Ma che meraviglia che è
Ex Machina, che per il sottoscritto è forse il miglior film di sci fi degli ultimi dieci anni, che riporta alla fantascienza pessimistica degli anni 70 (di grande suggestione la natura incontaminata boormaniana dell'esterno che fa da contrasto alla tecnologia e al futurismo all'interno della villa hi-tech).
La robotica michaelcrichtoniana che prende coscienza di sè in un kammerspiel intenso e viscerale, larvato di omoerotismo (anche i dialoghi sono ficcanti e senza aloni cervellotici, dove si tira in ballo Dan Aykroyd che fa sesso orale con un fantasma in
Ghostbusters o una puntata di
Star Trek, i discorsi sulla sessualità dei robot) dove si dipana una vicenda tanto affascinante quanto agghiacciante tra le note di
Enola Gay e
Get down saturday night, in una delle storie d'amore più belle e delicate (la vestizione di Eva-Ava nella versione originale-per apparire più umana agli occhi di Caleb) tra un uomo e un androide. Storia d'amore (che ricorda anche quel piccolo gioiellino che è il tanto sottostimato quanto saccheggiato
Android) che però nasconde le sue ben celate insidie.
Garland ha personalità e talento da vendere e il suo bizzarro gioco al massacro tecnologico sospeso tra carne, sentimenti e circuiti arriva al punto di non ritorno, in una finale non dissimile da quello di
InnocenceScienziati misogini e sessisti (di cui gli scopi di ricerca vanno ben aldilà della scienza, nascondendo vizi e perversioni) che giocano brutalmente e sadicamente con le loro "bambole" fino a romperle, la stanza di Barbablù (e anche
The Cell), la pelle strappata delicatamente e indossata come un vestito, le braccia e le bocche meccaniche spezzate o divelte, lo squarcio sanguinoso al braccio per assicurarsi di non essere un robot, le straordinarie e brevi immagini virate in bianco e nero che includono la prigionia di Eva, le mostruosità di cui è capace un brillante genio della robotica sui generis impresse sul PC.
Il nuovo mondo dei robot che lambisce l'horror (le coltellate, le battute finali, il braccio mozzato intercambiabile, il corpo artificiale rivestito di pelle sintetica come se fosse un mosaico) tra nudi integrali femminli, un'atmosfera che si fa via via sempre più asfissiante e soffocante in mezzo a improvvisi black-out, sessioni e a telecamere di sorveglianza di cui nulla sfugge e ad una voglia di tenerezza artificiale che prende il peggio dell'essere umano.
Difficile scordarsi di Eva, della sua seduzione, dell'essere così femmina anche se rivestita di circuiti e microchip fino a quel bellissimo finale beffardo e cinico di una nuova rinascita, di scoprire cosa c'è al di là dello specchio.
E ci sta che Garland pensasse al colonello Kurtz di
Apocalypse Now mentre modellava il genio e l'onnipotenza isolata di Nathan, in mezzo a quella natura selvaggia tanto cara all'autore di
The BeachPer quanto mi concerne questa è la fantascienza 2.0 che vorrei vedere più spesso (altro che quella robetta snobettina di
Moon) e che riporta ai fasti di un minaccioso quanto mellifluo
Mondo dei robot.
Perchè come recitava la tagline di
Android (il piccolo cult di Lipstad che torna quasi sempre a presentare il conto) è
molto più che umano e Eva ne è l'esempio perfetto.
E a ragione,
Ciak nel numero di luglio 2015, lo salutava calorosamente (nei film del mese) con un più che azzeccato "colpo di fulmine".
Entra di diritto nella candidatura delle personali palme d'oro del 2023.