(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Tobe Hooper ha sicuramente il merito di essere uno dei pochissimi registi horror che ama profondamente il genere e non ammette alcuna ingerenza grottesca o ridicola (perlomeno in questi suoi primi film, dato che nel seguito di NON APRITE QUELLA PORTA anche lui ha poi seguito la moda lanciata da Freddy Krueger e i suoi epigoni). Così, dopo un prologo piuttosto pretestuoso che Carpenter riprenderà in HALLOWEEN deprivandolo del suo significato parodistico, lo spettatore viene calato in un’angosciosa dimensione...Leggi tutto spettrale in cui pupazzi e maschere servono solo da paravento per nascondere una terrificante realtà. Seguendo la stessa struttura narrativa di NON APRITE QUELLA PORTA, Tobe Hooper utilizza metà film per descrivere l'apparentemente normale giornata di uno sparuto gruppo di ragazzetti sulla ventina e l'altra metà per sconvolgerci con una delirante storia di "ordinaria follia” (qui il protagonista è un orripilante mostro deforme creato dal genio del make-up Rick Baker) che trasporta i poveretti in una strada senza uscita dalla quale si salveranno in pochi. Ammirevole nella sua interezza, il film non conserva più la stessa originalità del favoloso predecessore ma consente al regista di affinare ancora di più le sue già notevoli doti di indagatore della psiche umana, alternando scene esterne di paurosi, enormi pupazzi ad angoscianti interni del "FUNHOUSE" (che è anche il titolo originale del film) in cui vengono macellati non solo i protagonisti. Notevoli luci e fotografia, capaci di farci sbirciare nel buio solo quanto necessario.
Una delle migliori pellicole girate da Hooper, lontana dalla perfezione dei precedenti capolavori (Non Aprite quella Porta e Quel Motel Vicino alla Palude), ma ancor più distante dagli scarsi prodotti cui avrebbe dato seguito (Spontaneous Combustion, The Mangler, Il Custode). Buona la costruzione della suspence, interessanti i contenuti sociali (il circo e le persone "assorbite" al suo interno), notevoli gli effetti di make-up, tanto che il mostruoso freak sembra riemergere nel lavoro di Stivaletti eseguito per Phenomena.
Squilibrato.
Certo è, se non ottimo, almeno un discreto film. Ambientazioni suggestive, che toccano la nostra infanzia (come in Mysteria), mezzi non elevatissimi, cast così così ma rinforzato da un nome anziano (in questo caso Sylvia Miles), come da tradizione (Farley Granger in Rosemary's killer, Ray Milland in Frogs etc. etc.). Niente effettacci, niente cascate di sangue: una buona tensione che cresce, non esagera e tiene avvinti. Consigliato.
Dignitoso intermezzo tra la rozza ferocia della porta e del motel - i due migliori Hooper di sempre - e le ridondanze tecnologiche di Poltergeist e Space Vampires, fa leva sulla fascinazione di bambini e adolescenti per la paura e il macabro, trovando fra le maschere del circo degli orrori il suo territorio ideale. Ci sono ritmo, avventura e figure efficaci: oltre al mostro, da menzionare la decrepita cartomante della Miles e l’illusionista del depalmiano Finley.
L'incipit cita chiaramente Halloween di John Carpenter (oltre che Psycho), ma con intenti ironici. Il resto del film invece rifugge da qualsiasi tentazione umoristica per descriverci l'incubo di quattro giovani che decidono di passare la notte all'interno del tunnel dell'orrore. La pellicola, dopo una prima parte descrittiva, ha un crescendo di tensione che tiene desta l'attenzione dello spettatore, anche se rivisto al giorno d'oggi tutto ha un che di risaputo. Particina per il "fantasma del palcoscenico" William Finley. Discreto.
Come confezionare un buon horror, praticamente senza sangue, amputazioni, o viscere esposte. L'arma vincente è l'ambientazione: un luna park gestito da sciroccati (su tutti, il proprietario del tunnel dell'orrore). Gli attori, giovani e non, se la cavano bene e, qua e là, si respira una certa tensione. Purtroppo, l'inutile presenza del bambino curioso (fa scorrere pellicola) allontana un po' dal fulcro della vicenda e il finale è leggermente tirato, anche se dà soddisfazione. Da gustare gli scambi padre-figlio mostro: "Non ululare, che mi infastidisci. Se li ammazzi, ti porto a pesca". Merita.
