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Luchi78: Un finale di una stucchevolezza difficilmente uguagliabile affossa definitivamente un film che non riesce praticamente mai a decollare. Sceneggiatura eccessivamente banale, interpretazioni salvabili grazie all'accoppiata Cage-Fonda che si mostra sorprendentemente affiatata. Rosie Perez interpreta invece un personaggio dai tratti sin troppo caricaturali per risultare credibile, rendendo a volte il film simile ad una favoletta.
Corinne: Sopravvivere alla prima mezz'ora, banalissima e infarcita di battute e situazioni triviali, è impresa ardua. Poi il film prende una piega decisamente drammatica e diventa, seppure scontato e retorico, più avvincente. Non è poi l'esame di maturità a segnare il passaggio all'età adulta ma la morte di uno dei protagonisti, che insegnerà loro l'amicizia e l'emancipazione dai genitori. Azzeccati i personaggi di Max (lo spastico) e Cesare "Fava" (lo sballato ingenuotto), irrilevante quello della Chiatti.
MEMORABILE: Il salvataggio sulla parete rocciosa; L'arrivo dell'elicottero alla baita; Il falò con la spiegazione dei regali.
Capannelle: Un Forrest Gump più profondo e curato (specie nella fotografia e nel sonoro, da applausi) anche se il ritmo lento (che Fincher aveva già adottato in Zodiac) può farlo apparire meno godibile. La storia è una riflessione sulla vita e sulla morte, sull'amore e sulle rinunce che ci porta a fare. Struggente e melanconico al punto giusto, con diversi passaggi che toccano i sentimenti, Ha il difetto di non mantenere le premesse iniziali e di alternare nei 160 minuti momenti toccanti a melassa poco digeribile. Per Pitt una buona prova, intensa la Blanchett.
Galbo: Film piuttosto fiacco diretto da Corbucci ed incentrato su una storia di amnesia. Benchè sia meritoria la performance di Totò (grandioso vestito da suora), ottimamente coadiuvato da Nino Taranto, il film ha poche frecce al suo arco e tende ad annoiare per un rapido affossamento della sceneggiatura. Ripetitivo.
Il Gobbo: Commentare questo film provoca metafisiche vertigini: è un niente su cui è già stato detto tutto. Fra miscasting (Pistilli? La Keaton??), a-regia (la dice lunga il fatto che l'aiuto sia un valente stuntman come Marturano), de-sceneggiatura con battute che avrebbero provocato lanci di gatti morti negli infimi teatrini di rivista, abbiamo un'autorevolissima candidatura al premio "peggior film di Franco Franchi". Bizzarria: Agus doppiato da Pino Locchi - sarà stato in tournée teatrale durante la post-produzione?
Saintgifts: Quello che manca è il classico "elementare Watson". Ma lo Sherlock Holmes di Wilder mostra molto del suo lato umano e, umorismo inglese a parte, c'è tanto self control (non per Watson) e poca voglia di scherzare. La prima parte del film è stimolante sia per la proposta di matrimonio (Holmes preferisce gli ombrellini agli Stradivari), che per l'inizio delle indagini con tanti elementi ancora slegati tra di loro, poi rientra nella norma e perde un po' del suo luccichio fino a intristirsi nel finale. Belle scenografie, regia di classe.
Stefania: Le cenette tra single in ristoranti etnici. Le palestre dove si rimorchia. Le presentazioni in libreria. La salsa-merengue. Gli aperitivi e i piano bar. Il sesso facile. L'amore difficile. I capisaldi della squisita poetica di Sex and the City riscaldati in salsa amatriciana, con la Gerini ridotta ad una Carrie Bradshaw versione discount. Commedia degli equivoci che fallisce perché l'equivoco non ha la forza di portare avanti la trama, commedia sentimentale arte-fatta di finte perle di saggezza, moine, smorfie e gridolini. La caratterizzazione della Impacciatore è piacevole, il resto è noia.
