Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Nando: Il rapporto che s'instaura tra un adolescente ed un burbero professore sfigurato ma dotato di grande saggezza. Un discreto spaccato della provincia tra pettegolezzi e cattiverie che evidenzia l'arretratezza culturale borghese. Valido l'esordio registico di Gibson, che tende al buonismo nel finale.
Rufus68: Commediola esilissima che scorre via senza farsi ricordare nemmeno per una trovata. L'equivoco alla base è pura acqua fresca e la meccanicità del comico nel personaggio di Taranto (l'eterno affamato) parecchio scoraggiante (il bravo caratterista pare, inoltre, poco adatto a reggere il peso da protagonista). A salvare dal giudizio più severo rimane la simpatia dell'insieme dei vari attori: dalla Ninchi al Sordi petulante e infantile, risaputo, ma efficace.
Puppigallo: Pellicola, che può risultare piuttosto simpatica, almeno finchè il protagonista, un Sordi al limite della caricatura, sbatte tutti in galera, "amici" compresi. Poi però, non potendo reggere fino alla fine con lo stesso copione, il tutto viene poco per volta ribaltato, finendo però per suscitare un certo disinteresse in una vicenda, che già saltava un po' troppo dalla commediabal quasi serio risultando, alla fine, un ibrido cinematografico. Vedibile e nulla più.
Daniela: Coinvolto come "palo" nel tentativo di furto in un appartamento, il bellinbusto Turi per evitare l'arresto s'inventa l'innamoramento per un'ingenua domestica... Proto-musicarello di qualità superiore alla media: la trama è utilizzata come pretesto per inserire canzoni di successo, ma la messa in scena si inserisce nel genere neorealista per la descrizione di una Roma borgatara ben resa da Di Venanzo in un morbido bn. Anche la sceneggiatura, firmata da Scola e Zavattini oltre che da Tellini , è un poco più articolata rispetto ai più banali musicarelli che dilagheranno nel periodo successivo.
MEMORABILE: La "dimostrazione" dell'imbroglione, con Turi che finge di non aver visto nulla; La resa dei conti con gli ex complici
Rigoletto: Film che ha in sé quella punta di ingenuità che lo rende un prodotto abbondantemente superiore alla media. Va lento ma accelera sempre più fino alla stretta conclusiva e quando hai finito di vederlo ti rimane dentro qualcosa di speciale. Costner se la cava bene ma quello grandioso è James Earl Jones, lui sì veramente in grado di polarizzare l'attenzione. A loro va aggiunto un Burt Lancaster che, sebbene appaia pochissimo, incede come un monarca, sapendo che non saranno i minuti in scena a decretare i migliori in campo. Da vedere.
Furetto60: E' tutto esagerato in questo film d'azione molto macho, in cui l'esagerazione è la regola: dalle situazioni ben oltre il limite del possibile e della logica ai dialoghi tra buoni e cattivi. Piace Travolta nelle vesti di cattivo (la sua maschera facciale infatti gli permette di essere credibile anche come pazzoide) mentre Slater non regge il confronto. Adrenalinico; non ci si annoia, ma poi finisce lì.
Rambo90: Ricalcato sul più celebre e riuscito film di De Palma sugli intoccabili, ma con una sua dignità, soprattutto per quanto riguarda la confezione, molto curata nell'ambientazione, nella fotografia e nel ritmo spedito. La storia procede sul prevedibile ma coinvolge, anche grazie all'ottimo cast, dove tutti sono al posto giusto, a partire dal piacevolmente sopra le righe Penn. Notevole.
Disorder: Somiglia un poco a Un esercito di cinque uomini: un pugno di uomini, non proprio eroi (qui addirittura dei condannati alla forca) ma piuttosto in gamba, chiamati a compiere l'impresa, con il miraggio dell'oro e le consuete storie di onore e tradimento. Notevole il cast: James Coburn, Bud Spencer, Telly Savalas, quest'ultimo sempre inarrivabile nella parte del cattivo. Un buon film, che paga un po' l'assenza di scene o personaggi memorabili, ma è sopra la media del genere.