MEMORABILE: Il bambino, che cerca la sorella, a una cassiera del luna park: "Ha visto due ragazze con due ragazzi?". Risposta: Sì, almeno duemila".
Un horror che non delude le aspettative, soprattutto quando dietro la cinepresa c'è Tobe Hooper. Si trovano similitudini con Non aprite quella porta, anche se lo scopo e il contesto sono totalmente diversi. Ci sono suspance e notevole interesse nell'intero svolgimento dell'opera. Gli attori sono bravi. I giovani hanno la solita faccia da innocenti, pronti a farsi ingoiare dai "vecchi". Quei "vecchi" folli ormai assorbiti nella monotonia e nel mondo surreale che solo un Luna Park offre.
Quattro ragazzi decidono di passare la notte dentro il tunnel dell'orrore di un luna park, per delle "scappatelle". Questo film ha molti punti in comune col capolavoro Non aprite quella porta, ma non ne raggiunge il valore. Comunque è da apprezzare e molto. Tobe Hooper si dimostra uno dei migliori registi del genere, anche quando ha "poco" a disposizione...
Un buon horror questo di Tobe Hooper (autore del sopravvalutato Non aprite quella porta) che mescola tensione e un tocco di fantastico (tanto caro agli Anni Ottanta). Nell'insieme godibile, soprattutto per la deformazione "phenomenesque" del cattivo di turno. Dario, un'occhiata ce l'hai buttata... confessa!
Buon film di Tobe Hooper; narra la vicenda di un gruppo di ragazzi che per gioco decidono di passare la notte in una casa degli orrori di un luna park. Il regista bada all'essenziale, cioè ci presenta scene di horror puro senza tanti fronzoli; l'interpretazione degli attori è buona e la sceneggiatura regge.
Deludente film dell’orrore il cui spunto di partenza era interessante ed ideale e prometteva davvero bene sulla carta. Peccato che alla fine la realizzazione non sia all’altezza soprattutto a causa di una sceneggiatura poco divertente ed appassionante Alla fine ne è venuta fuori una pellicola mediocre che non è né carne né pesce e non piacerà molto nemmeno ai grandi appassionati del genere.
Non mi ha troppo convinto. Nel cast l'unica davvero convincente è la Myles e l'atmosfera che poteva essere data dal lugubre luna-park non funziona come avevo sperato. Il film ha comunque i suoi momenti, come lo smascheramento del mostro. Si può vedere, ma non riserva grandi emozioni.
Horror giovanilistico che sfrutta al meglio l'ambientazione anche grazie ad una fotografia multicolore di prim'ordine che risulta un piacere per gli occhi. Inizio dissacrante: Hooper si confronta contemporaneamente con due mostri sacri come Hitchcock e Carpenter citandoli entrambi nella stessa scena. Malgrado qualche momento riuscito, è però la tensione a cedere il passo ad una visione più divertita che tesa, poiché il film è un po' troppo adolescenziale ed alla fine resta solo un giro nel tunnel dell'orrore.
Se il cinema degli anni 80 viene spesso dipinto come un movimento artistico troppo esplicito e pertanto superficiale, forse la colpa è di titoli come questo. Il merito di aver dato il via al filone degli horror, chiamiamoli così, circensi (Dolls, Meridian, Bambola Assassina ecc.) è relativo, visto che Tobe Hooper alla quarta regia ha già urgenza di attingere dal suo Non aprite quella porta dimostrando discontinuità e poche idee. Giocoso ma sfacciato il prologo che cita l'Halloween di Carpenter. Ben sfruttata, invece, l'atmosfera tetra del Luna Park.
Un horror che Tobe Hooper imposta con toni semiseri, non solo nella prima parte che è preparatoria (ma anche noiosetta), ma pure quando inizia la sarabanda di uccisioni. Per cui alla fine si apprezza di più il taglio freak (mostri da baraccone e pupazzi dal ghigno malefico) che non una paura che non si avverte a sufficienza, in mezzo a strilletti e sguardi sgranati.
È il vero capolavoro di Hooper, ben superiore a Non aprite quella porta. Hooper riesce a creare un atmosfera inquietante e minacciosa come non mai, partendo da un ambiente in teoria allegro e divertente come il luna park. Ma il gioco dei colori e dell'oscurità, i monologhi misticheggianti, il commento musicale e i personaggi inquietanti rendono questo film unico. E anche il mostro, nel suo disvelamento finale, lascia inorriditi. Citazioni azzeccate di Halloween e Freaks. Per appassionati!
