Citazioni hitchcockiane a profusione (in particolare da PSYCO per quanto riguarda l'identità dell'assassino e l'omicidio della protagonista dopo meno di mezz'ora dall'inizio, e da FRENZY, per la fuga dall'ospedale); insomma, il solito De Palma: gran virtuosismi registici, innovazioni tecniche, velleità autoriali mai celate (la lunga, muta sequenza all'interno del museo ne è la dimostrazione più evidente), sangue, sesso e mistero. Inoltre De Palma, non contento di infilare mezza filmografia hitchcockiana ad ogni film, cita anche se stesso aprendo e chiudendo allo stesso modo di CARRIE...Leggi tutto (primi piani della protagonista sotto la doccia che si carezza per l'inizio, incubo e risveglio angosciato per la fine). Brava l'immancabile Nancy Allen, statico ma ugualmente convincente Michael Caine, mentre le vere sorprese sono il giovane Keith Gordon (che sarà l'eccezionale protagonista del discreto CHRISTINE LA MACCHINA INFERNALE di Carpenter) e Dennis Franz (è il detective Martino, personaggio che in parte riprenderà quindici anni dopo nel telefilm cult NYPD). Angie Dickinson, ex agente Pepper, si ritrova assai stagionatella e per la scena della doccia si fa sostituire da una controfigura. DRESSED TO KILL dice poco, è un giallo dalla sceneggiatura elementare, ma De Palma lo nobilita con uno stile inconfondibile (non ancora comunque ai livelli degli INTOCCABILI), lento ma attraente e sa filmare l’assassino a rasoiate nell'ascensore con un senso della violenza notevole. Un po' ridicolo l'uso dello split screen (cioè la divisione dello schermo in due scene separate ma collegate, come era già avvenuto nel finale di CARRIE), musiche di Pino Donaggio non stupende ma molto centrate.
Brian de Palma gira il film ispirandosi molto al cinema di Hitchcock. I riferimenti al grande maestro si sprecano e purtroppo questa è l'unica nota positiva. La trama scarna e prevedibile, la mancanza di tensione e di coinvolgimento rendono la visione una noia mortale. Anche la scena finale risulta alquanto inutile e banale. Unica nota positiva è che Brian de Palma, all'inizio del film, "gioca" con lo spettatore inquadrando l'assassino. Però non basta, non è assolutamente sufficiente.
Buon De Palma, che cita Hitchock e se stesso innumerevoli volte. Il piano sequenza all'interno del museo è da urlo e la tecnica in tutto il film è a livelli eccezionali. Sono aspetti che fanno amare il suo cinema a molti (ovviamente compreso il sottoscritto), anche se altri lo trovano un vuoto esercizio di stile. La trama, come detto, è debitrice di mille altri film, ma lo svolgimento è davvero notevole. Chi ama De Palma non ne resterà deluso, gli altri possono astenersi.
Ottimo giallo, connotato dalla struttura d'un cast interessante, nel quale risalta la presenza di Nancy Allen, all'epoca moglie del regista. Il film è spesso citato in relazione alla pellicola diretta da Carnimeo (Perché quelle Strane Gocce di Sangue sul Corpo di Jennifer?) in quanto presenta un delitto (iniziale) all'interno di un ascensore, vittima la bravissima Angie Dickinson, molto simile a quello proposto nel titolo italiano. In conclusione il film è caratterizzato dal classico tocco di De Palma, ed è quindi l'ennesima ottima pellicola diretta dal Maestro.
Uno dei film culto per i fans del regista (che sta facendo di tutto per diradarne le fila), certo presta il fianco alle critiche classiche (squilibrio fra abilità registica e inconsistenza delle sceneggiature: ma non è la querelle di una vita su Dario Argento?) e però regala momenti di puro cinema (appunto) assolutamente indimenticabili. Grande anche l'ironia nell'uso dei registri (una scena di seduzione girata come un omicidio, un omicidio filmato con la brutale secchezza di una scena di sesso). Classicissimo da non mancare.
Virtuosistico. Trovo fantastici tutti i fotogrammi con la Dickinson, dolci e carezzevoli (ma senza mai sconfinare nel leccato e nel laccato), anche quando sono violenti. Poi il tutto va hitchcockianamente in porto. Nancy Allen è, come dire, molto alluzzante...
Molto bello finché il sgt. Pepper è in vita, poi calano le luci e la storia sprofonda nel banale. Brava la Dickinson, dalla doccia alla lunga e coinvolgente scena nel museo, fino alla scena dell'ascensore. Poi entrano in scena il team formato dalla prostituta di lusso e dal ragazzino tuttofare e il film perde di tensione e originalità. Michael Caine aggiunge poco, bravo invece il poliziotto. Un De Palma a due facce, ma comunque bravo nel confezionamento.
