Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Tomastich: Un guilty pleasure nel quale si mischiano drama, love-story, lacrima-movie, qualche nudo (anche under-age), spy-story e parapsicologia. La vita di due ragazzi, per l'appunto Gila e Rik, viene narrata durante la loro giovinezza e dieci anni dopo. I due blocchi del film sono complementari: la delicatezza e anche l'irrazionalità la fanno da padrone. Ipoteticamente in USA ne avrebbero potuto tirare fuori un cult '80s, in Italia è rimasto negli archivi delle tv private...
Ruber: Buona commedia scritta e diretta con maestria da Berri, che qui descrive quattro personaggi, vicini di casa che incastreranno le loro vite ognuno per uscire dal guscio in cui si è cacciato per svariati motivi. La brava Tautou, smessi i panni di Amélie, è una ragazza con problemi di salute che trova nei vicini una spalla a cui appoggiarsi. La sceneggiatura non si basa solo sull'amicizia tra perfetti sconosciuti o quasi, ma soprattutto sulla condivisione dei problemi che ognuno di loro porta con sé. Buona prova di tutto il cast.
L'acquisto è quello che fanno due amiche, Annette (Thomson) e Molly (Cope), aggiudicandosi per 4500 dollari il contenuto di un garage messo all'asta dopo aver potuto solo dare una rapida occhiata all'interno dello stesso (un modo singolare per svendere i depositi di chi non paga da qualche mese l'affitto). L'incubo è che questa volta il proprietario dei vestiti da sposa e dei gioielli nascosti tra scatoloni e casse non è un insolvente qualsiasi ma colui che poco tempo prima veniva chiamato "il ladro di matrimoni", finito in galera dopo aver...Leggi tutto rubato un bel po' di abiti nuziali e aver commesso un delitto. Si chiama Dayton (Van Dien) e l'hanno appena scarcerato, dopo soli diciotto mesi di detenzione (mancanza di prove? Nessuno ce lo dice...). Un bel tipo, ma che qualcosa non gli giri in testa per il verso giusto lo si capisce presto. Anzi, diciamo pure che da come ti guarda e si muove pare Terminator, nonostante sappia essere a suo modo cortese. Il bell'aspetto lo aiuta e così, dopo aver saputo il nome delle due ragazze che gli hanno sottratto legalmente il deposito, le segue e le conosce. Molly sta in secondo piano, Annette è piuttosto depressa perché il fidanzato (Wayne), col quale già aveva progettato di sposarsi di lì a breve, le ha chiesto un periodo di tempo separati per capire meglio se la ama davvero. Dayton circuisce entrambe le biondine mentre la polizia indaga su chi abbia da poco ucciso un'impiegata legata alla vendita dei depositi e la proprietaria d'una gioielleria alla quale le due ragazze avevano venduto un prezioso anello trovato nel garage. L'identità del killer la conosciamo da subito, quindi, e il massimo dell'interesse è il seguirne le mosse mentre la sua faccia di pietra di tanto in tanto si sgretola per lasciar trasparire qualche sprazzo d'umanità (a volte voluto, altre spontaneo). L'inespressività di Van Dien dovrebbe aiutare a farne un criminale gelido e spietato, ma certe repentine reazioni di riavvicinamento alle sue vittime nello spazio di pochi secondi spiazzano e danno un vago senso di esistere al film, per il resto piegato biecamente alle logiche da thriller paratelevisivo moderno con le due giovani amiche che si mostrano oneste, in gamba e molto legate. Patetica la relazione col fidanzato eterno indeciso e spaesato, che dice di amare ancora Annette ma di non saper cosa fare: la guarda teneramente negli occhi, poi se ne va, poi torna contrito... Considerando che la parte poliziesca è tremendamente banale e che nel complesso anche quella action (il finale) agghiaccia da quanto è scontata, c'è poco da star allegri. Van Dien, qui anche regista, cerca di dare al suo Dayton sfaccettature da psicopatico instabile e imperscrutabile e parzialmente ci riesce, ma la regia non offre un minimo di coinvolgimento e le dinamiche elementari da thriller di serie Z fan cadere le braccia. L'unica idea sulla quale sembra sia costruito tutto è quella della refurtiva recuperata casualmente attraverso l'acquisto del garage-deposito e anche il titolo originale (STORAGE LOCKER 181) sembra confermarlo, perché invece lo spunto del ladro di matrimoni (causa ovvio trauma infantile) è solo vagamente abbozzato. Anodino, fiacco e di una noia mortale.
Gabrius79: Il gruppo dei Cavalli Marci si prende la briga di sperimentare questa sorta di commedia musicale con dubbi esiti. Il protagonista è Michelangelo Pulci che conferma la sua simpatia ma, in questo contesto e di fronte alla sceneggiatura, può fare ben poco, così come Gino Paoli in un cameo se non altro curioso. Belle Chiara Muti e alcune canzoni.
Galbo: Uno sguardo personale alle riprese di uno dei capolavori della storia del cinema. Una rara occasione di vedere il maestro al lavoro, purtroppo senza la presenza di interviste dirette. Utile invece la testimonianza visiva della meticolosità nella preparazione delle scene unita ad intervista agli attori, con Nicholson che anche qui manifesta una personalità borderline come fosse condizionato dal personaggio interpretato nel film. Interessante ma troppo breve.