Galbo: Dalla mente del geniale regista e scrittore Michael Crichton, ER (l'acronimo sta per Emergency Room, cioè Pronto Soccorso) è la serie televisiva di ambientazione medica per eccellenza. Caratterizzata da un'alta qualità delle sceneggiature, molto curate per quanto attiene le tecniche e la terminologia medica, ER si è distinta per episodi adrenalici ed appassionanti (specie quelli delle prime stagioni) e per un ottimo cast che compreso attori di indubbio valore e carisma come George Clooney.
Buck: Ottimo secondo western di Squitieri (il primo Django Sfida Sartana era piuttosto inferiore). La vendetta è il tema della pellicola, una vendetta spietata che troverà sulla sua strada parecchie vittime, tra cui colui che ne ha provocato la causa. Bravissimi (di mestiere) gli interpreti che collezionano uno straordinario spaghetti-western nell'anno di grazia 1971, annata che portava sul viale del tramonto (purtroppo) il genere ma che ci regalava comunque ancora ottime pellicole.
Il ferrini: Fanta-action divertente con Stallone in grande spolvero e uno Snipes cattiverrimo al limite del cinecomics. L'idea dei buoni in superficie e i relitti umani nel sottosuolo non è certo una novità, ma qui un guizzo geniale (e piuttosto buffo) c'è. La società che vieta tutto ciò che è immorale o insalubre (dal sesso al turpiloquio, passando per il sale e la birra) non funziona. Provoca inevitabilmente una resistenza e dunque prima o poi una guerra. Reazionario? Forse. Però anche anticapitalista (nel futuro rimane un solo tipo di ristorante). Di sicuro si ridacchia.
Rocchiola: Un capitano nordista, un sergente di colore, un ex ufficiale sudista e un bandito messicano sono incaricati di scovare un folle colonnello sudista che vuole scatenare una nuova guerra civile servendosi dell’odio degli indiani nei confronti dei bianchi. Western d’azione picaresco piuttosto violento per l’epoca, amato da Tarantino. Un buon ritmo e alcune intuizioni originali lo elevano dalla media del periodo. Nell'ottimo cast guidato da Boone killer d'indiani per vendetta, spiccano O’Brien e Franciosa, ironico mascalzone privo di morale.
MEMORABILE: La tortura dei tre protagonisti trascinati dai cavalli indiani; L'indiana che continua a tenere tra le braccia il bambino morto; L'esplosione finale.
Daniela: In un futuro prossimo, la scarsità di cibo ha reso la fertile Indonesia una superpotenza in grado di risolvere il problema della fame nel mondo ma il partito al potere ha instaurato una feroce dittatura... Sono le premesse poco originali di un film che funziona almeno in parte nelle sequenze di azione grazie ad alcune trovate come il mantello dell'invisibilità ma risulta confuso nella trama e molto banale nei risvolti sentimental-familiari dell'eroe. Il doppiaggio piatto e straniato rende ancor più tosto arrivare fino in fondo senza sbadigliare.
MEMORABILE: In negativo: "Questa è tua figlia!" e lui non fa una piega.
Galbo: Immaturo quarantenne scopre improvvisamente di avere una figlia diciassettenne. Dopo un esordio dai toni drammatici, Edoardo Leo dirige e co-interpreta una commedia al centro della quale c'è l'eterno Peter Pan, personaggio tipico del cinema italiano, queste volte alle prese con la paternità inaspettata. Il risultato benchè non nuovo narrativamente non è sgradevole. La sceneggiatura "regge", i personaggi sono discretamente caratterizzati e le interpretazioni buone. Si poteva osare di più, ma nel complesso il risultato è accettabile.
Modo: Trovo molto piacevole questo lungometraggio di guerra. Il ritmo è alto dall'inizio alla fine e non manca certo l'azione, a volte pure adrenalinica. Bravi tutti gli attori, indistintamente. C'è pure il futuro "Apollo Creed", sfuggitomi alla prima visione anni e anni fa! Consigliato a chi ama i "classici" film di guerra.