Il Capolavoro con la C maiuscola di De Palma. Chiaro omaggio ad Alfred Hitchcock, è un film dalla storia emozionante, a tratti travolgente e un ritmo implacabile. La prima mezz'ora (con l'inseguimento della Dickinson nel museo) è cinema puro. Poi subentra la parte thriller, ma si rimane ad alti livelli, come cinema. Cast da urlo, dominato da un Caine che tocca i vertici della sua carriera. Un Cult assoluto.
MEMORABILE: La prima mezz'ora, con l'inseguimento nel museo; l'esca usata per fare uscire l'assassino allo scoperto; le scarpe bianche.
Ottimo thriller di De Palma che qui raggiunge uno dei suoi livelli registici più alti. Molte scene sono memorabili (su tutte l'omicidio in ascensore, secondo alcuni ripreso da un film di Carnimeo) mentre la storia, nella sua linearità, presenta risvolti sorprendenti. Bellissima e dolcissima la colonna sonora di Donaggio. Grande cast.
Mai come in questo caso, il regista Brian De Palma cita dichiaratamente le sue discendenze hitchcockiane. La storia del killer "en travesti" riecheggia dichiaratamente alcune delle pellicole del maestro inglese (Psyco e La donna che visse due volte in particolare) e lo fa con particolare gusto cinefilo, aiutato da una tecnica cinematografica (fotografia, montaggio e stile visivo) di primissimo ordine. Buono il cast. Bella la colonna sonora dell'italiano Donaggio.
Un vero e proprio esercizio di stile di De Palma. La visione un po' sognata ed enigmatica della realtà e le musiche di Donaggio, a tratti stucchevoli ma efficaci per calare lo spettatore nella drammaticità della storia, sostengono una trama che non brilla per originalità (il colpevole lo si scopre presto) ma che sa coinvolgere quanto basta sino alla fine.
Ottimo. De Palma è un maestro nel costruire la tensione, per mezzo di una bella fotografia notturna, musiche, ambienti. La Dickinson è perfetta, ottimo Caine, ben studiato il make-up dell'omicida. Rimandi hitchcockiani: la Dickinson nel museo, come Kim Novak in La donna che visse due volte. Il film si guarda con interesse fino alla fine, senza mai annoiare. Un gioiellino, in definitiva.
Perfetto, registicamente parlando. La prodigiosa tecnica di De Palma si dispiega, infatti, in una serie di scene assolutamente memorabili. Due esempi su tutti: il pedinamento nel museo e, ovviamente, il tanto celebrato e, forse da lui copiato, omicidio in ascensore. Peccato però che la storia faccia acqua da tutte le parti e non ci voglia molto a trovare il bandolo della matassa. In ogni caso qualche spavento ed un po’ di inquietudine riesce a procurarla. Sensualissima la Dickinson. Per palati fini.
Il mitico De Palma ci regala l'ennesimo bellissimo giallo alla Hitchcock. Splendida e sensuale la Allen, bene anche il resto del cast. Il film regala buoni momenti di tensione, mista a un erotismo molto leggero, stupendo il finale. In conclusione, un classico che non deve mancare.
Inizia patinato di sogno, col languido fantasticare di Kate sotto la doccia, procede così, con la puntuale realizzazione delle fantasie della signora, con quella sequenza al museo che è persino angosciosa nel suo essere una muta, perfetta coreografia di seduzione. Finisce nel sangue l'orgasmico sogno di Kate, inizia il concitato incubo di Liz, ingiustamente sospettata ma coadiuvata da un bizzarro cavalier servente. Tanti topoi hithckockiani, la sessuofobia e la misoginia del Maestro, in un De Palma felicemente equilibrato tra omaggio e parodia.
MEMORABILE: Ancora: la sequenza al museo, che rende il carattere soavemente "predatorio" della conquista sessuale. Bobbi: "Ho preso in prestito il tuo rasoio...".
Dopo venti minuti stavo per cedere, con la solita insoddisfatta (non certo di primo pelo), che si aggirava, con riprese patinate, alla ricerca di qualcuno che la facesse sentire ancora piacente (diciamo così...). Poi però, per fortuna, ecco la svolta; e dalla bella rasoiata in ascensore, il film finalmente decolla, aiutato, sia dagli attori, che da una regia comunque capace. Non ci sono particolari trovate, compresa la storia del maniaco con doppia personalità, ma almeno non ci si annoia e il guizzetto finale non è male come, in generale, la pellicola.
MEMORABILE: I dispositivi elettronici del figlio; Psicologo vs ispettore (scontro verbale al distretto); La scena all'ospedale ripresa dall'alto.