MEMORABILE: "Lui ti ama anche se sei una cretina!" "Te l'ha detto lui che mi ama?" "No, mi ha detto solo che sei una cretina...".
Magi94: Un Hitchcock molto minore, seppure comunque buono, ma che ha il grave difetto di non far riconoscere la mano dell'autore. Non perché la regia non sia magistrale, chiariamoci (quella carrellata all'indietro...), ma perché Hitchcock stesso non ha nelle corde il thriller moderno e quel linguaggio sporco: quei nudi in un suo film finiscono per spersonalizzarlo e farlo sprofondare nella media. La confezione è eccellente e la storia buona, ma sembra un giallo all'italiana di uno dei tanti bravi autori del periodo, senza infamia e senza lode.
Aal: Nella sovrabbondanza di polizieschi dei Settanta, in Italia, questo spicca per l'imponente (in tutti i sensi) presenza di Bud Spencer, più serio e duro del solito, anche se con il cuore d'oro e per la riuscita ambientazione in una Napoli solare dove perfino i camorristi sembrano delle macchiette che non fanno male a nessuno. Le scazzottate qui non sono poi tanto comiche. Grande, come al solito, Angelo Infanti, in un classico ruolo da bastardo. Efficace la denuncia sociale sui pericoli della droga nel mondo degli adolescenti.
Caesars: Remake dell'omonimo film (che non ho visto) di Pietro Germi, si tratta di una classica commedia degli equivoci di chiaro stampo francese (anche se si svolge nel belpaese). Tutto si regge sulle spalle di una bravissima Melato che risulta assai più efficace dei suoi comprimari. Buono comunque il cast attoriale nel quale hanno una parte, troppo piccola purtroppo, lo stesso Salce e Caprioli. Vedibile ma non certo imperdibile.
Puppigallo: Spy commediola estiva (facile facile), che merita un'occhiata grazie alla protagonista (giusta per la parte) e qua e là all'agente pirla di turno interpretato da un simpatico Statham. La pellicola si mantiene a buoni livelli umoristici fino a quando la McCarthy è nei panni della fisicamente inadatta e fuori posto (viene paragonata alla fidanzata di Babbo Natale). Poi però, da quando impersona la dura e sboccata, inizia a perdere colpi, scorrendo comunque ancora abbastanza fluidamente verso il finale, ma senza particolari guizzi comici da ricordare (elicottero a parte). Non male.
MEMORABILE: Statham: "Ho ingoiato tanti di quei microchip, che quando li ho cacati, ho assemblato un computer"; La protagonista uccide e vomita sul cadavere.
Sadako: Tratto dal romanzo "Burton and Speke" di William Harrison, il film racconta del viaggio alla scoperta delle sorgenti del Nilo compiuto nel 1857 da Richard Francis Burton e John Hanning Speke, due esploratori inglesi, uniti prima da profonda amicizia, poi da una rivalità quasi a livello di odio. A tratti pesante e dichiaratamente di parte, il film racconta nei dettagli (soprattutto quelli più disgustosi) le peripezie vissute dai due fino all'epilogo, che chiude definitivamente i loro contrasti. Solo per appassionati del genere.
Jdelarge: Spaghetti western decisamente particolare e pessimistico al quale Mulargia conferisce un ritmo eccessivamente dilatato, funzionale all’atmosfera cupa e desolante del film, ma non supportato da scene davvero interessanti. A contare è la psicologia dei personaggi, piuttosto ben delineata, mentre le musiche leoniane fanno pensare troppo a un cinema di ben altra qualità (anche, ovviamente, a causa della differenza di budget). Complessivamente offre picchi di qualità notevoli, alternati a momenti decisamente meno riusciti.
Gugly: Film curioso che rimane impresso soprattutto per alcune gag surreali, come il figlio mostro e le orride zie. Per il resto si tratta di una commedia alla Salemme, ossia di derivazione teatrale diretta dall'autore contornato dagli amici di sempre più una guest star (in questo caso la Ferilli). Simpatico, ma non centra completamente il bersaglio.