Bizzu: Linklater rischia tutto con un progetto ambizioso e ne esce vincente. Questo film è l'esatto contrario del suo Waking life: invece di un super-concentrato (indigesto) di massime e retorica filosofica, qui ha imparato la lezione e ci propone un solo concetto (espresso poi nel bel finale) e si prende quasi tre ore per svilupparlo. Il risultato è un film permeato da uno spirito profondamente americano, dolce ma non eccessivamente retorico o stucchevole; oltre a essere attraente dal punto di vista visivo per la metamorfosi degli attori. Da vedere.
Galbo: Film giustamente non passato alla storia, e' un western di stampo abbastanza classico diretto da Gordon Douglas. Il limite principale del film e' la caratterizzazione ultra stereotipata dei personaggi, schematicamente suddivisi in buoni e cattivi in una visione ormai ampiamente datata. Qualche discreta scena spettacolare ma nel complesso un giudizio che non arriva alla sufficienza anche per una performance non irresistibile degli attori.
Siska80: Due amiche prendono parte a un reality di appuntamenti solo per ottenere notorietà, ma restano coinvolte sentimentalmente. Il titolo italiano non rende giustizia al gioco di parole originale su cui si basa questa mediocre commedia non del tutto inverosimile però e nel complesso gradevole, non tanto per la presenza degli uomini quanto invece grazie alla simpatia delle due giovani protagoniste, le quali portano brio sin dall'inizio. Belle le location, azzeccata l'idea di fare il verso a certe trasmissioni tv che spopolano nel mondo, finale immaginabile ma coerente. Merita la visione.
Rambo90: Sequel dello Sceriffo extraterrestre, non scorrevole come il prototipo ma ugualmente divertente grazie al grande carisma di Bud. La venuta degli alieni aiuta a costruire una storia diversa dalla precedente e Ferruccio Amendola è davvero simpatico. Ottime come sempre le musiche dei fratelli De Angelis, un po' debolucce stavolta le scazzottate (tranne quella finale con gli alieni).
Enzus79: Un bandito si allea con gli indiani per vendicarsi dell'uomo che ha ucciso suo fratello. Forse il western meno riuscito di Sergio Corbucci, che nel genere è uno dei migliori. Seppur in modo altalenante intrattiene e non annoia. Non ci sono momenti degni di nota e Mark Damon sembra fuori ruolo. Discreta la colonna sonora, scadente invece la canzone cantata dalla Fabrizi.
Capannelle: Se per forza di cose la sceneggiatura partiva da una base già sperimentata, quello che funziona bene è il gioco di squadra tra Milani e i suoi attori, in particolar modo un eclettico Favino, una intensa Leone e i caratteristi di contorno, a iniziare da una Scalera che entra sempre con il piglio giusto al momento giusto. Il buonismo viene limitato, anche quando ci si trasferisce a Lourdes, i tempi comici ben manovrati e l'operazione può dirsi riuscita.
Maxx g: Quarto film della serie, contiene tutti gli ingredienti per farsi apprezzare: oltre alla solita dose di azione e suspence, contiene anche quella piccola dose di umorismo che rende leggero il tutto. Da brividi le inquadrature dall'alto a Dubai, ma è tutta la fotografia che è valida nell'insieme. Tom Cruise fa la parte del leone ma è ben spalleggiato dagli altri, con una Paula Patton efficace. Da vedere anche per chi non apprezza particolarmente il genere.
MEMORABILE: Le prime scene di lotta della Patton; La tempesta di sabbia; L'arrampicata con i guanti di Tom Cruise.
Galbo: Realizzato con grande spiegamento di mezzi, Il giorno più lungo è la storia dello sbarco delle truppe americane in Normandia nel 1944. Tratto da un celebre libro di Ryan, racconta la storia in forma di cronaca quasi da pseudocumentario. Il tutto con intenti autocelebrativi e nessun momento critico. Ciò nonostante un kolossal fatto molto bene (ha impegnato ben tre registi), con cast all stars (Wayne, Fonda, Mitchum e tanti altri) ed alcune sequenze molto spettacolari.
