La vicenda narra di un uomo messo in libertà vigilata che, una volta ritornato tra le braccia della sua fidanzata (l'unica che crede nella sua innocenza), torna al suo paese natale nell'alta Lombardia per stare in pace. Qua troverà però la stessa diffidenza da parte della gente che aveva in città. Per caso ritrova morto sotto casa sua l'uomo che l'aveva mandato in carcereo... Vicenda intricata, che ha la caratteristica di usufruire di dialetto e ambientazione alto lombarda (forse Valtellina). Ne percepisco atmosfere quasi “avatiane”!
Primi, remoti sintomi della crisi della fiction italiana, di cui proprio Sironi è oggi uno dei nomi più in vista. Il realismo d’ambiente perseguito attraverso luoghi, dialetto e quotidianetà paesana è assimilabile a quello di una ripresa amatoriale e dilettantesca: responsabili la regia inetta, gli attori pessimi e un soggetto atrofico quasi interamente occupato da tempi morti. Anche le musiche per pianoforte e kazoo di Paolo Conte non c’azzeccano nulla.
Benché l'atmosfera creata sia piuttosto realistica (il paesino nella valle, le parlate in dialetto ecc.), abbiamo a che fare con un soggetto di scarsissimo interesse con qualche situazione o comportamento piuttosto inverosimili (l'appuntamento presso lo stadio). Pensavo peggio la recitazione, invece quantomeno i due protagonisti se la cavano.
Secondo episodio della serie, nettamente inferiore al primo ed è un peccato poiché non sfrutta a dovere nomi importanti come quello di Conte (alle musiche: buone e, a mio avviso, la cosa migliore della serie) e di Spinotti (alla fotografia:
troppo televisiva). Ma la vera pecca è una storia che ingrana solo negli ultimi 10-15 minuti (decisamente pochi) ed il "colpo di scena" finale non convince molto.
Decisamente non riuscito, questo episodio della serie tratta dai racconti di Scerbanenco. Nonostante la location montana sia interessante e stacchi in modo netto dal solito, il racconto rimane sospeso per quasi tutta la sua durata. Senza creare attesa, la vicenda scorre nella noia e non lascia nemmeno intuire dove si voglia andare a parare. Il finale, abbastanza banalmente, arriva come un sollievo dopo un'ora mal spesa.
La vita di un uomo rimane indelebilmente segnata dal periodo trascorso in prigione. Questo sembrano raccontarci Scerbanenco prima e Sironi poi. Tutta la folkloristica narrazione, immersa in una realtà molto lontana dai ritmi frenetici delle grandi città, trattiene infatti l'urlo di disperazione che Bruno Pagni avrebbe voglia di cacciare contro tutto e tutti. L'aspetto investigativo della vicenda è minimo, l'impatto emotivo invece è altissimo. Gli interpreti sono efficaci, soprattutto il "folle" Verdoni. Uno sceneggiato peculiare.
MEMORABILE: La piazzata del protagonista al cospetto delle linguacciute paesane.
Gianfranco Mauri HA RECITATO ANCHE IN...
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CuriositàZender • 25/03/10 08:58 Capo scrivano - 48675 interventi
Dalla sempre prestigiosa collezione cartacea Markus estraiamo il TV RADIO CORRIERE del 8/14 aprile 1979, un articolo in riferimento alla messa in onda di QUATTRO DELITTI e quindi uno speciale su Scerbanenco.
Come sempre cliccate sulla pagina di sinistra per leggere la prima parte dell'articolo e sulla copertina per la seconda parte.
DiscussioneDusso • 28/08/13 13:45 Archivista in seconda - 1915 interventi
A parte i commenti del buon Markus in generale di questi 4 episodi tratti da Scerbanenco ne ho sempre sentito parlare malissimo, come uno dei peggiori prodotti della Rai dell' epoca, in particolare questo episodio