Una lagna, prolungata per un'ora e quaranta di dialoghi artificiosi e ricercati, quelli in cui non una parola deve dar l'impressione di essere fuori posto. Sorretto da un quartetto d'attori che fanno il film da soli (non esiste praticamente nessuna intrusione da parte di terzi, nonostante Londra venga girata in lungo e in largo), CLOSER è semplicemente la cronaca di due coppie che incrociano i partner confondendo le acque: Jude Law scrive cronologi, Natalie Portman fa la spogliarellista, Clive Owen il dermatologo e Julia Roberts la fotografa. Si incontrano a più riprese, si amano, si frequentano, si sposano, litigano e parlano di sesso per gran parte del tempo. Tanto che la...Leggi tutto volgarità che trasuda da alcune scene appare davvero gratuita e buttata lì giusto per stuzzicare chi è affascinato dal sesso affrontato frontalmente. Non mostrato, attenzione (non spunta una sola tetta, naturalmente, e il massimo a cui si assiste è il corpo in slippini della Portman), ma costantemente al centro dei discorsi. I due o tre sbalzi temporali che spostano l'attenzione in avanti - improvvisamente e inaspettatamente - di qualche mese sembrano solo un vezzo autoriale inutile, un po' come i presunti colpi di scena che ribaltano la situazione nel giro di un minuto. Un film che suona falso e artificioso, denso di frasi spezzate giustapposta per stupire seguendo quella che è una tecnica precisa e - se mal gestita come appare qui - poco sopportabile. Una cosa da salvare: l'espressione fredda di Law mentre chatta fingendosi una donna.
La prima volta lo vidi al cinema e, mai come in quel caso, spesi male i miei soldi. I Dialoghi oltre il grottesco, la trama inesistente, le volgarità gratuite e le situazioni degne di un film di serie z fanno di questa pellicola una delle peggiori che abbia mai visto. Anche se osannato dalla critica e tratto dall'omonima piéce teatrale che tanto successo ha ottenuto a Broadway, mentre scorrevano le immagini pensavo tra me e me." E' una parodia: non può essere vero". Inqualificabile.
Dietro l’immagine patinata e orripilanti dialoghi spermatofili - in tempi neanche troppo remoti rinvenibili solo nei porno – si cela il vuoto concettuale dell'aria rifritta della competizione maschile, delle vicissitudini amorose e dell’eterno scontro tra i sessi. C'è da chiedersi come si faccia ad accusare di volgarità i b-movies italiani degli anni Settanta – atteggiamento tuttora persistente e diffuso, in primis tra la critica parruccona e gli intellettualoidi cinefili di mezza tacca - quando oggi escono film così: corpi sudici aspersi del profumo delle stars e di un’artefatta autorialità.
Closer si potrebbe facilmente liquidare come una commedia intrisa di volgarità facili; il realtà il film è qualcosa di diverso; la storia dei quattro personaggi che si muovono nella Londra contemporanea è una riflessione sui sentimenti e sulla labilità dei legami interpersonali che i protagonisti (specie quelli maschili che escono perdenti dal confronto) non riescono a gestire adeguatamente. Il veterano regista Nichols dirige il film in modo impeccabile. Tra i protagonisti il migliore è Owen mentre la Roberts appare un po' spaesata.
Discreto film che colpisce soprattutto per i dialoghi molto forti ed audaci che tuttavia non sono mai fini a se stessi ma perfettamente funzionali ad una trama attraverso la quale si cercano di radiografare i rapporti tra uomo e donna nell'era moderna. La regia di Nichols è sicura e torna a graffiare, seppure solo a tratti, come ai vecchi tempi. Gli attori danno il meglio e per questo motivo è auspicabile vedere il film in lingua originale. In definitiva molto scorevvole e gradevole.
Senza ombra di dubbio al teatro rende molto di più (peraltro Owen sul palcoscenico interpretava il personaggio di Law). Il lettering non è forbito ed anzi a tratti volgare, ma non credo debba esser motivo di deprecabilità. Reputo ci si debba concentrare sopratutto sulle interne debolezze, manie e perversioni dei quattro protagonisti. La fotografia è patinata, complice anche un cast di belloni. "Blower's daughter" di Rice ha dominato per qualche settimana, poi. Piacevole.
