Un prequel in piena regola, della più perfetta macchina fantaorrorifica mai creata o quasi. Dopo oltre trent'anni e sequel di diverso valore che avevano finito per annacquare il ricordo del primo, inimitabile capitolo, Ridley Scott riprende in mano la sua creatura e ne immagina l'antefatto, curando con attenzione gli agganci e sfruttando ciò che maggiormente aveva colpito dell'indimenticata prima parte di ALIEN, in cui l'equipaggio della Nostromo si avventurava nei meandri dell'astronave aliena. Sappiamo insomma cosa aspettarci, a livello visivo, ma i progressi nel campo degli effetti speciali fan sì...Leggi tutto che l'attenzione di Scott si sposti dall'orrore in direzione di una fantascienza "esplorativa" di grande fascino, che un 3d in questo caso fondamentale arricchisce di ulteriore magnificenza. Non c'è più la stessa profondità nel tratteggio dei personaggi, Noomi Rapace pare un po' fuori luogo e anni luce (non solo letteralmente) dalla fiera altezzosità di Sigourney Weaver, ma rispetto a ciò che negli ultimi tempi la fantascienza passa siamo a un livello nettamente superiore. Si pasticcia un po' troppo con origini e scopi della missione (la figura dell'anziano patrocinatore lascia il tempo che trova), il nuovo androide d'accompagnamento non sembra convincere quanto i suoi predecessori Ash e Bishop (benché sia animato dal bravo Fassbender), eppure l'approccio di Scott è ancora quello di chi sa maneggiare la materia con sapienza e tocco personale, rallentando l'azione, riappropriandosi di una fantascienza che non può essere ridotta a scontri a fuoco, fughe, trucidamenti splatter. Qui da ammirare ci sono prima di ogni cosa gli estasianti spostamenti tra scenografie ricche di particolari che vanno osservati, studiati per comprenderne la singolarità che ancor oggi lo "stile Giger" conserva, mentre un sonoro superbo riempie l'ambiente contribuendo non poco alla full immersion. Il contatto tra il mondo alieno fatto di caverne cupe dense di misteriosi cadaveri e la quotidianità della vita sull'astronave è una restituzione olegrafica della struttura dei cunicoli che domina nella plancia di comando, una delle tante diavolerie di luci e colori che appagano l'occhio confondendoci tra le spire di un futuro in cui la riproduzione virtuale è la regola, espediente visivo in cui tuffarsi per riscoprire la gioia del cinema più spettacolare, capace ancora di meravigliare (almeno in sala, con la tridimensione). Al comparto più tradizionalmente horror ci pensano nuove creature diverse, che tuttavia sembran spesso lì per onor di firma, perché è evidente quanto Scott sia più interessato alla contemplazione che all'azione, benché poi la già classica scena dell'operazione chirurgica dimostri invece quanto anche in quel campo il regista non abbia perso smalto. Non manca qualche fase interlocutoria in cui la tensione scema, in cui la compattezza dell'inavvicinabile primo capitolo fa provare una certa nostalgia, ma a fare da contraltare ci pensano subito le nuove immersioni nella grandiosità di scenari che in pochissimi saprebbero filmare con mano altrettanto felice. Se ciò che mancava ai sequel era proprio quella sorta di misticismo che rendeva ALIEN diverso da ogni suo clone, qui lo si recupera in pieno, andando in questa direzione persino oltre e facendoci capire perché nessun Cameron o Fincher avrebbe mai potuto firmare quello che resta l'inavvicinabile numero uno. E dopo un'ultima parte in cui lentamente fanno la loro roboante comparsa le forme familiari che ritroveremo nel prologo di ALIEN (provocando nei fan un tuffo al cuore) arriva il finale, con il richiamo non peregrino all'insopprimibile sete di conoscenza dell'uomo: una chiusa soddisfacente costruita con arguzia e nessuna platealità, che ci lascia ricordandoci quale sia una delle particolarità che più ci distingue dagli animali (nonché da qualsiasi macchina pensante) e che sarebbe bene nessuno dimenticasse. Se ci fosse un sequel, la sua giusificazione per una volta ci renderebbe orgogliosi.
Il film di Ridley Scott dura 120 minuti e sono 120 minuti di una potenza evocativa incredibile. Vecchi e nuovi mondi dalla messa in scena pittorica e un narrato che spalanca la mente aprendo squarci estatici. Il sentimento di assedio, paranoia e la sete di conoscenza si fanno tutt’uno, mentre la progressione evocativa diventa sempre più dirompente. Stupendo anche nei suoi deliri di onniscienza.
Insolito che un prequel/spin-off (da qui dovrebbe partire un nuovo franchise) riesca un grande esempio di cinema. Qui è successo. Scott ci ha detto - con uno spettacolo circonfuso di un senso severo e strabiliante dell'imponenza del dettaglio (decisivo il 3D) e della sua fusione dialettica non solo con la materia degli eventi, ma con la loro stessa atmosfericità - che il tempo non passa per tutti. L' azione non è mai di rottura, evasiva. I raccordi sono oliati, c'è coesione. Il finale riesce a proporre un seguito senza esigerlo. Sci-fi a lustro!
MEMORABILE: Capsula auto-surgery in azione; Chi ha il senso della scoperta e chi no, con morale che si aggancia idealmente al finale; David, conosci Roy Batty?
Dispiace dirlo, ma Scott ha steccato. Prometheus è una delusione: colpa di una sceneggiatura confusa/traballante nata per piegarsi alla peggior frenesia cinematografica made in USA. Dopo la prima mezz’ora (buona), tutto viene banalizzato da dialoghi risibili e sequenze imbarazzanti. I personaggi, privi di un’accettabile dimensione psicologica, sono ridotti a macchiette; il dilettantismo degli scienziati ricorda quello dei protagonisti dell'inguardabile Splice. Il finale non scioglie molti nodi. Con un budget da 180 ML non può bastare la bella fotografia.
Parto travagliato delle ansie prequelistiche di Scott, questo film si affranca dal protagonismo gigeriano dell'orrido xenomorfo, traducendo i successivi capitoli della serie in spin-off collaterali. Strutturalmente invece l'opera aderisce alle linee primarie di Alien e company, riservando fremiti nulli, se non quelli innescati dal titanismo effettistico. La non poca confusione in fase di scrittura tocca il culmine nella parte finale, quando invece di tirare le fila del racconto, l'azione si disperde con macchinosità in espedienti abborracciati e sintatticamente semi-improvvisati. Prometheus da marinaio, non da Nostromo.
MEMORABILE: L'inseminazione "orale" riservata dal polipoaccio gigante al disibernato progenitore umanoide...
Non sarà un capolavoro come Alien, di cui rappresenta l'antefatto, ma certo è un gran bel film di fantascienza, frutto del lavoro di un regista dall'immensa capacità di rappresentazione visiva e che usa il 3D come (quasi) nessuno finora. E' proprio l'aspetto visivo quello che tocca vertici di eccellenza e fa passare in secondo piano una sceneggiatura troppo frettolosa e una performance attoriale non sempre impeccabile, se si eccettua un magnificamente ambiguo Michael Fassbender a cui rende giustizia il buon doppiaggio italiano.
