Probabilmente il telefilm lo ricordano in pochissimi, ma non importa; è ormai sufficiente appoggiarsi a un brand del passato per non rischiare un "avventato" salto nel buio. La speranza è quella di ripercorrere i passi di una saga fortunata come quella di Mission: impossibile, ma se lì c'era la forza di un protagonista carismatico come Tom Cruise, qui a regger la scena troviamo due bellimbusti impomatati molto più anonimi. Perfetti nel loro look da damerini anni sessanta (epoca in cui il film è ambientato), rappresentano le due opposte facce dell'agente segreto del tempo:...Leggi tutto il meglio del KGB da una parte e della CIA dall'altra, alleati per sconfiggere un'organizzazione in possesso di un'atomica con cui si prepara a minacciare il mondo. Predisposte le pedine sullo scacchiere Guy Ritchie, tecnicamente uno dei migliori registi sulla piazza (che già aveva dimostrato di sapersi perfettamente adeguare alle dinamiche da blockbuster preconfezionato nei due SHERLOCK HOLMES con Downey jr.), comincia a frullare immagini e musiche con un montaggio da brividi imponendo il suo stile modernissimo, che tutto sovrasta ma ha il difetto di apparire manierato, difficilmente coinvolgente se non a livello epidermico. Sarà che la storia è delle più banali, fumosa quanto confusa, ma il risultato è che si finisce col lasciarsi distrarre dall'apparato scenografico (meravigliosamente ricostruito), dalla brillante fotografia, financo dalle singole trovate (la fuga "via cavo" da Berlino est all'inizio) proprio per colpa di una sceneggiatura poco accattivante, mai spiritosa come vorrebbe essere. Certo, qualche discreta battuta piazzata sporadicamente non manca, ma si capisce che lo spazio maggiore è lasciato all'azione. Con momenti anche stupefacenti come nel prolungato split-screen attraverso il quale viene raccontato l'attacco notturno alla villa, con scelte musicali azzeccate (l'agente Cia si rilassa mentre il collega fugge dai proiettili in motoscafo e sullo sfondo si ascolta quasi per intero il Peppino Gagliardi di "Che vuole questa musica stasera"), con scene di raffinata eleganza non solo nello sfoggio di abiti di gran gusto. Recitazione complessivamente buona (ma a sorprendere è forse solo la brava Elizabeth Debicki nel ruolo della pupa chic del gangster), eccellente ambientazione d'epoca (colpisce rivedere dall'alto la lugubre sagoma del muro di Berlino) ma poca anima, e la cosa a lungo andare si percepisce. Finale che prepara i nostri eroi a una nuova avventura con Hugh Grant che finalmente cita l'U.N.C.L.E., il nome scelto per l'affiatata coppia (a cui si aggiunge la ragazza che li ha seguiti fin lì, cui dà il volto la bella Alicia Vikander).
Il film sulla famosa serie tv anni '60 con Robert Vaughn e David McCallum era in cantiere da anni, ma solo con Guy Ritchie ha visto la luce. Ambientata negli anni '60, fra Berlino e Roma, la pellicola sceglie la strada dell'autoironia e del rapporto (un po' omosex) fra i due agenti segreti, che collaborano per la prima volta assieme (guardandosi in cagnesco perché Cavill è un agente CIA e Hammer una spia KGB). Poche le scene d'azione (e tutt'altro che fracassone), con un Hugh Grant scelto come capo perché Ralph Fiennes fa lo stesso in Skyfall.
Dopo una serie di prove deludenti, Ritchie è riuscito ad affinare il proprio stile: invece che logorrea e spacconerie gratuite, qui abbiamo un elegante senso dell'esagerazione che ben si adatta a una spy-story che vede Urss e Usa lavorare insieme per sventare una minaccia nucleare. Cavill se la cava meglio del solito, anche se i migliori sono Hammer, agente del KGB con un inaspettato cuore tenero e la Debicki nel ruolo della perfida industriale. Ritmo sempre alto, scenari notevoli, colonna sonora variegata e divertente.
MEMORABILE: L'inseguimento del motoscafo sulle note di una canzone d'amore; La tortura della sedia.
Lo sospettavamo già all'epoca in cui ne vivevamo la fase finale, ma ora ne abbiamo ahinoi la certezza: il mondo era molto meglio ai tempi della Guerra Fredda. Partendo da questo assunto Ritchie confeziona impeccabilmente un esercizio di stile ai limiti della maniera, che patisce un po' due protagonisti privi di carisma ma che scorre liscio per le sue due ore. Peccato che l'evocazione di quel tempo si fermi ai vestiti.
Ammetto di non aver visto nemmeno un frammento del telefilm di derivazione (nonostante contasse nel cast il mito personale Robert Vaughn) ma, in definitiva, questo film si può assaporare come uno spy-movie alla 007 qualsiasi. Dona alla pellicola un certo fascino nostalgico l'ambientazione anni Sessanta, dapprima nella Berlino con muro e, successivamente, a Roma. Il classico incontro-scontro Usa/Urss incarnato dai bellocci Henry Cavill e Armie Hammer dalle chiome profumate di brillantina Linetti alla lavanda risulta divertente grazie a una buona scrittura.