Graf: Un gruppo di simpatici vecchietti ospiti di una casa di riposo decidono, di punto in bianco, di organizzare una furto in un Bingo per aiutare una loro amica bisognosa di quattrini. Film di Fabio Fulco piuttosto velleitario e claudicante, incerto se abbracciare lo studio dei caratteri, la commedia farsesca o le tensioni dei film “da rapine”. Viene fuori un brodino molto diluito e con poco sapore, anche se alcune attenzioni agli acciacchi e alle infermità senili di questo gruppo di attempati pensionati hanno accenti di sincerità e forniscono un’intonazione di umanità alla pellicola.
MEMORABILE: La prova attoriale di Maurizio Mattioli come ladro esperto di casseforti, di una spanna superiore alle altre.
Markus: Coproduzione televisiva italo-americana. Quattro giovani padri con figlie ma... senza moglie legati dal fatto che tutti sono italiani d'America. Gioie e dolori della vita da single con pargoli annessi in terra yankee per una pellicola di scarso valore, atta soltanto a far trascorrere un'ora e mezza in leggerezza con buoni sentimenti. Il nostro Alessandro Gassman è l'unico prestito realmente italico in questa messinscena parzialmente finanziata Mediaset. In effetti è anche l'unico attore che emana appeal. Trascurabile.
Galbo: Una crisi di coppia prende una piega inaspettata in quanto il terzo incomodo è virtuale. Una storia abbastanza originale raccontata da una sceneggiatura valida solo in parte. Se i personaggi sono ben delineati (specie quelli dei due protagonisti), la storia è caratterizzata da troppe divagazioni poco interessanti e un ritmo non sempre impeccabile. Ottima la prova di Monica Vitti, mentre il protagonista maschile non sembra molto in parte.
Lou: Drammone degli affetti del Muccino americano, non sorretto da adeguata sceneggiatura. Se il tema principale è la conseguenza del dolore subito da bambini, gli atteggiamenti autodistruttivi di Katie da adulta risultano troppo automatici e non sufficientemente indagati. I due attori protagonisti, Russell Crowe e Amanda Seyfried, riescono comunque a offrire prove convincenti. Ci sono momenti riusciti, come il rapporto di Katie con la bambina nera in cura o i dialoghi di Crowe con il cognato. La Katie bambina sembra davvero la Seyfried da piccola.
Tarabas: Giudice incorruttibile piomba su una faccenda di malaffare, ma ne sarà coinvolto a causa dell'amore. Finale col botto. Negli anni di Tangentopoli, Luchetti tenta il ritratto agrodolce di un rappresentante della categoria più in voga, i giudici. Che il grottesco sia il registro più difficile, si sa. Qui la malaccorta struttura del racconto si mischia a un piglio moraleggiante senza il necessario approfondimento. Ambizioso e fallimentare. Abatantuono spaesato, Orlando eccessivo.
Saintgifts: Esteticamente elegante, con una pregevole fotografia. Sceneggiatura senza buchi e buone interpretazioni (Max von Sydow grande). Come in diversi film di questo genere gli americani non di origine europea sono diversi da quelli principalmente di origine anglosassone. Ma dato che l'America è la terra della giustizia e della libertà, c'è sempre l'Americano (o anche più di uno) giusto che riscatta, anche a scapito della propria tranquillità, la maggioranza iniqua e razzista. Le varie fasi della storia ben intersecate tra di loro. Anche commovente.
MEMORABILE: Gli americani di origine giapponese sono rappresentati come persone d'onore e forse un po' troppo buoni.
Reeves: Cappa e spada molto letterario (non a caso tratto da un romanzo di successo) per Fernando Cerchio, che ritrova (come in tutti i suoi film del periodo) la bella Jeanne Craine, reduce da Il jolly è impazzito a fianco di Frank Sinatra. I momenti parlati sono davvero prolissi, ma le caratterizzazioni dei due cattivi John Drew Barrymore e Gordon Mitchell garantiscono momenti di grade piacere cinefilo.
Noodles: La saga del maresciallo Nico Giraldi volge al termine, e si vede. Le idee ormai latitano, la parte gialla del film è sempre meno efficace quando non raffazzonata, quella comica ha perso mordente e si ripetono sempre le stesse gag. Nonostante tutto, è piacevole accendere la TV e godersi Bombolo e Tomas Milian, perché il ritmo è piacevole e l'aria di cult sempre presente. A proposito di cult, imperdibile la mitica Bocconotti Cinzia! Difficile accettarlo, ma la mediocrità ha ormai preso il sopravvento. Per i completisti della saga. Vietato a chi già non apprezza il genere.
Daniela: Più che un musical cinematografico tradizionale, l'ennesima versione sullo schermo del celebre romanzo è un'opera lirica in cui, trarre poche battute, tutti i personaggi si esprimono col canto. Molto bella la prima parte, aperta da una poderosa sequenza il cui leit-motiv ritornerà poi a scandire la vicenda, meno interessante la seconda, anche se sempre sorretta dal magnetismo del confronto fra Jean Valjean e Javert. Nel ricco cast, commovente Hathaway, convincenti Jackman e Crowe che suppliscono col fisico e/o il carisma alle minori doti canore. Messa in scena grandiosa, musica appassionante.
MEMORABILE: La sequenza iniziale con i detenuti che tirano le corde della nave: potente sia visivamente che per il motivo musicale
Luchi78: Operazione di regime? ritorno al cinema di staliniana memoria? Più o meno l'intenzione sembra quella. Un manipolo di soldati russi difende strenuamente un edificio sul Volga, i tedeschi li affronteranno tra le ceneri della distrutta Stalingrado. Fin troppo banale l'impietoso confronto tra il comportamento dei nazisti e quello dei compagni russi. Questi ultimi preferiscono ovviamente combattere a mani nude, in scene pulp ben riuscite ma dalla dubbia veridicità. Ottimi gli effetti speciali, cenere esagerata per favorire il 3D.