MEMORABILE: I monologhi del proprietario del tunnel dell'orrore, la visita al padiglione dei freaks, l'uccisione del mostro.
Uno dei tre film che hanno fatto meritare (generosamente) ad Hooper il titolo a vita di mestro dell'horror. La storia è semplice e fa leva su facili paure. La trama si regge su situazioni abbastanza improbabili eppure la sporca fotografia e la mano del regista fanno ben calare lo spettatore in un torbido e malsano ambiente, regalando qualche brivido e una tensione cresente.
Buon film di onesto artigianato horror. All'inizio Hooper si preoccupa di fornire numerosi "falsi allarmi" (piacevolmente citazionistico quello iniziale) e di darci indizi (gli animali freak), ma si dilunga un po' troppo e non si capisce bene dove voglia andare a parare. All'interno del "funhouse" invece la storia ingrana e regala buone cose, con la giusta cattiveria (il fratellino...) in un crescendo di torbida tensione. Memorabile il mostro e notevole il lavoro sui colori.
Hooper chiude temporaneamente la sua personale trilogia sui mostri umani. Ne esce un cupissimo e feroce trattato di ironia macabra, follia, pulsioni sessuali e deformità ferina, tra ciccione felliniane, numeri da Grand Guignol, feti abortiti, agghiacciante lascivia per sfociare in uno dei finali più belli, terrifici e visivamente d'impatto dell'intero cinema del regista texano. Il luna park delle mostruosità muta nella più pura poetica hooperiana circense tingedola di grottesco. Da annali dell'incubo l'orripilante e bavoso make up di Rick Baker.
MEMORABILE: "Ancora, ancora"; Madame Zina; "Chi trova gode, chi perde si rode"; "Ti piacciono le donne vero?; I mortali argani del luna park; "Picchiati da solo".
Molti degli ingredienti di "Funhouse" sono gli stessi dei capolavori Hooperiani (Non aprite e Quel motel): il clima di diffuso, progressivo parossismo; la "serietà" con cui viene trattato il genere (lo stesso prologo è pseudo parodico); la fotografia scura e sgranata di Laszlo; l'ennesima famiglia mostruosamente tarata. Manca tuttavia al film il "quid" capace di trascendere e trasmetterci sensazioni "altre". Resta appunto un ottimo horror a tema: per noi pischelli degli '80 il luna park conserva un macabro fascino di paurosa libertà. Smandrappona Miles.
MEMORABILE: La scena tra la Miles e il Mostro che "scopre", sotto la maschera di Frankestein, il trucco di Rick Baker; il dialogo tra padre degenerato e figlio.
Hooper mette in scena un episodio di Scooby-Doo per adulti: la sceneggiatura (poverissima) tenta di suscitare brividi per accumulazione, che perciò risultano superficiali ed episodici (l'aspetto del mostro è peraltro molto efficace). Come incubo avrebbe funzionato (vedi Suspiria), ma la figura patetica alla Elephant Man e la sottotrama crime con l'uccisione della chiromante vanifica ogni sforzo visionario, facendo risaltare agli occhi dello spettatore l'enorme quantità di inverosimiglianze.
Dopo gli exploit stupefacenti del memorabile Non aprite quella porta ma anche di Quel motel vicino alla palude, Hooper non ha più neanche lontanamente raggiunto quei livelli. Tuttavia ha lasciato alcune buone pellicole come questa, uno slasher in piena regola, che vede il suo punto d'attrazione nell'ambientazione tetra del luna-park e nel make-up del mostro, piuttosto spaventoso e ben fatto. Peccato per una prima parte troppo prolissa, in cui succede poco e per lo splatter molto contenuto; buona comunque la tensione, specialmente nel finale.
Dopo un incipit che centrifuga Halloween e Psyco in un frullato depalmiano, Hooper porta tutti al Luna Park e comincia a sbatterci in faccia le facce della feccia, gli amati emarginati sporchi e screanzati: i giostrai vengono alle mani e chi ci rimette sono i ragazzetti nascosti nel funhouse per passare la notte trasgredendo. Bagliori improvvisi trasfigurano gli innocui pupazzi meccanici in maschere di morte, poi gli agguati mortali della deforme creatura di Rick Baker avviano la macelleria e il macabro pranzo è servito (da un maître d'esperienza): semplice e delizioso.