Non male il ritmo di questa commedia sentimentale girata con un certo mestiere e toni tendenti al raffinato. Elemento centrale vorrebbe essere il cinismo delle persone nell'affrontare i loro legami/dubbi amorosi. A tratti esilarante (vedi l'appuntamento via chat), ma anche pretenzioso quando vuole scandalizzare con dialoghi spregiudicati (ma non per questo originali) e per i personaggi un po' artificiosi. Tra i quattro scelgo la Roberts e Owen. Da godersi senza volerne fare un manifesto dei tempi che corrono.
Si parte, è vero, da un testo teatrale di Patrick Marber i cui dialoghi (perfetti) costituiscono anche il nucleo centrale del film. Ma Nichols è sempre stato più direttore di attori che scrittore e qui ne ha un poker vincente. Ed è bello anche che ci sia lui a far da ponte tra Closer e Conoscenza carnale di cui il primo è, se volete, figlio. Un figlio degenere che sbatte in faccia ai genitori l'abisso dei sentimenti cui ha portato una indiscriminata libertà sessuale. Ne fa le spese Alice che va nella città (Londra) e non trova il paese delle meraviglie. Quella Alice non può abitare più qui.
Appena finito di vedere e una sola domanda mi frulla per la testa: di cosa diamine parla, il film? La trama mi è letteralmente sfuggita di mano. So solo che parla di 4 persone che si scambiano i partner e l' amore che viene strumentalizzato senza un minimo fondamento all'interno della vicenda. Ad ogni modo agli attori non gli si può dare la colpa: hanno cercato di fare del loro meglio per cercare di salvare questa pellicola, ma proprio non va. Decisamente pessimo a parte la colonna sonora (a parere mio l'unica cosa positiva).
Quattro storie, apparentemente distaccate, si intrecciano svelando intrighi, amori e intese tra le due coppie protagoniste. Law, innamorato dell'americana Portman, è folgorato dalla fotografa Roberts, sposata a sua volta con Owen. Più avvincente nella prima parte, quasi ripetitivo nella seconda, è lontano dalla classica commedia romantica. Possiede, invece, i caratteri di un dramma, quello che si consuma in ogni folle amore, che viene tradito non appena chi lo vive si imbatte in un nuovo incontro. Riflessione un po' cinica ma convincente.
MEMORABILE: "Chi ama a prima vista tradisce a ogni sguardo".
Certe parti funzionano altre meno. Bravi la Roberts, Owen e Law (questi nelle scene con i due citati prima), poco recitativa la Portman. Il gioco (con linguaggio abbastanza forte) di coppie in questo caso non è interessante e il film lascia parecchi buchi...
MEMORABILE: Owen all'acquario, la Roberts mentre scatta le foto.
Due uomini e due donne e i loro rapporti sentimentali incrociati. Storia e dialoghi (da un'opera teatrale di Marber) sono bellissimi e Nichols li tratta con sobrietà e efficacia. L'usurata vicenda di coppie che scoppiano è rivitalizzata da una sensibilità acuta, che inquadra tutto da due prospettive: l'ipocrisia della verità e insieme la verità dell'ipocrisia (sembra una contraddizione, ma non lo è, e vedendo il film si capisce perché), e il relativismo dell'identità per cui ognuno sembra voler essere qualcun altro. Un gran bel film.
Con un'impostazione teatrale dove si percepisce perfino la divisione in atti dell'opera, Nichols mette in scena le vicissitudini di due coppie dove emerge la fragilità che contraddistingue quasi ogni rapporto amoroso, reso a volte più solido dall'inganno che dalla sincerità. Ottimi i dialoghi, incisivi e taglienti, recitati da attori in grandissima vena.
Drammone romantico di laboratorio, soporifero nel ritmo e supponente negli intenti (indigeribili in tal senso una buona parte dei dialoghi), dove anche la regia del buon Mike Nichols naufraga miseramente in più punti. I quattro attori protagonisti fanno a gara a chi è più antipatico e spocchioso e non si crea nessuna empatia. Julia Roberts è talmente assente che sembra un fantasma dipinto. Francamente evitabile.
