Don Camillo e Peppone in versione pecoreccia, con Pupo De Luca a fare un don Camillo alla buona e Ria De Simone nei panni di... Peppona, una ex prostituta convertita al comunismo (e nipote di don Camillo) che arriva a Borgo (in Emilia) per aprire una casa del popolo e portare dalla sua parte i volubili paesani. Sceglierà come sede un bordello in attività col quale condividerà gli spazi e... i clienti. Sì, perché chi si iscrive al Partito riceve in omaggio una sana copula con la Peppona, la qual cosa provocherà problemi di concorrenza e dissidi con lo zio prete (che nel frattempo, sempre nello stesso stabile, ha aperto un’Acli per i suoi fedeli). La confezione...Leggi tutto - da pura commediaccia di serie Z nonostante qualche vaga ambizione satirica di Bergonzelli (regista e co-autore del copione con lo stesso De Luca) - è sciatta, il risultato deprimente. De Luca prova a metterci un po' di verve romagnola, la De Simone gli tiene anche testa, ma la povertà del soggetto affossa inevitabilmente ogni sforzo. Più nudi (integrali) e scene erotiche rispetto alla media, personaggi mal abbozzati, divertimento che latita. Mancano i cavalli di razza e si sente, e dal momento che non esiste certo la profondità delle sottotrame guareschiane l'impressione è quella di un caos generalizzato che Bergonzelli prova faticosamente a orchestrare dando al film una forma che non c'è. Tirata via la sfida finale in bici uomini contro donne (si concluderà in una prevedibile orgia consumata durante il percorso), mal sfruttata la triplice presenza - nello stesso edificio - di anziane bigotte, uomini in fregola, mignotte e comunisti. Luca Sportelli (il sindaco) ha una lunga scena di sesso con la De Simone. Mah.
Seguito "ideale" del precedente La cognatina, ne riprende alla larga personaggi e situazioni cambiando però gli attori, a parte il parroco Pupo De Luca che affianca nella sceneggiatura Bergonzelli, qui a uno dei suoi punti più bassi. Il film è infatti solo una becera farsa oltremodo irritante nelle sue pietose battutine "politiche" da avanspettacolo. E non basta certo qualche fuggevole nudo della pur fresca e simpatica Ria De Simone e di qualche altra oscura figurante a risollevarne le sorti.
Don Camillo e Peppone in chiave sessual-pecoreccia anni Settanta. La formula di derivazione non è poi molto diversa, con alcuni punti di quasi citazione volti però a una volgarità molto marcata che sminuisce l'opera trasformandola in una fiacca commedia "sexy" in definitiva anche poco pruriginosa (a parte la prosperosa Ria De Simone). Anche il maldestro tentativo di fare del sarcasmo politico risulta assai banale, così come i contenuti e i dialoghi della pellicola che non sono altro che una carrellata di becerume senza alcun senso.
Tremenda commedia di Bergonzelli che cerca di fuorviare lo spettatore sin dal titolo. In realtà il film è una parodia pecoreccia di Don Camillo che cerca di far ridere utilizzando senza sosta le solite due o tre gag da quattro soldi (le secchiate d'acqua, il salvadanaio posizionato sotto il santo), che alla lunga diventano esasperanti. Qualche bel nudo c'è ma non riesce a risollevare le sorti di un film noioso che appare a tratti interminabile.
Terribile commedia di Bergonzelli che altro non è che una sorta di Don Camillo e Peppone in versione scollacciata. La trama è quello che è, gli spunti di satira sociale e politica (se possiamo definirli così e considerarli tali) sono pessimi e di momenti comici o appena divertenti neanche l'ombra. Un po' di nudi qua e là cercano di risollevare la baracca, ma con scarsi risultati: il film dura "appena" novanta minuti, ma sembrano almeno il doppio.
Una titolazione abbastanza fuorviante, valida probabilmente solo per i primi cinque minuti di film. Un'opera alquanto delirante, complicata da seguire e da comprendere per il susseguirsi abbastanza sconnesso di scene perlopiù slegate fra loro. Non molto riuscito tutto il sottobosco politico-religioso, che si rifà pure nei nomi (che fantasia...) a un classicissimo; più "divertente" nei momenti di mero intrattenimento. Di una pesantezza quasi insostenibile e dispiace molto perché Bergonzelli qualche numero lo possiede.
MEMORABILE: Le donne che chiamano il prete per sapere dove sono i mariti; Il prete beone; Le mutande con falce e martello.
Don Camillo e Peppone in versione commedia sexy. Un brutto film senza capo né coda, per tutta la durata assurdo e incomprensibile, un collage di scene senza senso in cui si cerca di salvare qualcosa con scene di nudo ma non si salva proprio nulla. Le battute non fanno praticamente mai ridere e le gag sono due o tre e si ripetono per tutto il film. Ma ciò che lo rende ancora peggiore sono gli imbarazzanti riferimenti alla politica. Nel cast si salva solo la procace Ria De Simone.
Che confusione questa commedia satirica di Bergonzelli, sorta di versione pecoreccia delle beghe ridanciane tra chiesa e comunisti care a Guareschi; ecco quindi il paesello emiliano, il prete buffo (il discreto De Luca), la prostituta "di partito" (la statuaria De Simone) e tutta una sequela di personaggi di contorno tra cui spicca Sportelli, impegnati in una serie di gag senza soluzione di continuità che rendono emicranica la visione. Non si ride mai e la trama è sconclusionata, continuamente spezzata da riempitivi; tra svariati nudi e innumerevoli momenti puerili, una gran noia.
Pellicola anarchica dai tagli grotteschi, sghembi e dalle combinazioni cromatiche improbabili. Un tourbillon sbrindellato colmo di campi, controcampi e zoomate; di caotiche scene popolose e di cosce polpose. Tutti sembrano divertirsi un mondo in questa sagra "political-sex" talmente assurda e cialtronesca da risultare insensatamente attraente. Un film ruspante e svergognato che non mira assolutamente a nulla, tranne che a una goliardata paesana allegramente sporcacciona farcita fino all’orlo dall’esuberante fisicità di Ria De Simone: succulenta per qualità, quantità e simpatia.
MEMORABILE: Il seno di Monica (Laura Schianchi?); Don Camillo: "Posso mica usare l’extravergine per un extrabaldracca”; Gli occhi di Ria De Simone.
Bergonzelli innesta Gallone nell'erocomedy pseudopoliticamente sovradeterminata e crepi ogni cautela pure fintowertmulleriana (irriscattabile la clone della Melato, ma anche il sotto-Banfi è una pensata raccapricciante) ove cucù e campane intonano La trionferà e gli slip sono stemmati PCI. Una missione suicida per lui e per lo spettatore che impatta con un asteroide di disarmante becerume. Rimorchia però il peso morto con sorprendente scioltezza ritmica, data da un editing che ha quasi dell'esperimento futurista. Nuoce gravemente anche alla salute del più incosciente filmbruttista.
MEMORABILE: "Ho trovato il petrolio, alla faccia degli arabi! ".
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La vhs era stata editata con il vm18 dalla Magnum3b e viene dichiarata una durata di 90 minuti, probabilmente è uncut visto il divieto dei 18, ma bisogna verificarlo prima da qualcuno in possesso di tale vhs.