Me l'aspettavo più splatter, ma non mi è dispiaciuto. Cappello introduttivo consono ma decisamente lungo, americanissima la scappatella notturna a spinelli e il tentativo di emulare birichinate già fatte da altri giovincelli, ottimi i pupazzi luminosi del tunnel e ricreativo l'ambiente del luna-park. Hooper si conferma amante degli alcolizzati o degli allucinati senza speranza e come tali dipinge giostrai e chiromanti senza fare sconti: l'ambiente è solo marcio! Il killer è infinitamente più bello in formato Frankenstein che in dimensione reale...
MEMORABILE: La scena della bara mi ha fatto saltar per aria, perché non me l'aspettavo; Gli animali di Dio che "soono viviiiiii..."
Hooper, almeno negli Anni '70 e '80, fu un mestierante del cinema horror da cassetta, ovverosia a uso e consumo di un pubblico senza troppe pretese ("Tunnel..." ne è un esempio). Bella l'ambientazione e, con i parametri di allora, discreta anche la tensione che risulta in crescendo man mano che la vicenda - se vogliamo anche "giovanilistica" - si snoda all'interno di una location già di per sé claustrofobica. Rivista oggi è una pellicola alquanto invecchiata e inchiodata al periodo di uscita; forse è meglio ricordarla.
Lo specialista Hooper sforna un horror che col passare dei minuti risulta essere sempre più riuscito: l'inizio, infatti, non è dei migliori e fino a metà film l'atmosfera che viene a crearsi è troppo "bambinesca", tant'è che lo spettatore inizia a "vedere" proprio tramite gli occhi del bambino. Quando i protagonisti entrano nel tunnel Hooper mostra tutte le sue qualità e riesce a creare scene terrificanti scherzando anche con lo spettatore, il quale entra nel tunnel ridendo per poi uscirne sconvolto.
Horror in classico stile Hooper: l'assassino deforme è chiaramente figlio di Non aprite quella porta, così come le atmosfere sporche e sudaticcie dell'America di provincia. Funziona abbastanza bene il crescendo di tensione, con le scene visivamente riuscite nel tunnel degli orrori. Il film è un po' carente dal punto di vista della fantasia, in quanto tutto è un rimescolamento di elementi già visti e perde punti anche per la scarsa recitazione dell'attrice protagonista, ma in definitiva si lascia apprezzare.
Da una storiella come tante Hooper riesce a tirar fuori un film che descrive anche gli orrori di chi di mestiere fa "l'ambulante", con i suoi squallidi, tristi backstage. Peccato però che il dinamismo si concentri nell'ultima mezz'ora, quando il meccanismo comincia a oliarsi per bene. Un meta-horror non indimenticabile...
MEMORABILE: Gli animali freaks... povere bestie ignare.
Fiere e parchi divertimento sono luoghi che hanno popolato il cinema horror sin dagli albori, cominciando da Il gabinetto del Dottor Caligari fino ad arrivare al più recente La casa dei mille corpi. In questo film l'ambientazione è un moderno luna park (proprio nel tunnel dell'orrore) e non viene meno il tema dei freaks. La riuscita dell'opera è data dalle scenografie, dalla fotografia colorata e dai pupazzi. La trama è semplice e la tensione aumenta nel finale.
Fatica a carburare per una buona mezz'ora, presentandosi come un "giovanilistico" di quelli che - di solito - debordano nello "slasher". Ma presto subentrano elementi cupi e disturbanti e il film vira deciso verso il "terror" con efferati delitti e azzeccati momenti di paura. Dentro il tunnel impazzito, infatti, il clima si fa pesante e il mostro assassino gira (pugnalato!) a cercare sangue per placare i suoi istinti. Ai ragazzi non manca l'idiozia (i soldi sgraffignati) e al regista non manca invece il necessario istinto per ottimizzare il disponibile.
MEMORABILE: L'impiccagione "automatica" e l'accettata in testa.
La qualità registica di Hooper è evidente nel fenomenale inizio carpenteriano, tanto da far sembrare l'opera un tipico slasher ottantiano. Lo scorrere della vicenda ci fa capire che il film va oltre e il regista è bravissimo nell'inventare scene gustosissime (geniali le uccisioni) e dipingendo personaggi borderline tipici del suo modo di fare cinema. La Funhouse è bella macabra e i colori accesi ci stanno a pennello. Così e così il cast, ma in un film del genere conta pochissimo. La tensione si fa sempre più insostenibile e il finale è memorabile.