Ogni decade ha il suo "Silenzio degli innocenti". Quello degli anni '80, è, sicuramente, "Vestito per uccidere" di Brian de Palma. Teso, cupo, con protagonisti azzeccati, è un thriller d'antologia, che arriva al suo apice con la famosa scena della morte di Angie Dickinson. Un Brian de Palma giovane, pre-Intoccabili, ma già erede di Alfred Hitchcock. Da notare, fra gli interpreti, il già grassoccio caratteriata Dennis Franz, che esploderà dodici anni dopo con la serie televisiva NYPD. Buono.
Thriller in stile Hitchcock molto ben costruito, ma con il tocco di De Palma ben riconoscibile. Il ritmo si mantiene un po' monotono per tutta la durata, ma ciò è finalizzato a mantenere la suspence sempre palpabile, che sfocia nel bel finale. Da ammirare la bellezza matura di Angie Dickinson (che però ricorre ad una controfigura in una scena cult) e da segnalare le bellissime musiche di Pino Donaggio, specialmente il melodico motivo di apertura e chiusura. Inoltre sta "invecchiando" bene perché dimostra meno anni della sua età. ***!
Il capolavoro di De Palma che con grande abilità artistica realizza una pellicola fatta di silenzi, atmosfere ed interpretazioni, tra tutte quella della Dickinson qui al suo massimo. Indimenticabili il piano sequenza all'interno della galleria d'arte e la scoperta fatta dalla donna dopo essere stata a letto con lo sconosciuto affetto da sifilide. Un grande thriller dalle tinte erotiche e di un seducente erotismo.
L’alba degli anni Ottanta conferma quanto si era già intuito nel decennio precedente: il thriller di De Palma è filiazione diretta di Hitchcock, citato ad ogni piè sospinto, e degli esempi italiani, dei quali cerca di replicare sadismo, morbosità e modus operandi del maniaco omicida. Di converso, è resa sempre più riconoscibile la sua personale tecnica registica, votata ad una visionarietà elegante e capace di sinuose movenze (il pedinamento al museo) così come di aggressive accelerazioni (l’inseguimento in metrò). Ben caratterizzati e in parte Caine, la Dickinson, la Allen e Keith. Felino.
In certi film, De Palma bisogna prenderlo per quel che è: un regista dall'immane talento, che non esita talvolta a metterlo al servizio di sceneggiature zoppicanti e discutibili. E' il caso di "Vestito per uccidere", dove la qualità della regia è scintillante, mentre la narrazione barcolla dall'inizio alla fine. De Palma regista è tanto bravo da saper creare tensione anche nel contesto assolutamente prevedibile dello script. Pallinaggio in media fra pregi e difetti su esposti.
Capolavoro assoluto depalmiano, dove ci sono tutti i temi cari al grande regista. Insieme a Tenebre e Lo squartatore di new york, è il più gran thriller mai girato. Travestismo, personalità doppie, Nancy Allen in intimo, la scena del museo, le rasoiate in ascensore, l'inizio hot nella doccia, il pedinamento al museo, il finale onirico (e folle) in manicomio, lo score di Donaggio, la sensualità "milf" della Dickinson e, su tutto, il cinema immenso di De Palma nel suo monumento al genere. Inutile girarci intorno: mitico, unico e indispensabile.
MEMORABILE: In teoria tutto il film; il finale onirico e visionario che si rifà a quello di Carrie; il look dell'assassino e il suo scintillante rasoio.
Godibile pellicola, tra le tante variazioni sul tema "giallo alla Hitchcock" di De Palma. Coinvolgente come (quasi) sempre, il regista punta sulla sua abilità di produrre tensione attraverso inquadrature azzeccate e accompagnamento musicale a tono (anche se talvolta un po' invadente), mentre la trama misteriosa rimane molto esile e di facile soluzione. Buono, ma non ancora al livello di Omicidio a luci rosse.
Strepitoso thriller con un cast davvero azzeccatissimo (Angie Dickinson su tutti) e debitore nei confronti del giallo all'italiano di Bava e Argento. Molte le inquadrature entrate di diritto nella storia del cinema, grazie anche ad una colonna sonora a tratti pomposa ma comunque di grande forza. Dennis Franz bravissimo così come Caine, sottile psichiatra coinvolto della vicenda. Seducente e bellissima Nancy Allen. Meno azzeccato il personaggio del figlio inventore. Un classico.
Un thriller decisamente avvincente dell'affermato regista Brian De Palma in stile Hitchcock. L'inizio è poco interessante, ma poco dopo il film decolla piuttosto bene grazie all'affascinante Dickinson, alla notevole interpretazione dello psichiatra e ad una sceneggiatura curatissima ad opera dello stesso De Palma. La figura della misteriosa donna bionda è delineata notevolmente e le musiche di Donaggio sono azzeccate.
MEMORABILE: La scena dell'ascensore; La scena con la Allen nello studio di Caine.