Graf: Film della serie dell’ispettore Giraldi che ha qualche complessità e profondità in più. Tra un’indagine gialla e l’altra, tra una scazzottata e un inseguimento, Giraldi infatti riflette sulla sua situazione economica come un servitore dello stato e sulla sua condizione di padre e di marito. Interessante la parte della storia che ha il cognato Fabrizio come protagonista e drammaturgicamente convincenti i conflitti tra l’ispettore e il giudice La Bella. Regia funzionale, ritmo sostenuto e buona la resa dei caratteristi, con un Bombolo in gran spolvero.
MEMORABILE: La scena nella quale Giraldi, dopo essere stato sospeso dal servizio dal giudice La Bella, piange e viene rincuorato dalla moglie Angela.
Siska80: Brutto anatroccolo (che si trasforma ovviamente un cigno seducente quando intende fare colpo) fa da tata a due pestiferi ragazzini (il cui padre è, come da prassi, un vedovo bello e atletico)... Riuscirà a domarli? Difficile trovare qualcosa di davvero interessante in una commediola prevedibile e incapace di emozionare (il cui solo merito è quello di avere una durata sopportabile), con un cast poco convinto e ancor meno convincente; di una sconvolgente pochezza contenutistica, si può passare oltre senza alcuna remora.
Rambo90: Simpatica commedia western che oscilla tra momenti sentimentali (i migliori, dove Wayne dà gran sfoggio delle sue qualità di attore brillante), scazzottate divertenti e storie di concessioni. Il ritmo non è sempre fluido ma la sceneggiatura sa mescolare bene i registri e la seconda metà è particolarmente effervescente. Bellissima e affascinante Capucine. Buono.
Modo: Buona performance di Verdone, sia come regista che come attore. Storia dal tema abbastanza ricorrente negli anni 80. Sono passati 30 anni e si denota come la società sia notevolmente cambiata. Elena Fabrizi è mitica mentre è graziosa la giovane protagonista. Film visto un mare di volte ma talmente leggero e simpatico che non stanca. Ottima la colonna sonora degli Stadio, che furono "scoperti" da Verdone all'apertura di un concerto del grande Dalla.
Aiden Ashley (Barton), una giovane studentessa, è perseguitata da uno stalker che le hackerizza il computer, la spia spaventandola e una sera le entra pure in casa facendole secchi i genitori. Tredici anni dopo non si sa dove siano finiti, né lui né lei. L'unico che ancora cerca Aiden è il detective (Lea) che l'aveva salvata dall'assassino la notte dell'agguato. Grazie all'aiuto di un esperto informatico della polizia (Levy) e a un nuovo programma rivoluzionario da quest'ultimo sviluppato, il poliziotto riesce a individuare in un vecchio quadro di Aiden acquisito al tempo come prova le pennellate...Leggi tutto precise, che digitalmente sono come l'impronta dell'artista. Ancora qualche ricerca e si viene a scoprire il nuovo indirizzo della donna, che nel frattempo ha cambiato il cognome in Cornelis, lo stesso del gallerista che espone i suoi lavori. Il detective Page la raggiunge subito, a Philadelphia dove risiede, e la mette in guardia: lo stalker assassino potrebbe rifarsi vivo (e lo farà)! La donna non sembra in fondo così preoccupata: ha maturato una disillusione nei confronti della vita che ne ha modificato il carattere e ha appena ritrovato l'amore conoscendo a una delle sue mostre un giovane prestante che si dice suo ammiratore (Grazzini). E' evidente che lo stalker, il quale forza le cyberdifese di mezzo mondo ed entra dappertutto con facilità irrisoria, andrà cercato tra i personaggi che gravitano attorno alla protagonista. Mischa Barton, infelicemente costretta a truccarsi da ragazzina per il prologo antecedente di 13 anni - nel quale il volto tradisce l'età non più verdissima - dà con la sua interpretazione meno anonima rispetto alla media del sottogenere (vale a dire il thriller paratelevisivo) qualche punto in più a un film per il resto decisamente banale e tirato via; al punto che una volta scoperta l'identità del killer si aprirà tutta una serie di domande destinate a restare senza risposta e che fan capire quanto il copione manchi di logica e coerenza. Tutto sommato valida anche la performance di Ron Lea nel ruolo del poliziotto amico, piuttosto credibile nella sua bonarietà a testimonianza che il difetto non sta nel cast (pur se quello di secondo piano è invece assai più deficitario). Si procede comunque senza che si riesca mai a generare tensione o gran curiosità sul'identità dello stalker, che piazza telecamere dappertutto in casa di Aiden e se la gode dalla sua stanzetta sulle cui pareti campeggiano ovunque ritagli con articoli di giornale dell'epoca come da tradizione. La regia di Curtis Crawford è ben poco cinematografica e contribuisce a confezionare un thriller modestissimo, privo di impennate che lo scuotano da uno svolgimento piatto di interesse pressoché nullo.Chiudi
Daniela: Causa impatto con sciame di locuste, un piccolo aereo precipita nel mezzo di uno zoo-safari. I sopravvissuti trovano riparo in una grotta a 3 stelle con piscina, ma homo homini ect anche se qui a fare il lupus è uno solo... Survival movie con intenti pedagogici sulla natura degli uomini e la stupidità delle donne (purtroppo l'unica esemplare non fa onore al genere) approssimativo nella definizione dei caratteri e non privo di incongruenze ma reso molto spettacolare dall'ambientazione desertica esaltata dalla calda fotografia. Bizzarro l'epilogo con lo scontro tra maschi alpha.
