(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Facciamo attenzione, perché difficilmente ci si riuscirà a divertire di più guardando un film con Pozzetto. Le gag si susseguono con un ritmo impressionante e nove su dieci fanno centro. Un film costruito a regola d'arte dai due volponi Castellano & Pipolo, maestri nel confezionare prodotti forse sciocchi rna, quando riescono, divertentissimi. E' diventato quasi un film di culto, le battute contenute vengono ovunque ripetute mille volte e quando una rete televisiva ha bisogno di audience non ci pensa due volte per riproporlo. Indovinati quasi tutti i personaggi compreso Boldi in un personaggio, (Severino “lo scoreggione”) entrato...Leggi tutto pure quello nella storia, il film si sviluppa quasi come fosse uno show cabarettistico, nel quale l'arte dell’ottimo Renato sovrasta tutto e tutti. Ogni situazione è costruita apposta per essere breve e intensa, quasi a formare un piccolo episodio a sé stante (seguendo in un certo qual modo il modello "Fantozzi", tanto per intendersi), nel quale Pozzetto infila tutte le sue più note gag gestuali e verbali. Un vero classico della commedia più comica, in cui poter ridere senza dover pensare a nient'altro. Ogni singolo attore recita al massimo delle sue potenzialità (Cannavale che fa il cieco è addirittura strepitoso e si rende protagonista del mini-episodio forse più esilarante). Ci sono Massimo Serato, Enzo Garinei, Jimmy il Fenomeno e mille altri a far da cornice a un Pozzetto insuperabile, capace di una mimica straordinaria (guardare la scena sotto la doccia per capire) e perfettamente a suo agio nella parte del campagnolo “scarpe grosse e cervello fino”.
Castellano e Pipolo hanno sempre impostato le loro commedie sulle gag visive, i nonsense e in genere un certo tipo di comicità semplice e ingenua. Pozzetto, calato in un contesto che gli si addice (il passaggio dalla campagna alla città), si supera e migliora ulteriormente i già buoni risultati ottenuti con loro in Mia moglie è una strega per dar vita ad un film in cui le gag da citazione non si contano, raccolte in quelli che hanno tutta l'apparenza di efficacissimi minisketch. Da non perdere.
Premesso che ci sono momenti meno riusciti (i corvi palesemente finti in una scena piuttosto spessa, il cieco, il dialogo a fischi con la vigilessa dopo un intermezzo di traffico musicale evitabile), il film resta comunque buono, con un Pozzetto in forma e scene che si ricordano (Mariarosa; il treno; il taglio delle unghie; il colloquio…). Non male anche Boldi (il cugino mariuolo Severino Cicerchia). Nel suo genere, riuscito.
MEMORABILE: L'accensione della TV; L'arrivo in città col trattore.
Sicuramente uno dei migliori film interpretati da Pozzetto. Qui è un vero mattatore e le battute si sprecano fin da subito. Personalmente (ma credo di parlare anche per chi l'ha visto), prediligo la parte campagnola a quella di città in termini di divertimento, e infatti il film offre i suoi spunti migliori nella prima mezz'ora. Successivamente si va sempre più in calando fino ad arrivare al finale (scontato ma che ci sta). Divertente.
I primi 10 minuti sono strepitosi, quasi un capolavoro da comica surreale. Poi il film prosegue e ci accorgiamo che non è null'altro che una serie di scene comiche appicciccate una dopo l'altra pretestuosamente. Si ride molto, è vero, e Pozzetto è strepitoso, ma passata la prima ora si fatica davvero ad arrivare alla fine senza uno sbadiglio. Come sceneggiatori i due registi hanno dato sicuramente di meglio, come registi si adeguano. Ma è soprattutto un film di Pozzetto, una favola rurale-morale.
Film che rientra nella categoria degli indimenticabili, di quelli che si rivedono volentieri senza stancare. La parte iniziale ambientata in campagna è eccezionale, anche per la riuscita ambientazione padano/lombarda. E' in fondo una rivisitazione in chiave umana della favola del topolino di campagna. Da ricordare, fra gli altri momenti eccezionali, il risveglio di Pozzetto con pinguino, acqua ghiacciata, asciugamano incartapecorito e successiva colazione in cui prende a mazzate il pane con un ferro da stiro in ghisa.
MEMORABILE: Pozzetto che si lamenta con la madre del fatto che tutte le volte che muore un gatto dei vicini lei cucina il coniglio.
Uno dei film di Pozzetto che è passato maggiormente in tv, tanto che l'abbiamo visto tutti almeno un paio di volte. Decisamente divertente, con il protagonista perfettamente calato nella parte del ragazzotto ingenuo e dal cuore d'oro che decide di partire per la metropoli, dove cominciano i suoi problemi. La storia non brilla per inventiva, ma se si ama la comicità di Pozzetto questo è uno dei film da non perdere.
Film cucito su misura per Renato Pozzetto, attore sicuramente mai completamente realizzato al cinema e più a suo agio (insieme all'amico Cochi Ponzoni) in un certo tipo di cabare. In questo film la chiave surreale è abbastanza evidente nella prima parte, trascorsa la quale il tutto si banalizza con la realizzazione di una serie di gag (talvolta riuscite, altre volte di una banalità spiazzante) non legate insieme da una vera sceneggiatura e basate sul non originale binomio città/campagna. Discreto.