Ora l'ignoto spazio profondo è meno ignoto. Ma era proprio ciò che si voleva? (la rivelazione che riguarda il mitico alieno mummificato dà un perchè al tutto, anche se forse era meglio restare nell'ignoranza; era così accattivante). Genetica e scienza la fanno da padrone, cancellando i misteri, rompendo le uova nel paniere dell'oscura minaccia. Comunque Scott, coi giusti rimandi, ha imbastito un prequel con una logica e una biospiegazione. La sua Alienica, primordiale mano qua e là riemerge. Nel complesso quindi non è male, nonostante il gigantone col fantapiffero e alcune forzature.
MEMORABILE: La rivelazione sotto il casco (come la sorpresa dell'uovo di Pasqua...ti lascia un po' così. Meglio il cioccolato); Non svegliare l'alieno che dorme.
Scott torna al suo cinema fantascientifico traendo grazia dalla tecnologia che sostiene alcune scene (il 3D dà maggiore profondità alle immagini); insomma, un’esibizione stimabile del cinema americano! Prequel di Alien senza però doverne essere così legato, ed è una scelta vantaggiosa: chi non ha visto il film del '79 può gustarsi Prometheus come pellicola a sé. Primo tempo convincente, mentre il secondo (forse tagli in post-produzione?) appare talune volte raffazzonato; resta in ogni modo un’opera degna del cinema-spettacolo.
Peccato, mi viene da dire... Scott con questo film dà una grande prova di come si usano i nuovi effetti speciali senza scendere nel qualunquismo, ma la sceneggiatura non si regge con la sola magnificenza delle immagini, personaggi dalla poca personalità, sequele di dialoghi quasi patetici e inutili. Primo tempo buono, secondo arruffato. Le banali domande sulle nostre crisi esistenziali trovano inesorabilmente banali risposte... o nulle; meglio non avventurarcisi.
Mi chiedo sempre a che serva andare a fondo di un mistero. Io propendo per i numeri unici, sequel e prequel fan parte del mondo della narrativa e chi li tocca; però è sempre così nerd inserirsi nel loro cammino... Non fa eccezione questo film dove, insomma, discendiamo dai Giganti, abbiamo la solita variante di Hal 9000 (con tocchi riusciti) e una protagonista in molti sensi non all'altezza. Variante al cesareo della nascita del mostro; direi che oltre non si può... Mi mette un brivido la deriva religiosa di certi momenti. Scott resta genio a metà.
MEMORABILE: L'inizio (sempre alla Kubrick) con David che si confronta con Peter O' Toole.
Scott si supera e gira un film di fantascienza d'esplorazione come non se ne vedevano da troppi anni. Ciò che colpisce dell'opera non può che essere la maestosità della confezione, grazie a un 3D che offre uno spettacolo visivo più unico che raro. L'emozione si sublima in quei frangenti nei quali si viene rapiti da un vortice, tanto fantasioso quanto trascinante, di immagini che sono candida delizia per gli occhi. Seppur con qualche difetto (in primis la prestazione di una Rapace poco in palla), Prometheus rimarrà un'esperienza sensoriale difficile da eguagliare.
MEMORABILE: La pioggia silicea, una gioia per la vista!
Non un prequel, semmai un precursore di Alien, con il quale Scott espande la propria creazione mantenendo le giuste distanze dal capostipite. Il risultato è uno spettacolo per gli occhi, esattamente quello che ci si aspettava da questa saga: panorami maestosi e inquietanti, effetti speciali curati nei minimi dettagli, il senso del meraviglioso unito al gusto lovecraftiano per la paura dell'ignoto. L'azione è dosata, lasciando giustamente la prima parte alla scoperta del nuovo mondo. Sceneggiatura semplice ma funzionale. Ottimo Fassbender.
MEMORABILE: La mappa interstellare; Il rimando al capostipite nel finale.
Una medaglia dalle facce molte diverse: la storia non affascina ed intriga in modo particolare (ma si lascia seguire abbastanza gradevolmente) poiché riprende tanti elementi un po’ qua e un po’ là. L’aspetto visivo è però curatissimo: al di là degli effetti speciali (ovviamente molto ben fatti), colpisce oltre che per la bellezza delle scene, soprattutto per l’estrema cura dei particolari che in tantissimi film hollywoodiani ci si sogna. Ciò fa la differenza e lo eleva rispetto ai normali e medi prodotti di genere. Con un plot più innovativo ed adeguato sarebbe potuto essere più di un “semplice” buon film.
Un disperato bisogno di sapere da dove veniamo e cosa ci aspetta una volta varcata la fatidica soglia, in questo ispirato prequel della saga di Alien, che eccelle negli effetti speciali ma deficita nella scelta del cast (fatta eccezione per Fassbender, che ci offre la sua ennesima grande performance). Su tutto un grande senso di abbandono e una trama che sembra prendere spunto anche da 2001 Odissea nello spazio e Mission to Mars. Visivamente d'impatto.
Siamo in pieno stile Alien. Indubbiamente Ridley Scott ci sa fare e le atmosfere ci sono tutte. Si filosofeggia forse un po' troppo, ma vedere da che natura e incroci spunti la forma aliena che conosciamo è idea ben congegnata. Sono diversi gli agganci col precedente e per i nuovi fan che si avvicineranno alla serie sarà difficile dire se partire da questo capitolo o vedere prima Alien. Sono soddisfatto, si respira ottima fantascienza. Bravi gli attori e la fredda Theron, quando si vede, fa luccicare la vista.
Tutto è girato al meglio ed è bello vederlo (in 3d) per gli enormi paesaggi, alcune scene splatter e vari effetti speciali notevoli. Ma si sente un vuoto nella trama, in spiegazioni che non arrivano (forse ci sarà un seguito?). Per fortuna la vecchia sagoma dell'alieno di Giger non riempie il film, visto che è stato sfruttato fin troppo dal cinema e non avevo certo voglia di ritrovarmelo davanti nel 2012. Un film d'atmosfera e immagini dove gli esseri viventi (e i soliti personaggi americani) sono piccoli nel cosmo e si perdono nelle scenografie.
Dalla remotissima preistoria a un futuro prossimo plausibile, Scott segue a ritroso le tracce degli Alien, portando un nuovo equipaggio su un pianeta ostile, a contatto con una misteriosa astronave che racchiude il segreto della nascita della vita sulla Terra. La prima parte pone molte premesse, creando attese e interesse che la seconda parte delude seccamente, con una sceneggiatura non impeccabile e una deriva action dozzinale. Lo spettacolo visuale è notevole (anche in 2D), ma Scott ormai è solo un regista di genere con grossi budget.
Partendo dal presupposto che non ho visto nessuno dei film della serie riguardante lo xenomorfo, dopo aver guardato Prometheus sono rimasto con molti dubbi. Colpa forse di una sceneggiatura poco chiara e di una regia che si preoccupa troppo di stupire lo spettatore senza approfondire i personaggi né spiegare perché compiano determinate azioni. Su tutti l'androide David, ben interpretato da Fassbender, che inspiegabilmente tradisce a mano a mano chiunque. Da apprezzare qualche scena splatter (come l'aborto), ma il film è veramente "poca cosa".
