Rocky (J. Cagney) e Connelly (Pat O'Brien) crescono insieme in un quartiere malfamato. Il primo conosce il carcere e diventa un gangster di primo piano. Il secondo si fa prete e cerca di recuperare i ragazzi di quartiere. Per riuscire nel suo scopo chiederà a Rocky di perdere la propria dignità per impedire che i ragazzi ne facciano un mito. Mix di commedia dei buoni sentimenti e di gangster-movie, carino ma didascalico, ritmo apprezzabile. Valida la recitazione dei due protagonisti. Bogart ha un ruolo collaterale.
Il dilemma morale del film (morire da vigliacchi o assecondare la verità) è risolto in maniera sbrigativa e moralmente un po' dubbia in questo film del grande Michael Curtiz. E' tuttavia innegabile che il film sia avvincente e molto ben realizzato, grazie anche ad un giusto ritmo che non consente distrazioni allo spettatore e all'ottima recitazione dei protagonisti (compreso Bogart in un ruolo secondario).
Buon film che a mio parere pecca nella caratterizzazione dei personaggi. Sia Jerry che Rocky risultano personaggi piatti, che agiscono troppo spesso in maniera insensata. In particolare Jerry continua a destarmi dubbi sulla sua moralità. Insomma, un film discreto con una sceneggiatura non all'altezza. Anche la parte finale, estramemente interessante e dilemmatica, viene gestita in maniera troppo sbricativa.
Un gangster venuto dai bassifondi si mette in affari con un criminale d'alto bordo che cerca di farlo fuori. Intanto, il prete del suo quartiere ne denuncia i crimini. Condannato a morte, (forse) finge di avere paura per incrinare il suo mito di fronte ai ragazzini che lo emulano. Forse il primo hardboiled con un fondo di analisi sociale, mette in scena il ruolo più famoso della carriera di Cagney (insieme a La furia umana), duro pieno di rimorsi e in fondo "pulito" di fronte ai cattivi in smoking con gli agganci nel potere.
Rocky e Jerry, ladruncoli in un quartiere povero di New York, crescendo prendono strade diverse: Jerry diventa prete e cerca di educare i ragazzi tenendoli lontani dalla violenza, mentre Rocky, finito in riformatorio a causa di un furto, una volta uscito si dà al crimine organizzato, ma saprà riscattarsi al momento decisivo, in maniera per lui inaspettata. Bella interpretazione di Cagney, in un ruolo di criminale dai modi spicci ma con una sua moralità, mentre O'Brien fa il prete grillo parlante. Bogart, ancora poco famoso, è un avvocato losco.
MEMORABILE: La frase finale di di Padre Connolly: "Andiamo in chiesa ragazzi e preghiamo per un ragazzo che correva meno veloce di me".
Bel noir diretto da Curtiz che, nonostante qualche ossequio di troppo ai clichè del genere, risulta estremamente riuscito e godibile. Le interpretazioni di Cagney e Bogart sono di alto livello, la regia e la sceneggiatura discrete. Peccato per un finale un po' troppo "buonista" e per certi versi moralista, che però probabilmente (come spesso accadeva all'epoca), sarà stato imposto dai produttori.
Questi gangster-movie sono sempre belli da vedere, sia per quanto riguarda le trame che per quanto riguarda gli attori: James Cagney è un maestro nell'interpretare il bullo dal cuore duro e va detto che è ovviamente lui a tenere in piedi il film. Anche se il finale è a dir poco buonista non nuoce.
Micheal Curtiz con buona destrezza ci racconta questa storia piena di morale e una buona dose di azione. La sceneggiatura è valente e il talento artistico aiuta molto alla sua credibilità. Cagney, Bogart, O'Brien accompagnano Curtiz in una avventura originale e riuscita tanto da farne acquisire qualche Oscar.
Gran bel film di un regista intelligente come lo è Curtiz. Sforna una di quelle perle che si dimenticano difficilmente, sia per la commozione e l'etica della pellicola, sia per i personaggi tutti così umani e credibili come quelli della banda "dead and kid" (e naturalmente quello di Cagney): perfido e violento, ma paradossalmente provvisto di un cuore di un bambino.
L'intento moral-didattico della storia non fa scadere la pellicola, anzi semmai la rafforza col potente scarto del paradosso para-borgesiano e para-agiografico del gangster che, per far contento l'amico prete, finge morendo di essere un vigliacco per deludere i ragazzi di strada. Quando poi ci si mette il grande mestiere di Curtiz e un fenomeno carismatico come Cagney, allora quel che ne esce non può che essere di alto livello. Da ricordare le belle panoramiche iniziali sugli slums alla Nemico pubblico, per dare spessore sociale all'opera.
Forte di uno schematismo che gli conferisce classicità e trasparenza morale, un autentico archetipo del cinema gangster – cui si rifaranno Coppola, Scorsese e De Palma – che contiene già tutti gli elementi che andranno a configurare il genere: dal fascino del criminale alla natura virale della corruzione. Il finale didattico riesce a conservare una sua salutare ambiguità (il pentimento è sincero o simulato?) distogliendo la cinepresa dal volto del magnetico Cagney. Ben caratterizzata la band di ragazzacci. Modernissimo l'impianto figurativo. Nuovo doppiaggio, per una volta, all'altezza.