“Mogli e buoi dei paesi tuoi” è , in sintesi, il senso di questa commedia leggera affidata ad un Pozzetto in gran forma, che funziona ancor più quando duetta con il cugino furfantello Boldi, il cieco sporcaccione Cannavale e l’imbonitore Garinei. Innumerevoli le scene entrate a buon diritto nella storia della commedia italiana: l’arrivo in città con il trattore, gli approcci con la metropoli, i colloqui di lavoro, il microappartamento superaccessoriato, le ingenuità contadine.
Onestamente non si riesce a capire il gradimento di questo film. Forse è dovuto al fatto che è uno dei più recenti, che è uscito nella "golden-age" di qualcuno o che è passato moltissime volte in TV. In realtà Pozzetto ormai ha qui sparato le ultime cartucce... Come spalla ha solo Boldi, ma per pochi minuti, mentre la madre e Mariarosa sono figure anonime. La storia è tutta scontata, si muove in un unico binario e tratta temi già trattati da Celentano in modo assai migliore. Scarsissimo.
Un Pozzetto in particolare vena che passa dall'habitat agreste alla metropoli e ai problemi connessi come il giusto look, la ricerca dell'appartamento, il lavoro e le donne da conoscere. La trama è classica ma girata con bravi caratteristi e il giusto gusto del paradosso, sia nelle scene marcatamente comiche che in quelle, diciamo, di ambientamento. Buon film.
MEMORABILE: Il monolocale a misura di vettore della Nasa
Castellano (Franco Castellano) HA DIRETTO ANCHE...
Piacevole e divertente film che spazia dalle ambientazioni bucoliche, quindi ingenue, smaliziate, a cittadine situazioni nel viavai di partite di pallone e smog e traffico. Un Pozzetto in gran forma che diverte dalla prima all'ultima scena anche avvalendosi di una serie di ottimi caratteristi che rendono gradevole e spassosa ogni gag. Certo non vi si può trovare la finezza registica o la prima comicità Alleniana, ma il film vale. Personale domanda: trucco a parte dove sta il miglioramento estetico della ragazza di campagna fra prima e dopo?
MEMORABILE: La casa "mignon" futuristica di città.
Un must per i fan di Pozzetto, qui in una delle sue migliori prove. D'altronde chi altri poteva interpretare con eguale convinzione il personaggio del contadino ingenuo ma a suo modo furbo? Castellano & Pipolo si scatenano con una moltitudine di gag surreali nel loro tipico stile, scritte su misura per le corde di Pozzetto. Alcune sono veramente micidiali e tanto basta a rendere questo film un classico della risata. Da sottolineare anche l'ottima prova di un Boldi in grande spolvero.
MEMORABILE: I primi 5 minuti: un saggio di comicità surreale.
Un Renato Pozzetto alla millesima potenza! Castellano e Pipolo lo calano negli azzeccatissimi panni del campagnolo e gli danno carta bianca; ne esce un film zeppo di veri e propri mini-sketch divertentissimi e indimenticabili. Il ritmo resta sempre alto sia nella parte brianzola iniziale che in quella meneghina dove fanno la loro comparsa delle validissime spalle come Boldi, Enzo Garinei e Cannavale. Da cineteca!
Sufficiente, con qualche trovata divertente (“Armaduk!”), ma narrativamente sconnesso ed episodico. Pozzetto è fisicamente perfetto (esilarante quando si rade a gambe divaricate o quando pulisce il parabrezza dell’auto della Polizia), ma il contorno gli è molto inferiore: pessima la Osterbuhr, monotona la Colosimo, non indimenticabili Cannavale e Boldi, cosicché ci si ricorda di più di Diogene (accanto a lui c’è Guido Spadea!), inflessibile selezionatore di candidati assicuratori.
Sopravvalutata commediola, costruita su misura per un Pozzetto in buona forma, ma non certo ben servita da una sceneggiatura poco originale e comunque non divertentissima come alcuni vorrebbero far credere. Il finale in stile "ritorno del figliol prodigo" poteva esserci risparmiato (ma da due come Castellano e Pipolo non è che sia lecito aspettarsi molto di più). In ogni caso simpatico e gradevole. Consigliatissimo a chi ama Pozzetto.
Film molto divertente, ma che non ha una storia vera e propria di fondo. Pozzetto è uno dei migliori attori del comico italiana e questo rende il film migliore del previsto. Alcune scene sono davvero da sbellicarsi. Consigliabile per chi ha voglia di ridere, anche se non raggiunge i 4 pallini.
Artemio va in città, come il suo alter ego di Sono fotogenico andava a Roma per fare l'attore. Su un canovaccio piuttosto scontato (il contrasto tra la campagna e la metropoli) Pozzetto costruisce una serie di gag molto divertenti, coinvolgendo anche un buon cast di contorno (nel quale spicca Boldi, mentre è pessima la protagonista femminile). Inutile chiedere di più a questo genere di cinema: fa ridere e questo basta. Tre pallini. Tac!
MEMORABILE: Chi non ha abitato, o conosciuto qualcuno che abitava, in un monolocale "Tac!"?
Renato Pozzetto ultra-mattatore in questa commedia, che funziona come poche altre. Il contrasto tra una vita contadina, povera ma tutto sommato felice e quella metropolitana, danno vita ad una serie di sketch semplici ma riuscitissimi; bene anche Boldi nella parte del cugino-petomane. Un po' retorico il finale, ma ci sta bene. Da rivedere.
MEMORABILE: "Sto caricando letame, poi trasporto il letame, poi spargo il letame... praticamente una giornata di merda"; La segreteria telefonica di Boldi.