MEMORABILE: La sopracitata "espulsione del corpo estraneo" e l'inquietante caverna con l'enorme monolito raffigurante una testa.
Noioso prequel di Alien con Noomi Rapace al posto di Sigourney Weaver e Michael Fassbender al posto di Ian Holm. Non mancano scene ben realizzate, è vero, però sa tutto di già visto, anche se gli alieni sono diversi dall'originale (Alien non esiste ancora). Fra gli attori stupiscono il Fassbender androide e il Guy Pierce vecchio. Charlize Theron fa la bella antipatica. Tra le scene più riuscite quella dell'asportazione del feto alieno dal corpo della Rapace, veramente terrificante.
Laddove Alien giocava sulla claustrofobia delle pareti strette, sul buio, sugli spazi chiusi, questo suo prequel ci fa respirare aria fino a farci sentire piccoli, persino nell'antro alieno (le inquadrature sono spesso pensate per questo). Questo lavoro di Scott alterna, però, punti di forza (gli scenari, gli effetti, l'epica, la prima parte preparatoria, l'intervento) a cadute di stile (la velocità della seconda parte, il post operazione quasi indolore, i personaggi scarsamente pregni - fatta eccezione per David - più in generale l'insopportabile risolversi di qualsiasi cosa in scene d'azione), lasciando il sapore di un'occasione perduta.
A discapito del titolo, Scott è più interessato a sviluppare la narrazione e la cosmologia del prototipo che a suggerire inedite chiavi speculative: in questo senso è più prossimo alla rivisitazione di Cameron che a quellesuccessive. Visivamente poderoso e con soluzioni sci-fi stupefacenti, potenziato da un 3D che restituisce volumi e matericità alle scenografie gigeriane, è ancorato a una sceneggiatura ambiziosa (evitabile Weyland) che da un lato ricalca la struttura del modello, dall'altro lo disattende nella coerenza dando luogo a stimolanti oscurità che preordinano una nuova serializzazione.
Considerato che praticamente Alien non lo ricordo e che la fantascienza non è il mio genere preferito, il mio giudizio non contempla paragoni. Film riuscito, spettacolare (fantastica la "grotta"), senza eccessi splatter e con la giusta ratio azione/dialoghi. Non mi ha convinto molto l'interpretazione della Rapace, notevole invece Fassbender nei panni dell'ambiguo androide.
Il giocherellone Scott taglia e cuce immagini e situazioni da Kubrick, Bava, se stesso, fino a creare il suo ennesimo capolavoro. Entusiasmante anche nei tanti misteri irrisolti. Cos'avrà capito l'ultimo gigante per comportarsi da macellaio? Non ha importanza. Questo film è bellissimo anche nella catarsi distruttiva del 90% dei personaggi antipatici, supponenti, razzisti e cattivi.
MEMORABILE: I comandi manuali a forma di uova di seppia della nave-brioche gigeriana: particolari di grande impatto emotivo in un contesto visivo eccelso.
La solita storia trita e ritrita di Alien (qui in fase pre-larvale) e della sua contaminazione catastrofica senza scampo. Se esteticamente ineccepibile, il plot appare prevedibilissimo, a parte qualche guizzo originale. Charlize Theron nei panni della solita regina acida, Michael Fassbender ambiguamente efficace. Nonostante il cast di gran moda e di gran richiamo resta comunque un'opera insufficiente. Noia e spettacolarità.
Un incipit titanico immerso nella natura a introdurre un prequel episodico. Si, perchè Prometheus è un film che partorisce incognite, le addiziona ma non le risolve, anzi: in mezzo alla nidiata ne aggiunge un'altra ancora più grossa. Tralasciando qualche banalità e dejà vu di troppo, un'ossatura poco solida e accantonato Lindelof, rimane Scott; rimane un maestoso comparto tecnico, la riproduzione di un pianeta ostile, umido e misterioso: minaccia incombente che per talune scelte tecniche fa gridare al miracolo. Godurioso ma irrisolto. (**!)
Scott torna alla ribalta proponendo il "sequel" del suo (capolavoro assoluto) Alien. Ma più che un sequel vero e proprio siamo di fronte ad un "re-quel", dove l'impianto narrativo di Alien viene ripreso ma posto in un contesto diverso e con cambiamenti importanti. Tutto però rimane avvolto nel dubbio. Chi siamo e chi sono gli Ingegneri? Non ci è ancora dato sapere. Ma sediamo e godiamoci le stupende panoramiche, le scene d'azione, gli FX e quei momenti in cui vengono dissotterrati dai meandri della terra le forme di Alien e il cuore ci palpita più forte.
MEMORABILE: L'auto-operazione; Panoramiche del pianeta; La tecnologia degli Ingegneri; Il rimando al capostipite.
Tanto polverone si era alzato su questo presunto prequel di Alien e forse sarebbe stato meglio non affidare la regia allo stesso Scott per non illudere troppo i fan nostalgici della vecchia pellicola. Si tratta infatti di un'opera ultramoderna che ha poco a che vedere con il primo Alien e molto di più con il nuovo Alien vs Predator. Visivamente, infatti, è ineccepibile e il ritmo serratissimo, ma dalla sceneggiatura ci si poteva aspettare di più, evitando magari alcune divagazioni filosofico-metafisiche sul senso della vita.
Alien è di esclusiva proprietà di Ridley Scott, ergo può manipolarne la saga come meglio crede: questo l'unico assunto utile per giustificare un tale buco nell'acqua. Si gioca ad emulare pietre miliari (e la qualità della tecnica e degli effetti speciali lo permetterebbe), si finisce con l'assomigliare ad un ibrido tra The tree of life e Avatar. Lo script di Lindelof è sconcertante: vorrebbe suscitare inquietudine e sense of mystery, ma cicca clamorosamente l'obbiettivo smarrendosi in una selva di approssimazioni da neofita visionario. *1/2
Il film è spettacolare al punto giusto, ritmo calcolato perfetto nelle accelerazioni e nei momenti di riflessione, sceneggiatura, nell'ambito della spettacolarità, degna e puntuale nei colpi di scena. Ogni tanto si inciampa, come nella ridicola morte della Theron, ma si riscatta nel momento dell'operazione di "estrazione". Bisognerebbe considerarlo semplicemente un bellissimo blockbuster per goderne appieno dei pregi, andando in profondità si rischia la cocente delusione. Due ore e mezza di Noomi Rapace non valgono uno sguardo della Weaver.
Un film visivamente potente, ma discontinuo e che lascia l'amaro in bocca: troppe domande irrisolte (sequel?); una sceneggiatura travagliata ha lasciato buchi illogici insopportabili, sui quali si può passare sopra ma che rovinano irrimediabilmente la visione del film. Personaggi stereotipati e francamente insopportabili, tra i quali si salva solo David/Fassbender. Alien è di un'altra categoria. Personalmente la più grossa delusione del 2012.
