Edward G. Muller (ovvero Edoardo Mulargia) avrebbe dovuto solo supervisionare la regia dell'esordiente Giampaolo Lomi. Finì che fece praticamente tutto lui, lasciando al collega solo qualche scena di folklore locale. Girato ad Haiti, la terra del voodoo (che infatti ha la sua parte con innesti di feste religiose fuori luogo e possessioni sporadiche), AL TROPICO DEL CANCRO è un giallo confuso, nel quale i due protagonisti Anthony Steffen (Antonio De Teffè, una gloriosa carrellata di spaghetti western alle spalle) e Gabriele Tinti, affiancati dalla bella Anita Strindberg, finiscono al centro di uno strano complotto per impadronirsi di un potente afrodisiaco scoperto dallo stesso...Leggi tutto Steffen e sul quale in molti provano a mettere le mani. Ci saranno qualche omicidio in stile argentiano (soprattutto per l’abuso della cosiddetta soggettiva dell'assassino), uno dei quali particolarmente sadico con la vittima ustionata dal gas e cacciata in un pozzo, un paio di inseguimenti tra la gente di Haiti, una spruzzata di sesso (ma poca cosa), un incubo a sfondo esotico dalla consistente valenza trash. Il tutto dominato da una regia incapace di rendere interessante una storia (scritta da Mulargia e Steffen) già di per sé poco stimolante. Inevitabile quindi che il film precipiti fin da subito nell’oceano dei troppi scialbi thriller all’italiana nati solo per cavalcare (spesso maldestramente) l'onda del successo di Argento o Lenzi (quest'ultimo simbolo del filone giallo erotico a cui Mulargia pare guardare con più decisione). Musicato senza fantasia da Piero Umiliani, recitato anche correttamente ma lasciato andare alla deriva con le già citate inserzioni di folklore locale che nulla aggiungono alla storia, il film nel complesso vale davvero poco.
Recuperato dalla Shendene & Moizzi, venne distribuito sul finire degli anni '90 in VHS (ciclo "Malizie"). Fatto sta che l'indisposizione che si prova, visionando la pellicola, è data dallo spreco di un cast interessante, composto da nomi indispensabili al cinema di genere. L'ambientazione esotica (Haiti) viene mal sfruttata a causa di una sceneggiatura poco fluida, senza spicco e priva di mordente. Anche le musiche (peraltro del grande Piero Umiliani) sembrano essere composte in maniera caotica, priva di pathos. Zuccherato.
A mio avviso un film troppo sottovaluto. Intanto si riscontra una certa inventiva nella rappresentazione dei delitti (vedi quello sanguinoso di Stelio Candelli) e vi è oltre alla meravigliosa Anita Strindberg (che ci concede anche qualche nudo) un cast di caratteristi davvero invidiabile (Steffen, Tinti, Raho). Certo ogni tanto si scade nel ridicolo (la prima sequenza in piscina, parte dell'allucinazione della Strindberg), ma lo si può pure perdonare. Adeguato il tema musicale. Da rivalutare
Haitiano e annaspante, fatica a prendere l'aire, a causa di una regia senza nerbo e di una sceneggiatura spezzettata, che attinge indecisa a generi differenti: dall'argentiana soggettiva dell'assassino impegnato ad uccidere nei modi più complicati a profondi squarci di folklore esotico derivati da Il dio serpente; spezzano l'uniformità soltanto l'omicidio di Candelli, l'intermezzo erotico-lisergico con la Strindberg e l'assalto finale. Questa volta Steffen non è in un western, ma le prende anche qui.
Bel thriller tipicamente italiano, con stupenda musichetta iniziale (pa-ra-pa), belle attrici e buona tensione. Avrei evitato di inserire scene voodoo e sopratutto il sogno della bionda protagonista, scena veramente idiota! Per il resto un validissimo thriller da riscoprire.