Gradevole commedia con un Pozzetto in gran forma. Il film si adagia spesso su una tipologia di comicità grottesca ("Pino Silvestre... Vidal...") o addirittua surreale (il pinguino). Una sceneggiatura piuttosto semplice, che fa suoi tutti gli stereotipi del "ragazzo di campagna" e del "ragazzo di città" e li rielabora sfornando gag riuscitissime (il mini-appartamento dotato di ogni comfort). ***
Riprendendo l'ambientazione bucolica del Il Bisbetico Domato, Castellano e Pipolo gestiscono questa commedia con un Pozzetto in grande spolvero (alcune battute potevano essere fatte da Celentano, tipo quando zittisce le cornacchie meccaniche). La parte metropolitana (Milano negli anni '80) ha sempre il suo fascino... soprattutto se ci entri con un trattore!
MEMORABILE: "E' morta anche la scatola nera"; Pozzetto entra dentro il camion dei supermercati; L'attraversamento stradale in taxi.
Imperdibile per i fan di Pozzetto. Una gag dopo l'altra, quasi sempre memorabili, per un film leggero, dalla morale fin troppo scontata ma proprio per questo così gradevole e dall'atmosfera quasi "familiare", specialmente per chi ha vissuto o perlomeno bazzicato certi posti della Pianura Padana (un plauso alle location rurali, ma anche alla Milano anni '80). La comicità surreale di Pozzetto ha qui modo di esplodere e i comprimari sono azzeccati e compagni di gustose gag; molte le scene indimenticabili e belle le musiche del bravo Detto Mariano.
MEMORABILE: I primi 10 minuti in campagna; il "monolocale" milanese.
Castellano & Pipolo dirigono un grande Pozzetto in versione campagnola che, tra battute a raffica ed una vicenda che gli calza a pennello, trova l'occasione per riconfermare il suo talento comico e recitare inconsapevolmente in quello che diverrà un cult movie. Un film semplice, forse di grana grossa, ma traboccante d’idee semplici e geniali come solo i grandi film sono riusciti a fare. Con buona pace dei critici spocchiosi. Ottimo il cast di contorno, così come le splendide musiche di Detto Mariano, anch'esse consegnate alla storia del cinema.
Classico con Renato Pozzetto protagonista. Il ruolo del campagnolo che si ritrova spaesato in una grande città gli calza a pennello e le gag si susseguono in un ritmo frenetico che difficilmente può lasciare indifferenti. Ci si diverte molto e alla fine si ha anche modo di trovare una morale. Buona la regia, grande Pozzetto e menzione speciale per le partecipazioni di Cannavale e Boldi (mitico nel ruolo del cugino).
Cosa succede se un povero ragazzo di campagna (Pozzetto) scende nella grande metropoli milanese per cercare fortuna? Ovviamente tutta una serie di situazioni altamente esilaranti, tra cui quella del monolocale e quella in cui si improvvisa accompagnatore per ciechi (con un Cannavale in gran spolvero). Evergreen.
Discreta commedia anni ottanta con Pozzetto in buona forma e gag sulla trafila dell'estraneità del personaggio principale alla città. All'inizio la cosa viaggia bene, ma più si cerca una trama e più si resta piuttosto delusi. Eccellente la partecipazione di Boldi e di rilevante importanza tutto il cast di contorno, che presenta diversi volti noti della commedia dell'epoca. Rimasto nella memoria di molti per alcune gag mitologiche, ma rivisto oggi non ha quell'efficacia che si potrebbe pensare.
MEMORABILE: "Tavolino... TAC" (situazione profetica quella dell'appartamento di 20mq per single); "E come ti chiami?" "Margherita!".
Commedia sull'impatto che un bifolco contadino ha nella metropoli. Luoghi comuni e solite situazioni che generano fortunatamente sinceri sorrisi ma senza esagerare. Pozzetto è dignitoso nella parte e il film non scade mai nel pecoreccio, eccezion fatta la presenza qualunque di Boldi. Per un frangente senza pensieri seri.
Un film lo si definisce "mito" quando anche chi è nato dieci anni dopo la sua uscita ne riporta le battute salienti in compagnia. Lo vidi la prima volta nel 1986: un Pozzetto in piena forma è l'autentico mattatore di quello che si può definire un punto di riferimento della commedia italiana; spassosi i duetti con Boldi, che pur apparendo per poco incide parecchio e Garinei, per non parlare del colloquio di lavoro, assolutamente da cineteca; una pietra miliare della comicità di Renatone, da cui esce tutta la sua migliore essenza comica.
Sicuramente il miglior film di Pozzetto. L'attore milanese è in forma smagliante, oserei dire in stato di grazia, e questo garantisce divertimento dall'inizio alla fine. Molte le scene divertenti e memorabili, così come notevole è la presenza di caratteristi all'interno del film (la Colosimo, Diogene, Garinei e il grande Cannavale solo per citare i più importanti). Ottimo Boldi nel ruolo famossissimo del cugino scippatore e scoreggione. Davvero un cult.
MEMORABILE: Pozzetto con il trattore in città; Scontro tra l'Ape car di Pozzetto e quello di un collega contadino su di un angusto tratturo di campagna.
Film tra i più riusciti di Renato Pozzetto, che dimostra un'ottima forma supportato dal fatto che il film sembra cucito apposta per lui. Artemio andrà in città per migliorare la sua condizione di vita, ma la città è molto diversa (e spietata) rispetto al mondo in cui vive l'ingenuo protagonista. La presenza di tanti validi caratteristi impreziosisce la pellicola, ma nel complesso è uno dei film, tra quelli di Pozzetto, che rivedo meno volentieri. **1/2
MEMORABILE: Pozzetto: "Stamttina sto spalando il letame, poi carico il letame, poi trasporto il letame... praticamente una giornata di...!"