De Palma omaggia Hitchcock a più non posso e centra uno dei thriller migliori della sua carriera. Anche se l'intreccio non è particolarmente originale, sono le inquadrature e il montaggio a farla da padrone, a creare tensione in maniera impeccabile. Michael Caine offre una volta di più prova del suo talento, la Dickinson è molto brava e la Allen se la cava con la bellezza. L'assassino si scopre dopo poco, ma il coinvolgimento regge fino alla fine. Ottima la colonna sonora di Donaggio.
Non siamo ai livelli di Alfred Hitchcock né del miglior Brian De Palma, ma comunque è un film ben fatto e una buona suspence, impreziosito da un'ironia inserita al momento giusto. Manca forse un cast all'altezza della situazione. Coinvolgenti le musiche di Pino Donaggio.
Variazione sul tema Psycho con più sesso a buon mercato e influenze varie (in primis da Hitchcock, visto che nella parte iniziale con Angie Dickinson ritorna prepotentemente alla memoria La donna che visse due volte). Un buon thriller con qualche luogo comune e la spinta sul pedale dell'erotismo molto in voga ai tempi. Argento aveva vestito con impermeabile nero l'assassina e Norman Bates aveva un conflitto interiore più complesso rispetto al killer in questione (che però funziona e inquieta).
Tante le citazioni hitchcockiane, ma il plot e le atmosfere ricordano in definitiva più quelle del classico giallo all'italiana (il nerd e la prostituta che si improvvisano investigatori, i due finali, l'assassino "mascherato" ecc...). Un film girato con grandissima maestria ma che non mi ha mai detto molto. Ho trovato soprattutto i colpi di scena molto telefonati e prevedibili. Belle comunque le musiche e bravi gli interpreti. Buon lavoro di genere, ma nulla più...
Il limite di questo film, che vuole omaggiare Hitchcock (da Vertigo a Psyco), è che dopo due minuti esatti dal delitto si capisce già chi è l’assassino (e sorvolo sul pressappochismo della spiegazione finale sulla transessualità). È invece sicuramente eccellente l’insistito voyeurismo della cinepresa, sia nel trionfo voluttuoso di sesso e sangue, sia nel centellinare le sequenze più importanti con un’attenzione certosina, come nel bellissimo lungo inseguimento muto nel museo-labirinto e nella notevole uccisione in ascensore.
Grande esercizio di stile e tecnica abbagliante per un thriller voyeuristico, carnale e suggestivo caratterizzato da parentesi orrorifiche (gli omicidi sanguinosi, le figure spettrali, l’apertura della scena finale di carpenteriana memoria) e dalla marcata anima hitchcockiana (soprattutto la prima parte) che tira in ballo il travestitismo come anticamera di devianze comportamentali con implicazioni sessuali riguardanti identità e psicologia. La transessualità vista con gli occhi spettacolari e torbidi, sadici e misogini di un grandissimo regista.
MEMORABILE: Il pedinamento nel museo; Il primo omicidio; L’inseguimento in metrò; Tutte le prospettive; Nancy Allen in intimo.
De Palma coniuga topoi antichi (la galleria d'arte, la furia di origine psicosessuale) e moderni (che l'omicidio in ascensore sia davvero ripreso consapevolmente o meno dalla Jennifer nostrana, è comunque una scena degna di un giallo italiano) realizzando un thriller di ambizioni modeste (privo delle riflessioni metacinematografiche di Blow out e Omicidio a luci rosse) ma dalla resa perfetta, diretto con mano felice, essenziale quando serve e virtuosistica quando serve. Donaggio cita Bernard Herrman.
MEMORABILE: Il sorriso di Michael Caine allo specchio, quando accetta le avance di Nancy Allen.
Tecnicamente De Palma non ha rivali al mondo (basti osservare la tecnica sublime della favolosa scena al museo). Brian è così, eleva script molte volte elementari e fitti di incongruenze in opere fondamentali e riconoscibilissime. La tensione sala pian piano, fino ad arrivare a picchi elevatissimi che ben pochi registi hanno il piacere di poter sfoggiare. Il citazionismo sfrenato non è un limite, poichè è fatto come si deve. Certo una sceneggiatura meno sterile e prevedibile avrebbe elevato l'opera a capolavoro. Si ferma a "notevole".
A distanza d'anni, rimane l'opera più spregiudicata e radicale di De Palma, in cui lo script ostenta la sua pretestuosità mentre la regia si centralizza evolvendo in barocchismi, stratificando sequenze di puro cinema (il museo labirinto, l'ascensore, la metro, l'evasione). Hitchcock - omaggiato, reinterpretato, da Psyco a Frenzy, da Vertigo a La finestra sul cortile - è il fil rouge di un dedalo sensoriale che scompagina le percezioni e resta impresso nelle retine. L'idea di declinare il tema della femme fatale attraverso la transessualità potrà apparire rozza o geniale. Stupende Dickinson e Allen.