MEMORABILE: Le canne fumate in macchina; Le fattezze del mostro; Gli ingranaggi.
Hooper tocca ancora una volta il tema della diversità e le citazioni di Frankenstein disseminate per il film testimoniano chiaramente le sue intenzioni. Ovviamente lo fa alla sua maniera e richiamando alla mente i freaks di Tod Browning, con la differenza che qui non c’è tanto da fidarsi. Si entra nel vivo lentamente, dopo che Hooper ha preparato il terreno con il solito manipolo di ragazzi ingenui, ma vale la pena di aspettare. Nel prologo il regista omaggia sia Psyco che Halloween.
L'ambientazione coulrofobica (paura di pagliacci, giocolieri et similia) è la carta migliore del film. La storia fatica a mettersi in moto e ristagna assecondando a lungo il noto luogo comune dell'horror americano dagli Ottanta in poi: "teen ager che fanno gli stupidini in attesa di finire molto male". Discreto il finale (anche se il make up di Baker non è poi granché). Grande comparsata della Miles.
Hooper chiude il cerchio dei "mostri" umani con questo riuscito horror che fonde elementi da slasher e da assedio in un mix carico di tensione. Il Funhouse del titolo è una labirintica magione dove si perderà il gruppetto di ragazzi in cerca di divertimento, braccati da uno spaventoso freak e dal di lui altrettanto viscido padre. Ottimo l'incipit che introduce i personaggi e ricercate le soluzioni visive nel segmento conclusivo e nell'atteso confronto con la final girl. Grandissimo makeup di Barker che tira fuori un'orrenda creatura sbavante.
MEMORABILE: Il make up del mostro, davvero spaventoso (poi citato anche da Phenomena di Argento).
Ancora segreti di famiglia per Tobe Hooper in questo inquietante slasher che, pur non essendo invecchiato benissimo, rimane uno dei suoi film più interessanti. Fra citazioni geniali (l'incipit che omaggia Psyco e Halloween), momenti orrorifici piuttosto pesanti (il freak show), un mostro deforme dall'aspetto agghiacciante, il film si porta avanti per la sua durata, senza particolari colpi di inventiva sul versante del plot, ma con un climax conclusivo di tutto rispetto. Da segnalare nel cast la Berridge e in una particina William Finley. Buono!
MEMORABILE: Il mostro che si toglie la maschera da creatura di Frankenstein rivelando il volto; I pupazzi angoscianti che popolano il tunnel dell'orrore.
La fiera degli orrori di Hooper non risparmia nessuno: i buoni si contrappongono ai cattivi e viceversa. Da questa bizzarra mescolanza di toni deriva l'alone di culto da cui il film è stato circondato; ma il merito va anche alla perfetta confezione stilistica e al ritmo sempre ossessivo. La capacità visionaria del regista texano non ha limiti, è senza controllo, ci sbatte addosso un cumulo di luci psichedeliche, musiche invadenti e grida lancinanti. Capolavoro.
Per più di metà film ci si chiede dove sia "l'orrore", poiché fino a quel punto era il solito tripudio carnevalesco di pupazzi e giovani dall'ormone scalpitante. Eppure, malgrado i classici tempi lenti, qualcosa che va al di là di sceneggiatura e scenografia cattura in un crescendo sino al termine. Hooper sa gigioneggiare con colonna sonora e simbolismi, con una punta geniale di macabro sarcasmo. Forse parodia forse celebrazione dei topoi di genere, a ogni modo il risultato è graziosamente atipico e velato di poesia.
Hooper aveva fatto e avrebbe fatto sicuramente di meglio, ma il suo valore è comunque innegabile: partenza a bomba con i pupazzi dei titoli di testa e l’omaggio sberleffo a Norman Bates e Michael Myers, qualche lungaggine tra i padiglioni del luna park e una ultima mezz'ora a gran ritmo con la tensione spalmata senza lasciar buchi. L’aver mostrato tanti motivi ricorrenti del cinema dell’orrore senza in pratica averne filmato il sangue è un merito ulteriore. Ovazione per Kevin Conway. Merita l'aumento di fama che ha ottenuto.