Notevole "l'eco-Renato": perchè divertente e per la sua morale, anche se secondaria rispetto alla comicità. Atmosfera serena, in campagna e in città; ma la prima ha tutta la mia simpatia e l'invidia di chi invece, in campagna, non è (ancora) potuto tornarci. Anche il contorno è gustoso; i comprimari girano bene attorno al piatto forte e sostengono la dinamicità complessiva del prodotto. Si ricordano molti pezzi del film, anche vedendolo una sola volta (ma anche dopo la prima, la visione non annoia e il divertimento è assicurato).
Uno dei film "manifesto" del Renatone Nazionale. La regia è quasi inesistente e il film regge solo grazie alla bravura di Pozzetto, che inanella sketch uno dietro l'altro quasi tutti divertenti e indovinati. Pozzetto è sempre stato un bravo attore e dimostra anche in questo film (siamo già nel '84) di sapersela cavare. Da citare la piccola parte di Massimo Boldi e del grandissimo caratterista Enzo Cannavale nella parte di un cieco. Simpatiche le musiche a firma di Detto Mariano.
MEMORABILE: Il taglio delle unghie; L'arrivo in città; La pubblicità dei fustini di detersivo.
Qual'è il sogno per un campagnolo lombardo? Ma la Milano-da-bere degli anni Ottanta! Ne nasce uno dei migliori film di Pozzetto, in cui il nostro interpreta un contadino grezzo ma non sprovveduto che vuole realizzarsi nella Grande Metropoli del Nord ma si accorge di quanto lì sia tutto caduco ed effimero; persino le persone sono alienate, condizionate e alla fine tornerà indietro. Film realizzato con l'interprete giusto nel periodo giusto. Lontani i tempi di Ecco noi per esempio.
MEMORABILE: "Ho interessanti prospettive per il futuro"; I fiori che gli si tagliano sempre; La pausa pranzo di 45 minuti, "Il treno è sempre il treno".
Divertente e ruspante commedia con un Pozzetto in forma coadiuvato da ottime spalle (bravi Massimo Boldi e Clara Colosimo). Il suo punto forte sta nella semplicità delle battute che non sono mai volgari e Pozzetto protagonista assoluto ci fa trascorrere un'ora e mezzo di sano divertimento. Bella la Osterbuhr.
Classico della commedia italiana di un certo tipo e forse una delle migliori prove in assoluto di Pozzetto, contiene gag che col tempo sono diventate di culto. Senza neanche un attore fuori parte e sebbene la storia sia frammentaria, ci si diverte di gusto dall'inizio alla fine. Non eccezionale la colonna sonora, ma comunque adatta al tipo di film. Ottimo per chi vuole conoscere il miglior Pozzetto.
MEMORABILE: Il risveglio nella camera gelata; Il passaggio del treno col pubblico; Il miniappartamento nel residence.
Sicuramente uno dei film più riusciti di Pozzetto. All'epoca mi fece morire dalle risate e anche oggi si rivela riuscito. Una comicità sempre riconducibile agli anni della "Milano da bere". Contrasto ben riuscito tra metropoli e campagna. Simpatico anche il cugino Boldi.
Buona rappresentazione del contrasto umano tra la campagna e la città, tra scene simpaticamente ridanciane a favore della prima (più facile creare ironia per un mondo lontano ai più), più grossolane per la seconda. Pozzetto fa il suo, Boldi non incide, Osterbuhr inguardabile, buoni i camei di Garinei e Diogene. Seconda parte col fiato corto che grazie al mestiere porta a casa il risultato per il grande pubblico.
Il miglior film con protagonista Renato Pozzetto, in assoluto. Stiamo parlando di una pellicola costruita tutta intorno al protagonista, contadino ansioso di conoscere la modernità. Non sarà un film perfetto esteticamente parlando, ma lo è dal punto di vista recitativo: Pozzetto non sbaglia nulla, colleziona gag a raffica e raggiunge l'apice nella scena del provino all'agenzia assicurazioni. Cala un poco nel finale, ma si mantiene su un buon livello e ci consegna una bella morale.
Commediola anni '80, col tempo divenuta vero cult forse anche per lo spaccato di Italia ormai perduto. L'affannoso sforzo di ambientamento alla metropoli di Artemio suggerisce a Pozzetto (qui nel suo miglior film) una serie di spassose situazioni, che rimpolpano una trama molto semplice. Tante le risate e l'impiego di caratteristi restituisce colore alla narrazione (apprezzabili Diogene, Spadea e D'Amore, divertenti Veller e Cannavale). Piacevoli le musiche, mentre da brivido sono alcune comparse (regista dello spot). Godibile e nostalgico.
Commedia che sfrutta sino all'erosione totale un'idea di base vincente, sviluppata attraverso una serie di scenette simpatiche e ritmate, esemplari (in senso letterale) trasposizioni in immagini di un periodo e di una città (Milano). Confezione essenziale, Pozzetto probabilmente al film della vita, tema principale della OST (di Detto Mariano) che è la perfetta messa in note dell'anima del film. Nulla di memorabile o complesso, ma leggero e divertente, che si arresta un attimo prima di farsi stancante. Da vedere e, perché no, da rivedere.
