Gruppo di esiliati russi fa passare una ragazza smemorata per la figlia dello zar scampata all'eccidio dei Romanov. La leggenda della futura zarina ancora superstite diventa in questo film una bella fiaba quasi alla Andersen, con la piccola emarginata che scopre il dono dell'amore in un mondo ostile. Una commedia ben realizzata, con una convincente Ingrid Bergman e un altrettanto efficace Yul Brinner, e un'atmosfera adatta (quindi eccessiva) per raccontare la favola impossibile di un'imperatrice per caso.
Uno dei film migliori prodotti sul mistero della ipotetica superstite della dinastia dei Romanov. Il regista Anatole Litvak sceglie (contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare per un film del genere) la chiave della commedia sentimentale (seppur con elementi da thriller);il risultato è un film che sebbene appaia convenzionale nella struttura, è ben realizzato così da risultare piuttosto piacevole per lo spettatore anche grazie alle ottime prove dei due protagonisti, con la Bergman premiata con l'Oscar per la parte.
Il tema era rischioso, ma la scommessa di Litvak può dirsi vinta: dalla storia di un intrigo di esuli russi per sfruttare la leggenda della superstite dei Romanov si fa strada a poco a poco una vicenda sentimentale in cui il generale si innamora della donna da lui riportata alla vita dalla miseria e dall'oblio in cui si trovava. Ama Anna oppure Anastasia? Forse sarebbe stato meglio non dare risposta a questo interrogativo. Commovente Ingrid Bergman, altezzoso ed affascinante Yul Brinner.
Indimenticabili Ingrid Bergman e Yul Brynner interpreti straordinari di questa favola fatta di calcoli, astuzie, interessi, ma anche di sentimenti genuini che alla fine prenderanno il sopravvento. Il film ha il pregio di raccontare una storia sorreggendola con un continuo disequilibrio dei ruoli e puntando sulla loro ambiguità, tema fondamentale della vita di ognuno: furfanti e santi. Grande ritorno americano della Bergman dopo gli scandali europei con Rossellini; decorato da un meritato oscar.
Oltre ala vicenda di Anna Anderson, che sosteneva di essere Anastasia figlia di Nicola II, Marcelle Maurette, l'autrice della commedia originale (andata in scena a Parigi con Juliette Greco) aveva certamente letto anche Pirandello: alcune tematiche del grande italiano (per esempio la necessità liberatoria di interpretare un ruolo) sono presenti qui, ma naturalmente alleggerite e spettacolarizzate. Il film è arguto, divertente, si segue bene almeno fino alla scena madre tra Anastasia e l'imperatrice (poi cala); fu un grande successo commerciale.
Togliendo lo sfarzo, il lusso e il gusto per la storia romanzata (elementi di contorno superflui e trascurabili), quello che rimane è lo sdoppiamento della Bergman, la crisi di identità e il conflitto interiore tipico dei ruoli indossati dall'attrice, qui non ai massimi livelli come in Stromboli o Europa '51, poiché viene trovato una sorta di "compromesso" stabilizzante. Traspare anche la critica verso la speculazione sulle ideologie monarchiche ormai desuete, con la positività verso l'avvenire; citando direttamente dal film: "È finita la commedia".
Della probabile superstite della famiglia degli Zar s'è parlato (e filmato) tanto. Questo film, per quanto molto bello, risente della spettacolarizzazione a tutti i costi della scena, dimenticandosi spesso il centro della vicenda. È il difetto fondamentale di una pellicola a cui però poco altro si può contestare. La ricostruzione è perfetta, il cast non è da meno (i faccia a faccia Brynner-Bergman sono straordinari) e tutto sommato la storia è avvincente, sebbene si avverta spesso un deciso invecchiamento del lavoro. Da vedere, più per gli occhi che per cultura.
A una donna uscita dal manicomio viene fatto credere di essere la figlia dello zar Nicola II. L'approccio storico poteva essere curato meglio nelle fasi a Parigi e migliora nelle sfarzose scene a teatro o nei palazzi. I tentativi di smascherare l'impostora sono calzanti e solenni, così come tutta la pantomima per istruirla. La Bergman è più teatrale come recitazione mentre si fa preferire Brynner per l'innato carisma. Chiusura sentimentale girata in sottrazione e che lascia soddisfatti.
MEMORABILE: Gli invitati che fissano; Il riconoscimento della nonna; Ubriaca di champagne.
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