Blando giallino haitiano. La fotografia (anche se troppo luminosa) e il soggetto non sono da malaccio, ma vengono inseriti in un contesto dove regna un po' di inettitudine generale: da una regia che per nascondere i suoi difetti si affida solo all'originale location esotica (unico vero motivo d'interesse del film) ad una sceneggiatura vuota e caotica. Poca tensione, delitti poco sanguinosi (cito quello di Candelli e quello del ciccione ucciso col fucile subacqueo), musiche dimenticabili e un po' di noia; eppure non è tutto da buttare. Voto: **.
MEMORABILE: I numerosi trait d'union col mondo movie nelle scene dei rituali (forse usate solo per allungare la durata del film).
Devo dare atto a Mulargia di aver fatto un buon film. Se non altro il fatto di far apprezzare una nazione come Haiti, da sempre sconsigliata come la peste a qualsiasi turista e di far capire che cosa rappresenti per gli haitiani il rito voodoo è un risultato non da poco. Inoltre riesce ad impiantare un bel thriller, con un cast più che idoneo allo scopo. Tinti eccellente come al solito, ma anche Candeli non è male coi suoi baffi da crucco, mentre Steffen ha un rendimento costante nei film.
MEMORABILE: Meravigliosa la scena finale, pazzesche le situazioni rocambolesche come il ghiaccio all'inizio. La colonna sonora del grande Umiliani.
Ambientazione e protagonisti mi avevano provocato una discreta ansia da visione, purtroppo solo in parte meritata. Sicuramente il fascino di Haiti è palpabile, grazie anche alle scene indicate come autentiche dei riti voodoo (dove però vengono sacrificati degli animali e questo lo detesto). La storia è pretestuosa, in parte per la scarsa capacità di esplicitare i pochi elementi meritevoli, che avrebbero potuto dare spessore alla sceneggiatura. La noia c'è, fortunatamente compensata dai riti comportamentali praticati per omaggiare questo cinema di genere.
Con una sceneggiatura solida e una regia attenta, da questo mix di thriller argentiano, spionistico anni '60, mondo movie ed esotico-erotico alla Vivarelli avrebbe anche potuto sortire qualcosa di buono. Totalmente privo di queste due condizioni essenziali, il film procede invece a tentoni affogando progressivamente nella confusione più totale, mentre la macchina da presa, abbandonata a se stessa, si limita ad indugiare sul più fasullo e mistificatorio folclore haitiano. Gran parata di attori e caratteristi del b-movie. Stupenda la Strindberg.
MEMORABILE: Discutibilissimo ringraziamento finale "per la collaborazione prestata" all'infame governo dittatoriale di Duvalier, meglio noto come "Papà Doc".
Thriller argentiano che mescola anche la spy-story e il mondo-movie. Il risultato finale è discreto ma certe lungaggini sul folklore locale haitiano stonano con la vicenda e appesantiscono il racconto. L'incubo visionario (e inutile) della Strindberg mi è sembrato una pessima e scialba imitazione dei ben più riusciti incubi allucinogeni della Bolkan in Una lucertola dalla pelle di donna. Buoni Steffen e Tinti, peccato per gli omicidi poco coreografati (eccezion fatta per quello del povero Candelli). Guardabile ma non memorabile.
MEMORABILE: L'espressione marmorea di Anthony Steffen, identica per tutta la durata del film.
Nonostante non sia mai stato appassionato di voodoo, riti ed esoterismo devo dire che questo film mi ha catturato anche grazie alla bella atmosfera tropicale. La storia, nonostante qualche leggero buco nella sceneggiatura, regge bene e riesce a farsi seguire senza annoiare. Bravi il buon Raho e e la Strindberg; minore, invece, l'interpretazione di Steffen. Unica pecca l'incredibile lunghezza del sogno erotico, fine a se stessa. 2 pallini e mezzo meritati.
