Un gothic-thriller all’italiana, che come altri in quel periodo cercava di mescolare la tradizionale predisposizione gotica dell'horror di casa nostra con il nuovo thriller sanguinario lanciato da Dario Argento. Abbiamo l'antefatto (con un Gianni Dei che offre una scena di nudo integrale e non si rivede più per tutto il film) e l'ambientazione (nella villa ad Artena del principe Borghese, tra Roma e Latina) tipicamente gotici e una storia che per il suo prevedibile sviluppo non può non ricordare i “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie. Il regista Romano Scavolini, che dirigerà in futuro lo splendido NIGHTMARE...Leggi tutto (da non confondere con l'omonima saga di Freddy Krueger), qui anche direttore della fotografia, dimostra già un talento non comune per la scelta dei colori e le scenografie barocche inserendo nella villa-castello passaggi segreti, cantine buie popolate da scheletri e ragnatele (nella scena più riuscita e visionaria del film la mdp saetta tra vecchi vestiti e teschi che paiono animarsi mentre fuori infuria un prevedibile temporale). Se UN BIANCO VESTITO PER MARIALE’ dovesse essere giudicato solo per la qualità delle immagini e la capacità tecnica del regista Il giudizio sarebbe ampiamente sufficiente; invece non si può glissare sui gravi difetti di un soggetto e di una sceneggiatura troppo semplicistici e mal sviluppati, che riempiono il film di momenti morti e non riescono mai a suscitare vero interesse. Colpa anche di un cast poco in vena: Luigi Pistilli recita la solita parte del padrone di casa annoiata e pensieroso come nel coevo IL TUO VIZIO E’ UNA STANZA CHIUSA... (dove tra l'altro è presente, come qui, anche Ivan Rassimov), Evelyn Stewart è qui troppo evanescente, vuota e tra gli altri nessuno brilla.
Antefatto promettente, svolgimento deludente: il film non funziona già dal volto del maggiordomo. Tutto è lento, i personaggi appaiono come da una quinta teatrale, ma temo che ciò accada non per scelta tecnica ma per difficoltà nel metterli in scena. I richiami intellettuali (la maschera pirandelliana da ri-indossare quando si sono smessi i panni scherzosi) non giustificano stranezze che portano solo verso la noia. La soluzione finale è fra le più telefonate nella storia del cinema italiano.
Scavolini, in altre occasioni (Nightmare), ha tentato di farsi un nome nel genere, senza mai lasciare traccia di meritevole riscoperta. Questo confuso giallo, caratterizzato da un plot troppo imitativo, non lascia particolare ricordo nella mente dello spettatore. Vuoi per interpreti di pura fortuna (nella maggior durata del film), vuoi perché i professionisti (Evelyn Stewart, Luigi Pistilli, Ivan Rassimov) sembrano non credere in quello che fanno. Dimenticabile.
Buon thriller, quasi alla Agatha Christie, con venature morbose. Funzionano soprattutto la recitazione della brava Galli e di Pistilli. Ma da ricordare anche Rassimov (qui in tenuta bionda) e la visibilissima partecipazione di Carla Mancini. Ottima musica di Fiorenzo Carpi; apprezzabile il prologo sanguinolento con il full-frontal di Gianni Dei. Da rivalutare.
Deludente thriller girato da Scavolini, che non riesce a rivitalizzare lo spunto iniziale della pellicola, che è trito e ritrito: il solito gruppo di persone chiuso in una villa che viene sfoltito dall'immancabile assassino. Naturalmente, come accade spesso in questi casi, la tensione latita. In più il regista è insopportabile quando si prende sul serio cercando di dare, con risultati ridicoli, tocchi autoriali alla sua opera.
Mediocre gialletto all'italiana. Il ritmo è lentissimo e la regia, per quanto curata, crea un'atmosfera leggermente morbosa, ma mai inquietante, che porta spesso allo sbadiglio. Quando, dopo metà film, iniziano gli omicidi, le cose non migliorano, essendo gli effetti speciali tra i più brutti mai realizzati per un film del genere. Nel cast c'è qualche buon nome, ma non basta.