MEMORABILE: La colonia di scimmie a cui il cacciatore rompe le scatole; La tartaruga salvifica; Il mulo amichevole; L'epilogo con il combattimento corpo a corpo.
L'acquisto è quello che fanno due amiche, Annette (Thomson) e Molly (Cope), aggiudicandosi per 4500 dollari il contenuto di un garage messo all'asta dopo aver potuto solo dare una rapida occhiata all'interno dello stesso (un modo singolare per svendere i depositi di chi non paga da qualche mese l'affitto). L'incubo è che questa volta il proprietario dei vestiti da sposa e dei gioielli nascosti tra scatoloni e casse non è un insolvente qualsiasi ma colui che poco tempo prima veniva chiamato "il ladro di matrimoni", finito in galera dopo aver...Leggi tutto rubato un bel po' di abiti nuziali e aver commesso un delitto. Si chiama Dayton (Van Dien) e l'hanno appena scarcerato, dopo soli diciotto mesi di detenzione (mancanza di prove? Nessuno ce lo dice...). Un bel tipo, ma che qualcosa non gli giri in testa per il verso giusto lo si capisce presto. Anzi, diciamo pure che da come ti guarda e si muove pare Terminator, nonostante sappia essere a suo modo cortese. Il bell'aspetto lo aiuta e così, dopo aver saputo il nome delle due ragazze che gli hanno sottratto legalmente il deposito, le segue e le conosce. Molly sta in secondo piano, Annette è piuttosto depressa perché il fidanzato (Wayne), col quale già aveva progettato di sposarsi di lì a breve, le ha chiesto un periodo di tempo separati per capire meglio se la ama davvero. Dayton circuisce entrambe le biondine mentre la polizia indaga su chi abbia da poco ucciso un'impiegata legata alla vendita dei depositi e la proprietaria d'una gioielleria alla quale le due ragazze avevano venduto un prezioso anello trovato nel garage. L'identità del killer la conosciamo da subito, quindi, e il massimo dell'interesse è il seguirne le mosse mentre la sua faccia di pietra di tanto in tanto si sgretola per lasciar trasparire qualche sprazzo d'umanità (a volte voluto, altre spontaneo). L'inespressività di Van Dien dovrebbe aiutare a farne un criminale gelido e spietato, ma certe repentine reazioni di riavvicinamento alle sue vittime nello spazio di pochi secondi spiazzano e danno un vago senso di esistere al film, per il resto piegato biecamente alle logiche da thriller paratelevisivo moderno con le due giovani amiche che si mostrano oneste, in gamba e molto legate. Patetica la relazione col fidanzato eterno indeciso e spaesato, che dice di amare ancora Annette ma di non saper cosa fare: la guarda teneramente negli occhi, poi se ne va, poi torna contrito... Considerando che la parte poliziesca è tremendamente banale e che nel complesso anche quella action (il finale) agghiaccia da quanto è scontata, c'è poco da star allegri. Van Dien, qui anche regista, cerca di dare al suo Dayton sfaccettature da psicopatico instabile e imperscrutabile e parzialmente ci riesce, ma la regia non offre un minimo di coinvolgimento e le dinamiche elementari da thriller di serie Z fan cadere le braccia. L'unica idea sulla quale sembra sia costruito tutto è quella della refurtiva recuperata casualmente attraverso l'acquisto del garage-deposito e anche il titolo originale (STORAGE LOCKER 181) sembra confermarlo, perché invece lo spunto del ladro di matrimoni (causa ovvio trauma infantile) è solo vagamente abbozzato. Anodino, fiacco e di una noia mortale.
R.f.e.: Sullo stile de Il grande cielo, Corvo Rosso non avrai il mio scalpo e soprattutto del più incisivo Il cacciatore del Missouri con Clark Gable, la pellicola ha tuttavia qualcosa che non funziona. Probabilmente il difetto è nel manico, regia e sceneggiatura. Davvero seducente Elsa Martinelli (una delle più belle e al contempo esteticamente sottovalutate attrici del cinema italiano, al pari di altre di cui solo oggi i mass-media nostrani sembrano accorgersi di quanto fossero belle e di classe, come Virna Lisi o Catherine Spaak).
Modo: Film con pratagonista il grande Sordi e il "delfino" Verdone. Pellicola riuscita a metà. Si evidenzia la contrapposizione tra l'Albertone guascone e sboccato all'ennesima potenza e il giovane timido e insicuro. I dialoghi non sono molto illuminati e le trovate comiche non sopperiscono a tale mancanza. Cosicché si fatica a dare un gran voto. C'è da dire che vedere i due attori recitare assieme arreca una piacevole malinconia.
Galbo: La versione "live action" delle storie del celeberrimo personaggio dei cartoni animati creato da Hanna & Barbera è naturalmente rivolta al pubblico dei bambini e per questo target non delude probabilmente le aspettative. Gli orsi sono ben realizzati dal punto di vista tecnico e interagiscono bene con gli "umani" (che sono meno accattivanti rispetto ai personaggi animati). La storia è semplice, ci sono gag divertenti e la durata consente al film di non stancare. Tutto ciò consente che il film sia alla fine piuttosto godibile anche da un adulto.