Ingenuo villico decide di trasferirsi a Milano... Da uno spunto semplicissimo un film che letteralmente fa piegare dalle risate, il migliore senza dubbio con Pozzetto: tutte le gag sono azzeccate e i comprimari sono ormai nella storia (su tutti la mamma campagnola, il cugino ladro Boldi e l'agente furbone Garinei). Molto "ottantiana" la bella di città, tutta feste, lavoro, casa e vestiti alla moda. Per chi è nato e cresciuto in campagna, l'esperienza del trasferimento in una grande città (Torino, per me) è stata spesso simile... Intramontabile.
MEMORABILE: Il cugino scorreggione; I vari mestieri; Il ritorno all'ovile...
Commedia secondo copione della premiata ditta Castellano e Pipolo, che dirige un Pozzetto in buona forma con una sceneggiatura perfettamente cucita sul suo personaggio. Certo il film non si pone grandi velleità se non quella di passare 90 minuti in allegria. Pozzetto come si diceva all'altezza, un po' meno il resto del cast. Si può vedere.
Questo film sta a Renato Pozzetto come Vieni avanti cretino sta a Lino Banfi: è uno show in cui il protagonista dà il meglio di sé con una serie di gag in cui mette in mostra la sua irresistibile "faccia". Il film è comico senza pretese di altro tipo, va visto per ridere e nient'altro ma lo si fa ammirando un attore comico al massimo della forma, tanto che qualche intercalare e alcune battute fanno parte ancora oggi di un certo lessico (taaaac!)
MEMORABILE: Scatoletta di tonno, taaaac, apposito grissino per tagliarlo taaaac...
Ancor oggi tra amici ci si ritrova a citare alcune scene di questo film spassoso, costruito attorno alla mimica esilarante di un Pozzetto che qui esprime una delle sue migliori performance comiche. La sceneggiatura in sé non ha nessun particolare merito; ciò che rende il film a suo modo memorabile è la serie di gag divertenti che si susseguono numerose, con un Pozzetto perfetto nei panni del sempliciotto di campagna incapace di adattarsi ai meccanismi della vita metropolitana. Un cult, nel suo genere.
Il film si regge totalmente sulle spalle (fortunatamente larghe) del protagonista, che si produce in una delle sue migliori interpretazioni. Le gag sono efficaci, così come il cast di contorno, da Enzo Garinei - direttore del condominio - alla madre campagnola Clara Colosimo, già apprezzata portinaia ne La patata bollente. Ottimo anche l'intervento di Cannavale (qui cieco) e perfino Boldi, al netto dei soliti rumori corporali, risulta divertente. La realizzazione è povera di mezzi ma straripante di idee, primo quarto d'ora leggendario.
MEMORABILE: "...E proprio come il castagno sono rimasto qui dove mi avete piantato".
Classico della stagione d'oro (cinematograficamente) di Pozzetto, benché il tema dell'ingenuo contadino che non riesce ad adattarsi alla metropoli milanese sarebbe stato forse più adatto al suo ex-partner Celentano. La trama è un collage di episodi (spesso memorabili, come il cugino scippatore Boldi o il padrone di casa Garinei) incollati con qualche forzatura, ma nonostante i buchi e il finale frettoloso il film è abbastanza divertente e scorrevole.
MEMORABILE: Il mini-appartamento con angoli a scomparsa.
Rielaborazione della favola del topo di campagna che scopre la vita di città con tutti i suoi difetti. La sceneggiatura funziona bene nel tratteggiare un surreale ma amabile mondo bucolico, mentre con le sequenze di città finisce per cadere nel parossismo. Il vero motore del film è Pozzetto, capace di rendere credibili le varie peripezie dell'ingenuo Artemio, conferendo loro anche una sfumatura malinconica. Divertenti il cugino delinquente da strapazzo interpretato da Boldi e la Colosimo ricca di saggezza contadina.
MEMORABILE: "Praticamente una giornata di m...!"; L'appartamento; Il pranzo a base di "Taaac!"; La pubblicità del detersivo; "Anche lei mi fa schifo!"
Nella top ten della comicità popolare anni 80, anche grazie a una morale magari spiccia ma a latere dei nostri tempi ancor più valida. Pozzetto domina tutta la parte campagnola con irresisitibili gag linguistiche (e non) ma tende a quietarsi con lo scorrere dei minuti, guarda caso con l’aumento del minutaggio della statuaria (come fisico e mobilità espressiva) Osterbuhr. Fondamentali la Colosimo e la Ambrosini, Boldi e Cannavale di passaggio ma incisivi. Indimenticabile, anche oltre il suo valore intrinseco. Gli voglio bene.
Piccola grande perla del cinema italiano diventata nel tempo un cult e che ha come protagonista un Pozzetto in un ruolo ritagliato apposta per lui. Semplice e divertente, con una serie di gag una più riuscita dell'altra (una su tutte quella ambientata nel mini appartamento, col mitico "Taac" che ha fatto storia). Interessante vedere anche la contrapposizione tra la vita in città e in campagna, all'epoca ancora molto marcata.
La faccia da simpatico e ingenuo bonaccione di Pozzetto è perfetta per impersonare il contadino che, lasciata l'umile vita agreste, si butta a capofitto nella rampante Milano degli anni '80, trovandosi così in un contesto totalmente nuovo a cui farà molta fatica ad abituarsi. A parte la bella sceneggiatura meneghina, come al solito il protagonista assoluto è il buon Renato, capace sempre di sfoderare ottime doti da simpatico mattatore. Menzione speciale anche per la ruspante Clara Colosimo nei panni della mamma dell'Artemio.
