TUTTE LE LOCATION ESATTE DEL "RAGAZZO DI CAMPAGNA"
29 September 2008

Il ragazzo di campagna potrà piacere o non piacere, come sempre, ma è indubbio che sia un film molto amato, che è stato un ottimo successo di cassetta e che il ruolo del contadino che parte per la città a cercar fortuna si addica particolarmente alla comicità surreale di Renato Pozzetto. Le location di questo film hanno poi un'importanza particolare, soprattutto quelle di campagna, ricercate per anni su internet senza che si riuscisse mai a capire dove potessero essere. C'era chi diceva di saperlo, ma poi regolarmente scompariva lasciando tutti senza risposta. Location quasi da leggenda, insomma, che è stato un piacere ritrovare e fotografare dando nuovo lustro a quei luoghi e scoprendo (ad esempio) che il campanile di Borgo Tre case era posticcio, un'invenzione degli scenografi. Col tempo si è completato uno speciale che è davvero diventato (con la sua parte integrativa alla quale vi rimandiamo dopo aver letto questa) un punto di riferimento e di cui non possiamo non essere orgogliosi.


La casa di Artemio era stata data per spacciata: durante le precedenti ricerche mi era stato detto che era stata abbattuta. Che era vicino al paesino di Borgo Tre Case ma era stata tirata giù. Non ci volemmo credere e cercammo lì nei pressi, ma la casa non saltò fuori e ci convincemmo che in effetti doveva essere stata abbattuta per davvero. Questo fino al 4 luglio 2010, quando un nuovo iscritto, Trevis, annunciò sul forum di sapere dov'era la casa di Artemio.

2. BORGO TRE CASE (FRAZ. DI BORGO DIECI CASE) (Zender)
Quando Markus propose di affrontare le location del Ragazzo di campagna gli dissi subito una cosa: non avrebbe avuto senso fare l’approfondimento senza aver trovato il paese di campagna in cui è ambientata la prima parte del film. Che ragazzo di campagna sarebbe se non avessimo saputo di che campagna si trattava?



“Hai presente la scena del treno?” E come no? Quella scena è leggenda! “Ebbene, l’han girata qui, altro che treno! Il treno passa più in là, verso la tangenziale, ma loro fingevano solo, di guardarlo. In realtà eran qui davanti (mi mostra il posto) con lo sfondo degli alberi che oggi non ci son più.”
Mi pare assurdo ma a casa verifico ed è vero: guardando bene ci si accorge che la fila di alberi che sta dietro il gruppo seduto ad aspettare il treno è la stessa che si vede guardando dall’uscita della trattoria verso destra!
“Ma il campanile…?” chiedo. Era stata la prima cosa su cui avevo appuntato la ricerca... “Quel campanile venne costruito apposta per il film. Lo misero lì e poi lo tolsero. Non c’è mai stato un campanile, qui a Casoni. E i vecchietti che si vedono seduti in trattoria eran proprio gente di qui. Tutti morti, non se n’è salvato uno. Li pagavano centomila lire al giorno, per il film.” (in realtà qualcuno ci ha scritto che almeno uno se ne salvò).
E la casa di Artemio e sua madre? “Non c’è più, credo fosse quella qui dietro.” Spostando lo sguardo a destra si vedono infatti delle case in costruzione, e non è escluso che fosse davvero lì, la casa.
Ma non mi accontento di un forse e provo a cercare anche nei paesi vicini. Qualcuno ricorda il film, altri inventano particolari del tutto inventati, altri dicono che il film venne girato a Canarazzo e sulla strada per Zerbolò, a Limido, altri che la casa c’è ancora ed è a Cantarana (il paese prima di Casoni), la maggioranza che la casa proprio non c’è più. Semplicemente abbattuta, era una mezza catapecchia. Provo a vedere a Cantarana: niente di simile. Impossibile. Mi convinco che dev’essere stata davvero abbattuta, mentre invece ho scoperto dopo che non è affatto così! Ad ogni modo il posto in cui venne girato il film è proprio questo, Casoni e zone limitrofe, oggi troppo diverse da allora per poter essere riconoscibili. Ma la trattoria è lì, e quello è l’importante. Perché per tutti noi l’essenza campagnola di Artemio, mamma e Mariarosa, stan racchiuse qui, tra queste quattro case del fu Borgo Tre Case (ma solo nella finzione, intendiamoci, ché un un nome così non è mai esistito, da queste parti).

Chiusa con successo la pratica di campagna dissi a Markus che l’approfondimento aveva cominciato ad acquisire senso e che non vedevo l’ora di cominciare! L’arrivo col trattore a Milano, intanto: si vede il duomo sullo sfondo quindi non si tratta certo di un’impresa riconoscere il luogo: siamo in corso Vittorio Emanuele, all’altezza di Piazza San Carlo, ma è invece molto interessante notare come l’area oggi pedonale fosse nel 1984 ostaggio di file interminabili di macchine imbottigliate nel traffico. Artemio viene fermato e fatto scendere dal suo trattore proprio in Piazza San Carlo. Si avvierà quindi alla vicina Piazza San Babila (dopo un po’ di scene “a colpi di clacson” in cui viene inquadrato soprattutto Piazzale Loreto, come sottolinea Markus) dove reciterà l’indimenticata scena del sottopassaggio “col fischio”.