Domino86: Nord e sud, ricchezza e povertà, due persone completamente differenti volenti o nolenti si ritrovano a dover affrontare un viaggio insieme che da semplice che poteva sembrare si rivela pieno di imprevisti. Saranno proprio tutti questi intoppi a dare colore al film assicurando allo spettatore diverse risate. Simpatica come sempre Anna Maria Barbera, seppur presente in un piccolo ruolo.
Dusso: Un bel film, che provoca nello spettatore il giusto mix di interesse e di tensione (l'ottimo finale in aeroporto ma anche la visita alla città tra la folla); Affleck va benissimo per il ruolo, ma la cosa migliore è la coesione, grazie alla quale tutto fila liscio senza esagerazioni. Positiva poi l'assenza di effetti speciali.
Galbo: Banale commedia di Vincenzo Salemme, attore e regista sicuramente più portato alla rappresentazione teatrale che a quella cinematografica. Questo SMS più che un film compiuto sembra una raccolta di gag (spesso poco divertenti) basate sugli equivoci e che ha come sfondo il solito ed abusato tema della crisi dei rapporti coniugali. Tra l'altro alcuni personaggi (tipo quello interpretato da Brignano) sembrano collocati lì a caso senza un senso compiuto. Uno sforzo in più in fase di scrittura avrebbe giovato.
Galbo: Per questo remake Spielberg adotta una cifra stilistica diversa rispetto al bel film originale introducendo tinte più cupe ed horror. Ne deriva un film diviso in due, con un'ottima prima parte, fitta di angoscia e tensione ottimamente trasmesse ed una seconda maggiormente scontata nelle sequenze d'azione ma realizzata ottimamente com'è abitudine del regista. Convincente Tom Cruise nel ruolo principale. Più leziosa la Fanning. Bravo Tim Robbins, come sempre.
Galbo: Western piuttosto peculiare e riuscito girato nei territori australiani e (come molti esempi dello stesso genere prodotti in America), strenuamente dalla parte dei popoli nativi sfruttati ed oppressi (in questo caso gli aborigeni del nuovo continente). Il film è caratterizzato da un certo equilibrio tra dramma e commedia che si mantiene grazie alla buona prova del cast. Da riscoprire.
Pinhead80: Il fascino dello sgangherato road movie familiare rimane intatto anche a distanza di tanto tempo e ne conserva in maniera autentica la stessa forza. Ogni personaggio incarna una caratteristica differente che lo definisce e su cui si basano tutte una serie di gag. Il viaggio è sempre simbolo di una grande trasformazione che volente o nolente avviene. Alcune scene sono più riuscite di altre (la madre che vuole completare il percorso a ostacoli nel campus tra tutte) e nel complesso si ride spesso e quasi sempre di gusto. Ad averne, di film così.
Xamini: Bella ambientazione (dove c'è NY l'effetto è assicurato), bella protagonista venefica, coprotagonista un po' posticcio, biopic al sapore di commedia su una vicenda alquanto singolare. Detto questo, il suo problema principale è molto simile a quello di Green book (che tuttavia è stato apprezzato dalla gran parte): non accade più di tanto e comunque non al di là di quello che ci si aspetta. Questo e il registro ironico contribuiscono ad appiattire totalmente il pathos della vicenda e a lasciarvi con un gran "sì, però" finale.
Saintgifts: Chiara l'intenzione di rappresentare la tragedia dell'11 settembre da un punto di vista particolare. In questo caso è portare all'eccesso lo stile dei film sulle catastrofi, quello di concentrarsi sulla vicenda di alcuni scelti personaggi per dare allo spettatore la possibilità di più emozionarsi e avere "campioni" su cui tifare per l'esito finale. In questo caso non funziona per diversi motivi, il più importante dei quali è che di vicenda purtroppo vera si tratta e non può essere minimalizzata concentrandosi solo su individualismi made in USA.
Galbo: Tra i migliori della non memorabile filmografia di M Bay, The Rock riprende il mito dell'isola (e prigione) di Alcatraz come luogo inespugnabile e ne ricava un film d'azione che seppure altamente improbabile narrativamente parlando (cosa peraltro scontata in questo genere di film) centra l'obiettivo di divertire lo spettatore; ciò in gran parte è dovuto alla simpatia dei protagonisti: il duo Cage-Connnery funziona (specie nella prima parte) e Ed Harris è bravo nella parte del militare paranoico e reazionario.
Piero68: Probabilmente l'unico film con Seagal protagonista che vanta una discreta produzione e non è da ascrivere ai vari B-movies che lo hanno visto protagonista. Merito anche di Davis alla regia, che cerca di limitare al minimo le esagerazioni e merito di un cast ben assortito che vede in Lee Jones e Busey due ottimi cattivi. Ma anche la performance di Seagal questa volta convince e se si passa sopra alla sceneggiatura, che non riserva sorprese e colpi a effetto ma rimane nei solchi classici dell'action. Si può dire che il film è riuscito.
Festo!: Non possiamo condannare a prescindere un film solo perché è prevedibile: ci sono infatti pellicole che, pur sapendo fin da subito come andranno a finire, si lasciano guardare con piacere. Questo film invece no: si trascina, quasi "agonizza". Entrambi gli attori hanno partecipato a pellicole migliori; emerge leggermente il personaggio di Penny (ben doppiato da Roberta Gasparetti). Tutto sa di già visto e banale, cosa che rende la pellicola nel mentre noiosa e infine dimenticabile. E se una commedia non diverte, ha fallito tutto.
MEMORABILE: Il cassonetto che sta per colpire la Lopez, alla quale si è incastrato il tacco in un chiusino: una forzatura incommentabile...