Vedendolo non in 3D si nota subito che il suo massimo il film l'avrebbe dato con la tridimensionalità: la sensazione è stata infatti che le notevoli scenografie erano studiate apposta per avvolgere e suggestionare lo spettatore. Dal punto di vista "visivo" un gran bel film. Per il resto l'ho trovato macchinoso e deludente anche perchè i continui richiami ad Alien non fanno che mettere in luce la perfezione di quest'ultimo rispetto a un film che "vorrebbe ma non riesce". E il finale aperto costituisce un aggravante che sa di sbrodolatura.
MEMORABILE: La macchina automatica per la chirurgia. Tutte le scenografie.
Graficamente delizioso (lo stile Giger non delude mai), a livello di fotografia più vicino a Blade runner; volutamente vintage in alcuni tocchi, ma anacronistico per alcune trovate (ancora un ricercatore miliardario che vuole l'immortalità?). Personaggi decisamente sotto tono; la sceneggiatura è un po' lacunosa (salva l'ipotesi di maggiore chiarezza in ipotizzabili seguiti): troppa carne al fuoco, esposta in modo schematico e frettoloso (si scende poco in profondità); compensano una bella colonna sonora ed effetti speciali di alta qualità.
Il tripudio di effetti speciali (ma quale film a quel livello di budget non ne ha di notevoli?) non può far dimenticare la scarsa originalità dei contenuti e la disorganicità della sceneggiatura, il cui paragone con quella ferrea del film del '79 risulta impietoso. Scott, in difetto cronico di ispirazione, cerca la gloria del tempo perduto rimasticando il suo cinema migliore, rigurgitando manieristiche autocitazioni, senza però la genialità creativa di una volta. Godibile, ma non esaltante per essere il prequel di una leggenda del cinema.
All'origine della storia dell'uomo ci sono gli Ingegneri, esseri di un altro mondo che hanno creato la vita sulla Terra; purtroppo queste creature, come i protagonisti di questo film scopriranno, non sono affatto amichevoli. Ottimo sci-fi, uno dei migliori degli ultimi anni. Prequel non dichiarato di Alien, presenta numerosi riferimenti e collegamenti con esso, molto evidenti. La tensione è notevole, gli attori se la cavano, gli FSX sono eccellenti, il 3D non esagerato. Validissimo.
MEMORABILE: L'auto-aborto della Rapace; L'esplorazione della caverna; Gli interni della nave degli "Dei"; Il finale.
Esploratori dello spazio alla ricerca delle origini dell'umanità si imbattono nei nostri creatori, ma ahimé, nulla è come pensavano. Film con ombre e luci. I pregi derivano dagli aspetti più scontati del background fantascientifico di Scott (ambientazioni, tecnologie, alieni) e da una spruzzata di nichilismo, mentre i difetti sono attribuibili ad una sceneggiatura a momenti troppo astrusa da digerire e da personaggi tagliati con l'accetta (su tutti i due scienziati scemi). Non un brutto film, ma mi aspettavo di più... almeno non è antiabortista.
MEMORABILE: Il rotolamento dell'astronave "donut" mi ha ricordato un episodio dei Simpsons.
Caro Ridley, dopo aver creato il mito c'era proprio bisogno di andare a rimetterci le mani con un film tecnicamente ineccepibile, per carità, ma la cui utilità è pari a un paio di mutande di lana grezza nella Roma d'agosto? Detto del comparto tecnico e degli effetti speciali, non si può però sorvolare sulla storia stiracchiata, prevedibile e con pochissima tensione (dopo un'ora mi chiedevo quando iniziasse il film) e sulle caratterizzazione nulle dei personaggi (cosa che inficia anche le prestazioni, di plastica, degli attori). Non lo fare mai più Ridley!
MEMORABILE: A parte il fatto che spero che nel 2093 ancora esistano degli ospedali (visti i chiari di luna), ma a quell'operazione chi ci dovrebbe credere?
In un colpo solo Scott non solo si riapproria della paternità di una delle saghe sci-fi più famose ma anche di un genere che, con lo stesso Alien ma anche con Blade runner, aveva contribuito a creare negli anni 80. I detrattori parlano di assenza di originalità ma essendo un prequel e per di più autocitazionista non poteva prescindere da omaggi e deja-vu. I personaggi non hanno sicuramente il carisma e lo spessore di una Ripley o di un Dallas, ma ritengo comunque che questo film sia il miglior prodotto di genere da qualche decennio a questa parte.
Un gran film con una sua personalità precisa che gli permette di brillare accanto al fratello maggiore del 1979 senza sfigurare. Non è una fotocopia sbiadita. Scott disegna grandi scenari e coinvolge chi guarda su di un filo abbastanza solido, magnificato da una cornice visuale-sonora eccelsa e impreziosito da una serie di trovate ad effetto, di rado pacchiane. La Rapace offre una bella prova in un personaggio intimamente diverso dalla Weaver che fu, Fassbender ambiguo come deve e anche il resto funziona, dalla Theron a Elba, vecchietto a parte.
MEMORABILE: La fuga dalla pioggia silicea; Gli strumenti esploratori; L'auto-operazione.
Scott cerca di riscrivere con questo film una sorta di prequel di Alien che a tratti riesce anche a funzionare come film a sè stante. Dico a tratti perchè l'impressione è che il tentativo di forgiare qualcosa di nuovo sia finito nel cercare di raffazzonare qua e là elementi tratti da altri film e da videogame. Niente da eccepire sugli effetti speciali (bella la scena dell'operazione della Rapace), ma la sceneggiatura rimane sempre confusa e poco ficcante. Deludente.
Veramente accattivante come prodotto e nonostante alla fine Scott non racconti nulla di nuovo, è un film che si lascia guardare e affascina. Non se ne sente il peso e molte delle trovate, qualcuna discutibile, sul fronte action, le ho trovate azzeccate al gusto moderno della fantascienza, che si fregia di qualche accenno di splatter e ne guadagna in atmosfera. Veramente buono.
Speravo meglio ma temevo peggio. Il film di Scott può vantare dalla sua l'accuratezza della messa in scena notevole e una serie di effetti speciali veramente notevole. Però la storia, che pur si segue piacevolmente per le due ore di durata, non è particolarmente convincente e ha delle trovate degne di un qualunque horror di serie Z (possibile che due astronauti su un pianeta sconosciuto decidano che sono stufi di stare col gruppo e se ne vadano per i fatti loro con l'ovvio risultato di perdersi?). Alla fin fine un film discreto ma nulla più. **!