Pessoa: Western classico che fornisce l'ennesima versione della battaglia di Little Big Horn, probabilmente il più grande successo militare dei Nativi americani contro l'esercito USA. La rivisitazione, piuttosto romanzata, ha però il pregio di assumere una posizione revisionista ante litteram (ripresa poi da Penn) e antirazzista. La pellicola si distingue per le scene di massa e le lunghe sequenze in esterna, molto pregevoli, mentre la recitazione e la sceneggiatura si mantengono su livelli discreti, senza mai però far gridare al capolavoro. Un gran bel film, che piacerà agli appassionati.
MEMORABILE: L'incontro fra Toro Seduto e il presidente Grant.
Rambo90: Un buon western sulla scia di Trinità, ma con una seconda parte più seriosa. La coppia Gemma-Eastman è buona, anche se manca delle sfumature dei colleghi Spencer e Hill. Michele Lupo è un regista spesso sottovalutato, ma che sapeva dare sempre il giusto ritmo a questo tipo di pellicole, sapendo ben bilanciare le battute e l'azione. Buona la colonna sonora, indovinato lo scontro finale.
Mickes2: Spassosissima, a tratti esilarante commedia di un Albanese forse mai così in forma. La prima parte è un tripudio di gag al fulmicotone modellate sui characters “agli antipodi” goliardicamente interpretati dal comico d’origini siciliane, mentre la seconda cede leggermente il passo. Ma colpisce sia il ritratto farsesco e sobriamente malinconico, seppur tagliato con l’accetta, di un’Italia clownescamente spaccata in due; che l’apporto registico per nulla dozzinale impreziosito da echi Ciprì-Mareschiani. Sollazzante.
MEMORABILE: La poesia al padre; Alex Drastico che sbotta verso la madre; “Di più, di più”.
Siska80: Come accadrà in Due cuori e un tesoro dell'anno seguente, per una serie di fortuite coincidenze la bella protagonista si ritrova faccia a faccia col suo ex: scommettiamo che il loro amore si risveglierà? Summa di tutti i luoghi comuni dei film di questo genere (imprevisti, incontri inattesi, tribolazioni, decisioni importanti da prendere), si avvale di prestazioni attoriali appena sufficienti e non riesce a trasmettere particolari emozioni neanche quando si tenta un approccio pseudo drammatico. Bocciato.
R.f.e.: Il tema principale del film lo riassume Joseph Wiseman con una frase, quando rimarca che i suoi bravi concittadini perbenisti e piccolo-borghesi "ora si vergognano di noi, che in tempi più barbari abbiamo fatto il lavoro sporco per loro": un tema che ritroviamo in talune pellicole di Milius o ne L'uomo dai sette capestri di Huston. Un granitico Lancaster interpreta l'inarrestabile tutore della giustizia, che, come lo scorpione della famosa storiella, diversamente dagli imborghesiti cittadini, non può/non vuole rinnegare la propria natura.
Siska80: Brutto remake di cui non si sentiva affatto il bisogno: una versione elegante de La moglie in vacanza... l'amante in città (la location è un albergo con i prevedibili scambi di coppia) che inserisce nella trama uno pseudo cadavere spostato da una parte all'altra, come accadeva in Spaghetti a mezzanotte (qui si tratta nientepopodimeno che di un fotografo travestito da Babbo Natale!). Cast perlopiù anonimo: si salvano giusto Ciavarro, Minaccioni e Izzo (che comunque rivestono ruoli minori e comunque privi di spessore). Inutile il cameo di Siffredi, bravissimo ma sprecato Ghini.
MEMORABILE: Le portiere sempre difficili da aprire; La corsa per l'autografo.