Una spruzzatina di giallo, un po' di esotismo, una scena d'azione, due nozioni d'antropologia e il frullato è pronto. La trama è incomprensibile e quando a 7 minuti dalla fine si sente un personaggio affermare "allora è tutto chiaro!" si può ridere o sbottare, a seconda dell'umore. Se però si sospendono le funzioni logiche si può gustare con gli occhi l'estetica da fotoromanzo e i particolarissimi stilemi degli anni Settanta. Fa strano vedere Anthony Steffen che si muove esattamente come Clint Eastwood, specie quando impugna la pistola.
Thriller argentiano di ambientazione haitiana soffocato da mille divagazioni, da riti voodoo a misteriose formule chimiche (queste ultime purtroppo alla base dell'intera trama), passando per una parentesi erotico-lisergica che sembra una brutta copia di quelle della Lucertola di Fulci. C'è da dire però che a livello di regia (inquadrature professionali, buone soggettive alla Argento) e fotografia (calda e piacevole) il film non delude affatto, così come non dispiace il cast (sorvolando sulla consueta inespressività di Steffen). Noioso.
A causa della formula segreta di un potente allucinogeno derubata da non si sa chi, viene sparso tanto sangue nell'assolata Haiti, qui immortalata convenzionalmente fra galletti dissanguati, danze psichedeliche, rituali voodoo. La trama è un pasticcio, gli attori presentabili solo perché doppiati, eppure questo clima schizofrenico alla fine funziona e diverte un po'.
Del giallo argentiano ha la complessità della trama e l'efferatezza dei delitti (soprattutto uno...), della spy story l'idea della formula segreta che fa gola a molti, dell'esotico-avventuroso l'ambientazione a Haiti, con annessi riti voodoo. Un minestrone potenzialmente indigesto che invece risulta superiore alle aspettative (a onor del vero piuttosto basse) grazie a quell'estetica tipicamente anni '70, una discreta tecnica e un buon cast di genere in cui spicca una Strindberg dalla folgorante bellezza. Passabili le musiche di Umiliani.
Abbastanza sfilacciato nella sua intelaiatura. Soffre di poca scorrevolezza e linearità e desta poco interesse. La trama in sé per sé sarebbe pure interessante, ma la regia è deficitaria (non a caso un secondo regista ci ha messo del suo) e si sprecano un buon cast, belle musiche e un'opportunità, quella di realizzare una pellicola come si deve. Disomogeneo.
Ad Haiti si pratica il vudù: la pellicola è ambientata in tale contesto; viene il dubbio che gli artefici siano stati colpiti da qualche strano rito connesso alla suddetta religione, poiché l'impressione d'insieme è dell'occasione sprecata; si poteva fare molto meglio e confezionare un buon B-movie. Purtroppo gli esiti sono stentati. La sequenza onirico-lisergica con la Strindberg è un perfetto esempio di come si possa avere buone idee ma sbagliare tutto nella forma. Vedibile ma dimenticabile.
Una specie di giallo ambientato in una Haiti filmata con taglio documentario, molto ben fotografato ma non altrettanto ben diretto. La trama è ingarbugliata, anche se in realtà il vero problema risiede nella quasi totale assenza di suspense. E per un giallo non è poco. Ciononostante, il film si fa guardare e l'ambientazione insolita ne fa un caso più unico che raro.
Sembra di assistere a qualcosa di molto simile (in peggio) a 007 vivi o lascia morire: riti vudù, balli di gruppo, drink a bordo piscina, auto che sfrecciano, musiche caraibiche, inseguimenti, pedinamenti, minacce e percosse dal gorilla di turno, bionde seminude e bellezze locali con le poppe al vento. Non si vede nulla che sia anche solo un minimo inquietante o angosciante. Manca proprio l'atmosfera che crei tensione. Giusto qualche improbabile cadavere che sbuca qua e là, ma la suspence è un'altra cosa!
Esotismi di bassa lega, ammazzatine (una, almeno, un pochino lambiccata) e due belle signore: a questo si riduce tale giallo-avventuroso-neocolonialista lounge (con linciaggio finale). Quando il tono cala (ammesso che sia mai salito) ecco apparire la Farrah Fawcett svedese (appariscente nella vaporosa cotonatura) a mostrare le grazie (carina pure la Witt). Tutto qua. Lambisce pericolosamente la monopalla.