Ultimo: Una commedia costruita su una vicenda semplice, ben diretta (la mano di Muccino si vede) e interpretata da un Gerard Butler discretamente convincente nei panni di un ex campione di "soccer" che vuole riconquistare la sua famiglia. Nulla di eccelso sia chiaro, ma gustabile. Piccolo commento sulle interpreti femminili: la Biel è bella e tenera, la Zeta-Jones una bomba sensuale, la Thurman sprigiona fascino. Non male, dopotutto.
Galbo: Uno dei film migliori prodotti sul mistero della ipotetica superstite della dinastia dei Romanov. Il regista Anatole Litvak sceglie (contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare per un film del genere) la chiave della commedia sentimentale (seppur con elementi da thriller);il risultato è un film che sebbene appaia convenzionale nella struttura, è ben realizzato così da risultare piuttosto piacevole per lo spettatore anche grazie alle ottime prove dei due protagonisti, con la Bergman premiata con l'Oscar per la parte.
Achab50: Due senzatetto vivono sotto i ponti del Tevere a Roma: uno è alto, secco e taciturno, l'altro piccolo ed estremamente loquace. Singolarmente veniamo a conoscenza di tutto del primo e nulla del secondo. La macchina da presa segue la vicenda con la distaccata attenzione con cui un entomologo esamina un insetto e forse per questo la vicenda dei due emarginati spicca a tutto tondo svelandoci un mondo di violenza, sporcizia, furtarelli. Il tutto condito dalla straordinaria facondia di Callisto, che vive in un mondo tutto suo pur essendo sveglio e inventivo. Inutili gli ultimi tre minuti.
Puppigallo: Il razzismo serpeggiante, un uomo integerrimo e il suo superiore, che pur rispettando i regolamenti, non scorda chi è la persona che gli sta davanti e che rischia la pena di morte. E' questo il sunto di un western giudiziario piuttosto anomalo, con attori in parte e un ritmo mantenuto a livelli accettabili grazie ai continui salti, dal processo, a ciò che è accaduto (fattaccio a parte, visto che l'imputato non vuole dire una parola in merito). Non ci sono particolari momenti da ricordare, ma la narrazione fluida, nonostante il doppio binario, fa sì che il tutto funzioni piuttosto bene.
MEMORABILE: "Parli sempre del futuro come se fosse una terra promessa"; "Disertando, sarei tornato un sudicio negro vagabondo"; Pausa della corte con poker.
Cotola: Un espertone di informativa si trova, suo malgrado, coinvolto in una serie di delitti: si metterà ad investigare. Giallo christiano dal ritmo non proprio sostenuto, ma che riesce a non annoiare più di tanto a causa della catena di delitti che mette in scena. Un po' di interesse qua e là affiora ed alla fine non è impossibile individuare l'omicida (c'è un momento in cui chi è smaliziato può mangiare la foglia) anche se è arduo, forse impossibile, scovarne il movente. Solo per appassionati.
Aco: Accurata ricostruzione stile anni 60 di strade, edifici, vestiti, trucchi, oggetti di uso quotidiano, modi di parlare e comportarsi. A livello narrativo, dopo un avvio lento, la storia prende ritmo, ci sono colpi di scena, flashback e alcune inquadrature per velocizzare e drammatizzare la situazione. In comune con la precedente opera, questo film è un duro attacco al potere e alla classe politica. Bravi gli attori, in particolar modo Luca Marinelli, Valerio Mastandrea e Miriam Leone, che sembra Eva Kant rediviva. Da vedere anche se non siete fan di Diabolik.
Magnetti: Commediolina... ina... ina... Come bersi un bicchier d'acqua che mette di buon umore (senza esagerare, però). Kevin Kline è comunque efficace nel suo duplice ruolo di Presidente USA e impiegato/imitatore che lo sostituisce per coprire un temporaneo malore del primo. La parte più riuscita è quella dell'insediamento alla Casa Bianca del sosia. Frank Langella è il solito bravo caratterista, soprattutto quando deve interpretare ruoli da cattivo: ha proprio il volto giusto! Adatto a tutti e, in fondo, di buon gusto.