Redeyes: Coloratissimo cartone ballerino, questo Rio, non cerca la risata come già ne L'era glaciale, ma si adagia su quelli che rimangono gli standard Disney, piuttosto. Una bella favoletta che non ha sussulti e potrebbe averne? Il tratto, così come la storia, è piacevole e le musichette non soffocanti. Un'animazione che collocherei a metà strada fra un pubblico di bambini e uno di adolescenti. Grazioso.
Daidae: La fama di cult che si ritrova è a mio avviso immeritata. Intendiamoci, il tocco di Steno (altro che i figli!) c'è e si sente, strappa diverse risate e tutto sommato diverte. Ma questo regista ha fatto di meglio; ottimo il cast, tutti bravi compreso Montesano, attore che non sempre ho apprezzato. Non male comunque.
MEMORABILE: Montesano per evitare il pestaggio usa il trucco del paziente del dentista e la seconda volta lo fa fare a un suo amico... che però ne prende.
Smoker85: Castellitto cerca di rendere un Luca diverso da quello di Eduardo per non cadere nella tentazione dell'imitazione, però dal suo personaggio non traspare quell'animo genuino di bambino mai cresciuto, sospeso in una dimensione temporale che non esiste più. Molto male gli interpreti di Nicolino e Vittorio, si salvano solo l'ottima Concetta della Confalone e il Nennillo di Pantaleo, vicino più all'interpretazione di De Vico. Nel complesso, operazione poco riuscita, e non per eccesso di devozione all'inarrivabile trasposizione tv del 1977.
Plauto: Una ragazza (la figlia di Angela) ha un figlio di colore, ma è sicura di aver avuto il figlio dal suo attuale ragazzo (il figlio di Boldi, nel film). Equivoci, malintesi... Oldoini ritorna e dimostra di aver dirozzato i difetti che affliggevano i suoi precedenti film. I diversi attori comici sono usati sapientemente, senza eccessi... assenti le solite gag fantozziane alla Neri Parenti. Qualche volta Boldi esagera (che c'entra la lettera di Totò e Peppino?). Simona Ventura molto brava. Però manca qualcuno... Christian De Sica!
MEMORABILE: Mi son fatto male qui qui qui qui qui... oh... non mi sarò fratturato il dito?
Galbo: Un ottimo regista come Robert Aldrich realizza uno dei film più deludenti della sua carriera, una commedia western veramente mediocre. Nonostante gli illustri nomi impiegati nel cast (da Martin a Sinatra a Bronson), il film non decolla mai e non centra il bersaglio nè della comicità nè dell'azione.
Nando: Action convenzionale con il solito Cage fuorilegge ma sempre pronto alla redenzione. Qualche scazzottata, un lungo inseguimento e un finale molto buonista e familiare (d'altronde oramai questo sembra il marchio classico del protagonista). Un filmetto senza pretese nonostante un budget di circa 35 milioni di euro. Tra gli altri interpreti sensuale la Akerman.
Magnetti: Film per bambini sull'orsetto famoso più in Inghilterra che da noi. Notevole l'uso della grafica che assicura a Paddington credibilità come personaggio affettuoso e pasticcione. Insomma non si può non afferzionarcisi. Bene anche l'ambientazione londinese. La storia è sufficiente per intrattenere i più piccoli ma forse si poteva fare di meglio soprattutto per il personaggio (immancabile) del cattivo, qui in versione femminile e impersonato dalla glaciale Kidman senza guizzi di originalità. Molto adatto e consigliato alle famiglie.
MEMORABILE: Paddington sulle scale mobili della metropolitana: legge "stand on the right" e si mette su una zampa sola, la destra appunto.
Domino86: Altro capitolo della saga della famosa Bridget; non mancano di certo gli spunti di divertimento marispetto agli altri film si è perso qualcosa. La formula comunque rimane la stessa dei capitoli precedenti e questo sicuramente aiuta: squadra vincente non si cambia. Forse leggermente inverosimili certi passaggi ma si può dire facciano parte di questo "format".