La prepotenza con cui ogni personaggio s'impone nella vita degli altri mette a disagio; è anche il sintomo di un approccio al materiale umano più espositivo che narrativo. Di per sé non sarebbe un limite. Ma il ruolo drammaturgico che ciascuno è chiamato ha rivestire è enunciato innanzitutto dal mestiere che svolge (dermatologo e spogliarellista, scrittore di necrologi e fotografa) e i dialoghi non riescono a trovare complessità maggiore della sfera sessuale. Troppo superficiale come presupposto all'analisi. Restano la tensione ininterrotta, lo studio delle sequenze, la direzione del cast.
Cinico, anzi nichilistico trattato sentimentale, scritto da Marber per il teatro e filmato dal pluridecorato Nichols. Va dato atto al regista di Conoscenza carnale di un crudo dinamismo, non rintracciabile in laureandi colleghi d'oggi. Il difetto però è nel manico: la traduzione cinematografica, infatti, toglie vigore al potere della parola detonandola con un lavoro di montaggio, fotografia, scenografia che stordisce e toglie attenzione a ciò che i personaggi enunciano. Un minimo di disagio lo lascia. Nel doppio misto del cast, vince la coppia Owen-Portman.
Splendido film, intimista ma impregnato di cinismo metropolitano, capace di rendere speciali quattro storie ordinarie attraverso una lettura ben più profonda dei normali eventi quotidiani. Interpretato da quattro attori superbi di cui sicuramente il successo del film è in parte debitore; Nichols cura con attenzione la regia regalandoci momenti altissimi (la scena al night club, lo studio fotografico della Roberts). Ottime pure la sceneggiatura, estremamente ragionata, e la colonna sonora (a partire da "The blower's daughter").
MEMORABILE: Natalie Portman indossa la parrucca rosa con in sottofondo "How soon is now" degli Smiths...
Carrellata di battibecchi erotico-sentimentali in un doppio e irregolare triangolo, dove l'amore, il sesso e il desiderio sono analizzati con una certa acutezza. Lo script funge da c(l)inico osservatore delle controversie umane nei rapporti di coppia. I dialoghi, arguti e intelligenti (ma a volte eccessivi e patetici), danno al film un’apprezzabile densità, ma il ritmo è incostante. Bravi gli attori, con una Portman provocante e una Roberts meno in forma del solito, ma la maturità (anagrafica) le conferisce un fascino tutto particolare. ***
Scambi di coppia per sesso e per amore. Un amore che viene e che va alla velocità della luce. Certo tutto deve rientrare nei tempi di una pièce teatrale e al cinema far passare anni nello spazio di pochi minuti è facile, ma ci sono amori che finiscono nello spazio di pochi minuti, magari per una parola sbagliata. Sembra però che più che l'amore domini il sesso; meglio, che si dia il giusto peso al sesso nel gioco dell'amore. Si scende, a parole, nei particolari, senza ritegno; pane al pane, tutti a proprio agio, compresa una sboccata Roberts.
Closer lascia l'amaro in bocca perché è crudo, cinico, spietato e terribilmente realistico: coppie ormai stanche, inermi e inerti, in cui si spera di rinvigorire un rapporto ormai logoro con il tradimento. Perché ci vuole coraggio per ricominciare daccapo. Coraggio che manca sia a Law che a Owen, ottimi interpreti, vittime delle proprie menzogne e inconsapevoli condottieri di una guerra contro la Portman e la Roberts in cui, a soccombere, infine è l'amore. Per il partner e per se stessi. Nichols ha il dono di esprimerlo senza giudizio alcuno.
MEMORABILE: La chat tra Jude Law e Clive Owen tra il tragico, il comico e il grottesco.
In Conoscenza carnale il protagonista era il maschio ancora attaccato all'idea del possesso umiliante di qualsiasi donna, dalla fidanzata alla prostituta. In Closer sono passati più di trent'anni e gli uomini si divertono a fingersi donne ma poi finiscono per piangere come delle adolescenti quando vengono lasciati. È indicativo dell'amore di fine e inizio millennio dove tutto è casuale e anche ingiustificato. L'amore è per sempre fino a quando qualcuno dice "E' finita". Unica certezza: "Mai dire la verità", perché nessuno la vuole veramente.
