Note: Aka "Natale a cinque stelle". Da un'idea di Carlo Vanzina, a cui il film è dedicato. Liberamente tratto dalla farsa "Out of Order" di Ray Cooney, già portata al cinema dal film ungherese "Fuori servizio" (1997).
Rielaborazione in chiave italiana di una farsa inglese di successo ("Out of Order" di Ray Cooney, tra l'altro giù sfruttata per la commedia ungherese FUORI SERVIZIO), l'ultimo film scritto da Carlo Vanzina insieme al fratello Enrico tenta la via dell'adattamento alla politica di casa nostra secondo quella che è stata spesso un'opzione importante, per il cinema dei due. Si racconta di una trasferta estera (al celebre hotel Gellért di Budapest, noto per le sue antichissime terme, qui non utilizzate) del premier grillino Franco Rispoli (Ghini) assieme al suo segretario Walter Bianchini (Memphis)....Leggi tutto Lì per impegni governativi che in realtà non interessano nessuno e restano del tutto marginali, Rispoli ne approfitta per spassarsela con l'amante, una splendida deputata del PD (Stella) invitata in camera la sera stessa dell'arrivo. Prima ancora di poter consumare, tuttavia, un misterioso individuo vestito da Babbo Natale (Rossi) resta stordito e – pare - ucciso dall'improvvisa caduta di un pezzo della finestra della medesima stanza, dalla quale stava spiando la scena. Il suo ritrovamento segnerà l'avvio dell'abituale girandola di equivoci, scambi d'identità, entrate in scena di mariti (Ciavarro) e mogli (Minaccioni) traditi dai rispettivi partner. Uno schema che si sposa alla perfezione con la tradizione del cinepanettone made in Italy (il fatto che non sia uscito al cinema ma solo su Netflix cambia poco) a cui manca però il cast in grado di fargli spiccare il volo. Ghini, indubbiamente un ottimo attore, come comico funziona al meglio quando agisce da spalla (a fianco di De Sica l'ha dimostrato), ma se investito del ruolo di protagonista dimostra l'inadeguatezza di chi non ha i numeri del mattatore; convince non a caso solo quando può duettare con Memphis, l'unico a non risentire dello spaesamento generale causato da un casting deludente: forte di una caratterizzazione perfezionata nel corso degli anni, è la fonte delle non troppe gag azzeccate, che molto devono al suo estro malinconico, alla rassegnazione del perdente pronto a sognare appena incontra una donna che gli si offre. La Stella, che si aggira sul set spesso in intimo esibendo ancora un fisico da urlo, sembra a sua volta poco indicata per il ruolo: fondamentale nell'economia della storia, mai incisiva come si vorrebbe. E se neanche la Minaccioni, commediante navigata, può dare molto, sarebbe ingiusto pretendere chissà cosa da Ciavarro, forse il meno a suo agio nella parte del marito geloso certo che la moglie deputata lo tradisca. Meglio allora gli sparuti interventi di Biagio Izzo, abituato a mettere un po' di sale in piatti insipidi ricorrendo alla sua esperienza da teatrante. Ma a difettare purtroppo è innanzitutto la sceneggiatura, che lambisce la politica giusto per offrire qualche riferimento comprensibile in un'epoca dominata dai talk show giornalistici, ma si ferma a richiami facili ricorrendo anche a nomi immediatamente identificabili (il premier Conte diventa Ruspoli, ma Salvini e Di Maio vengono citati senza mezzi termini, per esempio). La prima parte, slegata dal modello originale inglese, è la più debole, puramente introduttiva e di servizio. Al ritrovamento del presunto cadavere le cose migliorano, si entra in un gioco vetusto ma almeno efficace tra veloci botta e risposta che mantengono un buon ritmo. Poi però, una volta capita l'antifona, la noia si fa sentire e la regia di Risi non ha purtroppo la stessa spigliatezza di quella di Vanzina (cui il film è dedicato). E si procede così tra prevedibili dentro e fuori dalle stanze e una preoccupante carenza di battute, tra citazioni posticce al governo del cambiamento, al patto del Nazareno, alle bugie di Renzi e a tutto ciò che in politica fa luogo comune. Si capisce che l'Italia e i suoi rappresentanti governativi poco o nulla c'entravano con tutto ciò e dispiace si sia tentata un'infelice ibridazione con esiti che fanno venir voglia di recuperare FUORI SERVIZIO. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Delegazione di politici italiani a Budapest nella settimana di Natale tra tradimenti, sotterfugi e intrallazzi. Una commedia degli equivoci che più classica non si può, dalla trama spicciola ma scritta con brio. La girandola di avvenimenti si sussegue senza sosta, con ottimi tempi comici e un cast all'altezza della situazione. Si riconosce la satira italiana dei Vanzina, ma la regia di Risi Jr. è più elegante della media e si avvicina di più agli standard delle altre cinematografie europee. Promosso.