Digital: Fantascientifico che non si pone molti scrupoli nel non sembrare perlomeno verosimile, con una trama per giunta distante dall'essere originale e sviluppi nient’affatto imprevedibili. Il film riesce tuttavia a centrare il bersaglio di intrattenere e, seppur dovendo scontare una parte centrale piuttosto moscia, non manca di elargire tensione e curiosità. Reeves è sempre una garanzia e, malgrado sia in un ruolo che lambisce costantemente il ridicolo, riesce a interpretarlo discretamente limitando i danni di un copione alquanto scombiccherato.
Capannelle: Il messaggio di Loach precorre un tema cruciale di sfruttamento destinato purtroppo ad aggravarsi. La vicenda narra di una serie di macigni che conducono la famiglia di Ricky e Abbie verso la crisi ma lo fa in modo sequenziale e credibile. Questo preserva la presa del film, grazie anche alla naturalezza degli attori e la forza della denuncia sociale. Le situazioni e le battute taglienti disseminate dallo script rimangono dentro, anche perché soluzioni facilmente percorribili non esistono e lo stesso finale contribuisce a lasciare senza fiducia.
Onion1973: Il film inizia bene, grazie all'idea originale, ma poi si perde per strada. Un alieno venuto per eseguire la condanna a morte dell'umanità (e salvare l'ecosistema terrestre prima che venga distrutto) è preda dei dubbi grazie ad un ragazzino moccioso e ad una scienziata imbambolata. Non si capisce bene cosa gli faccia cambiare idea, anzi da quanto gli accade non dovrebbe avere incertezze. Bello il robot-guardia e l'idea di usare i microinsetti (quasi nano-macchine) come variante modernizzata di un'invasione aliena. Guardabile, con poche pretese.
MEMORABILE: Il robot che esce dalla sfera/astronave aliena.
Schramm: È una sperequazione che tocca a tutti e duole dire che stavolta si è ripercossa su di Lui. Sì: la bontà delle singole scene (riassumibili nel "di cosa parliamo quando parliamo del parlare del cinema che si parla addosso allo specchio") non vale la coesione di insieme. La parte e il tutto convivono da separati in casa, e QT ci lascia succubi di scarsa tenuta continuativa, carisma filmico singhiozzante e tanto scaltro manierismo. Il sospetto di 120' escogitati in sola funzione della derapata finale grava non solo sull'attimo in cui avviene, ma su tutta la digestione critica a seguire.
Galbo: Bonaria favola natalizia rivolta ad un pubblico familiare e ideale per le feste. La storia è quella di una redenzione innestata su temi fantastici. Si potrebbe tranquillamente destinare al "dimenticatoio" se non fosse interpretata da Marco Giallini e dal grande Gigi Proietti, qui purtroppo al suo ultimo lavoro. I due si intendono bene e i loro momenti insieme sono sicuramente le cose migliori di un film che per il resto eccede nel buonismo, specie quando entra in scena la bambina, figlia del personaggio di Giallini.
Siska80: Pupi Avati dimostra come l'amore (nel caso specifico quello che nasce tra due liceali) sia in grado di superare qualsiasi ostacolo. La mano del Maestro si riconosce nella capacità di inquietare pur raccontando rapporti umani in apparenza normali che lentamente si trasformano invece in qualcosa di morboso (vedasi il finale). La trama è intensa e non scevra da crudeltà (il comportamento dei genitori di Dony lascia con la bocca aperta per la sua ottusità), il cast ben scelto (bravissima la giovane protagonista), il ritmo costante. Nell'insieme buono, anche se sottilmente sinistro.
Nando: Un sortilegio religioso condanna due amanti a non incontrarsi mai. Nell'oscurantista clima medioevale si dipana una narrazione avvincente e fantasiosa in cui si osservano bei paesaggi e momenti avvincenti. Validi i protagonisti, con una Pfeiffer sfolgorante e un Hauer deciso e combattivo.
