Come al solito aiutato da una strepitosa colonna sonora che accompagna un altrettanto strepitoso finale e svariate scene memorabili.
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DiscussioneZender • 4/07/14 10:41 Capo scrivano - 48259 interventi
Ah peccato, io ho il bluray restaurato sempre da loro del Buono il Brutto e il cattivo e devo dire che è ottimo.
Ce li ho anch'io, ma non ho ancora avuto tempo di guardarli bene. Gli ho giusto dato un'occhiata, avendo in animo di fare una retrospettiva totale leoniana, uno dei tanti progetti che faccio senza rendermi conto di non avere nemmeno un terzo del tempo che mi occorrerebbe...
Al cinema, su uno schermo enorme come quelli delle sale del The Space di Rozzano, i segni del tempo temo siano inevitabili. Ma complessivamente mi è sembrato molto buono. E comunque, al cinema si coglie in modo palmare la qualità incredibile della composizione delle inquadrature (prima ancora, imho, dei movimenti di macchina) di Leone.
DiscussioneAlex75 • 21/03/16 17:43 Call center Davinotti - 710 interventi
Capannelle ebbe a dire: Matemalex ebbe a dire: ..la musica della Resa dei conti finale.
Mitica, forse ineguagliata composizione di Morricone.
Bene, oggi la sento suonare alla radio per la pubblicità di una Lancia.
Che Dio possa maledirli, questi pubblicitari senza scrupoli.
Non si usano le musiche leggendarie per pubblicità e altre amenità!
Ritengo anch'io detestabile l'uso di queste musiche per scopi pubblicitari, ma il tempo è galantuomo. Probabilmente lo spot della Lancia cadrà (se non è già caduto) nell'oblio, mentre i film di Leone continueranno a essere ammirati e ad entusiasmare, assieme alle musiche che li accompagnano.
DiscussioneFauno • 21/03/16 18:16 Contratto a progetto - 2748 interventi
Eccellente post, Alex. Giù il cappello. Non serve maledire l'aria fritta. A volte le pubblicità han fatto riscoprire pezzi da tempo dimenticati, ma chi se ne lascia fondere va molto più a fondo e si va a cercare come la radice della mandragola. A tal punto se già era forte la prima sensazione della pubblicità, quella che si prova a trovare la sorgente originaria è comunque decuplicata.
Vero per i pezzi meno famosi, tipo canzoni anni 60 o 70 ma per dei capolavori creati da Morricone o Zimmer non penso che avessero bisogno di comparire come jingle di un quiz televisivo o della pubblicità del grande magazzino o dei biscotti... cioè se ami quel film e te lo vedi associato alle Macine un pò ti girano. Anzi ti girano a 1000 perchè si tratta(va) di pubblicità onnipresente.
Capannelle ebbe a dire: Vero per i pezzi meno famosi, tipo canzoni anni 60 o 70
Non penso però che le canzoni degli anni '60 e '70 siano meno famose delle colonne sonore dei film dello stesso periodo. Anzi, in linea di massima è più facile il contrario.
non penso che avessero bisogno di comparire come jingle ...
Guarda come si intitola il film in cui stiamo discutendo.... e datti una risposta ;)
MusicheAlex75 • 22/03/16 17:37 Call center Davinotti - 710 interventi
Matemalex ebbe a dire: Seconda collaborazione tra Sergio Leone ed Ennio Morricone. Ormai inimitabili le doti del fischiatoreAlessandro Alessandroni e grande intuizione nell'utilizzo di strumenti non comuni come lo scacciapensieri, la frusta e le campane. Ecco i Titoli di testa e la Resa dei conti finale.
A proposito di Alessandroni, nei giorni scorsi ha compiuto 91 anni. Non so se sia tuttora in attività, ma ancora nel 2011 ha collaborato, come fischiatore, all'album "Rome" di Danger Mouse e Daniele Luppi. Un notevole e lodevole esempio di longevità artistica.
HomevideoRocchiola • 13/05/19 09:45 Call center Davinotti - 1274 interventi
Ad oggi l'edizione in bluray della Mondo del 2007 resta a mio avviso la migliore disponibile sul mercato home-video italiano. Il restauro eseguito Sky Cinema in collaborazione con la Cineteca di Bologna costituisce un impressionante balzo di qualità rispetto alle precedenti edizioni in DVD. Il video panoramico 2.35 presenta un'immagine pulita, ammantata da un lieve filo di grana naturale mai invadente (se si esclude l’inquadratura iniziale su cui si svolgono i titoli di testa che è molto granulosa) e propone soprattutto una colorazione finalmente corretta e rivitalizzata rispetto alle edizioni precedenti che apparivano piuttosto sbiadite. L’unica traccia audio disponibile in DTS-HD mono è potente e ben definita. Purtroppo questa edizione sta andando fuori catalogo, pertanto consiglio a chi ne sia interessato di acquistare le ultime copie disponibili presso le principali videoteche o su Internet.
Non ho visionato la recente edizione della Eagle uscita nella collana degli "Indimenticabili", ma alcuni commenti sembrano preferire l'edizione Mondo.
Rocchiola ebbe a dire: Non ho visionato la recente edizione della Eagle uscita nella collana degli "Indimenticabili", ma alcuni commenti sembrano preferire l'edizione Mondo.
Parli della colorazione "giallognola" o di che..?!
Perché, in generale, quelle della Eagle hanno un encoding migliore (anche delle recenti versioni estere).
HomevideoRocchiola • 21/05/19 14:29 Call center Davinotti - 1274 interventi
Si intendevo quella con la custodia dorata
Ho visto il confronto operato su AVMagazine ma credo comunque che mi terrò le edizioni Mondo, in quanto conosco alcune persone che hanno acquistato le riedizioni Eagle senza notare particolari miglioramenti rispetto alle edizioni precedenti.