Diventato un simbolo della commedia italiana degli Anni Ottanta (sono costanti e seguitissimi i passaggi televisivi), l'opera firmata dalla collaudata coppia Castellano & Pipolo riserva molte sorprese soprattutto in chiave comica, lasciando - fortunatamente - solo sullo sfondo la critica alla caoticità della città. Pozzetto come battutista è inarrivabile e in questo ruolo offre il meglio di sé; pure Boldi è sopra la media delle proprie capacità offrendoci un personaggio difficilmente dimenticabile. Meglio i tanti caratteristi rispetto a qualche comprimario (la Osterbuhr su tutti).
MEMORABILE: Il monolocale; Le mimiche facciali di Pozzetto sotto la doccia; Boldi che vuole vender merce a Pozzetto.
Il bel Renato Pozzetto nella golden age della sua carriera. Molto divertente, con gag corte e dal buon ritmo, con una sceneggiatura semplice che fa da critica sociale confrontando la tranquilla vita di campagna, sana e genuina ma ignorante con quella di città frenetica, fatta di rapporti superficiali e fredda. È azzeccaro anche il personaggio interpretato quasi fugacemente da un Massimo Boldi pre-vacanziero natalizio.
MEMORABILE: La musica fatta con i rumori della città; L'appartamentino in centro con tutti gli accessori in piccoli spazi; Il passaggio del treno come svago.
Riguardare questo film dopo trent’anni mette quasi malinconia. Non stupisce che sia diventato un cult: bastava davvero poco, negli Anni Ottanta, per riuscire a far sorridere. Le gag erano più o meno sempre uguali, la trama pure (cambiava quasi solo il contesto) e le musichette non ne parliamo. Ci si infilava un Pozzetto, una bella donna succinta e il gioco era fatto. La minestra era sempre la stessa. Ma era buona! Taaaaaaaaaaaaac... e il divertimento era - e lo è ancora oggi - assicurato.
Artemio è stanco della vita campestre e si avventura in città. Il tema delle abissali differenze tra la campagna e la vita cittadina trova in Pozzetto un simpatico interprete, solitamente uno dei più bravi nella comicità involontaria, qui però involontariamente protagonista di un film sempliciotto e a tratti ridicolo. I momenti divertenti non mancano, ma sono di gran lunga superati da quelli banali.
I panni del contadino esaltano la comicità surreale e naïf di Pozzetto, protagonista assoluto di un film senza tempi morti, fatto di scene brevi, nelle quali l’attore varesotto lascia sempre il segno, anche grazie alle ottime prove degli attori che lo spalleggiano (soprattutto Boldi, Cannavale, Garinei e Diogene). Nella profusione di momenti memorabili e di battute divenute tormentoni, si riescono a perdonare la legnosità della bella protagonista femminile e il pressappochismo dei due registi.
MEMORABILE: “È una brava ragazza, è diplomata!” “Alura l’è un putanun!”; “Ho interessanti prospettive per il futuro”; Il pranzo nel monolocale a base di “Taaaac!”
Commedia piacevole, ben diretta da due registi/autori bravi nel raccontare una tematica tipica degli anni '80, ossia quella relativa alla migrazione dalla campagna alla metropoli, in questo caso la caotica Milano. Un Pozzetto contadino timido e impacciato, ma caparbio e intraprendente, fa bene la sua parte, che lo vede in ruolo difficile da interpretare; lui lo fa con classe ed eleganza. Musiche interessanti, molto simili a quelle in voga in quel periodo e buona rappresentazione del capoluogo lombardo e della sua provincia contadina.
A suo tempo, guardandoli al cinema, non si poteva immaginare che certi film sarebbero poi diventati autentici cult. L'azione del tempo non ha scalfito questo, ormai un autentico classico. Senza pretese se non quella di divertire (riuscendoci). Pozzetto straordinario, comprimari al loro meglio. Esilino ma con tante scene memorabili. Preferibile nella prima parte, nella quale la storia non si è ancora sviluppata, con grandi quadretti e stereotipi sulla vita di campagna. Operazione decisamente riuscita e gente che ride tuttora.
Piacevole e ben riuscita commediola sul contrasto fra tradizione e modernità, pacifico mondo agreste e turbinosa realtà metropolitana. Pozzetto è a proprio agio nella parte di Artemio, simpatico anche il ruolo di Boldi come cugino malandrino. Il film scorre e si lascia guardare con piacere; abbastanza banale l'intreccio principale, ma alcune trovate, tipo la casa in miniatura, sono formidabili. Fa sorridere, ridere e riflettere, non annoia ed è piacevole da rivedere.
MEMORABILE: Pozzetto e gli altri contadini seduti ad attendere il passaggio del treno nelle campagne di Borgo Tre Case (Frazione di Borgo Dieci Case).
Pur se imperfetto nella sceneggiatura e nella realizzazione, a oggi rimane probabilmente uno dei lavori più divertenti di Pozzetto, nonché quello che ha regalato alcune delle gag più famose dell'attore che ancora oggi tutti noi ripetiamo a casa o a lavoro. C'è un po' della classica retorica e della morale che si trova praticamente sempre nei film di Castellano & Pipolo, ma per fortuna il ritmo spesso continuo dato dal protagonista, aiutato dalla sua goffa gestualità, aiuta a mantenere la visione viva e frizzante.
MEMORABILE: "Taaaaac"; Severino Cicerchia detto lo scorreggione; "Vi siete chiusi fuori".