Artemio chiama Severino e questi gli dà appuntamento in una piazza non ben identificata, che pensa subito Markus a riconoscere: è piazza Sant’Eustorgio, tra le colonne di San Lorenzo e la darsena, precisamente alla fine di corso di Porta Ticinese. E’ lì che Artemio incontra dapprima l’omosessuale in auto e quindi il cugino scoreggione. La cabina telefonica da cui Artemio chiama oggi non c’è più, ma la chiesa naturalmente sì e quindi non ci si può sbagliare.


Dop avergli mostrato casa sua (solo interni), Severino invita Artemio a seguirlo in moto per accompagnarlo in un non specificato lavoro. I due, in Vespa, si aggirano in un quartiere dalle case basse e dal molto verde. Dove sarà? Sullo sfondo si vede un grattacielo, inizialmente scambiato per il Pirelli. In realtà la forma sembra piuttosto quella del palazzo della Regione in via Melchiorre Gioia. Mostro le foto al caro Venticello (altro specialista di location milanesi), il quale dice che secondo lui i due si trovano in via della Maggiolina o comunque in quella zona lì. Provo a guardare con Google Earth, ma sembra di dover cercare un ago in un pagliaio.


Finita la corsa in Vespa, Severino guida Artemio fino ad un cantiere aperto, che ha rappresentato per molto tempo un’altra delle location “misteriose”. Sul palazzo di fronte si legge in un negozio “Grancini”, ma quel negozio a Milano non esiste più. Esiste una via Grancini, ma sicuramente non è quella. Non si vede poi altro che un palazzo con le finestre bianche e nere. Ho scandagliato in lungo e in largo la zona della Maggiolina senza concludere nulla. Poi un giorno, mentre stavo guardando in Google Earth la parte est di Milano me lo ritrovo davanti! Non può non essere lui: le finestre son proprio quelle, la vicinanza dei palazzi è la stessa e l’edificio di fronte par proprio essere quello di Grancini! La sicurezza ce l’avevo al 99%, ma è andando sul posto con Markus che abbiamo avuto la conferma definitiva: il posto è quello. Siamo davanti a via Gioacchino Murat 36, per la precisione alll’incrocio tra via Murat e la piccola via chiusa Dino Villani. Oggi tutto è stato correttamente costruito, Grancini è sparito (c’è un’agenzia viaggi al suo posto) e addirittura a una casa che si vede lì nei pressi (anche nelle nostre foto) è stato piallato il tetto!
7. IL RESIDENCE DEL MONOLOCALE “A SCOMPARSA”. (Zender)
Una delle scene più tramandate e memorabili del film è ambientata all’interno di un “misterioso” residence in cui Angela accompagna Artemio dopo una folle corsa nel traffico. Nella scena Enzo Garinei illustra con fare orgoglioso un monolocale “invivibile” all’interno del suo residence (“grissini per tagliare l’eventuale tonno... TAAAC!”). Ma dov’era, il residence? Dura, durissima, perché non c’era alcun indizio: solo un casermone a strisce bianche e nere con l’anonima scritta RESIDENCE. E’ rimasta fino all’ultimo l’unica location cercata e non trovata. Proprio domenica mattina, il giorno prima di mettere online l’approfondimento, decisi di fare un’ultimo tentativo dopo i tanti andati a vuoto (eravamo andati con Markus in un palazzo simile in viale Stelvio per accorgerci che non era quello giusto). Così, perlustrando stancamente un po’ tutta la zona est di Milano (centinaia di palazzi spesso simili), mi sono improvvisamente imbattuto in un palazzo a strisce bianche e nere. Uno dei tanti, ma questo aveva dei balconi solo leggermente aggettanti del tutto simili a quelli che si vedono nel film.


Artemio va a trovare Angela al lavoro. La donna (donna in carriera, moderna...) lavora in un ufficio che sta in una piazza non meglio identificata. Almeno fino a che non l’ha identificata Markus: siamo in piazza Einaudi, poco dietro al grattacielo della Regione di via Melchiorre Gioia. Il palazzo, dalla caratteristica rivestitura a riquadri, è ancora lì, praticamente identico ad allora (e lo si vede sullo sfondo anche in una scena precedente, in cui Artemio viene chiuso per errore dentro un camion). Solo che laddove c’era l’uscita (da cui usciva anche Angela con i colleghi) ora c’è una finestra con solo una piccola porticina accanto.