Uno dei film più citazionisti della storia del cinema, un puro atto d'amore verso Alfred Hitchcock. La mano di De Palma è tra le più sofisticate e certe sequenze regalateci sono gioia per gli occhi (e le orecchie...). A non convincere del tutto è invece l'intreccio giallo, piuttosto deludente. Nonostante ciò un thriller assolutamente godibile, inferiore però a certi capolavori successivi dello stesso regista.
Giallo teso e crudo che deve molto a Hitchcock e che ha fatto scuola, in un certo modo. L'assassino si può identificare quasi subito, ma questo non abbassa la qualità dell'opera, anzi; tutto è giocato sull'atmosfera e sul voyeurismo e poco importa se alla fine la sorpresa sul "chi è stato" non è poi una gran sorpresa. Ottimo lo score musicale, buona anche la controparte attoriale.
Il film più citazionista, ma anche più controverso e spregiudicato di De Palma, che in effetti sembra più interessato agli aspetti pruriginosi che alla costruzione di un meccanismo giallo convincente. Qualche buon momento c'è (l'omicidio in ascensore su tutti), ma pur non essendo noioso come il precedente Fury, non riesce ad appassionare granché, nonostante siano apprezzabili la bravura degli interpreti e la colonna sonora di Pino Donaggio. Sopravvalutato, a mio modesto avviso.
Insieme a Omicidio a luci rosse e Complesso di colpa, il film più dichiaratamente hitchcockiano di Di Palma, contiene una delle sequenze più eleganti e allusivamente sensuali di tutto il suo cinema, quella del corteggiamento a distanze all'interno del museo d'arte. Dopo il delitto in ascensore, la vicenda si incanala verso territori più battuti, con il figlio della vittima che indaga per conto proprio, la ragazza in pericolo ed un assassino tutt'altro che insospettabile, gradevole ma non all'altezza dell'antefatto (!) che sembrava precludere ad un capolavoro assoluto.
In una città caotica di giorno, solitaria e inaffidabile di notte, De Palma ambienta questo riuscito thriller che ricorda uno dei primi Argento. Il ritmo riesce sostenuto nonostante i toni perlopiù pacati (l'imperturbabile Caine ne è l'emblema), i quali fanno da contrasto a quelle poche scene di violenza che invocano la presenza dello splatter anche fuori dai confini horror. Non condivisibili gli ultimi 15 minuti di pellicola, che stanno a testimoniare una mancanza di finitezza al di là delle indubbie qualità creative (anche registiche).
La regia virtuosistica di De Palma incanta, così come la sua apprezzabile mania per i giochini tecnologici e stupisce, come in molti suoi film, la sequenza dei titoli di testa che, spero intenzionalmente, spiazzano con una Dickinson molto improbabilmente erotica con espressioni ebeti e un corpo non suo ripreso in pregevoli dettagli. Il film spicca presto il volo, con un buon commento musicale di Pino Donaggio che abbonda con gli archi. Garbatamente psicoanalitico e teso, personalmente ritengo che De Palma abbia fatto di meglio.
È un buon film per come è girato, il resto conta meno, visto (tra l'altro) che si capisce subito chi è l'assassino. La prima parte è affascinante e l'aspetto citazionistico d'insieme, svolto senza eccessi e autocompiacimenti, diverte (è il suo punctum). Sorvoliamo sui difetti (concentrati nella parte finale).
La cifra stilistica è molto alta e i virtuosismi di cui è capace De Palma davvero notevoli, soprattutto nella prima parte dove dimostra di avere una notevole padronanza del mezzo. È vero che attinge a piene mani da altri autori, ma ha avuto la capacità di dare spessore a una sceneggiatura che in mano a registi meno dotati non avrebbe dato gli stessi ottimi risultati. Non è un capolavoro in senso assoluto, ma se i risultati fossero sempre così buoni ben venga.
Senza infamia e senza lode. Mi sono piaciute le atmosfere hitchcockiane, l'estetica del film, l'idea sempre inquietante - al punto giusto - del doppio, l'ottima interpretazione di Michael Caine. Ho trovato, purtroppo, prevedibile individuare chi fosse l'omicida e nel corso del film non ci sono grandi slanci emotivi.
De Palma già dai suoi primi thriller appariva come un Hitchcock estremo che amava mostrare sangue, sesso e perversioni nei suoi lavori. In Dressed to kill c'è la voglia di disegnare, nella storia e nei personaggi, una sessualità deviata, che si cerca di reprimere ma che esplode fino all'omicidio. Ci si trovano persino echi del thriller italiano anni '70, soprattutto Argento e Martino. Bellissime Nancy Allen e la matura Angie Dickinson.