Homesick: Ambivalente. Da un lato, il potere delle multinazionali, i rapporti interpersonali sempre più astratti, i licenziamenti come drastica soluzione ai problemi di una grande azienda; dall'altro, un dispensabile taglio da soap-opera, con la moglie incinta fuori tempo massimo e i novelli Giulietta e Romeo. Tutto sommato, il film si mantiene in equilibrio grazie alla spiritosità di fondo e al mestiere degli attori: il maturo Quaid, il rampante Grace, il dimesso Paymer e - in un folgorante cameo - il pescecane McDowall.
Daniela: Finito in carcere, il protagonista diventa un pungiball umano per colpa del fratello boss criminale che lo vuole morto. Evaso, inizia a vendicarsi... Trama basica resa più interessante dalla narrazione a frashback che parte dalla situazione di stallo per mostrarne gli antecedenti. Adkins coperto di cicatrici e con denti d'acciaio fa quello che sa fare meglio, ossia menare, e anche il resto del cast ha le facce giuste, mentre i combattimenti raggiungono picchi di violenza notevoli, risultando però piuttosto ripetitivi. Nel complesso, un onesto B movie senza troppe pretese.
Bruce: L'idea del soggetto di questa commedia agrodolce girata a Milano non è male, ma è lo sviluppo complessivo della trama a non cogliere nel segno. Nel film vengono evidenziate tutte le criticità e le assurdità della società attuale, dominata dai social e sostanzialmente priva di reali opportunità e prospettive lavorative per i giovani. Manca empatia, non si riesce mai a ridere, nemmeno a sorridere e alla fine rimane poco, giusto un po' di amarezza.
Galbo: Se è vero che Melissa McCarthy è una delle migliori attrici brillanti degli ultimi anni, è altrettanto vero che senza un buon film è arduo esprimere il proprio potenziale. In questa commedia l'attrice incide pochissimo a causa della scarsa qualità della scrittura, inutilmente volgare nella prima parte, troppo squilibrata sul sentimentale nella seconda. La storia è quella solida della redenzione del ricco insensibile che riscopre i valori della famiglia, declinata con pochissima originalità e con caratteristi come Dinklage male utilizzati.
Nicola81: Un western classico nello svolgimento ma crepuscolare nelle atmosfere: quella tra lo spietato fuorilegge (Coburn) e l'ex capitano dei ranger che lo arrestò (Heston) è la sfida tra due personaggi figli di un'epoca ormai al tramonto (si comincia a comunicare al telefono e a circolare in auto). McLaglen non racconta nulla di nuovo, però mantiene un buon ritmo e, se necessario, sa anche spingere sul pedale della violenza. Belle ambientazioni, ottimi i due protagonisti, bravi anche Parks (lo sceriffo) e la Hershey (la figlia rapita). Musiche di Goldsmith.
Skinner: Discreta ma non memorabile crime-story con qualche virata nel noir. Film abbastanza classico sul solco di tanti celebri predecessori (Patto di sangue, Stato di grazia, Quei bravi ragazzi...), ingabbiato dalla convenzionalità dei tre protagonisti, uno (Marsden) eccessivamente pulito e candido, un altro (Renfro) eccessivamente... scemo, un terzo (Ribisi, comunque il migliore del terno) eccessivamente sopra le righe. Salvi fa il boss siciliano benino, ma con l'accento non ci siamo. Dennehy sugli scudi. Hopper e Kilmer appaiono per pochi minuti.
Saintgifts: Film interessante per l'argomento (la recente guerra in Iraq) e per le menzogne sullo scopo per cui è stata fatta, menzogne che coinvolgono un po' tutti, una certa stampa compresa. Girato anche bene e con mezzi notevoli. Miller (Matt Damon), è il solito cow boy eroe e senza macchia, un classico nei film americani di questo genere e se la cava bene. Purtroppo va di gran moda girare le scene notturne di battaglie o di scontri, dove non si vede nulla e nulla si capisce di ciò che sta succedendo fino all'epilogo. Credo serva per coinvolgere di più.
Xamini: Trovo i due bellocci protagonisti un po' piatti nei loro lineamenti perfettini mentre Alicia Vikander (assai apprezzata anche in Ex Machina) continua a generare un'irresistibile carica erotica. Precisato questo, il mestiere di Guy Ritchie nel costruire questa spy-story arricchita da sapore retrò è indiscutibile. L'enfasi sulla battuta di spirito che si spinge sino all'iperbole chiude il cerchio e ci restituisce un giocattolo che si lascia guardare con piacere e fa divertire.
124c: Michael Mann si distacca da una Hollywood patinata che vuole celebrare solo sé stessa dirigendo un thriller moderno come solo lui sa fare. L'idea è quella di un thriller violento e realistico, facendo finta che non esista nessun serial anni '80 di nome Miami Vice da cui prendere spunto. Il cast è abbastanza buono, l'ambiemntazione è sempre Miami, però manca qualche cosa che era presente in Collateral e Heat - la sfida. Aspettavo qualcosa in più da questo film, anche se chiedere i cameo dei vecchi interpreti non era lecito.
Siska80: La solita carrellata di conoscenti, amici e colleghi, parla non soltanto del Freddie Mercury che teneva in pugno la platea quando era sul palco, ma anche dell'uomo sensibile e contraddittorio, dell'instancabile viveur (del quale vengono mostrati stralci di simpatiche interviste). Toccante la testimonianza della scomparsa Montserrat Caballè, cui il cantante confidò la malattia scoperta da poco nel 1987. Nulla di nuovo da vedere, tutto sommato realizzato approssimativamente.