Pearce mummificato finanzia spedizione alla ricerca dei supremi architetti, sulla base delle indicazioni di scienziati esoterici Kazzinger-style. Ovviamente i guai non mancheranno, anche grazie alla professionità di un equipaggio che rivaleggia con quello della Costa Concordia... Nonostante la spettacolarità di alcune ambientazioni, Ridley confeziona un prequel quasi imbarazzante per l'abbondanza di banalità filo-teosofiche, falle logiche, spunti narrativi buttati lì, scarsa definizione dei caratteri (a parte il robot, dotato di un perverso senso umoristico). Pacco lussuoso, film-mattone. 1+
MEMORABILE: I due bischeri che scappano alla vista di un alienone morto, si perdono, cazzeggiano con l'alienino vivo, si meritano tutto quel che segue
Prometheus avrebbe dovuto segnare il ritorno in grande di Ridley Scott alla fantascienza. A conti fatti, però, ci ritroviamo tra le mani un film fortemente penalizzato da una sceneggiatura schizofrenica e ricolma di buchi. A parte spiegare l'origine della temebile creatura ideata da H.R. Giger, quasi tutti gli interrogativi posti dal film rimangono irrisolti. Peccato, perché il crescendo di tensione travolge, le prove attoriali sono buone (Rapace batte Theron 10-0) e c'è anche qualche gustoso momento horror. Aspettiamo il sequel...
MEMORABILE: Il Guy Pearce zombizzato; Noomi Rapace che si rimuove il feto da sola.
Il film, pur soffrendo di alcuni passaggi mal gestiti - i due pseudo scienziati semideficienti che si perdono, la sofisticata macchina ospedale impostata solo sui maschi, l’alieno della scena iniziale che non si capisce cosa beve e perché - nel complesso avvince, anche se apertamente mirato a suscitare la curiosità nei confronti di un sequel che appare più che probabile. La Rapace non è la Weaver, ma non le è inferiore, piuttosto è un’interprete diverso così come differente è il ruolo assegnatole, e ha mestiere e grinta da vendere.
MEMORABILE: Pur nei limiti di comprensione di cui sopra, la scena iniziale, ricca di pathos in un panorama mozzafiato.
Ammetto di averlo visto la prima volta ignorando il legame con Alien, rimanendone molto impressionato. Rivisto con più attenzione e "senza sorpresa" resta per me un ottimo film di fantascienza, con una cura eccellente per gli agganci alla madre della saga. Probabilmente la psicologia dei personaggi poteva essere più curata, ma l'insieme è davvero positivo, anche nello spettacolare epilogo (o prologo... fate vobis). Ovviamente gli effetti sono meno modellistici e "sporchi" di Alien e in mano ai ritrovati digitali, ma Scott ne fa buon uso senza eccedere.
MEMORABILE: L'astronave e il "cannone" alieno che rimandano immediatamente all'origine della serie, decifrando molte forme che in Alien erano misteriose.
Visivamente è uno spettacolo: gli effetti speciali sono ai massimi livelli immaginabili e fatico a trovare qualche debolezza evidente a livello produttivo. Il gusto però sfugge al palato: il plot è epicamente irrisolto e incentrato su confusi concetti divini, rafforzati però da spiegazioni troppo terrene e sbrigative. Qua e là qualche grossolana forzatura non aiuta la digestione. Naomi Rapace come la grande Sigourney? Mi vien da ridere. Positivo, ma non da stracciarsi le vesti.
Mi ha sorpreso. Quando ho cominciato a visionarlo temevo di trovarmi davanti a una sparata di effetti speciali e nulla più, invece è venuto fuori un film compatto, di quelli che scarseggiano un po' troppo da un po' di tempo. Gli effetti speciali certo non sono disprezzabili, ma almeno qui non sono usati come specchietto per le allodole. Insomma, fantascienza vecchio stile, che ti inchioda alla poltrona anche se poi magari il prodotto non è perfetto. Ma qui siamo su livelli decisamente alti. Sequel in rampa di lancio? ***1/2
Per me, da fan di Alien, un'occasione perduta. Bastava poco (qualche aggiustatina al soggetto e alla sceneggiatura) per farne un gran bel film, anche perché la realizzazione è assolutamente straordinaria. È proprio questo che manca al film, una storia ben organizzata che si "incastri" con la serie senza creare ridicoli plot holes e punti interrogativi sparsi. Peccato.
Dopo anni di rinvii Scott porta sullo schermo l'annunciato prequel di Alien (almeno per quanto ne concerne la mitologia), ma non tutto va come dovrebbe. Certo, visivamente il film è maestoso ed elegante come ci si aspetta da una produzione di siffatta portata e il primo segmento viaggia anche su binari emotivamente e narrativamente interessanti. Poi d'un tratto l'arroganza del "lostiano" Lindelof allo script prende il sopravvento e il castello crolla miseramente avviluppandosi su sé stesso e lasciando basiti per l'arroganza delle trovate.
Deludente, enigmatico e noioso prequel di Alien, del quale francamente non si sentiva la necessità. Il brivido non scorre e l'azione è limitata a poche scene, come quella del cesareo (con goffa risposta del computer), mentre ci si sofferma troppo sulla filosofia. Da ricordare solamente gli ultimi due minuti. Bello visivamente ma nulla più.
Il difficilissimo approccio al prequel di Alien poteva essere realizzato solo da Scott in persona, guadagnando sicuramente qualcosa dal punto di vista visivo (ne è passata di acqua sotto i ponti dal primo mostriciattolo alieno), mentre invece delude nella scelta dei personaggi e delle interpretazioni. Chiaramente improponibile un confronto tra Sigourney Weaver e la Rapace, anche se nella scena dell'operazione quest'ultima guadagna parecchi punti; dimenticabile invece la Theron. Impalpabili gli interpreti maschili. Fotografia ed effetti super.
Un capolavoro di immagini che entusiasma già nei primi 5 minuti di terra contrapposto a un algida rincorsa verso i creatori. Prometheus è eccellente nella sua struttura, nei particolari, in una recitazione tutto sommato fredda ma buona, eppure non soddisfa. Lascia interdetti, non conclude - e questo è nella premessa - dice, ma non svela troppo. Prometheus è un bellissimo giocattolo più che un folle che vuol portare gli umani allo stesso livello degli Dei, più che un regista che vuol riprendere in mano il proprio gioiello.
Non è un capolavoro e non si avvicina ai fasti del primo Alien (ma nemmeno al sequel di Cameron), eppure ha un suo fascino: la prima parte d'aspettativa è molto tesa, gli effetti speciali e le scenografie sono poderose, così come le prime vittime muoiono in maniera terrificante. Poi però ci si sofferma troppo su spiegazioni appena accennate e la tensione si dilata, il ritmo si sfilaccia. Alla fine si sussulta per la comparsa dell'alien, ma forse si rimpiange un'occasione non del tutto riuscita. Sprecati Pearce e la Theron (che ruolo ha?).
Prequel girato e concepito veramente bene. Ridley Scott ha dimostrato in passato di saperci fare con la fantascienza e Prometheus ne è la prova. Una storia scritta con gusto, che seppur non potendo raggiungere le atmosfere del bellissimo Alien, comunque coinvolge. Cast all'altezza.
Visivamente il film è splendido ma non funziona molto sul piano della sceneggiatura che è piena di buchi, salti logici e situazioni un poco confuse. Forse ci si doveva concentrare sul tema dell'origine degli xenomorfi piuttosto che incrociare il tutto addirittura con le origini dell'uomo (con uno spiegone stile Voyager a base di giganti...) Scott pèrò è sempre Scott e ci regola almeno un paio di scene terrificanti e bellissime scenografie. Inadatta la Rapace, bene Fassbender e Elba. Che senso ha arruolare Pierce e coprirlo di cerone? Buono.