Invecchiatuccio e con una certa tendenza al sentimental/schematico, ma con un ottimo Cagney, perfetto nella parte, con i suoi slanci, scatti nervosi, ghigni. I gangsters contraltari, compreso il viscido Bogey, sono a dire il vero un po' pippe, ma insomma non stiamo a sottilizzare, è tutto funzionale al "messaggio". Le rughe si vedono tutte, ma si può ancora guardare.
Michael Curtiz gira una sorta di "genealogia del noir" mostrando dove, quando e perché nasce il crimine. La trama non ha molto a che vedere, in realtà, con il noir (mancano tutti gli intrecci tipici del genere), bensì mostra dove questo nasce e ne anticipa alcuni topoi. James Cagney è Rocky Sullivan, gangster che torna nella sua città d'infanzia dopo la prigione: in una sorta di flashback che si fonda con il presente egli si "rivedrà" in una banda di ragazzini. Belli il finale e il rapporto tra Rocky e padre Connolly.
Peccato per il finale. Pur se necessario agli intenti e coerente con certe premesse suona stonato. L'aria di cinismo e arte del vivere che si respira per tutta la pellicola va poi a desaturarsi nello scontato moralismo. Se il famigerato Codice Hays (aggirandolo) ha contribuito a stimolare l'estro creativo, ha anche avvelenato certe produzioni hollywoodiane.
Un film triste, malinconico, che custodisce il vero valore dell'amicizia tra i suoi fotogrammi. Un prete e un delinquente, due personalità differenti maturate dalle stesse esperienze pregresse. O'Brien si cala bene nel ruolo di persona redenta e vogliosa di dedicarsi al prossimo; ma è Cagney a rivelarsi attore straordinario con l'ampio ventaglio di espressioni che sciorina nonché con i continui atteggiamenti da bullo, abbandonati solo negli ultimi istanti di vita. Film che non invecchia mai.
Notevole film di Curtiz, a metà strada tra dramma e noir classico, caratterizzato da una regia tecnicamente solida, moderna e dinamica per l'epoca. La ciliegina sulla torta è la scelta del protagonista Cagney, magnetico e padrone della scena, che svetta sul resto del cast, Bogart compreso. Il finale ammorbidito potrà far storcere il naso ma va contestualizzato e non inficia il risultato complessivo della pellicola.
Se una pellicola quasi centenaria si vede ancora con con un certo piacere vuol dire che è stata realizzata bene, dando il giusto spessore ai personaggi e facendo sì che lo spettatore seguisse con sufficiente interesse le vicissitudini del gangster (bravo Cagney), dell'amico d'infanzia, ora prete, del viscido Frazier (Bogart) e dei ragazzi (gli angeli con la faccia sporca). La datazione inevitabilmente si sente, ma non ne inficia la qualità di base, permettendo al messaggio, soprattutto nell'epilogo, di essere recepito.
MEMORABILE: "Sai che scotta quella sedia Rocky. Voglio dire all'elettricista di andarci piano così non ti fa male"; La richiesta finale dell'amico prete.
Uno dei titoli di punta del vecchio gangster/movie hollywoodiano, in cui qualche ingenuità nella scrittura (può una gang criminale apparentemente ben agganciata e ramificata farsi fregare con tanta facilità?) viene riscattata dalla brillantezza della messa in scena, dalla dinamica regia di Curtiz e dalla potenza del messaggio, veicolato da un finale moralista finché si vuole ma indubbiamente efficace. Cast globalmente ottimo, ma il film appartiene a Cagney, che presta la sua inconfondibile maschera al ritratto di un malavitoso dei bassifondi non privo di una sua etica.
Le esistenze di due ladruncoli imboccano strade opposte: redenzione e dannazione. Concetti apparentemente antitetici, ma indissolubili, poiché, come luce e buio, hanno bisogno del loro opposto per esistere. Qua è là soffre di qualche faciloneria, ma appare comunque efficace, equilibrato e avvincente. Grandi le atmosfere create dai chiaroscuri e la brulicante umanità dei bassifondi newyorkesi popolati da lerci ladruncoli dickensiani che eleggono come capo una sorta di Fagin versione dandy. Troppo marginale la Sheridan: viene inserita ma non fatta attecchire come meriterebbe.
MEMORABILE: Le carrellate sui bassifondi di New York, brulicanti come alveari; I tic e le mossette da bullo di Cagney.
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DiscussioneZender • 10/03/10 14:39 Capo scrivano - 48839 interventi
Oddio, la moltiplicazione dei commenti mi mancava! Doimani spero di ricordarmene e ne cancello uno dei due per ognuno.
Però se si potesse fare "liberamente" di inserire più commenti, sarebbe utile per quando si cambia opinione su un film, o per commentarne uno visto il versioni diverse assai tra di loro (ogni riferimento a "Il disprezzo" di Godard è, ovviamente, frutto del caso).
DiscussioneZender • 12/03/10 17:41 Capo scrivano - 48839 interventi
Se vuoi cambiare un commento non hai che da dirlo Caesars. Mi "chiami" e io te lo cambio (pallinaggio compreso).
HomevideoXtron • 28/04/15 12:20 Servizio caffè - 2229 interventi
Il dvd WARNER BROS
Audio italiano-inglese-francese
Sottotitoli vari tra cui l'italiano
Formato video 4/3
Durata 1h33m20s
Extra: Trailer, dietro le quinti, cinegiornale, cortometraggio, cartone animato