Cotola: Il terzo capitolo è l'ultimo ed anche il peggiore della saga del robot-poliziotto. Segna, infatti, un passo indietro rispetto al già deludente e ben poco esaltante secondo capitolo. Ancora una volta oltre alla regia anonima, si segnalano
una sceneggiatura stiracchiatissima priva di idee non solo nuove ma almeno accettabili: ci sono i soliti cattivoni da fumetto che, forse, verranno messi nel sacco dal nostro eroe. Almeno non annoia o almeno non più di tanto.
Sibenik: L'amicizia improvvisata tra un cieco spregiudicato e trafficone (Greggio) e un ingenuo paraplegico dal cuore buono (Pozzetto), abbandonato dalla moglie intenzionata a spassarsela altrove (una Marina Suma agli sgoccioli) in un pensionato per l'estate. I due fuggono, dando vita ad un film senza senso che viene riscattato soltanto in zona Cesarini. Per la serie: Pozzetto era già alla frutta e Greggio al cinema non ha mai funzionato.
Siska80: Com'è brutto esser costretti a fare ciò che non si vuole; però a volte un colpo di fortuna dietro l'angolo ripaga per bene. L'iter di tali commedie sentimentali è arcinoto: incontro/scontro, primi avvicinamenti e confidenze reciproche, tentennamenti quindi reunion finale con bacio (nel caso specifico sotto la neve come suggerito dal titolo); di conseguenza, in un mare di scontatezze, rimangono da gustare gli stupendi paesaggi imbiancati e, perché no, anche la simpatia della coppia protagonista (in particolar modo di lui, sempre con un bel sorriso affabile stampato in viso). Potabile.
Siska80: Spassoso capitolo (nel quale il Signor Wilson si trova a dover rimediare a un grave torto commesso) forse anche migliore dei precedenti in quanto, complice l'argomento natalizio, il pubblico si ritrova a viaggiare con la fantasia proprio come l'anziano uomo addirittura nel tempo (dal passato al futuro). Buono il cast (soprattutto il piccolo attore) e anche la morale che ne deriva, ossia che non bisogna mai perdere la capacità di sognare.
124c: Il Superman d'inizio nuovo millennio assomiglia troppo a quello vecchio; anzi, il regista Bryan Singer, scegliendo Brandon Routh come interprete, sembra ribadire che non esiste miglior Superman di Christopher Reeve. Questo ritorno di Superman, anche se non mi è dispiaciuto, non si doveva fare, perché il plot narrativo è fin troppo retrò, come il Lex Luthor di Kevin Spacey (più cattivo di quello di Gene Hackman, ma siamo sempre da quelle parti) che affronta il Superman di Brandon Routh. Era meglio se Bryan Singer avesse girato X-men 3...
MEMORABILE: "Perchè il mondo non ha più bisogno di Superman?" da un articolo di Lois Lane.
Pigro: La trama non è particolarmente originale: nella tranquilla coppietta irrompe un terzo, che prima se la fa con lui e poi con lei, mettendo in crisi la relazione ma in realtà dandole nuovi impulsi. Ennesimo triangolo declinato senza troppa fantasia, ma con una discreta freschezza, che dà il suo meglio nella descrizione di una generazione di giovani fragili e al tempo stesso capaci di trasformare le proprie debolezze in strumenti di liberazione per fondare nuove possibilità di relazioni amorose. Carino senza entusiasmo.
Barbapapà: Storico western geriatrico, più affine a Ford di quanto si pensi. Americano, americanissimo; ma non un difetto bensì un pregio in questo caso. Nessuno come loro sa entrare nella propria terra, ovviamente. E così è anche un film che ribalta l'epopea cinematografica precedente. Mapache, con la sua corte dei miracoli, è un cattivo indimenticabile. Inutile sottolineare che le scene d'azione e il montaggio son eccellenti, ma in Italia si era già visto qualcosa.