“Ho interessanti prospettive per il futuro”. Il tormentone di Pozzetto si esplica in una serie di possibili mestieri coi quali Artemio non riesce mai a “familiarizzare”, finendo regolarmente col combinare disastri. Va ad esempio a casa di un cieco per fargli da accompagnatore (“mamma mia quanto si bbrutt, quasi quasi era meglio il cane” gli risponderà Cannavale dopo una veloce tastata sul volto); e qui è stato molto bravo Markus a identificare, poco oltre l’uscita dal condominio, un caratteristico palazzone (che si trova vicino al grattacielo della Regione) che si staglia sullo sfondo: grazie a quello e a una triangolazione non facilissima siamo riusciti a risalire all’esatta ubicazione del condominio d’epoca, che è quello che vedete in via Abbadesse 20, all’incrocio tra la stessa e via Oldofredi. Giunti lì abbiamo verificato che il palazzone sullo sfondo è oggi coperto dagli alberi e da nuovi palazzi che si stanno costruendo proprio lì vicino. Entrati, abbiamo notato dei grossi cambiamenti (restauro evidente), ma abbiamo avuto la conferma che il posto era proprio quello.
Artemio accompagnerà poi al parco Cannavale, il quale si diletterà a sputargli le noccioline in faccia. Sì, ma che parco è? L’ha trovato con abilità Markus: il parco oggi è un cantiere recintato e siamo una volta di più sotto al grattacielo della Regione. Al parco/cantiere non si può accedere, ma la vista da fuori è praticamente identica, come vedrete in foto. Siamo quindi in via Melchiorre Gioia.

Fugace esperienza da metronotte (con pessimi risultati) per Artemio. Il furgoncino sul quale viaggia si avvicina a una via che sembra appartenere al centro di Milano. Artemio scende e mette il suo bel cartellino sulla saracinesca abbassata. Dove siamo? Non facile a capirsi (si vedon due palazzi, capirai...), tutt’altro, ma nell’inquadratura c’è (illeggibile) il cartello della via. Sembrano appartenere a un nome corto. Venticello, interrogato sulla questione, dice “se fosse via Gesù angolo via della Spiga?”. L’ha azzeccata quasi in pieno e c’è da fargli i più sinceri complimenti: è sia via Gesù ma l’angolo è quello con via Montenapoleone (niente meno!). E’ quindi in via Montenapoleone che avverrà il furto che si vede nel film.

Dopo il paesino di campagna era questa la location più prestigiosa da rintracciare. Perché è chiaro che l’indirizzo letto sulla carta d’identità (Corsi Angela, via dello Statuto 19) non corrisponde a quello reale. La vista dal terrazzo di Angela è magnifica e ci voleva un esperto milanese come Markus per capire dove ci trovassimo. Ebbene: Markus ha studiato le chiese che si vedono elevarsi nel panorama e ha concluso che fossero a sinistra S. Giorgio (in via Torino) e a destra San Lorenzo Maggiore. Considerando le distanze, sempre Markus è arrivato a restringere la ricerca nella zona di via Santa Marta e limitrofe individuando un terrazzo che avrebbe potuto essere quello.


C’è un momento in cui Artemio è sull’orlo del suicidio. E anzi, oltrepassa l’orlo tuffandosi da un ponte nel Naviglio (e finendo sulla barca di Massimo Serato, lì di passaggio). Il ponte l’ha identificato Markus, ed è quello in via Lodovico il Moro, davanti all’ex fabbrica della Richard Ginori (ripresa nel film e presente ancor oggi, pure se in disuso) e subito prima (partendo dal centro storico) del cavalcavia Don Milani. C’è una associazione di canottieri lì di fianco, la “Canottieri Milano”, ed è curioso che non sia la stessa che si vede nel film, che è invece la “Canottieri Naviglio”.


Anche perchè, come scopriamo e ci ha riferito gentilmente Andrea, la Canottieri Naviglio è in realtà un barcone sul Ticino a Pavia! Siamo a pochi passi dal Ponte Vecchio, poco più sotto del Lungo Ticino Sforza. Artemio e il suo salvatore (Serato) discutono pranzando, e l'uomo gli suggerisce di fare lo... spacciatore! La reazione di Artemio è veemente e manda tutti a quel paese risalendo su Viale Lungo Ticino Sforza. Qui, irritatissimo, comincerà a sputare sulle auto parcheggiate finendo purtroppo per beccare in pieno quella della polizia... coi poliziotti a bordo! Curioso notare che risalendo in accappatoio dal Ticino, Artemio percorre una scala arrivando a una apertura nella balaustra che non c'è più, spostata un po' più avanti.
Passata anche quest’esperienza Artemio tornerà al suo Borgo Tre Case dalla Mariarosa, nel pavese. E lì a Casoni il film si chiuderà, sulle note della storica canzone di Detto Mariano: “Beato te, contadino...”.
NOTA: Per altre location molto interessanti del film (come la portineria e l'ingresso di casa di Angela o il punto in cui Artemio viene preso a calci in culo dal fabbro) vi rimandiamo allo speciale integrativo: cliccate qui.
Foto e testi: Zender. Compagni di avventura: Markus e Wupa Wump.
ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER E MARKUS
4 June 2020 20:26