Cocktail imprudente con canovaccio da spionistico avventuroso (il complotto per impossessarsi di una formula segreta) allungato da esotico con reminiscenze da mondo-movie (i riti voodoo, la macellazione dei tori) con un paio di buoni momenti argentiani (l'omicidio col fucile subacqueo, diurno e all'aperto, rovescia efficacemente gli stilemi del genere). Il risultato è poco gustoso e Mulargia forse più che gli ingredienti sbaglia le dosi, indugiando in una fase preparatoria troppo lunga. La Strindberg però è sempre una divina scream-queen.
MEMORABILE: L'incubo erotico-lisergico che rimanda alla scena analoga de Una lucertola con la pelle di donna, tra l'altro sempre con la Strindberg.
Diretto a quattro mani dalla coppia Lomi-Mulargia, è un giallo invero con poche frecce al proprio arco. Una di queste è senz'altro l'ambientazione haitiana, che lo distingue dalla massa degli altri prodotti dell'epoca, e poi c'è sempre la Strindberg, assolutamente divina. La storia ha implicazioni scientifiche che richiamano vagamente il Gatto argentiano, mentre riempitivi sono i richiami al voodoo, che peraltro Civirani qualche anno dopo spingerà ben più in là. Cast non proprio ispirato, Anita a parte, mentre di buon livello risulta il doppiaggio.
Curioso ma piuttosto indigesto mix tra giallo argentiano, spionistico ed erotico, non riesce a convincere in pieno su nessuno dei tre fronti: gli omicidi, a parte quello di Candelli, paiono buttati lì in maniera quasi estemporanea, la trama è confusa e le scene più piccanti sono prive del necessario mordente. Tanto per non farsi mancare niente ci sono pure cascami da mondo movie e una memorabile parte psichedelica a serio rischio sghignazzo. A salvare il film dal disastro ci sono gli ultimi venti minuti: molto interessanti, ma si rischia di arrivarci sopraffatti dal torpore...
MEMORABILE: L'omicidio di Candelli; L'allucinazione psichedelica della Strindberg.
Brutto giallo con poche idee e tutte confuse. Parte con l'ennesima coppia in viaggio per risolvere la propria crisi, si perde in continui noiosissimi momenti documentaristici sul folklore di Haiti tanto per allungare il brodo e termina come un giallo-thriller, che sarebbe anche la parte migliore se non fosse che ormai i buoi sono scappati dalla stalla e il film non si riprende più. Il tutto ha davvero poco da dire ed è pure recitato male. Si salvano alcuni omicidi e qualche scena lisergica, per il resto è veramente poca cosa, anche perché sembra prendersi sul serio. Mediocre.
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Ciavazzaro ebbe a dire: Sono curioso..
Ma quella camera obscura alla fine è uscito ? No, e non c'è ancora una data ufficiale.
Io mi compro il cinekult, sperando in un buon master video, al limite quando e se uscirà l'edizione camera obsucra, mi accaparrerò anche quella.
Secondo il Poppi-Pecorari regìa a 4 mani, come riportato dalla rece (positiva) de IL RESTO DEL CARLINO del 6/7/73. Secondo regista è Gian Paolo Lomi, che per IMDb è Giampaolo Lomi, regista anche de I BARONI (1975) https://www.davinotti.com/film/i-baroni/18638
Ciavazzaro ebbe a dire: Oltre alla shendene c'e' anche la magnum 3b
che e' tagliata di una trentina di secondi nella sequenza onirica,ovvero un inquadratura della strindberg e del nero nudi che si baciano
presente pero' ad esempio nella copia passata qualche mese orsono sul canale satellitare Ab Channell,nella shendene non so (io posseggo la magnum).
Non mi pare sia uscito per la 3b M. ma bensì per la Technofilm.