Rassimov fa la parte del buono! Fotografia e costumi eccellenti, ambientazione buona ma trama scarna, banale, scontata. Nessuno degli attori emerge, particolarmente Evelyn Stewart non è all'altezza. Anche Pistilli è più spaesato che altro. Buona la trovata dei cani, ma è un thriller che mi ha lasciato a bocca asciutta. Ridicoli Edilio Kim e Shawn Robinson, che ci fa più bella figura quando canta.
La classe con cui è girato questo bizzarro thriller italiano fa notevolmente lievitare il mio giudizio. Nonostante tutte le cadute di ritmo (fattore quasi insito nei gialli Anni Settanta) e notevoli baggianate (il serpente di gomma, la scelta dell'attore che fa il maggiordomo), c'è da parte di Scavolini un coraggio sfrontato e un'approccio "free" che mi ha fatto apprezzare il tutto. Esempio ne è il finale, sempre in bilico fra ridicolo involontario (la protagonista che balbetta "papà") ed emozione (incredibilmente, il colpo di scena è a suo modo toccante). **½
Sulla rete se ne parla spesso benissimo, in verità il film è l'apoteosi del deludente. Il cast sembrerebbe offrire buoni attori (Rassimov, Galli, Pistilli, Velasquez) ma che non paiono sentirsi a proprio agio in questo film che punta tutto, a dire i vero, sulla bella fotografia e sull'affascinante scenografia gotica. Si respira molta noia infatti e le scene d'omicidio (spesso mal girate e poco sanguinolente) non risollevano le sorti. Il colpevole è facilmente intuibile e il ritmo trotta in modo molto eterogeneo. Buono comunque l'uso della mdp.
MEMORABILE: L'omicidio della ragazza di colore (la Velasquez, mi pare), presa a bastonate mentre è in apnea nell'acqua di una piscina.
Curiosa unione tra il giallo all'italiana e il gotico, non completamente riuscita ma nemmeno priva di momenti quantomeno interessanti. Alcuni passaggi suonano leggermente forzati e non tutti gli attori sono all'altezza, ma l'ambientazione e la fotografia sono molto curate e certe sequenze (vedi quella dei cani in soggettiva) denotano una dicreta cura nella realizzazione. Peccato per il finale, non brutto ma fin troppo intuibile.
La sceneggiatura è particolare, le ambientazioni (la location della villa), la fotografia e in generale le scenografie ne fanno un film apprezzabile visivamente. Le interpetazioni sono nella norma e nessuno eccelle per bravura. Gli anni settanta dominano e la colonna sonora è bellissima (adesso capisco come mai la quotazione del vinile è così alta). La regia è professionale. Tutto sommato un buon prodotto.
Gran miscuglio morboso-gotico-argentiano (ma il primo omicidio arriva a metà del secondo tempo e poi tutti cadono come mosche). Rassimov biondo ossigenato in un insolito ruolo da buono, Pistilli sempre di classe, gli altri molto meno. I risvolti intellettuali e psicanalitici fanno ridere, ma la lunga scena del banchetto in maschera, più dionisiaca che orgiastica, vale da sola il film. Ottima musica acida e lugubre di Fiorenzo Carpi. Ma sì, mediocre ma con un suo perché.
MEMORABILE: La comica morte di Gianni Dei nel prologo, che si accascia nudo al suolo preoccupandosi di nascondere i genitali alla macchina da presa.
Pervaso da un'atmosfera a me cara, il palazzone delle maschere e dei volgari e cattivi goliardi diventa poi il palcoscenico di un massacro. Una bella piattaforma, con un saldo pilastro d'origine, peccaminoso e tragico, insopportabile e degenerante. Purtroppo lo sviluppo non risulta all'altezza dell'idea, eccessivamente sopito dall'estrema lentezza del primo tratto e dall'esplicitazione insufficiente della strage. Anche la mancanza di conferme e sviluppi, su molti tratti dei personaggi e sulle loro motivazioni, non ammalia, ma crea solo tanta confusione.