Come nei classici tunnel dell'orrore, il film di Hooper è zeppo di citazioni e stereotipi ma diverte tantissimo. La moda dello slasher in auge all'epoca non toglie nulla al talento del regista texano, che arricchisce il canovaccio del classico horror con tocchi di morbosità, una eccellente fotografia oscura e una buona tensione per tutta la durata del film, il quale regala allo spettatore la presenza di un mostro da antologia che nulla ha da invidiare a Leatherface. Ultima grande testimonianza del regista prima del declino.
Un gruppetto di giovinastri decide di passare una notte in un luna park... gravissimo errore. Le aspettative erano forse troppo alte e un filo di delusione c'è ma, nonostante questo, il cult di Hooper resta assolutamente un buon film. La trama è semplice e basilare e a funzionare molto bene è l'ambientazione claustrofobica e inquietante del luna park chiuso. Il sangue non manca ma, conoscendo il regista, forse c'era da aspettarsene un po' di più. Sicuramente uno di quei cult che ogni appassionato di horror deve vedere.
Hooper abbandona per un po' cannibali e vampiri e prima di dedicarsi ai fantasmi fa una puntatina al Luna Park, con un inizio che giocherella omaggiando Psyco e il più recente Halloween (il bambino dietro la maschera). Sicuramente non un canonico slasher (anche se a conti fatti siamo lì), con ambientazione al parco divertimenti, strani e inquietanti personaggi circensi, animali deformi (e non solo), il tunnel dell'orrore (con i suoi scheletri e mostri) e un freak antagonista che anticipa il bambino di Phenomena. Luci e ombre.
MEMORABILE: Il freak mascherato da Frankenstein, ma con volto assai più raccapricciante.
Un Tobe Hooper deludente gira un film che aveva tutte le carte in regola per generare una grande tensione se non vera paura. La ricostruzione del luna park è terrificante, ogni minimo particolare è studiato per creare raccapriccio con una bella sterzata verso il grottesco. Anche lo spunto della notte passata nel tunnel dell'orrore era buona. Peccato che ne esca fuori inspiegabilmente un film molto noioso, eccessivamente concentrato sul lato visivo ma che non considera l'intrattenimento. Perché il ritmo acceleri bisogna aspettare un'ora. Non male il finale. Grande occasione sprecata.
Due coppiette in un luna park malfamato: che potrà mai accadere di storto se non (un prevedibilissimo) tutto? L'Hooper più sfiatato si lancia in quelle imprese che finiscono quando iniziano a farsi interessanti, sia compattando lo zucchero sul fondo anziché mescolarlo, sia perché interessanti non sanno come iniziare o continuare a esserlo. Ok, vanta un make-up phenomenale, che però non scongiura un chilometrale sprofondamento nella noia. Horror mozzafiato? Ma quando mai: ne lascia d'avanzo per sbadigliare in heavy rotation. Pareva già allora 60's, figurarsi l'effetto nel secolo 21.
Da Non aprite quella porta a "Non salite su quella giostra" è un attimo. Hooper si diverte come al solito a sfruttare il cliché del "luogo spaventoso" regalandoci una trama che si svolge come una corsa sulle montagne russe: prevedibile, ma con qualche scossone. La tensione c’è, anche se a volte sembra più un gioco di luci e ombre che un vero brivido. Un film che non teme di prendersi troppo sul serio, ma che alla fine ti lascia comunque con un sorriso ironico e anche qualcos'altro.
MEMORABILE: La mostra delle mucche deformi; La caduta dell'accendino; L'infilzamento con la spada; La rincorsa finale nei sotterranei.
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HomevideoZender • 8/05/15 15:16 Capo scrivano - 48855 interventi
Bene bene, grazie Rebis. Acquisto dovuto a questo punto.
HomevideoZender • 24/06/15 17:47 Capo scrivano - 48855 interventi
La qualità video del bluray della Pulp è spettacolare! Un millennio avanti al vecchio dvd. Finalmente l'edizione defintiva (se poi è pure integrale...)
Si tratta di un'altra ottima uscita quella di Midnight Factory. È presente sia la versione italiana che quella internazionale in due dischi (uncut e restaurata), inoltre ci sono un sacco di contenuti speciali, più i corti di Hooper, in un terzo CD. Penso non ci siano dubbi quindi su quale sia la versione migliori per il mercato homevideo.