Simpatico e godibile spionistico-action spruzzato abbondantemente di ironia, con una piacevole patina vintage. Di novità non ce ne sono ma il film fa bene il suo lavoro che è quello di intrattenere e lo fa per tutta la sua durata. Ciò
grazie ad un ritmo che si mantiene su buoni livelli e lo fa in maniera costante. Qualche piccolo eccesso qua e là che in un genere come questo si può però accettare. Il finale è un po' affrettato ma essendo il minutaggio già abbastanza
alto forse è meglio così. Gustosa e variegata la colonna sonora. Finale che apre la porta ad un possibile seguito.
Se due agenti speciali, uno della CIA e l'altro del KGB, devono collaborare quando Russia e America la guerra se la facevano fredda, allora bisogna dividere perfettamente a metà meriti e capacità dei due agenti. Si innesca quindi una specie di gara tra i due, con la sorpresa della terza collega (Vikander) ad azione avanzata. La colonna sonora è adeguata ai tempi e sottolinea ironicamente le scene d'azione. L'ironia è la cifra di tutto il film ed è una buona scelta per una spy story anni sessanta anche perché contenuta nei giusti limiti.
Trovo i due bellocci protagonisti un po' piatti nei loro lineamenti perfettini mentre Alicia Vikander (assai apprezzata anche in Ex Machina) continua a generare un'irresistibile carica erotica. Precisato questo, il mestiere di Guy Ritchie nel costruire questa spy-story arricchita da sapore retrò è indiscutibile. L'enfasi sulla battuta di spirito che si spinge sino all'iperbole chiude il cerchio e ci restituisce un giocattolo che si lascia guardare con piacere e fa divertire.
Il remake cinematografico di una vecchia serie televisiva “spionistica”, consente al regista Guy Ritchie di “giocare” con l’effetto nostalgia, accentuata dall’ambientazione romana negli anni ’60. L’operazione funziona per il ritmo, il tono scanzonato e la suggestiva ambientazione. Il limite è rappresentato da due protagonisti alquanto “imbalsamati” e con pochissimo feeling reciproco. Molto più in parte la coprotagonista femminile e il più defilato Hugh Grant. Vedibile ma poco coinvolgente.
Al di là di una fotografia notevolissima, grandi scene d'azione e una ricostruzione d'epoca molto interessante che usa - nonostante il film sia americano - un paio di brani d'epoca italiani ricercando una buona cura dei dettagli (anche se a volte probabilmente esagera), siamo di fronte a una pellicola che risulta per il resto ben presto dimenticabile; come i suoi protagonisti del resto...
Ancora America vs Russia in un film i cui contendenti sono due belloni contemporanei, volti attraenti da cartellone come da sempre nel cinema di tutti i tempi. Il ritmo è velocissimo e le situazioni da boutade sembrano a metà fra 007 e Attenti a quei due, ma la durata di oltre due ore lo rende purtroppo insopportabile anche per lo spettatore più paziente. In più la ricostruzione di quei tempi non si rifà agli stili di allora, trasformandosi spesso in una "baracconata", seppur di lusso. Comunque si lascia vedere e fino in fondo...
Adattamento cinematografico dell'omonima serie tv degli anni Sessanta. Spy story ironica e coinvolgente, pur non avendo una trama eccezionale né originale. L'azione non manca, anzi. Regia di Guy Ritchie (qui anche sceneggiatore) molto efficace (come al solito), coppia Cavill/Hammer ben assortita. Ottima la fotografia, cosi come lo sono i costumi. Discreta invece la colonna sonora.
Anni 60, Muro di Berlino fresco di intonaco: URSS e USA fanno squadra per bloccare alcuni vecchi nazifascisti che stanno costruendo una bomba atomica a scopo di rivincita. La missione porta i due agenti nientemeno che nell'Italia della Dolce vita, dipinta con una serie di cliché anche visivi da pubblicità dello spritz. Questi film hanno francamente stancato: tutti uguali, tutti prevedibili fin nel minimo dettaglio, stesso set di situazioni ironiche/sentimentali/comiche/drammatiche, interscambiabili. Inutile il cast. Pessimo.
Spy story ad alto tasso di scorrevolezza e godibilità condotta con la consueta abilità stilistica dal regista londinese: la messa in scena è impeccabile e piacevolmente ironica e le sequenze d'azione ben girate, accompagnate da bizzarre scelte musicali nella Ost. Certo, chi cerca spessore farà bene a virare il timone verso altri lidi, ma chi cerca puro intrattenimento avrà pane per i suoi denti. Le dolenti note vengono dal cast maschile, un po' anonimo e imbalsamato assai, che perde il confronto con una Vikander e una Debicki piuttosto in forma. Tre palle meritate.
MEMORABILE: Inseguimento in motoscafo con Peppino Gagliardi in colonna sonora; La sedia elettrica difettosa.
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