La solita eleganza di De Palma qui si somma a quella di Michael Caine e il risultato è un film di rara raffinatezza, sia tecnica che formale, nonostante il periglioso tema della transessualità. Colpisce anche la prova di Dennis Franz, qui burbero detective (sarà "regista" in Omicidio a luci rosse). Bellissima e già brava Nancy Allen, spesso generosamente svestita, ahimé sarà ricordata solo per la trilogia di Robocop. L'identità dell'assassino s'intuisce in anticipo rispetto allo svelamento finale, ma questo non impedisce di godersi il film.
MEMORABILE: La lunga ricerca nel museo; La scena della metro.
De Palma esagera con la lunga scena al Metropolitan Museum che da sola rappresenta un esempio di cinema e un film compiuto in se stesso (discutibile solo il richiamo con il guanto dal taxi). Con le rasoiate nell'ascensore il film vero prende il via con tutti gli attributi "depalmiani" che si svilupperanno ulteriormente nei film futuri. Preponderante è la componente sessuale che se in Hitchcock (a cui il regista sembra ispirarsi) era elegantemente accennata, ma ben tangibile, in De Palma viene evidenziata senza mezzi termini, ma lo stesso elegantemente.
MEMORABILE: Nancy Allen si toglie il soprabito e rimane solo con l'intimo.
La via al thriller di De Palma è interessante ma non soddisfa troppo certi miei gusti personali. Confesso che tutta la parte iniziale compresa la decantata scena del museo mi annoia a morte, con inquadrature allungate all'inverosimile senza che se ne trovi un motivo. Poi ingrana alla grande con un paio di sprazzi di genio (scena dell'ascensore e in metropolitana), fino al veloce scioglimento del mistero. Il doppio finale l'ho invece trovato gratuito e stancante. La Allen è incantevole, Donaggio fastidioso: sembra fare musica vecchia di 40 anni.
La deferenza di De Palma per Hitchcock si concretizza in un nuovo omaggio a Psyco che porta Angie Dickinson ad uscire di scena da protagonista come Marion Crane. E poi la doppia personalità, il sangue nella doccia... Pure lo stile di ripresa e le musiche di Donaggio guardano al passato, quantunque rimodernizzato con un occhio ad Argento. Un thriller di classe sopraffina, superbo nei dialoghi e nei personaggi (strepitoso il rozzamente ironico Franz, perfetto Caine), con una finestra dal cortile sul finale a celare l'inimmaginabile. In stupefacente equilibrio tra stile e classicità.
MEMORABILE: Frammenti di un omicidio: le riprese sfuggenti in ascensore col rasoio, virtuosisticamente montate.
De Palma, come al solito, pesca da Hitchcock e non ha paura di abusare dei suoi split screen, dei piani sequenza e delle musiche (ottime) di Donaggio. L'erotismo che spazia dal sottile al travolgente, il tema della crisi di identità sessuale che porta al delitto... Un gioco ben diretto che affonda le proprie radici nell'essenza dell'horror moderno, da Psyco in poi. Il plot è di per sé interessante, molte scene indimenticabili, di un'eleganza formale e, talvolta, di un'eccentricità sorprendenti, il cast eccellente e spiazzanti i colpi di scena.
MEMORABILE: Il delitto in ascensore, inaspettato e scioccante; La fuga in metropolitana della sexyssima Allen; La rivelazione; L'onirico finale.
Senza dubbio un film ben realizzato, grazie a una regia solida e a un ottimo montaggio, in pieno stile De Palma. L'inizio è piuttosto lento, ma De Palma se la cava grazie alla classe registica e a un cast azzeccato, ove spiccano Nancy Allen e Michael Caine. A molti potrebbe non piacere la mancanza di originalità: il film sembra infatti un chiaro omaggio al maestro Hitchcock, tanto amato dal regista newyorkese. Non male, complessivamente.
Un film in cui sembra convivano due film distinti. Essenzialmente, fino a che dura Angie Dickinson è un Brian de Palma da capolavoro assoluto, da Angie Dickinson in poi cambia rotta perdendosi nei meandri di una sceneggiatura che pur mantenendosi più o meno passabile fino alla fine va via via annaspando. Purtroppo quindi, anche se una parte è da storia del cinema, nel complesso non si classifica oltre il buon film leggermente sopra la media. Da vedere almeno una volta.
Uno dei vertici del thriller depalmiano. Al regista non interessa cosa racconta ma come lo racconta. La costruzione tecnica delle immagini non si discute ma la scrittura è debole e incoerente. Ne risente la suspense, piuttosto limitata; e così è la messa in scena a riscattare il film. Hitchcock resta il nume tutelare ma si ravvisano anche tracce di giallo all’italiana (l’ammazzamento in ascensore) e slasher (chi fa sesso muore, l’uso del rasoio), con qualche interessante allusione alle fobie degli anni 80 (l’amante affetto da malattia venerea).