Rambo90: Uno degli 007 migliori di sempre: grazie ad una storia lineare (e finalmente non incasinata come quelle dei primi Bond), Mendes riesce a creare una storia di vendetta avvincente e per nulla banale nello svolgimento. Craig si conferma un Bond diverso dal solito ma interessante, Bardem è un cattivo spettacolare (fra i più memorabili), la Dench ha finalmente lo spazio che merita dando al personaggio di M una luce del tutto nuova e infine c'è il cameo del grande Finney. Bello il finale nella campagna scozzese, ottimi la soundtrack e gli omaggi ai film precedenti.
Mutaforme: Commedia italiana che, come da recente tradizione, vede intrecciarsi tra loro varie storie di personaggi difformi: la cinquantenne che si vede vecchia, il ragazzo in cerca di avventure, il playboy, il marito fedifrago. Il canovaccio somiglia molto a quello dei cinepanettoni, anche se un po' più divertente (brave la Cortellesi e la Signoris). Mezzo voto in meno per la pubblicità troppo palese di "Impresa Semplice" (a tratti sembra di vedere uno spot invece che un film). In definitiva passabile.
Daniela: Giocattolaio e libraia, causa morte del figlioletto, dopo essersi informati sulla pratica per una adozione si vedono arrivare in casa un settenne in giacca e cravatta, che parla come un libro stampato, ben deciso a cambiare la loro vita. Fosse un horror, Eli sarebbe il fratello maggiore della Esther di Orphan, ma siamo in un favola natalizia e tutto prende un'altra piega. Per fortuna, il piccolo Maurice Cole ha un faccino tanto simpatico da attutire almeno in parte l'effetto inquietante del suo look da bancario. Qualche lacrima ci può stare, soprattutto durante una certa sequenza.
Daniela: Questa commedia fra il tenero ed il malinconico costituisce l'esordio registico di Helen Hunt, che conquistò il successo con Qualcosa è cambiato (da qui il ruffiano titolo italiano). Niente di nuovo in questi intrecci sentimental/familiari, ma il tono sommesso non privo di accenti di verità e la buona direzione degli attori (persino Bette Midler, solitamente straripante, risulta credibile) rendono la visione piacevole ed interessante. Helen Hunt mostra il peso degli anni sul suo volto, risultando più bella di tante liftate.
MEMORABILE: Il particolare della mancia nella toilette del ristorante di lusso, con la Hunt che si giustifica con l'inserviente per la modestia della somma
Gordon: Discreta commedia in forma di parodia che narra dei tre moschettieri (più ovviamente D'Artagnan) che ormai vecchi e bolsi si riuniscono. il film si fonda sulla vivacità di Favino, Papaleo e Mastandrea (Rubini, essendo una sorta di monaco-moschettiere, non può perdere troppo il contegno), sugli ottimi costumi e sulle riprese dei paesaggi, ma purtroppo è rovinato da una sceneggiatura sfilacciata e da una regia che riduce il film a un insieme di gag. Buone la Gioli e la Buy, poco sfruttato Haber.
Mclyntock: Talentuoso sceneggiatore dei classici di Boetticher, Kennedy si è cimentato, con discreti risultati, anche alla regia. Qui dirige una commedia sentimentale di ambientazione western. La regia non è certo la cosa migliore del film, anzi risulta spesso priva di brio, grigia e di routine. Meglio il plot, insolito e originale, ricco di spunti umoristici ben calibrati. Confezionato con competenza. Cast decente. Una curiosità, per appassionati.
Pinhead80: Action movie adrenalitico che vede come protagonisti Keanu Reeves e Sandra Bullock alle prese con uno psicopatico (il grande Dennis Hopper) e il suo folle piano (il bus che esplode se rallenta). Ovviamente il film dà il meglio di sè nella parte finale e, nonostante lo sviluppo sia un po' forzato e inverosimile, si lascia guardare piacevolmente.
Siska80: Donna matura abituata a relazioni occasionali si vede sconvolgere la vita da un uomo desideroso di approfondire la conoscenza... Interessante, seppur non originale, pellicola che si segue con interesse sino all'ultimo dato che il finale non è scontato come sembra, ma soprattutto perché al centro della vicenda per una volta non c'è una ragazzina e ciò consente a un pubblico adulto di immedesimarsi con più facilità. Forse il punto debole sta nell'interpretazione non sempre convincente della protagonista (comunque alle prese con un personaggio di certo non facile), ma merita la visione.