MEMORABILE: Terrificante l'espianto con cesareo di un simil alien (degno dell'originale); Bellissime le riprese delle cascate e delle gole del pianeta.
Un'occasione sprecata. Poteva essere un capolavoro e invece per far cassetta (spero) Ridley Scott dissemina il film di banalità e salti logici imbarazzanti, per un maestro del suo calibro. Alcuni personaggi sono volutamente macchiette ridicole e compiono azioni altrettanto ridicole senza alcun motivo! Peccato perché alcune trovate sono interessanti e inedite così come gli effetti speciali e il sonoro. Eccessivamente cruente diverse scene.
MEMORABILE: Grottesco il comportamento dei due schizoidi quando trovano le "bisce" aliene.
Ottimo ritorno all'ispirazione artistica da parte di Scott dopo una serie di lavori un po' fiacchi. Le qualità maggiori del film sono di essere citazionista pur ponendosi come storia diversificata rispetto a Alien e di essere il primo a riportare alla luce le atmosfere del capolavoro del 1979 dopo seguiti fuorvianti e quasi sempre dal dubbio valore. La tanto criticata sceneggiatura poteva essere un po' più ricca; ha il pregio di non scadere nella didascalia pura, il ritmo narrativo ne risente un po'. Visivamente spettacolare.
Com'è possibile dare in mano un film dalle simili potenzialità a un manipolo di personaggi che avrebbero la faccia adatta per fare la nuova stagione di E.R. Medici in prima linea? Dove sono finiti i volti scavati di Harry Dean Stanton e John Hurt, la muscolarità marines di Michael Biehn e Bill Paxton, il degno eroismo androgino della Weaver? Quando si parla di blockbuster hollywoodiani spesse volte ci si dimentica che il problema fondamentale del loro ristagno non è nelle sceneggiature - più o meno decenti - ma in volti che mandano K.O. i film.
A mio modo di vedere funziona più come film a sè stante che come prequel alla saga di Alien. Fatto sta che ci sarà un seguito e non può godere di una considerazione conclusiva e definitiva; è come fosse il primo tempo di un'opera maggiore e l'incompletezza ma anche il pressapochismo si fiutano fin dall'inizio. Lindelof non scrive una sceneggiatura a tenuta stagna e i personaggi sono a tratti eccessivamente imbarazzanti. Offre riflessioni stantie e gli ingegneri non hanno carisma. Una delusione.
Tralasciando lo squallido forzato collegamento finale ad Alien, il film è godibile per i fan come un omaggio alla fantastica saga: il meglio non è infatti la trama, partorita dalle solite menti perverse hollywoodiane che creerebbero il prequel anche di Topolino, ma il riportarci indietro nel tempo a rivangare i bei momenti di terrore con scene di tensione/splatter girate proprio in puro stile Alien.
Non un capolavoro, ma un buon film di fantascienza. Prometheus ha ben poco a che fare con Alien; ci viene spiegato solo come e perché sono stati creati gli xenomorfi. Quindi più che un prequel sembra uno spin-off. Pure il finale, che lascia aperta una porta a Prometheus 2, lascia intendere una storia a sé stante. In definitiva il collegamento ad Alien sembra più che altro un'operazione commerciale. Comunque la storia è convincente e gli effetti speciali molto ben realizzati. Ottima performance di Fassbender.
Al netto delle scene di azione e dello splatterume direi che le premesse per un buon film c'erano tutte, a cominciare da un soggetto intrigante e affascinante: la ricerca dei nostri creatori. Visivamente e acusticamente magnifico, Prometheus però tradisce in parte le aspettative lasciando con un po' di amaro in bocca a chi si sarebbe aspettato maggiore approfondimento delle tematiche e meno azione fine a se stessa. In fin dei conti un buon film di fantascienza, anche se occasione mancata. Fastidiosa e del tutto gratuita la tematica religiosa.
Trama semplice e lineare, buon cast ma soprattutto l'ineguagliabile mestiere di uno dei più grandi interpreti del genere: che altro volere di più? Certo, artisticamente non aggiungerà forse niente di nuovo alla filmografia di Scott, ma è sempre un gran piacere per gli occhi vedere film così. Tra gli attori brilla in particolare la Rapace, mentre mi ha un po' deluso la Theron. L'unico difetto forse sono le eccessive "porte aperte" lasciate per il futuro; qualche spiegazione in più sarebbe stata gradita. Comunque notevole.
Ottime riprese, bravi attori e una base di fondo terrificante come quella del capolavoro Alien. Manca un po' di qualità nella sceneggiatura e in alcuni tentativi filosofici di matrice puramente religiosa che hanno come scopo quello di ricercare l'origine dell'universo e il suo creatore. Fassbender notevole, un po' meno in palla il resto del cast, in particolar modo le presenze femminili, poco incisive nella recitazione. La riproposizione delle scene più crude si vede soltanto in alcune parti e ciò rende il film più mystery che horror.
Scott, ben sapendo che sul futuro della sua creatura han messo le mani già in troppi (da Cameron a Fincher) decide di spostare l'azione indietro nel tempo e ne realizza il primo prequel. Personaggio centrale Michael Fassbender (irresistibile quando cita Lawrence d’Arabia) nei panni di un robot, ma notevole anche la nazi-Theron. Scenografie che tolgono il fiato, effetti speciali straordinari e regia - al solito - impeccabile. Le scene d'azione non son molte ma di sicuro impatto (il "cesareo" su tutte). Meritevole.
Prequel ufficiale di Alien. Dopo tanti "apocrifi" (di cui alcuni artigianali italiani), Ridley Scott torna con amore alla sua "creatura" meglio riuscita e lo fa con mestiere, splendide ambientazioni, effetti speciali e tensione. Forse un po' troppo "ampollosa" tutta la vicenda degli "ingegneri" e del motivo della missione spaziale. Poi il tutto decolla e anche se alcune scene sono "canoniche" e prevedibili (mutazioni, feti nei corpi, mostri alieni), il tutto risulta godibile e spettacolare. Glaciale e sexy la Theron. Un degno prequel.
Come si può pensare di fare della fantascienza "filosofica" con una sceneggiatura dove concettualmente le suggestioni ci sono ma tali rimangono, perse nella nebbia (e narrativamente siamo nella pura serie B), un'infilata di espedienti di basso livello da stentare a credere che questo sia veramente Ridley Scott che riprende in mano la sua creatura? La sensazione netta è che volesse fare un film a sé stante, invece pasticciando un po' è saltato fuori un prequel di Alien. Monopalla evitato dalla lussuosa messa in scena, ovviamente a livelli top.
MEMORABILE: Chi non l'ha visto non capirà, ma la battuta "Yes, father!" pronunciata dalla Theron è una sublime perla di ridicolo involontario a più livelli.