MEMORABILE: L’incredibile piano sequenza nel museo; L’omicidio della Dickinson; L’inseguimento nella metropolitana; Il finale nella stanza da bagno della Allen.
De Palma è un grandissimo regista, ma quando "cita" Hitchcock e copia spudoratamente Argento sono dolori! Sexy-thriller che fa acqua da tutte le parti sia dal punto di vista dell'erotismo che da quello della suspense, "Vestito per uccidere" non solo non offriva nulla di nuovo già all'epoca, ma lo fa anche male e non basta i virtuosismi tecnici per chiudere un occhio sulle numerosissime falle. Gli attori, bravissimi altrove, qui paiono catatonici e svogliati. Non è nemmeno godibile come esempio di trash. Che delusione!
MEMORABILE: La scena dell'ascensore, tra Hitchcock e Carnimeo.
Donna in analisi viene uccisa in ascensore. Sceneggiatura che ricalca Hitchcock (rasoio, docce, protagonista uscita di scena...) con De Palma che tiene sempre al massimo il livello di tensione. Nei frangenti più quieti inserisce una discreta dose di morbosità con la Dickinson che forse appare fuori età. Pur non essendoci grande sorpresa sul colpevole, diverse scene sono girate in modo eccelso (al museo, in metropolitana, all'esterno dell'analista). L'uso dello split screen incide poco. Discrete anche le seconde linee, con il fondamentale figlio e il commissario.
MEMORABILE: Il riflesso in ascensore; Lo spray accecante; Il tifo in ospedale.
Se la trama gialla non è così notevole e il colpevole si intuisce con facilità, se anche gli omaggi ad Hitchcock oggi fanno quasi sorridere, tutto questo non svilisce minimamente la forza dell'opera: alcune sequenze sono registicamente a dir poco magnifiche e c'è classe, da vendere. Più pezzi di bravura che una struttura organica, per questo "solo" notevole, ma si riscontra in molti dei film di De Palma: se fosse il suo stile? Ottimi Caine, Franz e la musica di Donaggio. L'omicidio in ascensore è preso dal nostrano Carnimeo? Non è un dramma.
MEMORABILE: La lunga scena muta nel museo; Gli agguati in ascensore e nella metro; L'incubo finale; La figura davvero inquietante dell'omicida.
Girato da un De Palma in istigante smania cinematografica, deriva la sua onnipotente autorità seduttiva dal tantrico connubio tra lo spasmodico autocontrollo registico e la lubrica densità delle immagini. Una alchimia nella quale l'ostentazione sensuale delle inquadrature (e degli inquadrati), la rarefazione esplicita della trama (il gioco avanguardistico su e con Psyco), diventa divorante sintesi di forma e contenuto, in cui lo stesso spettatore è splittato tra occhio voyeuristico, ciglio indagatore e riflessione subliminale. L'amata Angie è un incubo da sogno, Nancy Allen infoia.
MEMORABILE: L'inseguimento dal museo al taxi; Nancy Allen in lingerie davanti a Michael Caine.
De Palma si pone come grande ammiratore e allievo di Hitchcock ma non sembra molto interessato a quei perfetti meccanismi ad orologeria che costruiva il Maestro inglese (leggi cura della sceneggiatura). Tende invece a concentrarsi su singoli pezzi di bravura in cui dare sfogo ai propri virtuosismi tecnici e citazionistici (parecchi omaggi ad Argento). E qui il nostro ci sa fare (si veda ad esempio i primi venti minuti che sembrano un unico piano sequenza). Tanto sesso e voyerismo, colpi di scena un po' forzati e tirati via, Caine un po' sprecato, delirante finale onirico depalmiano.
MEMORABILE: L'integrale frontale della Dickinson sotto la doccia; La seduzione nel museo; Le coltellate alla Psyco nell'ascensore.
Il biglietto personale di De Palma per l’Olimpo, sola andata, con accoglienza di canti e squilli di tromba: afrodisiaco per le pupille ma un pelino meno per l’intelletto, è un ciclone registico al quale soccombiamo fradici di gioia, incuranti di qualche fallo logico e della precarietà del whodunit ma estasiati da troppe schegge di cinema epocale (il museo, il rasoio in ascensore, Nancy Allen irresistibile in lingerie). Che sia la prima o la decima visione nulla cambia del giudizio, con lo score di Donaggio fondamentale pur non riuscendo a memorizzarne mezza nota. Da cineteca.
È un thriller fecondo di sequenze madri (magistrale quella nel museo), un esercizio di stile, avido di apparenza e sostanza, non ha morale, eppure è stranamente, inverosimilmente melodrammatico. Volendo potrebbe essere anche definito come una “sintesi” moderna del cinema hitchockiano, un vortice di occhi, corpi, lame di metallo e schegge sessuofobiche. Perfetto.