Nando: Neeson non cambia atteggiamento e mosse nel terzo episodio della oramai "saga": invincibile, imperturbabile e soprattutto capace di mirabolanti peripezie per giungere al nodo del problema. Classico action stile Besson, in cui tutto appare già visto e rivisto; tuttavia la confezione è dignitosa e il protagonista mai sbruffone (anzi, quasi dimesso). Per una serata senza pensieri.
Disorder: "Il rock con il rossetto" lo definì Lennon, ma questo era il Glam! Un concerto tutto imperniato sull'algido, efebico e androgino David Bowie, padrone assoluto della scena e autore di una performance incredibile e di grande impatto visivo, nonostante una scenografia che oggi definiremmo ultra-minimalista (fondo nero e luci puntate sui musicisti). Ottime le versioni delle canzoni, decisamente asciutte e hard, con ampio spazio alla chitarra del compianto Mick Ronson. Manca qualche classico all'appello ("Lady Stardust", "Life on Mars"), resta un live eccelso
MEMORABILE: La versione di "Moonage Daydream", con l'esplosivo Ronson che ruba letteralmente la scena a Bowie con un lancinante assolo (di 3 minuti!)
Pigro: La fuga dei ricercati, o del criminale con l’ostaggio (qui il ragazzo malato terminale col medico verso la montagna sacra), è una classica tipologia di road movie, che qui diventa percorso iniziatico alla ricerca di qualcosa che va oltre la materialità (il corpo malato, il successo borghese), attraverso tappe scomode e incontri ostili. Nel film entrano anche il rapporto padre-figlio e quello bianchi-nativi. Un densità supportata da riprese potenti che trasformano perfino i dettagli dei volti in paesaggio. Il finale sbrodolato non ci voleva.
Dusso: Un buon film con una bella fotografia quasi fumettosa per riportarci nella Los Angeles della fine degli anni 40. Ottimi i due protagonisti principali (Brolin e Penn), ben girate specialmente le scazzottate e una durata (nemmeno centodieci minuti) insolitamente minore per questo tipo di film. La sceneggiatura non è nulla di speciale ma la forza è il contorno. La Stone in un ruolo che non ti aspetti non funziona neanche male...
Vitgar: Commediola fiacca per un Abatantuono che, oltretutto, non è al massimo delle sue possibilità. Complice anche la pochezza della trama e la banalità di molte soluzioni, il buon Diego offre un'interpretazione altalenante con un miscuglio di inflessioni che alla fine stanca. Molta musica brasiliana, forse anche troppa.
Ruber: La regista confeziona un film in cui il sesso (forte e molto esplicito!) viene usato come cura e aiuto per le paure e le debolezze. L'ultima notte di libertà, per un giovane che ventiquattro ore dopo si infilerà la fede al dito, si trasforma in qualcosa da lui non cercato. Il casuale incontro con la giovane Axelle lo "imprigiona" nel suo piccolo appartamento per una notte di folle sesso sì, ma anche di confessioni, riflessioni e dubbi. Due soli attori, un unico interno e tanta penombra. Brava la protagonista femminile disinibita, dal viso dolce. Pecca per un finale scontato.
MEMORABILE: Lei non entra più in cucina da quando è infestata dai vermi. Lui: "E cosa fai non, entrerai mai più in cucina?" (e gliela ripulisce in pochi minuti).
Siska80: Essendo un film con una trama minimale (una gang cerca di impadronirsi con le cattive maniere di un teatro) incentrato sul mondo del rock, è inevitabile che le esibizioni musicali la facciano da padrone (in maniera eccessivamente prolungata, a dire il vero): la cornice tuttavia è assolutamente esilarante poiché infila una gag (surreale, alla maniera americana) dietro l'altra a un ritmo mozzafiato, facendo un po' il verso a pellicole ben più famose in special modo nell'ultima parte. Non male il cast, finale prevedibile ma consono; fa rimpiangere gli scatenatissimi Anni Ottanta.
MEMORABILE: Il funerale con i non vedenti; L'aereo che vola sottosopra.