MEMORABILE: L'inizio, al rallentatore; Il volto della Portman; Il dialogo al computer con Jude Law che si finge una prostituta; La parrucca e lo strip-tease.
Caratterizzato da un'impronta teatrale che si distingue sin dall'inizio e si declina sostanzialmente in una lunga serie di duetti, il film ha una scrittura meno banale di quanto non appaia a un'occhiata superficiale. I dialoghi sono spesso espliciti, ma fotografano perfettamente la psicologia dei personaggi che li interpretano e che finiscono straziati dall'esercizio dell'amore che non conosce morale: tradimenti, menzogne, verità, compromessi, sensi di colpa, sofferenze. Nessun vincitore, tutti attori di un gioco più grande e spietato di quanto ciascuno dei singoli possa immaginare.
MEMORABILE: La chiusura, in relazione all'apertura.
“Ménage à quatre” in cui i quattro protagonisti, praticamente solo loro in scena (infatti è un testo teatrale), si amano, si lasciano, si affrontano, alla disperata ricerca di un appagamento affettivo e sessuale che appare irrealizzabile. Convincente solo a tratti, con dialoghi forzati prevalentemente incentrati sull’ossessione del sesso, è però un film originale nella struttura narrativa e nel ritmo, con un cast di livello.
MEMORABILE: “Perché fai così?“ “ Perché sono un cavernicolo!”.
Le vicende di quattro personaggi fatte di incontri, tradimenti e attrazioni istantanee. Film che cerca di essere cinico e spietato nell'analizzare le vicissitudini di coppia, ma con risultati perlopiù mediocri. Siamo ai limiti della noia. Manca di spunti di riflessione e di verve. Peccato, perché un cast del genere meritava ben altra sorte. Da dimenticare. Mediocre.
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Cate Blanchett dovette rifiutare il ruolo di anna a causa della sua gravidanza.
CuriositàGugly • 26/07/09 11:47 Archivista in seconda - 4712 interventi
fonte?
HomevideoGestarsh99 • 5/12/11 00:44 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per Sony Pictures:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 PCM: Italiano Inglese
* Sottotitoli Italiano Inglese Bulgaro Ceco Cinese Coreano Croato Danese Ebraico Finlandese Francese Greco Hindi Inglese per non udenti Islandese Norvegese Olandese Polacco Portoghese Rumeno Sloveno Spagnolo Svedese Tailandese Turco Ungherese
* Extra Video musicale: ''The Blower's Daughter'' by Damien Rice
Trailer Vari
Aiuto!!! Mi dissocio COMPLETAMENTE dai commenti davinottiani!!! Dove sta la volgarità di questo bellissimo film? Me lo spiegate per favore? Guardate bene l'inizio, è perfetto e struggente con la Portman che già ci dice tutto del personaggio. Il problema è che non siamo più abituati ad ascoltare i dialoghi veramente e se a parlare sono degli attori holliwoodiani belli e patinati allora il film deve essere volgare e stupido. Io trovo che questo film offra una visione implacabile ed estremamente vera di come si vivono i rapporti di coppia (anzi, tra coppie nel tempo e nello spazio...) negli anni 90 e ancora oggi (la chat tra i due uomini protagonisti a sfondo sessuale è un capolavoro). E poi se pensate che questo è lo stesso regista di Conoscenza Carnale fa impressione vedere il cambiamento nel modo di descrivere il rapporto uomo-donna. In fondo quello che emerge è che nonostante internet e la liberazione sessuale rimane la difficoltà di capirsi e accettarsi. Aumentate il pallinaggio per carità!!
A me non è piaciuto, ma per ben altri motivi da quelli indicati da Ginestra: troppo schematico e di superficie nel descrivere rapporti e psicologie, troppo perentorio nel dichiarare la verità (presunta) dei personaggi, troppo ancorato alle dinamiche sessuali per riuscire a raggiungere la portata "universale" cui allude. Un film senza ambiguità, insomma, quasi manualistico. So che ha un suo pubblico e i suoi estimatori, ma non mi è difficile comprendere l'irrritazione (e la noia) che suscita negli altri. Niente da eccepire su regia e interpreti, ma gli sceneggiatori hanno dimenticato che non è più l'epoca di Chi ha paura di Virginia Wolf...