MEMORABILE: Il mitico Gianni Dei, dapprima coperto con una foglia sul "didietro", quando viene colpito fa una piroetta in aria, coprendosi il "davanti" con la mano!
Bellissimo thriller con echi gotici, che si rifà all'Angelo sterminatore Bunueliano. Basta questo gioiello per rendersi conto che Scavolini era un genio. Dallo straordinario prologo con l'assassinio dei due amanti, la stanza da incubo con le mummie, la cena con i protagonisti mascherati, a metà tra Bunuel e Greenaway, un feroce omicidio a bastonate, un uomo sbranato dai cani e la follia finale della Galli. Scavolini tira fuori dai suoi personaggi il peggio del peggio, tra bassezze e meschinità assortite. Un piccolo gioiello da recuperare.
MEMORABILE: La cena Bunueliana che sa di blasfemia, il pollo come corpo di cristo.
Insipido thriller italico diretto alla meno peggio da Scavolini. La confezione è discreta, vi sono dei buoni omicidi (il feroce prologo, la ragazza di colore presa a bastonate), gli attori sono bravi e le musiche di Fiorenzo Carpi davvero belle, ma il film ha un ritmo alquanto soporifero (specie nella prima parte, verso la fine si ravviva), la suspense latita e il finale è decisamente prevedibile.
Sicuramente Scavolini aveva visto Viridiana: la sequenza del banchetto, le inquadrature sulla tavola imbandita e la sacrilega parodia dell'Ultima Cena sono un tuffo al cuore, così come è ottima la scelta delle tinte calde per valorizzare il palazzaccio barocco, eleganti i movimenti di macchina che ci accompagnano nelle viscere dei sotterranei... ma queste accortezze e rimandi ad un cinema "alto" sono una foglia di fico (come quella di Gianni Dei?) che copre il semi-nulla di un thrillerino banale, appesantito da una carnevalata da teatrino-off. Un brutto vestito per Marialè...
Dotato di indubbio potere di suggestione, la cui misteriosa foce è di complicata decifrazione. Personalmente la riconduco ad una non comune originalità tecnica (la fotografia sempre di Scavolini e la musica puntuale di Carpi/Nicolai), unita ad una certa veemenza (poco italica) nel rimestar nel torbido di ognuno dei personaggi, ai quali infatti è riservata una sorte di inusitata ferocia. I difetti son così palesi e legati a filo doppio a certo "autorato di ritorno" anni '70, che son disposto (quasi) a passarci sopra. La Galli non regge la propria maschera.
MEMORABILE: Il pathos straniato eppur presente regalato dal prologo e dal finale; La danza di Shawn Robinson; Le morti per acqua e ad opera dei cani.
Lontanamente imparentato con i coevi gialli gotici, ristagna in una moscia sceneggiatura (opera di Del Grosso e Mangione) senza atmosfera né suspense, che solo all’approssimarsi del finale accumula omicidi sanguinosi giustificando il preambolo; Scavolini per contro non lesina abilità tecniche e figurative nei movimenti di macchina, nella ricca fotografia e nella visionarietà dell’orgia in maschera sulle musiche trascinanti di Nicolai. La Galli è monocorde, Pistilli ripete se stesso e Rassimov torna a fare l’eroe buono come nei western di inizio carriera. Velleitari i richiami a Buñuel.
Thriller abbastanza ordinario, senza colpi di scena né situazioni degne di nota. Il plot è il classico raduno non casuale di svariati personaggi in una suggestiva location, pronti a essere uccisi uno ad ad uno. Da Dieci piccoli indiani a La terrificante notte del demonio abbiamo visto molto di meglio. Qui la cosa davvero terrificante è che per i primi 50' non succede assolutamente nulla. Noia.
