Grido di pietra - Film (1991)

Cerro Torre in Patagonia: una cima incredibile, un grido che dalla Terra si leva verso il Cielo. Herzog, con musiche sacre e solenni, rivela l’impotenza dell'uomo avanti a tanta maestosa bellezza. Narra della rivalità tra il giovane “acrobata” di free climbing e un vero alpinista, ma ci vuole ricordare il rispetto che l’uomo deve alla potenza immane della natura, la caducità umana e dei sentimenti, il valore della autenticità, dell’esperienza e della fatica, rispetto all’inganno e alla sfrontatezza del circo televisivo. Solo la follia può portare in vetta.

Uno dei (se non il) film più commerciali di Werner Herzog, e questo è il suo punto debole (il regista per accontentare i produttori innesta anche un triangolo amoroso piuttosto inutile). La storia comunque è interessante e vede la sfida tra due alpinisti con filosofie diametralmente opposte per raggiungere la vetta del terribile Cerro Torre in Patagonia. Straordinaria l'ambientazione. Anche il finale beffardo è un buon tocco di cinema. Un Herzog non ai suoi soliti livelli ma comunque più che degno di essere visto.

Non tra le opere più riuscite del grande regista tedesco, Grido di pietra ha tuttavia il merito di rappresentare l'alpinimo come raramente si è visto al cinema grazie anche alla bellissima e non molto sfruttata ambientazione in Patagonia. Il film delinea la contrapposizione tecnica e caratteriale tra due personaggi che fanno delle scalate la propria ragione di vita. L'opera appare invece più debole quando il regista vi innesta un'inutile vicenda sentimentale creano una pausa narrativa che appesantisce il film.

"Grido di pietra" è il soprannome dato da Messner a una delle montagne mitiche dell'alpinismo, il Cerro Torre, un'inaccessibile guglia di oltre 3000 metri piantata nel cuore dell'inferno patagonico. Questo film, chiaramente ispirato alla discussa spedizione Maestri-Egger del '59, lascia fortunatamente da parte la spettacolarità fine a se stessa per concentrarsi sui personaggi e soprattutto sulle motivazioni che da sempre spingono l'uomo alla "conquista dell'inutile". Cast adeguato, composto in buona parte da veri scalatori. Un buon film.

Un film dedicato al mondo dell'alpinismo non poteva che essere ideato da uno che di queste cose se ne intende, Reinhold Messner. Una buona idea davvero anima il film. Peccato che la sceneggiatura sia un po' approssimativa, specie nella caratterizzazione dei personaggi. Anche Werner Herzog, qui poco in forma, ci offre una regia un po' piatta. Ma scenograficamente il film non si discute e a tratti emoziona, sino al finale. Bello il significato della pellicola. La natura è sempre imprevedibile.

Il regista affronta qui uno dei suoi temi caratterizzanti - quello dell'impari rapporto tra volontà e istinti umani e le ferree e imprevedibili leggi della natura - attraverso la sfida da parte di due scalatori caratterialmente opposti, volta ad arrivare in cima al terribile picco Cerro Torre in Patagonia. Domina per tutto il film un senso di attesa e di apprensione, generata dalla precarietà e dalla fatica dell'impresa che neanche una storiella amorosa posticcia riesce a lenire. Grande spettacolo naturalistico specialmente nell'ultima parte, che sorprende per l'amaro epilgo.