Luchi78: Un Dracula dei tempi moderni che s'innamora dell'Italia grazie a Carramba, che sorpresa, i compagni dei centri sociali che cadono nell'errore del pregiudizio, Verdone che fa l'ispettore tamarro, hip-hop in abbondanza e i classici fattoni del Prenestino. Qualche buono spunto c'è, la storia tra Dracula e Zora funziona (come la Ramazzotti in questo inedito ruolo), un po' meno il ritratto della periferia romana stereotipata ben oltre il limite della comicità. Sui generis.
Rickblaine: Buon western alla Sergio Leone con un Lee Van Cleef davvero in vena. Una storia molto emozionante con azione dove lo si richiede. La musica di Morricone è ottima e rende ancora meglio la visione di alcune scene. Il resto del cast (fra cui un ottimo Luigi Pistilli) ottiene la sufficienza piena. Un western da tener in gran conto, che dimostra quanto il regista sia capace nel genere.
MEMORABILE: Tutti gli incontri fra Lee Van Cleef e il giovane superstite della strage.
Cotola: Parla al cane ed al gatto (ma anche ad "altro") però non si chiama Francesco e non viene da Assisi: tutt'altro. Stavolta la Satrapi dirige una commedia nera con qualche innesto grandguignolesco. Ma se la prima parte funziona abbastanza
bene sia per divertimento che per ritmo, ad un certo punto il film si arena e diventa ripetitivo. E per uscirne nell'ultima parte, tra l'altro frettolosa, sceglie la più usuale strada del dramma con finale scontato. Ottima la prova di Reynolds.
Accettabile il risultato finale.
Capannelle: L'inizio non era male, perché il classico scontro tra le incrollabili fedi di un prete un po' stralunato e del fascistone da riconvertire promettevano scintille prendendo pieghe anche più originali del solito. Poi le stranezze loro e dei personaggi che li circondano tendono a farsi ripetiutive e la trama non riesce ad evolvere, proponendo momenti poco riusciti come quello della spedizione punitiva dei compagni di Amendola. Anche Nobile, pur caratterizzando bene il suo personaggio, pare eccessivo. Regia ordinata, forse troppo e ritmo discreto.
Panza: Il film risulta essere un minestrone di parodie malriuscite e volgari in cui si fa fatica a individuare il film parodiato. Odiosa la scena della fabbrica di Willy Wonka e la canzone di Jack Squallor (resa ancora più orribile dal doppiaggio italiano). I riferimenti al mondo americano sono assolutamente incomprensibili e rendono il film ancor più inutile.
Anthonyvm: Bellissimo musical che per dimensioni e impatto emotivo è da accostarsi a una specie di kolossal. La storia è quella classica, le canzoni e gli arrangiamenti quasi sempre coinvolgenti, il cast da applausi, soprattutto un sorprendente Jackman e la Hathaway (Crowe come Javert è un po' un caso di miscasting, ma se la cava), costumi incantevoli. Film entusiasmante che diverte, emoziona e soprattutto gratifica occhi e orecchie. Un grande successo pienamente meritato. Chi non ama i musical certamente sarà messo a dura prova dalla durata considerevole.
MEMORABILE: La disperata e dolorosa storia della Hathaway; La canzone della Carter e di Cohen; Il finale melodiosamente struggente.
Ira72: Pur volendo essere di manica larga, trattandosi di un prodotto televisivo senza ambizione, si fatica a salvare qualcosa o qualcuno, Adriano Giannini escluso. La sceneggiatura è fin troppo prevedibile (assassino incluso) e le molte (troppe!) incursioni sentimentali da soap opera di terzo livello danno la mazzata finale. Se si cerca un film disimpegnato da encefalogramma affaticato, il piatto è servito.
Ronax: Seguito "ideale" del precedente La cognatina, ne riprende alla larga personaggi e situazioni cambiando però gli attori, a parte il parroco Pupo De Luca che affianca nella sceneggiatura Bergonzelli, qui a uno dei suoi punti più bassi. Il film è infatti solo una becera farsa oltremodo irritante nelle sue pietose battutine "politiche" da avanspettacolo. E non basta certo qualche fuggevole nudo della pur fresca e simpatica Ria De Simone e di qualche altra oscura figurante a risollevarne le sorti.
Darkknight: Mostruoso al di là di ogni dire. Lei giovane moglie di un affarista disonesto, lui impiegatino: scocca la scintilla. Romeo e Giulietta moderni dove la telepatia vorrebbe veicolare dialoghi romantici ed esistenziali e invece sono solo agghiaccianti per banalità e mancanza di senso. Ritmo inesistente e finale frettoloso che non ci si crede per quanto è ridicolo. Che diavolo ci fa qui Donald Pleasence?!?
Maik271: Film americano senza pretese che tratta di un furto impossibile progettato dal nero Freeman in collaborazione con Banderas alle prese con polizia, FBI, mafia russa e caveau inviolabile di turno. Nel film non può mancare la bonazza di turno, in questo caso interpretata dalla caucasica di aspetto ma australiana di passaporto, Mitchell. Discreto ma niente di speciale. Un film che non invoglia alla seconda visione.
Mco: Che bel film! Rapporto tra padre e figlio interrotto col carcere si ricompatta (per quanto possibile) col carcere stesso, dove il figlio stesso svolge la mansione di educatore. Testa a testa tra Pasotti e Colangeli in un concerto di sguardi, sorrisi beffardi, ammiccamenti e lacrimucce. Entrambi recitano molto bene senza mai sfociare nella retorica stantìa e la mano del ragazzo tesa al parente per farlo uscire dall'acqua è un'immagine che resta a lungo.