Scott rimette mano all'immaginario di Alien e crea un prequel eccelente, ricco di suggestioni, colpi di scena e scenografie che non fanno rimpiangere i più celebri capitoli della saga, integrandosi a meraviglia con essi in un finale rivelatore. Buona la prova del cast, impeccabile al solito il comparto tecnico. Sceneggiatura che, senza strafare, non delude.
Al netto dell’eccellente qualità tecnica del film, il resto vola piuttosto basso. Per carità, gli spunti intriganti non mancano, ma la temperatura sembra quella dei filmetti fantasy dei tempi di Ray Harryhausen: qualche colpo ad effetto e molta arbitrarietà un po’ cialtrona. Il para-prequel di Alien è narrativamente deludente, con abbondanza eccessiva di splatter e situazioni e personaggi poco curati (come l’intrigantissimo ma irrisolto “robot ex machina” David), nonostante qualche scena notevole (come l’auto-operazione chirurgica).
Il film si inserisce come vago prequel di Alien. Scott inventa una mitologia con gli alieni “ingegneri” creatori del genere umano e, dove nel primo Alien il raziocinio della protagonista era al primo posto, qui sembra dominare l’irrazionalità della curiosità umana. Neanche lontanamente paragonabili tuttavia la Rapace con la Weaver, mentre Fassbender è probabilmente il solo personaggio interessante. Il dispendio di effetti speciali è abbastanza moderato, anche se non c’è nessuna scena veramente da “wow”. Si può vedere, ma non aggiunge granché.
Non sono molti i difetti imputabili a Scott e quei pochi che hanno impedito al film di compiere il salto definitivo sono attenuati da un comparto di effetti digitali incredibilmente efficaci. Purtroppo è impossibile non notare qualche scambio di battute abbastanza risibile e alcune piccole ingenuità che potevano essere evitate. Tuttavia è un’opera di ampio respiro che ci risparmia interminabili scontri a fuoco, corpo a corpo o tediose fughe mostrando spunti storiografici interessanti e lasciandone volontariamente altri in sospeso.
Il prequel del mitico Alien è un guazzabuglio di idee e citazioni privo di senso. L’ambizione smisurata di Scott è vanificata dalla mediocrità del suo cinema odierno. L’inimitabile senso di terrore del film originario è sostituito con boriosi spunti filosofeggianti, il ritmo non esiste e la trama è confusa e contorta. E poi è l’unico film della saga in cui a mancare è proprio il mostruoso xenomorfo. Fassbender replica il ruolo di Holm in modo scialbo. Maglio lasciar perdere per non rovinare il ricordo del primo film della saga.
MEMORABILE: L’aborto della Rapace nella camera chirurgica automatizzata; Qualche bioschifezza vagante per il film.
Purtroppo la riscrittura della sceneggiatura penalizza alla base un sostrato etico-filosofico che nella confezione "spaziale" trova la sua dimora. Tra l'introduzione degli Ingegneri - chi sono? Quali sono le loro potenzialità? cosa li spinge? - e la scoperta del ponte genetico che li lega agli umani, il film inanella incongruenze di dimensioni pantagrueliche e si concede troppi eccessi di CGI per botte da orbi e muscoli in bella mostra. Resta la resa visiva abbacinante di un regista fuoriclasse, ma non basta.
MEMORABILE: David, il cui tratteggio prosegue coerentemente nel seguito; La tempesta; Il "primo" facehugger; Il parto finale.
La forza visiva dell'originale Alien viene finalmente (e giustamente, visto il ritorno di Scott) recuperata. A una forza visiva degna della migliore fantascienza (effetti e scenografie mozzafiato) si aggiunge quell'aura sospesa, misteriosa e filosofica (si parla di creazione, di rapporto uomo-macchina) che il regista - è risaputo - sa trattare. Purtroppo lo script è talmente ricco di spunti e domande lasciate prive di risposta da risultare confuso e poco compatto. Lasciare aperti interrogativi non è male, ma gli eccessi non danno soddisfazione.
MEMORABILE: Il prologo col "suicidio" del gigante; I vermoni; Le registrazioni in ologrammi degli alieni; La mutazione micidiale del ragazzo; Il parto cesareo.
Scott riprende in mano la "sua" saga realizzandone un prequel ambizioso, forse fin troppo; se visivamente risulta a tratti affascinante (anche se oggi con la CGI e il 3D è ben più semplice creare certi scenari che nel '79), la trama è una sorta di Superquark fantascientifico; si cercano le origini dell'uomo e si trova il modo di metterci di mezzo gli alieni ma sembrano quelle teorie deliranti dei complottisti odierni, in un pastiche che spara in tutte le direzioni tra ambizioni metafisiche e richiami al prototipo. Cast mediocre, ritmo incostante; tutto sommato una mezza delusione.
MEMORABILE: Il cesareo "alieno"; Le cascate all'inizio.
Scott riprende le fila della saga ma non le redini dell'Alien(o), trastullandosi con straordinaria perizia registica in ombelicali teofilosoffiggiamenti che, se tengono ammirati nel corso della visione, si disperdono poi ben presto nello spazio infinito delle sinapsi e delle reverie cinefile, con un effetto paradossalmente uguale e contrario alla radicale persistenza del capostipite. Troppi i nodi che vengon al pettine: dagli scienziati un po' così al patriarca con la fissa creazionista, da un'inadeguata Rapace a una tensione latitante. Ha ragion d'essere il solo David di Fassbender.
L'atteso prequel, che avrà un sequel, entrambi più che dignitosi. Scott è bravissimo nel riassumere un tema cinematografico ormai definito dal finale del suo quarto capitolo, per giunta poi contaminato con altro franchise, creando l'archetipo di una storia che comunque resterà sempre sua. Conferendole una dimensione futuribile ma al tempo stesso credibile, che torna a far quadrare i conti. È l'egoismo e l'ambizione sfrenata dell'umano che genera il mostro destinato poi a divorarlo. Che sia l'alieno o l'AI David, poco importa. Il progresso a ogni costo è letale. Bravo Ridley.
Scott tenta di dare un'adeguata genesi al proprio capolavoro, ci riesce a metà: se le atmosfere offerte sono infatti belle e qualche sequenza spettacolare o cruda riesce a restare impressa (l'eccelsa qualità degli effetti speciali contribuisce non poco), lo stesso non si può dire per scrittura (a conti fatti la vicenda resta non spiegata, così come l'origine del liquido misterioso) e raziocinio dell'equipaggio esplorante (qualche loro scivolone è gratuito). La Rapace non sembrava il volto giusto per una simile parte, Fassbender sì. Non annoia, non è male, ma si rivela discontinuo.
MEMORABILE: In negativo, i due fessi che bighellonano con la serpe aliena (mal gliene incoglierà); Autocesareo e quel che ne fuoriesce.
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Rebis ebbe a dire: Secondo me ad una seconda visione, più attenta e consapevole di ciò che stiamo per guardare, lo script risulta decisamente più chiaro e coerente, pur conservando delle oscurità stimolanti... Fammi sapere se dovessi rivederlo ;)
Rivisto in queste sere. Due volte. In italiano e in originale. E peccato per i tagli. Infami.