In missione politica a Budapest, il premier italiano è impegnato in una tresca con un’esponente dell’opposizione. Primo cinepanettone dell’era Netflix, Natale a 5 stelle è una pochade tratta da una commedia inglese. Il ritmo e l’andamento sono quelle di una commedia degli equivoci dal ritmo non trascendentale e segnata da un umorismo spesso greve e con pochi spunti comici che non riesce a trarre un’ispirazione che non sia banale dall’attualità politica italiana. Scarso.
Commedia italiana "casualmente" ambientata nel periodo natalizio e come al solito non mancano le classiche gag legate a tradimenti vari. Qui in aggiunta si inserisce il tema politico: se poteva essere difficile peggiorare il filone qui ci si è riusciti. Il film non diverte, le poche risate scaturiscono dal piccolo ruolo che ricopre Biagio Izzo. Bocciato.
Ad memoriam Risi realizza questa commediola natalizia che, a onore del vero, se digerita nei primi 30 minuti disastrosi, riesce persino a suonare gradevole. La satira politica è ai minimi storici, un po' come lo spessore politico attuale d'altronde, e quindi un Ghini assurge più a reale rappresentazione che a posticcio personaggio. Il cast se la cava fra la notevole Stella e l'inespressivo Ciavarro. Su tutti spicca Memphis, meno truce del solito, cui si dona la parte migliore della sceneggiatura. Guardabile.
Commedia degli equivoci la cui massima fonte di curiosità (destinata a scemare col passare del tempo) risultano i rimandi alla politica attuale, dal sapore fortemente vanziniano. Il resto sa tutto di già visto, tra apparizioni di cadaveri e tresche ad ambientazione alberghiera, ma la discreta confezione e la buona performance di Ghini (in un ruolo alla De Sica, senza sfigurare) riescono a mantenere il film su livelli quantomeno tollerabili. Sguaiata la risoluzione dell'inghippo.
Prima dell'avvento dell'internet ad alta velocità i cinepanettoni avevano anche quel quid che prima era proprio delle pagine di intimo femminile dei cataloghi Postalmarket. Oramai, invece, per vedere turgide terga non si deve certo aspettare questo raccogliticcio prodotto Netlix basato su una presunta satira "alla Bagaglino" delle tristezze politiche attuali e che gira intorno a tristi equivoci cornerecci risaputi e già visti millemilla volte. Ghini e Memphis ci mettono un po' d'impegno, ma il risultato fa cadere davvero le braccia e non solo.
Commediola natalizia degli equivoci di chiaro stampo vanziniano (con alcuni rimandi all’attualità politica italiana) diretta in modo piuttosto elegante da Marco Risi. Massimo Ghini gigioneggia come può nonostante una sceneggiatura deboluccia ma che regala comunque qualche risata anche grazie all’apporto di Memphis. Izzo e Ciavarro non convincono, la Stella è bella ma “non balla” e la brava Minaccioni viene sfruttata poco e troppo tardi.
Era del governo giallo-verde, ma ogni riferimento a fatti o persone è puramente (o quasi) casuale in questa commedia "politically uncorrect", anche se la carica dissacratoria si limita ai soliti luoghi comuni delle tresche ai piani alti, senza inventarsi nulla di nuovo. Tutto sommato di gag simpatiche ve ne sono, Ricky Memphis fa la solita parte del romanaccio simpaticone, Martina Stella mostra piacevolmente le sue grazie in lingerie (molto meno bene la recitazione), poi tutto finisce a tarallucci e vino in un finale piuttosto raffazzonato. A Natale uno sguardo si può anche dare.
Brutto remake di cui non si sentiva affatto il bisogno: una versione elegante de La moglie in vacanza... l'amante in città (la location è un albergo con i prevedibili scambi di coppia) che inserisce nella trama uno pseudo cadavere spostato da una parte all'altra, come accadeva in Spaghetti a mezzanotte (qui si tratta nientepopodimeno che di un fotografo travestito da Babbo Natale!). Cast perlopiù anonimo: si salvano giusto Ciavarro, Minaccioni e Izzo (che comunque rivestono ruoli minori e comunque privi di spessore). Inutile il cameo di Siffredi, bravissimo ma sprecato Ghini.
MEMORABILE: Le portiere sempre difficili da aprire; La corsa per l'autografo.
Marco Risi HA DIRETTO ANCHE...
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DiscussioneZender • 17/12/18 18:32 Pianificazione e progetti - 46939 interventi
Sì, domani inserisco il papiro del Marcel dove sta scritto tutto e ricopio in note quanto da lui scritto, grazie. Perché tra l'altro è stato già tratto un film ungherese presente sul davinotti, da quella stessa farsa inglese.
DiscussioneRuber • 24/10/19 10:04 Contratto a progetto - 9202 interventi
È morta Roberta Fiorentini, più conosciuta per la parte nella fiction Boris dove faceva la segretaria romana coatta di Pannofino. Mi spiace molto, era in ottima caratterista.