Panza: Per la maggior parte girata in interni, l'opera di Muzii può vantare una buona estetica nella composizione delle inquadrature (sin dalle prime eteree immagini aeree) e nei molti primi piani. Peccato che, nonostante la bravura degli attori, i travagli sentimentali di Giannini non arrivino allo spettatore, che dunque non si crei un'identificazione e una comprensione con il protagonista. Simpatica la parentesi metacinematografica. Faticoso, nonostante manchino quegli intellettualismi e quei dialoghi ermetici tipici di alcune pellicole del periodo.
Lou: In estrema sintesi il film di Linklater si può definire un modo innovativo e sperimentale per raccontare la normalità. Il fatto che le riprese siano state effettuate nell'arco di 12 anni ha permesso di raccontare una normale storia familiare nel modo più realistico possibile, con gli attori che invecchiano naturalmente sulla scena nei panni dei personaggi interpretati. La quotidianità raccontata è al tempo stesso il valore e il limite di questo esperimento cinematografico, che si può dire riuscito più sul lato tecnico che su quello estetico.
Ronax: Una scatenata Navarro, sensualissima e nudissima, spesso ai limiti del porno vero e proprio, è la ragione sostanziale che motiva la visione di questo filmetto a cavallo fra soft e hard partorito da Massaccesi durante la sua lunga vacanza caraibica. Epigono degradato e residuale del filone erotico-esotico-esistenziale, inaugurato nel decennio precedente dai vari Liberatore e Scattini, ha una trama frusta e banale ma che mantiene un minimo di logica e coerenza narrativa. Anche la bella caraibica Lucia Ramirez fa, visivamente, la sua bella figura.
MEMORABILE: Le ridicolissime parentesi cannibaliche, all'inizio e alla conclusione.
B. Legnani: Di ardua valutazione per vari motivi. Massacrato dalla censura per un tono osé forse essenziale per uno snodarsi più lineare di quanto edito, sopravvive in copia fortunosamente apparsa, ma con frequenti salti che s'assommano a scelte tecniche di posizionamento della mdp decisamente fallaci. Però è pervaso da un afflato sincero con momenti riusciti, talora crudamente realistici, talora quasi lirici, con recitazioni quanto mai diseguali (la Rossi Drago di gran bravura pure qui, la Marandi e Citti in palla, ma molti ragazzotti sono al minimo). Belle voci (Locchi e Amendola).
Undying: Annibale (Jacques Dufilho) si è arricchito gestendo case d'appuntamento. In punto di morte vuole trasmettere la sua "etica" al nipote Andrea (Enzo Colajacono) che ha, però, tendenze diverse e segue la sua vocazione "omo" facendosi... sacerdote. George Eastman sceneggia una delle poche commedie dirette da Massaccesi, genere al regista poco congeniale, pur se ritenterà - l'anno seguente - di affrontarlo dirigendo Il ginecologo della mutua. Il film - non a caso - risalta per sequenze di nudo spinte e superiori alla media delle coeve commedie...
Saintgifts: Il rock tra i ghiacci dell'Artico suona insulso, specie dopo aver visto lo stile di vita degli eschimesi, definiti selvaggi dal bianco nella baracca-store, ultimo avamposto della "civiltà". L'eschimese definisce, nella sua connaturata sincerità e umiltà, stupido l'uomo bianco, che si sente talmente superiore da non tentare nemmeno di capire (il missionario in primis) le leggi non scritte (che sono poi leggi per la sopravvivenza) di gente che non sa cosa sia la menzogna. Il film evidenzia bene tutto ciò, con uno stile a tratti documentaristico
MEMORABILE: Anthony Quinn (fantastica interpretazione) che salva le mani congelate del poliziotto (Peter O'Toole).
Tomastich: Metà anni '90, Italia: deserto. Nel medesimo periodo in cui Pieraccioni faceva davvero ridere (I laureati e Il ciclone) arrivò questa commedia d'ispirazione teatrale che univa per la prima volta Gassman & Tognazzi (rigorasamente JR). C'è un problema di fondo: non fa ridere e Pieraccioni invece sì.