Intrappolato nel suo sogno, incontra persone che gli parlano del senso della vita e del rapporto tra vita e sogno. Interessante film d'animazione con la tecnica del rotoshop (disegno su riprese dal vivo): il lavoro di artisti con diversi stili dà una sensazione continua di spiazzamento, così come le immagini tremolanti con effetto mal di mare. I testi, con citazioni che spaziano da Kierkegaard a Bazin, sono pesanti nella loro supponenza, e alla fine privi di vero contenuto per la sovrabbondanza di filosofia prêt-à-porter buona per stupire.
La ricerca di risposte e delucidazioni sul pensiero del mondo e della vita porta il giovane protagonista alla riscoperta di più dimensioni contenute nel sogno in cui rimane intrappolato. La ricerca di se stessi propone uno svariato numero di pensieri e supposizioni, ognuna delle quali compone la personalità matura dell'essere umano. Viene quasi da dire che ci sono troppi dialoghi, ma ognuno ha il suo senso e il suo punto di vista. Buono.
Non è che abbia un senso propriamente logico il film. I sogni e le paure che confondono la mente nate dalle impressioni sulla società vengono spiegate in maniera quasi confusa, ma è presente comunque originalità nelle parole e nelle immagini, rendendo il tutto interessante se non curioso. L'episodio riferito a Philip K. Dick fa davvero venire i brividi.
Brevi cenni dell'universo in questo film d'animazione, il primo in rotoscope dell'era digitale, interessante per la tecnica usata, ma anche molto affaticante per gli occhi e soprattutto verbosissimo, intellettualmente equivalente ad una peperonata a cena. Disorientata dal tremolio delle immagini, intontita dalle ondate di citazioni, metafore, dotte dissertazioni, ho aspettato la fine come il passeggero di una nave, sofferente di mal di mare, aspetta l'arrivo in porto. Terra ferma, silenzio. Comunque da vedere per l'originalità.
Sfiziosa opera imperfetta di Linklater, incentrata essenzialmente sull'onironautica, ma arricchita da un continuo di discorsi filosofici e umanistici davvero seri e "pesanti", ma senza alcun singolo filo logico. Questo è il peggior difetto e il miglior pregio del film, ovviamente: si può esserne attirati o rifuggire. Di per sè la tecnica del rotoscoping è qui utilizzata in maniera più utile che nell'Oscuro scrutare e lo stile semi-documentaristico è perfetto. Non se ne vedono proprio molti di film così, quindi è comunque una bella chicca.
MEMORABILE: "Il peggior errore commesso dalle persone è pensare di star vivendo sul serio".
Spiace dare un voto così basso ma ho trovato questo film inaccettabilmente pesante. A livello tecnico l'idea e la realizzazione sono anche gradevoli, ma reggere oltre un'ora e mezza di dissertazioni filosofiche ininterrotte è un'impresa difficilmente sostenibile per uno spettatore medio. Senza contare l'inverosimiglianza complessiva di trovare, seppur in un trip mentale e onirico, una sfilza di sapientoni uno dietro l'altro. Indigesto.
Grandi discorsi filosofici (e non solo) sull'esistenza, la partecipazione, i sogni (il sogno lucido), a tratti totalmente coinvolgenti. Grande il fascino visivo dovuto alla particolare tecnica utilizzata che crea altri "sensi" spiegando, suggerendo, ironizzando e contribuendo allo smarrimento-ricerca tra gli strati del vivere (o del sognare di farlo). Un piacere che può essere rivisto più volte, cogliendo e interpretando meglio la moltitudine di spunti dati. Unica pecca il ritmo, forse non sempre fluido nel seguire i concetti, a volte sparati.
Film di una densità fuori dal comune (suo pregio e difetto). E se l'onironautica è la sua colonna portante, la tecnica rotoscopica non è solo perfettamente congeniale a rappresentarne l'essenza, ma anche funzionale all'esplicazione dei concetti di cui è intriso. L'intera opera è una sintesi illustrata (secondo Linklater) del pensiero corrente e richiede certamente più di una visione, poiché un corso di riflessioni può facilmente prendere il sopravvento sull'attenzione ma succede anche che si possa innestare una spirale di carattere emotivo: il film comunica a livelli che oltrepassano la parola ragionata o l'espressività della singola immagine.
MEMORABILE: L'illustrazione delle teorie del cinema di Bazin
Opera-regno che fa a coriandoli il velo di Maya, trasforma lo schermo in bidone aspiratutto che razzia, centrifuga che accorpora i mondi delle idee e delle forme dal big bang a noi, e geyser che ributta tutto fuori stravolto di segno di senso di sogno, in un soqquadro joyciano che fa fare dodecafonico coro (anche in senso teatrale attico) a Leary Lawrence Dick Burroughs passando per Sartre e Bazin via Huxley. A chi si abbandona senza remore viene regalata l’eccedenza del cinema, la crasi di tutte le sostanze psicotrope presenti in natura, l’Uno al di sopra del Caos. Tanto di cappellaio matto.
Alea: il sogno è il destino. Ambizioni tecniche e contenutistiche alle stelle per questa versione stream of consciousness in Rotoscope dei brulicanti microcosmi di Slacker. Lì esistenze comuni, argomenti banali, dissezioni da entomologo; qui falsi risvegli, sogni lucidi, interazioni verbali su massimi sistemi, disseminate di citazioni, rimandi, omaggi. Alla base lo stesso meccanismo: il caso che imperscrutabile tutto governa, la ricerca del senso di un'esistenza agrodolce che sembra sempre sfuggire a chi lo esplora. Impegnativo, ma mozzafiato.
MEMORABILE: Dio e il libero arbitrio; Linklater e Philip Dick.
Disquisizioni metafisiche tra bottiglie vuote, piromani e incidenti, con qualche passaggio a vuoto ma riuscito sul piano grafico. Il quadro risulta completo nel sottolineare quanto retaggi sentimentali e disturbi della personalità vari fossilizzino lo sviluppo dell'individuo nella società contemporanea, ma perde spontaneità nel voler fare incetta di personaggi invece di concentrarsi sul suo protagonista - del quale ovviamente tutto è proiezione onirica. Come tanti lavori di Linklater, mai banale eppure legato a quel linguaggio americano che rende innocua ogni sperimentazione.
MEMORABILE: La pila umana; Il mini Winnings versione coscienza.
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DiscussioneRaremirko • 15/06/18 23:18 Call center Davinotti - 3862 interventi
A me è piaciuto e, devo dire, Linklater ha saputo portare nella cinematografia una ventata d'aria fresca che mancava da molto.
Bella l'idea del rotoscoping traballante (sembra che il film sia stato fatto su una nave galleggiante XD), fiumi e fiumi di filosofia (tanto che l'opera meriterebbe più visioni), finale aperto e, perlomeno, si son passati quasi 100 minuti in modo differente dal solito.
Esercizio di stile, presa in giro, film d'autore, sperimentalismo fine a se stesso, opera omnia...ad ognuno la sua interpretazione.
Chiaro è, comunque che chi riesce sempre a spaccare a metà critica e pubblico proprio un pirla non è.
Non proprio per mainstreamers, è senza dubbio un film originale.