Pur fra i migliori della filmografia di Pozzetto, rimane un film a due velocità, che alterna momenti decisamente divertenti (spesso con l'aggravante del già visto) a lungaggini prive di grazia. L'attore milanese riesce comunque a portare il film sulle spalle senza problemi, grazie anche all'azzeccata scelta di valide seconde linee (Cannavale, Cassio, la Calamai su tutti) che danno un apporto decisivo ai momenti più spassosi. Confezione non impeccabile. Merita una visione, soprattutto se vi piace la stralunata comicità del protagonista.
MEMORABILE: La scena con Cannavale; La "trasformazione" di Maria Rosa; Le botte di D'Amore (il fabbro).
Ingenuo giovanotto lascia la campagna per cercare fortuna nella grande metropoli ma dopo un gran numero di fregature tornerà indietro. Film fatto apposta per la verve di Renato Pozzetto che però qui è abbastanza appannata, nonostante ci siano diverse scene divertenti poi diventate cult. Il problema è che il bravo attore milanese è sempre stato poco adatto al cinema e molto più a suo agio nelle vesti di artista da cabaret. Boldi fa una piccola parte, irritante.
Bypassando le gag omofobe e le cadute di stile del cugino Cicerchia/Boldi, resta una commedia interessante e ricca di spunti, ma anche occasione sprecata. Tra scippi, trattori e Navigli, parte con acuti pungenti e surreali, ma si tinge lentamente di rosa, perdendo il suo vero potenziale e riducendo Il dualismo tra città e campagna a mero contrasto tra innocenza e furbizia. Si salvano parecchie sequenze, ben confezionate, che da sole vanno oltre il film. Bravo Pozzetto che nei passaggi più noiosi non esaspera il personaggio di Artemio, rimanendo sempre tra le righe.
MEMORABILE: Il compleanno di Maria Rosa; La madre che taglia le unghie; Il passaggio del treno; L'arrivo a Milano in trattore; Il monolocale; Il colloquio.
Ingenuo ragazzone stufo e frustrato dalla vita di campagna decide di trasferirsi a Milano sognando i vantaggi della metropoli. La commedia costruita come una serie di gag in successione ma con un fil rouge comunque solido, vanta numerosi spunti di risate, anche perché Pozzetto è più che mai in forma ineffabile. E’ chiaramente un film scritto su misura per lui, libero di dare sfogo alla sua comicità surreale, e come tale va decisamente apprezzato nonostante la modestia della coprotagonista femminile, avvenente ma difatti scomparsa dai radar dopo questa performance.
MEMORABILE: L’incontro col cugino Severino Cicerchia (Boldi); Gli arredi della microcasa: “taaaac”.
Simpatica prova del Pozzetto post-1980, quando si dedicò alle commedie per famiglie lasciando perdere i lavori più graffianti e spinti degli anni '70. Il film scorre, Pozzetto è in parte, si sorride a tratti e non mancano momenti trash (peti) e più poetici (Artemio in terrazzo). Blanda critica sociale. Alcune gag sono tirate troppo in lungo (la casa di Boldi, la vigilessa ecc). Sempre al top Cannavale, Boldi azzeccato con il suo Cipollino, male la Osterbuhr (estetica a parte). Ottime gag in un modello sequenziale alla Villaggio. Scorre via senza incidere.
Contadino stanco della propria vita cerca fortuna in città: la troverà? Si parte benissimo con uno spaccato di vita agreste davvero esilarante e si prosegue in modo piuttosto valido con le prime incomprensioni del sempre bravo Pozzetto (calatissimo nella parte e sempre predisposto a sfornare gag con composta naturalezza) con le novità che lo circondano, valida satira di una certa Milano tutt'oggi esistente; peccato solo per un Boldi così così. La parte finale si sgonfia un po', in linea con la disillusione del Nostro, ma nel complesso il film resta leggero e piacevole. Da vedere.
MEMORABILE: Il risveglio tipo di Pozzetto; Treno con pubblico; L'arrivo in trattore a Milano; Il minuscolo monolocale; "Alura l'è un putanùn!".
Assurto ormai a status di cult per la grande abilità nel descrivere perfettamente l'arrivismo e lo squallore del rampantismo cittadino degli anni '80 in un contesto comico, leggero e mai veramente volgare. Renato Pozzetto come sempre a suo agio in un ruolo ingenuo e stralunato, è fantastico vederlo alle prese con le insidie della città. Non tutto in realtà funziona, perché qualche calo di ritmo c'è, ma nel complesso tutto funziona. La scena del monolocale a Milano è da Oscar. Film che ha generato modi di dire e che ha portato a rango di mito alcuni personaggi. Merita una visione.
Non plus ultra della comici(nematografici)tà meneghina e "settentrionale" (al pari dell'altrimenti terrunciello Abatantuono), vero e proprio bignami del Pozzetto pensiero e azione. A rivederlo oggi, al di là della arcadica contrapposizione campagna/città, conferma la qualità dei tempi comici, talora micidiali, di Renatone, al servizio però purtroppo della regia cartavelinca di Castellano e Pipolo. Tra i bozzetti in cui il film indugia crogiolandovisi, incisivo Boldi (bello cattivo e senza birignao), splendidi il cieco Cannavale e mamma Colosimo, perfetto il viso della Osterbuhr.
MEMORABILE: La foto di Platini; Gli spaghetti; Renato col bandierone della Juve.
Pozzetto nella sua migliore interpretazione dà vita a una pellicola in cui l'archetipo del campagnolo gretto e ignorante si deve confrontare con i tentacoli della metropoli caotica e priva di sentimenti. Gag come se piovesse per tutto lo svolgimento e personaggi di contorno bravi caratteristi. A distanza di quasi quarant'anni dall'uscita al cinema, alcune situazioni vissute da Artemio sembrano attuali più che mai. Icona della commedia comica degli anni 80. Tra i cinque migliori film comici italiani del decennio.