Reperto della follia produttiva libertaria degli anni '70, un gotico trasformato in thriller psicanalitico all'insegna della gratuità e dell'incoerenza narrativa. Però con squarci visionari (l'esplorazione delle cripte, l'orgia con blasfema parodia dell'Ultima cena), una bella colonna sonora, e una resa visiva notevole. Ovvero i "perché" di un film altrimenti a rischio disastro
Scavolini si inserisce nella scia del thriller e del giallo psicologico dirigendo in maniera eccellente una storia torbida e drammatica dalla suggestiva ambientazione gotica, ricordando un po' Miraglia (Evelyn che uscì dalla tomba) e Martino (Il tuo vizio è una stanza chiusa). Fotografia sublime (sempre opera di Scavolini) e buona tensione nella seconda parte, quando l'assassino comincia a eliminare gi ospiti del castello. Bellissima la Stewart, notevoli anche la Velasquez e la Robinson. Rassimov, una tantum, non è il cattivo di turno. Buono.
MEMORABILE: Il flashback iniziale al ralenty; I manichini nel sotterraneo; L'omicidio della Robinson in piscina.
La trama è quanto di più scontato e già visto si possa immaginare, ma all'attivo del film c'è una componente di bizzarria del tutto assente nella media dei thriller seriali para-argentiani del periodo. La fotografia, i movimenti di macchina, la musica incalzante di Carpi e soprattutto certe sequenze "eccessive" riescono, almeno in parte, a far passare sopra le prevedibilità della sceneggiatura. Pistilli non esce dal suo abituale cliché, mentre la Stewart, penosa dal punto di vista recitativo, rifulge con la sua bellezza diafana ed evanescente.
MEMORABILE: La parodia dell'Ultima Cena durante il festino in maschera.
Donna disturbata da trauma giovanile invita al proprio castello amici per un baccanale che finisce naturalmente in tragedia. Surreale la cena orgiastica, musiche già sentite ma molto efficaci, alcune buone inquadrature, buono il cast. Pistilli è il mio preferito.
Accozzaglia di più luoghi comuni del thriller all'italiana. L'inizio (il gioco al massacro psicologico, l'atmosfera lascamente gotica) lascia ben sperare, ma il prosieguo si snoda stancamente fra morti ammazzati, tocchi pruriginosi e un colpo di scena piuttosto prevedibile. Scialbi tutti i protagonisti, a cominciare da un Pistilli devitalizzato.
Vacuo thrillerino di ambientazione gotica di Romano Scavolini, montato alla bell'e meglio e recitato con scarsa incisività, nonostante un discreto cast di caratteristi. Il crudo incipit con l'omicidio/suicidio lasciava presagire tutt'altro, e invece si sconfina ben presto nella mediocrità, con l'apice che si raggiunge nella folle cena in maschera. Per Pistilli un ruolo simile all'Oliviero Rouvigny del Tuo vizio di Martino. Solo per completisti del genere.
MEMORABILE: La nonchalance con la quale Pistilli estrae la pistola e fredda il serpente.
Una rimpatriata inaspettata tra le mura di un castello fuori città è il pretesto che Scavolini usa per imbastire una riflessione su identità e ruoli; i personaggi invitati a questa ambigua festa - prima "mascherata" e poi gioco al massacro - nascondono dietro i loro volti ordinarie passioni e vizi che aspettano solo di essere stimolati. Un giallo a sfondo gotico che corre il rischio di essere didascalico, ma che è tutto sommato calibrato nella scrittura (che lascia all'ultima mezz'ora la parte più truce) e in cui il regista mostra anche notevoli doti.
Uno di quei film che si potevano realizzare solo negli anni 70. L'incipit promette bene, il finale è abbastanza movimentato (anche se narrativamente prevedibile), ma la sceneggiatura è talmente scarna che per raggiungere la durata si ricorre a una gratuita cena orgiastica in costume. Però ci sono le qualità registiche, alcuni nomi interessanti nel cast (un bravo Pistilli, una diafana Galli, una sempre bella Velazquez e soprattutto Rassimov che, una volta tanto, è il più sensato della combriccola) e una bella colonna sonora di Fiorenzo Carpi. Tra il mediocre e l'affascinante...