Hanno tagliato scene memorabili come quella tra Vickers e il padre Weyland (accorciata), oppure quella tra Vickers e il capitano Janek.
E tutto per ottenere cosa, un film più scorrevole? Più breve? Con azione continua? senza momenti di introspezione? Belle scelte del cazzo... Si vede a cosa si sono ridotti con Covenant...
Infine il taglio sul risveglio dell'Ingegnere sopravvissuto e la conversazione con gli umani è un vero e proprio scempio.
Se ai tempi di Blade Runner la colpa delle imposizioni e restrizioni ai danni del film era della produzione oggi è solo il regista, il responsabile...
Poppo ebbe a dire: Rebis ebbe a dire: Secondo me ad una seconda visione, più attenta e consapevole di ciò che stiamo per guardare, lo script risulta decisamente più chiaro e coerente, pur conservando delle oscurità stimolanti... Fammi sapere se dovessi rivederlo ;)
Rivisto in queste sere. Due volte. In italiano e in originale. E peccato per i tagli. Infami.
Speriamo in un sequel serio di Prometheus.
il sequel è Covenant (a mio parere peraltro un buon film), dubito che ne faranno altri...
DiscussioneNoncha17 • 22/05/17 12:27 Pulizia ai piani - 1067 interventi
Galbo ebbe a dire:
il sequel è Covenant (a mio parere peraltro un buon film), dubito che ne faranno altri...
Speriamo che vada male o che non accontenti l'altra parte di pubblico che, invece, ha apprezzato il precedente (me compreso!). Così, il caro Ridley, riprenderà in mano la sceneggiatura di Paradise Lost, di cui qualcosa è rimasto nel dialogo tra i due androidi..del resto, in dieci anni ne accadono di cose!
Un piccolo appunto sulla sciatteria concettuale di questo film.
SPOILER Un vecchio riccone-che-più-ricco-non-si-può organizza una mostruosa spedizione intergalattica per cosa? Per vivere più a lungo (leggi: per sempre). Bene. Sta di fatto che, a fronte dei miliardi di miliardi di dollari che avrà speso nella remotissima speranza di una vita eterna o almeno un po’ più lunga, non spende neanche un po’ di spiccioli per farsi un lifting... E quindi – sognando la vita eterna – si tiene un volto incartapecorito da un reticolo di rughe che qualsiasi chirurgo estetico con due soldi gli avrebbe perlomeno spianato, giusto per affrontare la vita eterna con una pelle un po’ più liscia.
Ecco, a me basta questo dettaglio per mostrare il livello di sciatteria di sceneggiatura e regia (forse in questo caso soprattutto regia), che confeziona personaggi iper-stereotipati (il vecchio deve avere tante rughe) senza neanche un minimo di attenzione alla logica.
DiscussioneZender • 24/12/17 09:06 Capo scrivano - 48839 interventi
SPOILER Beh ma Pigro, un conto è la vita eterna, un altro essere fisicamente piacenti. Ci possono essere molti motivi per desiderare di non spianarsi e non credo siano appannaggio solo di chi non ha i soldi. Se per esempio ambissi a vivere per sempre non credo che mi preoccuperei (almeno finché non sia strettatamente necessario) di apparire diverso da quello che sono. C'è poi chi ha il terrore di interventi estetici, chi li giudica futili e superflui, chi addirittura offensivi...
Pigro ebbe a dire: Un piccolo appunto sulla sciatteria concettuale di questo film.
SPOILER Un vecchio riccone-che-più-ricco-non-si-può organizza una mostruosa spedizione intergalattica per cosa? Per vivere più a lungo (leggi: per sempre). Bene. Sta di fatto che, a fronte dei miliardi di miliardi di dollari che avrà speso nella remotissima speranza di una vita eterna o almeno un po’ più lunga, non spende neanche un po’ di spiccioli per farsi un lifting... E quindi – sognando la vita eterna – si tiene un volto incartapecorito da un reticolo di rughe che qualsiasi chirurgo estetico con due soldi gli avrebbe perlomeno spianato, giusto per affrontare la vita eterna con una pelle un po’ più liscia.
Ecco, a me basta questo dettaglio per mostrare il livello di sciatteria di sceneggiatura e regia (forse in questo caso soprattutto regia), che confeziona personaggi iper-stereotipati (il vecchio deve avere tante rughe) senza neanche un minimo di attenzione alla logica.
Ma non è detto necessariamente che tutti ambiscano ad una pelle liscia pesca like ;)
Inoltre - ma cavolo! - il vecchio ultracentenario è una metafora e rimando al vecchio di duemilauno, ma che qui non desidera rigenerarsi a vita eterna (passaggio alchemico al "bimbo delle stelle"); la figlia glielo dice anche, guarda come ti sei ridotto, e non fa ovviamente riferimento al decadimento fisico ma all'accanimento nel mantenersi in vita in quello stato: un re ha il suo regno e poi muore... un tempo ti rispettavo... (scena tagliata ovviamente perché sarebbe stata un colpo basso al patriarcato).
E' un film di grandissimo livello rovinato dalla produzione e dal montaggio serratissimo. E la sceneggiatura mostra diversi momenti di grande interesse. Senza contare poi il livello delle immagini, scenografie, sviluppo architettonico della astronave aliena...
Per me il decadimento fisico è uno specchio del decadimento morale: adoro questi cliché da cinema sci-fi d'antan, specie quando riaffiorano all'interno di opere visivamente innovative e dalle ambizioni filosofiche smisurate come questa.
Mmmhhh... ho letto tutti i vostri interventi, tutti molto giusti e vi ringrazio tutti, ma continuo a pensare che rappresentare un vecchio iper-rugoso sia una scorciatoia creativa. Vero che può far riferimento anche consapevole al cliché, come dice Rebis, così come peraltro mi sembra che di cliché questo film sia pieno... Però, che cavolo... da Ridley Scott - e più in generale dagli autori di fantascienza dei nostri anni - mi aspetterei un po' più di fantasia e di coraggio. Un centenario (il personaggio in questione ha 99 anni) con la pelle liscia, che si danna per rimanere giovane e alla fine imbastisce quel po' po' di roba, sarebbe stata una figura decisamente più originale e stimolante. Quindi, ribadisco il mio giudizio di sciatteria.
Se ha "solo" 99 anni è effettivamente troppo rugoso per essere un invecchiamento naturale (peraltro sono alla fine del xxi secolo, e già oggi noi invecchiamo meno dei nostri nonni).
Non so perché ma me lo figuravo ultra centenario e mantenuto in vita a forza di farmaci e operazioni... da qui la presenza della capsula medica a bordo, le protesi per camminare, etc...
In ogni caso sta bene quello che dice Rebis, invecchiamento plateale (trucco cinematografico) come immagine di decadimento morale.
Se ricordate il vecchio disteso sul lettone nel film di Kubrick (2001), anche in quel caso la faccia sembrava quella di una mummia egizia...
In quel caso credo fosse un vero e proprio invecchiamento ultracentenario... o forse no... mi è sempre sembrato eccessivo quel trucco...