MEMORABILE: Il colloquio di lavoro con l'assicuratore; Il residence e le sue "comodità".
Soggetto minimale, sceneggiatura frammentaria ma il film diverte molto in virtù di un Pozzetto in forma in un ruolo che gli calza a pennello. Confezione sciatta (i corvi meccanici non si possono vedere) ma la verve del protagonista, spalleggiato a dovere da una grande carrellata di "spalle" (Boldi, Cannavale, Colosimo, Garinei e Diogene su tutti), basta e avanza a portare il risultato a casa. Tuttavia un po' di cattiveria in più e una interpretazione un po' meno legnosa della Osterbuhr avrebbero sicuramente giovato.
MEMORABILE: Il colloquio con l'assicuratore; Il monolocale; Il cieco al cinema.
Un fiume in piena di gag per una delle punte di diamante della commedia pozzettiana, irresistibile tanto nella sua grottesca raffigurazione dell'arretratezza rurale (il freddo che favorisce la proliferazione dei pinguini in casa, i paesani che si riuniscono ad ammirare un treno di passaggio come un vero e proprio colossal) quanto nell'esasperazione della frenesia disumanizzante di quel "nuovo mondo" che era la famosa Milano da bere, di cui il film resta una delle più riuscite caricature (l'incredibile monolocale-cabina). Anche dopo l'ennesimo rewatch, lo spasso non accenna a calare.
MEMORABILE: L'arrivo in città sul trattore; Comunicando con la vigilessa a fischi; Il cieco al cinema porno; Gli ultras; Lo spot; La sfuriata con lo spacciatore.
Un campagnolo "venuto giù con la piena", come si dice a Milano, tenta d'inserirsi nella metropoli per svoltare. Commedia che basa il suo successo sulla semplificazione estrema del dualismo campagna contro città, enfatizzando tutto il catalogo di stereotipi esistenti per poi giungere alla conclusione che ognuno debba stare al suo posto. Comicità basica, a volte surreale; non ha altro intento che quello di divertire senza pretese, e spesso ci riesce con gag diventate di culto. Decisamente meglio la prima parte agreste fino a Boldi, poi arriva la Osterbuhr, corpo totalmente estraneo.
MEMORABILE: “Praticamente una giornata di merda”; Lo spettacolo del treno; Il taglio delle unghie; Severino Cicerchia; Il monolocale; Il rasoio; Con il cieco.
Quarantenne campagnolo decide di cambiare vita e trasferirsi in città (Milano). Se non fosse per la prima parte (fino a quando conosce il cugino) il film risulterebbe alquanto noioso. Manca un punto che porti più verve alla trama. Le gag di Renato Pozzetto, comunque, sono più che riuscite. Donna Osterbuhr fuori contesto. Poco apprezzabile la colonna sonora. Intrattiene.
Commedia simpatica e genuina sul dualismo città/campagna. Nel rivederlo oggi è piacevole riscoprire una Milano meno "oscura" e ancora prospera di buone intenzioni avanguardiste. I personaggi sono piatti e concepiti con uno stile forse un po' "retrogrado": il protagonista che ha difficoltà a integrarsi nei ritmi urbani e quindi costretto a tornare tra la sua gente, la giovane e bella donna di città non in grado di pensare a una famiglia poiché "diplomata" e in carriera... Ma il resto della sceneggiatura è ben scritto, le gag sono tutte molto divertenti e Pozzetto è al top.
Uno dei maggiori successi di Renato Pozzetto, qui letteralmente scatenato e in gran forma. Non tutto è alla sua altezza, a esempio una Osterbuhr bella ma fuori posto e un Boldi sostanzialmente inutile (meglio Cannavale e Serato, tra i personaggi secondari), ma le gag si susseguono in maniera incessante e vanno quasi tutte a segno. La dicotomia tra la vita spartana ma genuina della campagna e quella frenetica della metropoli viene resa con argomenti che oggi possono apparire sorpassati, però continua a strappare risate.
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Zender ebbe a dire: Ce lo si chiedeva proprio l'altro giorno con Markus, che avanzava l'ipotesi fosse una modella o poco più... Boh, veramente scomparsa in effetti, dopo aver interpretato Red Sonja in YADO. A quanto vedo su imdb oggi forse si è riciclata come "assistant makeup artist".
Per omaggiare Detto Mariano, vittima quest'anno del virus che ci attanaglia, la benemerita Beatrecords ha pubblicato il cd con tutte le tracce da lui composte per il film Il ragazzo di campagna. Oltre alla celebre canzone "Beato te contadino" si possono quindi ascoltare i brani che sottolineano i vari momenti del film. Un acquisto quasi obbligato, per chi apprezza Detto Mariano e questo grande classico della commedia italiana Anni '80. Questa la tracklist.
DiscussioneLodger • 21/04/23 13:56 Pulizia ai piani - 1565 interventi
Il raduno dei fan di "Ragazzo di campagna" (a pagamento) annullato senza spiegazioni: e in 200 ora sentono aria di truffa
Per il lunedì di Pasquetta la pagina Facebook dedicata ad Artemio, il personaggio interpretato da Renato Pozzetto (estraneo alla vicenda) avevano prenotato pranzo in agriturismo e poi tutti davanti al treno: dopo aver pagato 50 euro, hanno trovato il ristorante chiuso