ATTENZIONE A POSSIBILI SPOILER
Per il sottoscritto uno dei migliori thriller dell'ultimo decennio
Straordinario tour de force che dispensa tensione e suspence mozzafiato per tutte le due ore di durata
Ferocissimo ritratto in nero della famiglia borghese americana che và in pezzi
Teorema(tico) pamphlet di angeli sterminatori che si insinuano subdolamente nel calore familiare, per poi scardinare tutto dall'interno, fino alle estreme conseguenze
Se con
La maschera di Cera, Serra, omaggiava il
Puppet schmoelleriano, in
Orphan rivanga tutto il cinema psychothriller degli anni ottanta e novanta (soprattutto quello straight to video di "famiglie minacciate" o "minacce in famiglia") e lo risputa magnificamente, in atmosfere invernali e innevate che ricordano
Brood, in escamotage terrifici alla
Un rantolo nel buio o non dissimili da quelli shock di un
Sleepaway Camp, a finali che sono una morsa ai nervi: nella serra, nel lago ghiacciato, come la stanza sommersa di
Inferno e la pista da pattinaggio della
Zona Morta
Violentissime martellate col sangue che sprizza macchiando il candido della neve (la suora), spaccandosi il braccio nella morsa, il cinico e crudele regalo floreale, l'incipit incubotico che si trasforma in horror (la sala parto, misto allucinogeno tra
Baby Killer-l'antitesi-,
Horror Baby e il parto larvale di Geena Davis nella
Mosca cronenberghiana), la casetta sull'albero data alla fiamme, togliendo il freno a mano, giocando nel minicastello sullo scivolo, il bullismo scolastico, il piccione finito a sassate, le feroci coltellate, le crisi isteriche nel bagno, la canzocina tormentone
The glory of love canticchiata da Esther (un pò come il patrigno di Terry O'Quinn fischiettava
Camptown races), giocando con la pistola con un solo proiettile in canna.
Tutti tasselli che infiammano la visione, fino a quel raggelante twist che vien dall'istituto di igiene mentale, vero e proprio colpo di genio perfido, delirante e inaspettato
La tenerissima bambina muta (e complice delle gesta di Esther, suo malgrado) che proietta il film nella dimensione della favola nerissima, i macabri e osceni disegni ai raggi UV, che ne celano altri di natura sessuale (d'altronde l'intonaco marcescente della Casa del bambino urlante non è passato invano), la dentiera, il rossetto, la cipria e il belletto, Esther (come Eva Ionesco in
Maladolescenza) si trasforma in una grottesca bambola del desiderio, toccando apici morbosi in odor di pedofilia.
Il cinema dei bambini assassini và oltre,
Il giglio nero si tramuta in qualcosa di sessualmente deviato e cancerogeno, la follia omicida femminea dilaga, l'arte diventa la frequenza del male (la pittura, suonando Cajkovskij) e la maschera gelida di Esther che viene dall'Estonia l'incubo della middle class americana
Dall'inizio horror, al finale con chirurgiche battute thriller da insegnare nelle scuole di cinema ( da far ingelosire Wes Craven e da far invidia al Zemeckis del gran foto finish di
Le Verità nascoste ), Serra non perde un millesimo di secondo e regala gioia per le coronarie
Gioiellino di infima cattiveria e squisita crudeltà
Ti sei pisciato addosso