Mfisk: Rivisto un giorno uggioso mi ha provocato una certa dose di stanchezza; ma riflettendoci meglio si trattava di un sentimento motivato dal fatto che questo film è a pieno titolo un pezzo di storia del cinema, che conosciamo a memoria. Grande classico, quindi; ma non magnifico: e credo che il limite sia proprio la fedeltà al romanzo originale, che pur se apprezzabile dal punto di vista del rigore formale toglie spazio alla vena puramente comica della parodia, ingabbiando l'estro dei protagonisti.
Rambo90: Senza infamia e senza lode. Un thriller con poche carte da giocare, lineare nello sviluppo e senza sobbalzi, ma se non altro corretto nella confezione e dal ritmo discretamente spedito. Gli scenari boschivi innevati danno la giusta cornice alla storia, mentre il cast vede contrapposti due mostri sacri come Hopkins e Liotta che usano un minimo del loro carisma per rendere digeribile il tutto. Finale prevedibile, come da copione.
Capannelle: Non male il ritmo di questa commedia sentimentale girata con un certo mestiere e toni tendenti al raffinato. Elemento centrale vorrebbe essere il cinismo delle persone nell'affrontare i loro legami/dubbi amorosi. A tratti esilarante (vedi l'appuntamento via chat), ma anche pretenzioso quando vuole scandalizzare con dialoghi spregiudicati (ma non per questo originali) e per i personaggi un po' artificiosi. Tra i quattro scelgo la Roberts e Owen. Da godersi senza volerne fare un manifesto dei tempi che corrono.
Belfagor: Trasferta in Cina per il professor Van Helsing che, aiutato da una famiglia di esperti di arti marziali, affronterà sei vampiri risvegliati da Dracula. L'idea avrebbe meritato una messinscena più corposa (il trucco dei vampiri è davvero misero) ma la commistione nel complesso riesce. Il Technicolor contribuisce a creare un'atmosfera surreale in cui Cushing si muove con la solita, assoluta professionalità. Peccato che il Conte, qui interpretato da Robertson anziché da Lee, compaia in poche scene.
MEMORABILE: L'attacco finale al villaggio, con un bel colpo di scena da parte di Julie Ege.
Il Dandi: Superficiale (ma non troppo), pruriginoso (ma non troppo), divertente (ma non troppo). Singolare, ma deprimente, l'episodio in trasferta olandese di Villaggio (del quale l'"anonimo" Loy sceglie addirittura di non firmare la regia). Affascinante, per i suoi risvolti agrodolci, quello diretto da Magni con un Manfredi al pieno della maturità. Chiusura cult con monsignor Alberto Sordi chiuso in ascensore con la disinibita Stefania Sandrelli: divertente, ma diretto da un pilota automatico.
MEMORABILE: Il congedo di Sordi dalla Sandrelli con la teoria del "libero arbitrio".
Redeyes: Forti del successo del primo capitolo si rilancia inserendo la giunonica Nielsen, lontana anni luce dai fasti di Cobretti ma ancora "naturale". Anche la trama vira, leggermente badate bene, al dark e acquisisce quel pizzico di cattiveria in più che non guasta. Gitte ruba a tratti la scena a Fantaghirò e la serie acquisisce sempre più l'etichetta di un film dove i maschietti sono comprimari. Il finale pesca a piene mani dai Grimm con una ribaltata versione della principessa e il rospo.
Siska80: Finalmente il tema dell'abbandono viene visto da un'ottica differente (e qui si nota il tocco femminile in regia): una volta tanto una donna piantata dal marito, anziché strapparsi i capelli, tira un sospiro di sollievo e decide di darsi alla bella vita. Verosimile e divertente inoltre la contrapposizione tra la protagonista (un tipo allegro e pronto all'avventura) e la figlia psicoterapeuta (seriosa e spenta). Il vero problema però è che la commedia vuol essere a tutti i costi ironica, cadendo spesso nell'eccesso (la Abril va in giro vestita e pettinata come Crudelia Demon).