MEMORABILE: L'inizio; L'esplorazione dei sotterranei; L'omicidio in piscina; Il finale.
Film che mescola grottesco, gotico e giallo all'italiana e non lo fa nemmeno male. Una scena come quella della cena mascherata si vede di raro in film coevi dello stesso genere. Il problema è però che la storia è già sentita milioni di volte e la sorpresa finale è lontana mille miglia dall'essere una sorpresa. Chiunque può capire il colpevole. Inoltre il regista, occupato a diversificare il suo film rispetto agli altri gialli, dimentica completamente di dare ritmo e vivacità alla pellicola, che in certi momenti ha una lentezza straziante. Peccato, gli spunti buoni c'erano.
Giallo gotico che spera di sussistere di sole atmosfere spettrali e manifestazioni di squallore altoborghese, annacquando la prima ora a suon di volgari cene blasfeme, scorci di degrado umano, crudeltà in background e incisi incubotici tra fulmini, manichini e urla; ma il gioco stanca e la ricercatezza dei dialoghi lambisce il trash. Non va molto meglio quando scatta la molla proto-slasherista, che salvo la brutalità di alcuni delitti lascia tanti vuoti e parecchi sbadigli, fino a un epilogo assai prevedibile. Scavolini farà meglio in seguito. Notevoli, comunque, le musiche di Carpi.
MEMORABILE: L'incipit con delitto d'onore e suicidio; L'uccellino smembrato dalla scimmietta in gabbia; I cani assassini; La ragazza presa a mazzate in piscina.
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Ottima l'edizione Camera Obscura, di inappuntabile qualità d'immagine. Interessante lo speciale con il regista, meno le "scene tagliate" (senz'audio) che forse, considerandone anche la breve durata, avrebbero potuto rimanere (un paio di tagli troncano dei dialoghi che potevano avere un senso più compiuto
Evelyn Stewart (al secolo Ida Galli) è davvero bellissima in questo film. Con quel vestito bianco, poi, è davvero abbagliante e fa passare in secondo piano anche una discreta bellezza come Pilar Velasquez...
Non condivido molte critiche rivolte a questa pellicola, che ho sempre annoverato tra i migliori gialli all'italiana anni '70 (pensa un po')... :)
John trent ebbe a dire: Evelyn Stewart (al secolo Ida Galli) è davvero bellissima in questo film. Con quel vestito bianco, poi, è davvero abbagliante e fa passare in secondo piano anche una discreta bellezza come Pilar Velasquez...
Non condivido molte critiche rivolte a questa pellicola, che ho sempre annoverato tra i migliori gialli all'italiana anni '70 (pensa un po')... :)
Al di là della bellezza della attrici, ho sempre affermato (su queste pagine e non) che il film di Scavolini è uno dei parti più felici e geniali nel panorama del thriller settantiano italiano anni'70.
Il Gobbo ebbe a dire: Ottima l'edizione Camera Obscura, di inappuntabile qualità d'immagine. Interessante lo speciale con il regista, meno le "scene tagliate" (senz'audio) che forse, considerandone anche la breve durata, avrebbero potuto rimanere (un paio di tagli troncano dei dialoghi che potevano avere un senso più compiuto
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Ciao gobbo! visto che non posso mandarti un messaggio privato scrivo qui.
Vorrei solo dirti che hai tutta la mia stima per la tua recensione del film "il cacciatore". Sei uno dei pochi che si sia accorto di quanto sia mediocre e sopravvalutato. Grande Gobbo!
Il motivo "Marialè", apripista della colonna sonora realizzata da Fiorenzo Carpi, venne scelto anche per l'inaugurazione dei due Concorde (quello francese e quello inglese) e negli anni a venire in molteplici documentari riguardanti l'aereo supersonico in questione.
Fonte: Intervista a Romano Scavolini per gli extra del dvd targato Camera Obscura.