Ronax: Al di là delle polemiche sulla veridicità di quanto mostrato, resta che tutto è finalizzato alla tesi di fondo, comune alla destra più fascista e razzista, della bontà del colonialismo e dell'errore commesso dalle potenze coloniali ad abbandonare i possedimenti africani. Ciò detto, la macchina da presa di Climati si muove con pirotecnica agilità fra scene di massa abilmente orchestrate, il montaggio è rapido e secco, la colonna sonora di Riz Ortolani è come sempre molto efficace. Assolutamente ignobile, ma sicuramente una bella pagina di cinema.
MEMORABILE: Le radiose ragazze sudafricane, tutte rigorasamente bionde e dai tratti nordici, che volteggiano sulla spiaggia di Cape Town.
Daniela: Causa impatto con sciame di locuste, un piccolo aereo precipita nel mezzo di uno zoo-safari. I sopravvissuti trovano riparo in una grotta a 3 stelle con piscina, ma homo homini ect anche se qui a fare il lupus è uno solo... Survival movie con intenti pedagogici sulla natura degli uomini e la stupidità delle donne (purtroppo l'unica esemplare non fa onore al genere) approssimativo nella definizione dei caratteri e non privo di incongruenze ma reso molto spettacolare dall'ambientazione desertica esaltata dalla calda fotografia. Bizzarro l'epilogo con lo scontro tra maschi alpha.
MEMORABILE: La colonia di scimmie a cui il cacciatore rompe le scatole; La tartaruga salvifica; Il mulo amichevole; L'epilogo con il combattimento corpo a corpo.
Dusso: Considerato il genere di film che rappresenta soddisfa a pieno i requisiti richiesti. Bella la chiusura, meno forse per come avviene. Si può muovere invece qualche critica alla scelta di Bella Thorne, probabilmente non adattissima al personaggio (si è abituati a vederla in ruoli che sono esattamente il contrario di questo) e all'andamento del film, un po' troppo piatto.
L'acquisto è quello che fanno due amiche, Annette (Thomson) e Molly (Cope), aggiudicandosi per 4500 dollari il contenuto di un garage messo all'asta dopo aver potuto solo dare una rapida occhiata all'interno dello stesso (un modo singolare per svendere i depositi di chi non paga da qualche mese l'affitto). L'incubo è che questa volta il proprietario dei vestiti da sposa e dei gioielli nascosti tra scatoloni e casse non è un insolvente qualsiasi ma colui che poco tempo prima veniva chiamato "il ladro di matrimoni", finito in galera dopo aver...Leggi tutto rubato un bel po' di abiti nuziali e aver commesso un delitto. Si chiama Dayton (Van Dien) e l'hanno appena scarcerato, dopo soli diciotto mesi di detenzione (mancanza di prove? Nessuno ce lo dice...). Un bel tipo, ma che qualcosa non gli giri in testa per il verso giusto lo si capisce presto. Anzi, diciamo pure che da come ti guarda e si muove pare Terminator, nonostante sappia essere a suo modo cortese. Il bell'aspetto lo aiuta e così, dopo aver saputo il nome delle due ragazze che gli hanno sottratto legalmente il deposito, le segue e le conosce. Molly sta in secondo piano, Annette è piuttosto depressa perché il fidanzato (Wayne), col quale già aveva progettato di sposarsi di lì a breve, le ha chiesto un periodo di tempo separati per capire meglio se la ama davvero. Dayton circuisce entrambe le biondine mentre la polizia indaga su chi abbia da poco ucciso un'impiegata legata alla vendita dei depositi e la proprietaria d'una gioielleria alla quale le due ragazze avevano venduto un prezioso anello trovato nel garage. L'identità del killer la conosciamo da subito, quindi, e il massimo dell'interesse è il seguirne le mosse mentre la sua faccia di pietra di tanto in tanto si sgretola per lasciar trasparire qualche sprazzo d'umanità (a volte voluto, altre spontaneo). L'inespressività di Van Dien dovrebbe aiutare a farne un criminale gelido e spietato, ma certe repentine reazioni di riavvicinamento alle sue vittime nello spazio di pochi secondi spiazzano e danno un vago senso di esistere al film, per il resto piegato biecamente alle logiche da thriller paratelevisivo moderno con le due giovani amiche che si mostrano oneste, in gamba e molto legate. Patetica la relazione col fidanzato eterno indeciso e spaesato, che dice di amare ancora Annette ma di non saper cosa fare: la guarda teneramente negli occhi, poi se ne va, poi torna contrito... Considerando che la parte poliziesca è tremendamente banale e che nel complesso anche quella action (il finale) agghiaccia da quanto è scontata, c'è poco da star allegri. Van Dien, qui anche regista, cerca di dare al suo Dayton sfaccettature da psicopatico instabile e imperscrutabile e parzialmente ci riesce, ma la regia non offre un minimo di coinvolgimento e le dinamiche elementari da thriller di serie Z fan cadere le braccia. L'unica idea sulla quale sembra sia costruito tutto è quella della refurtiva recuperata casualmente attraverso l'acquisto del garage-deposito e anche il titolo originale (STORAGE LOCKER 181) sembra confermarlo, perché invece lo spunto del ladro di matrimoni (causa ovvio trauma infantile) è solo vagamente abbozzato. Anodino, fiacco e di una noia mortale.
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