MEMORABILE: L'occhiata ai DVD porno; Isabel sonnecchia mentre la figlia parla; La dedica.
Puppigallo: Premesso che nel genere c'è di molto peggio, la pellicola comunque alla fine non aggiunge nulla di nuovo, con il solito mostriciattolo calamaroso che, tolto dal suo ambiente naturale, si trova talmente bene nel nuovo che non ci vuole proprio tornare nella buia Fossa delle Marianne. Gli effetti sono pochi, ma almeno non ridicoli. Purtroppo però le discussioni tra l'equipaggio, tutto al femminile, logorano lo spettatore; e anche le ricerche dell'essere, o di una delle compagne, finiscono per togliere spazio proprio al mostriciattolo. Niente di che, ma comunque vedibile.
MEMORABILE: "Mi sembrava morto e stramorto"; I "geni" che vorrebbero trivellare nella Fossa delle Marianne; Gli attacchi del calamarotto incarognito.
124c: Quattro pazienti di un ospedale psichiatrico si recano, assieme al loro dottore, a vedere una partita di baseball, ma sono coinvolti in un intrigo giallo, che risolvono brillantemente. Il Micheal Keaton pre-Batman è protagonista di questa commedia ricca di personaggi stravaganti, fra cui il "dottore" Christopher Lloyd e il "Cristo" di Peter Boyle. La follia del personaggio di Keaton è degna dei suoi personaggi sucessivi, specie quando corteggia la bella Lorraine Bracco. Commedia un po' troppo americana, ma abbastanza divertente. Tre.
MEMORABILE: Llyod che gioca a fare il vero dottore, Boyle che, in un ospedale, come Gesù, dice ad un paziente sul lettino: "Alzati e cammina"!
Ciavazzaro: Gradevole commedia fantastica. Kim Novak è una sensuale strega-antiquaria che finisce con l'invanghirsi di un editore (Stewart). La coppia già vista in Vertigo fa ancora faville. Ottimo il cast di contorno (Lemmon, Lanchester), ottime sceneografie e musiche. La Novak è radiosa, fantastica la Lanchester. Buono il finale.
Caesars: Bel documentario che analizza lo sviluppo tecnico e di sicurezza avvenuto, nei decenni, nel mondo della formula uno. Ovviamente la parte del leone la fanno gli incidenti mortali (soprattutto negli anni '70). Il film è interessante e ben realizzato, anche se l'appassionato non troverà molto materiale che non si sia già visto. Una bella carrellata sui piloti che ci fecero sognare (Stewart, Lauda, Hunt e molti altri), quando contavano più della macchina con la quale gareggiavano. Un prodotto degno di visione anche per chi non visse quei decenni eroici.
Galbo: Bel film di Bob Rafelson, dedicato all’avventurosa spedizione che portò alla scoperta della sorgente del fiume Nilo nel 1857. Il film che è centrato sulla storia dell’amicizia tribolata e contrastata tra i due esploratori, si avvale di una bella sceneggiatura che il regista valorizza al massimo, con riprese che sfruttano adeguatamente gli splendidi scenari naturali tra i quali è ambientato, peccando forse di un eccessivo didascalismo.
Daidae: Bruttarello e non poco questo "comico" di Brazzi, autore in futuro di opere ancora peggiori di questa. Pistilli e Franchi sono sprecatissimi in questo pasticcio che mescola male diverse situazioni, battute idiote e scenette ancora peggio. Alquanto scadente.
Il Gobbo: Commessa stagionale di un negozio di giocattoli porta un trovatello in un istituto, ma tutti credono sia suo, a cominciare dall'ex-principale... Precariato e ragazze-madri? No, non è un film di oggi, ma una commedia degli equivoci RKO, che ingrana lentamente ma trova poi un suo brio. Ginger Rogers deliziosa, Niven non del tutto in parte. Un monocorde doppiaggio anni '70 penalizza un po' la versione italiana.