Plot in cui il soggetto colpevole si intuisce quasi subito e spiegazione della transessualità da delirio; anni 80, Argento non è passato invano e si aggiunge ad Hitchcock tra i numi tutelari depalmiani; non resta che godersi una pellicola festa per gli occhi (il pedinamento al museo) e giocare con citazioni e autocitazioni (l'incubo finale); il giallo già allora era poco più di un pretesto e oggi ancora di più, così anche la componente erotico - morbosa; vera curiosità è il personaggio del ragazzo, prototipo del nerd del 2000 che ritroveremo meglio utilizzato in storie ad hoc.
Un thriller morbosamente erotico, raffinato, perverse e sanguinario. Ancora oggi, nonostante qualche eccesso nel tentativo di ricercare sempre la perfezione, possiede una forza visiva difficilmente discutibile. L'intrigo è macchinoso, ma la tensione rimane alta fino alla fine. Fin troppo eccessivi anche gli omaggi a Hitchcock, l'esordio argentiano e persino nel finale Carrie. Sicuramente rimane un buon film, ma siamo comunque lontani anni luce dal capolavoro.
MEMORABILE: L'omicidio in ascensore; Il doppio finale
Malgrado De palma abbia inserito all'interno del film mezza filmografia di Hitchcock, questo "Dressed to kill" non riesce a sollevarsi dalla mediocrità. Discreta e tesa la parte iniziale, ma dopo mezz'ora il livello di attenzione comincia a calare e il tutto ricade nel banale con gratuite scene di nudo. Simpatico il guizzo finale anche se prevedibilissimo e buono il cast, alquanto sprecato e inefficace per una pellicola mediocre. Fortunatamente De Palma ha realizzato film ben migliori.
Citando Hitch fino al midollo, De Palma confeziona un thriller comunque innovativo, uno slasher raffinato destinato a fare epoca, precursore anche per le tematiche trattate. Qualche lungaggine iniziale, ma è girato talmente bene da non annoiare mai. Pretestuoso il nudo frontale e insistito della pavida Dickinson, chiaramente controfigurato da una donna più giovane (confrontare il corpo con le sue mani che si vedono successivamente). Regia a volte troppo compiaciuta. Sensuale.
MEMORABILE: L'omicidio in ascensore; Il nudo integrale (controfigurato) della Dickinson (pretestuoso, falso e quindi inutile); Il finale.
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HomevideoRocchiola • 14/10/19 09:53 Call center Davinotti - 1302 interventi
Il DVD della MGM è un prodotto ormai vecchiotto risalente ai primi anni 2000. Finito da qualche tempo fuori catalogo risulta tuttavia ancora reperibile sul Web a prezzi medio-alti. La qualità è accettabile ma decisamente migliorabile soprattutto oggi nell’era dell’alta definizione. L’immagine panoramica 2.35 non è molto incisiva e presenta una certa sporcizia di fondo con puntinature sparse lungo tutta la durata del film ed una grana non sempre naturale. L’audio italiano monofonico si ascolta senza problemi ma non è particolarmente brillante. Certo se guardiamo oltre i confini italici scopriamo che il film è stato pubblicato un pò ovunque in bluray e tutte le pubblicazioni in questione, come la seconda edizione della Criterion Usa, la Arrow Uk o la Carlotta francese, sfoggiano una qualità molto elevata almeno stando alle recensioni rese dagli esperti del settore. Ovviamente nessuno di questi BD presenta la traccia audio italiana. Sulla questione del minuto in più o in meno credo che si tratti solo di una differenza dovuta alla differente velocità di riproduzione tra VHS e DVD in quanto i film nella versione italiana è sempre il medesimo senza alcun taglio.
Avevo ordinato il doppio dvd presso Dvdstore. Purtroppo ieri mi è arrivata email che mi avverte che l'uscita è rimandata a data da destinarsi. Non ce n'è più traccia né sul loro sito, né su quello di Amazon, né su Terminalvideo. Ho paura che non vedremo tanto presto (se mai la vedremo) questa edizione...
Beh c'era da aspettarselo. Doveva uscire per Midnight Factory. Sinister e A/R stanno un po' esagerando con queste uscite abusive, al limite del bootleg. Li avevano già costretti a ritirare alcuni titoli per violazione dei diritti.
In blu ray (e dvd) per Midnight Classics, cofanetto "De Palma collection" (che comprende anche Blow Out), disponibile dal 22/06/2022
Segnalo che oltre agli extra dedicati ai due film principali, il cofanetto contiene un terzo disco con "De Palma" (il documentario sul regista diretto da Noah Baumbach e Jake Paltrow) e "Murder à la mod" film sperimentale di De Palma del 1968.