Tutto comincia nella Francia di inizio Ottocento: l'ufficiale napoleonico Gabriel Feroud (Harvey Keitel), già agli arresti per aver perso tempo in uno stupido duello con il nipote di un alto papavero, sfida a duello, per un futile motivo di “invasione di privacy”, il serio Armand d'Hubert (Keith Carradine). Il loro scontro a colpi di spada verrà interrotto per ferite e molte volte in anni e occasioni diverse prima di concludersi inaspettatamente. Tratto da “Il duello - Racconto militare” di Joseph Conrad, THE DUELLIST è l'esordio del celebre Ridley Scott e vinse a Cannes il premio come miglior opera prima. La giuria del Festival, presieduta dal...Leggi tutto nostro Roberto Rossellini, evidentemente deciso a premiare l'accurata ricostruzione storica, l'acutezza della sceneggiatura, i bei giochi di luce, non fa caso al fatto (o più probabilmente la considera una qualità) che il film è di una lentezza a tratti insostenibile, muto per lunghi periodi, privo di dialoghi veramente efficaci, recitato quasi in stato catatonico dal protagonista Carradine e dal suo antagonista Keitel. Non v'è dubbio che il talento visivo di Ridley Scott si intraveda in molte sequenze, ma la sua regia è ancora troppo immatura, pretenziosa e si vede quanto la fonte (Conrad) da una storia simile ci abbia ricavato solo un racconto e non un romanzo. Giocato sulla psicologia dei personaggi, fortunatamente privo di inutili (in questo caso) inserti amorosi, il film piace solo nei momenti dedicati ai duelli, in cui il clangore delle lame che si scontrano nel silenzio sottolinea un uso non comune della spettacolarità, un tentativo di uscire dai canoni come quando vediamo i due prepararsi con mosse per noi innaturali. Pesante.
Incredibile esordio cinematografico di Ridley Scott che firma forse anche il suo film più riuscito. La pellicola, stupendamente fotografata, racconta di un duello che si prolunga per oltre quindici anni per l'ostinazione di uno solo dei due contendenti (Harvey Keitel); veramente sorprendente come si concluderà la vicenda. Giustamente premiato al festival di Cannes del 1977 come miglior opera prima. Assolutamente da non perdere, anche se va detto che andrebbe visto solo su grande schermo.
Folgorante esordio cinematografico di Ridley Scott nonché uno dei suoi film più riusciti, è la storia di due ufficiali che, divisi da un profondo odio, si combattono per anni, perdendo di vista il motivo della loro avversione. È pertanto un film che banalizza e in parte ridicolizza le ragioni di odio e avversità militari, anche grazie alle eccellenti prestazioni dei due protagonisti. Altro elemento di assoluto pregio è la magnifica fotografia, ricca di suggestioni pittoriche e molto vicina a quella del Barry Lyndon di Kubrick.
Ridley Scott esordisce con un film atipico per lui ma visivamente già molto bello. Insolita pure la storia, ambientata nel periodo delle guerre napoleoniche, perché incentrata sul ripetuto duello d'onore (fisico e psicologico) tra due ufficiali ussari, uno equilibrato e amante della vita (Carradine) e l'altro testardo e orgoglioso (Keitel). Scott non si dilunga in momenti epici o storie d'amore e questo è un modo intelligente di narrare la vicenda ma allo stesso tempo un limite. Keitel è sprecato perché il suo personaggio è abbastanza monocorde.
Capolavoro. La storia di un'ossessione privata, di un evento in fondo marginale nel vasto quadro storico in cui si inserisce, ma che ne rappresenta in fondo la paradossale quintessenza, la grottesca filigrana. Elegantissimo senza esser leccato, sinuoso, affascinante. Bravi anche gli attori, a incarnare non due uomini, ma figurine (one?) allegoriche. Un atroce dubbio: ma Scott, dopo, ha veramente fatto di meglio?
Eccellente esordio cinematografico di Scott che fa parte del trittico di capolavori del regista. Oltre alla straordinaria e minuziosissima ricostruzione d’epoca, la pellicola si segnala per una raffinatissima sceneggiatura (tratta da un bel racconto di Conrad) e per una direzione della fotografia davvero insolita ma efficacissima e stupenda. Assolutamente da non perdere!
Dopo un mezzora visivamente bella, ma che può destare qualche timore per il continuo iterarsi della vicenda, il film prenda una piega notevole con (e dopo) l’episodio russo, per andare a prendere una bella piega narrativa, fino al notevole finale, con tanto di sagace ellissi della parte conclusiva dell’ultimo duello. Un buon film (non ottimo), con ambientazioni notevoli, la cui ricercata (eccessiva?) perfezione discende dal venire Scott dagli spot. Monocorde volutamente l'espressione di Keitel, mentre Carradine mostra il familiare talento.
MEMORABILE: I ricordi di Carradine durante la galoppata nel duello a cavallo.
Per convincere due yankees a vestire i panni degli ussari francesi, Scott disse loro che recitare in questo film era come girare un western! Ora forse è un po'troppo, però lo spirito è realmente quello ed il grande Ridley firma qui un film di tutto rispetto. Spogliato da tutti i fronzoli kubrickiani di Barry Lindon, l'esordio del regista inglese ci regala un duetto d'attori quasi irripetibile, con Keitel nei panni del fanatico ufficiale in cerca di chissà quale rivalsa nei confronti di un sobrio Carradine. La follia dell'uomo portata ai suoi eccessi.
Ufficiale napoleonico è perseguitato per 15 anni da un attaccabrighe che ossessivamente lo obbliga a duellare. Scott trasforma questo privato bisticcio in un'allegoria del confronto dell'uomo con un'avversità incomprensibile e inarrestabile, un destino a cui non può sfuggire ma che deve saper affrontare. Lo scontro diventa il sale stesso della vita, che non a caso arriva a scioglimento nel momento in cui il protagonista sta per dare nuova vita diventando padre. Ottima la ricostruzione ambientale (accurata fotografia) e storica. Notevole.
Splendida messa in scena del racconto di Conrad, storia di una resa dei conti privata nata da un assurdo puntiglio, continuamente rinviata per l'irrompere della "grande storia", governata da logiche che, viste oggi, sembrano non meno assurde. Fotografia in gran spolvero, interpretazione funzionale dei due protagonisti, l'elegante Corradine e il testardo Keitel, sequenze da incorniciare (tutte quelle dei duelli) per un'opera pregevole e affascinante - peccato che Scott non abbia mantenuto tutte le promesse degli esordi.
MEMORABILE: Il duello a cavallo, quello da "macelleria" dentro l'edificio
Sono decisamente un fan dei film che spingono sull'acceleratore anche di una sola, semplice idea. Il tema cardine di quest'ottimo esordio è abusatissimo ma sempre vincente: mi ha ricordato una stupenda storia di Brecht, in cui due individui si scontravano in un duello (apparentemente) immotivato e tutti quei film che proprio nello scontro trovano la loro dimensione narrativa (Duel, Predator). Film di una freschezza narrativa immutata dopo tanti anni, costruito con una semplicità che lo rende quasi un archetipo cinematografico. Davvero notevole.
La frase iniziale dice che "Lo spadaccino esige soddisfazione". Anche lo spettatore che ha letto elogi su questo film ne esige tanta e per lo più le attese sono ripagate, specialmente riguardo gli aspetti tecnici, con una regia rifinita nella cura del dettaglio, scenari e costumi da oscar e una tecnica di ripresa fatta sulla scia di Barry Lyndon. A lasciare un po' a desiderare è la storia, che non cattura fino in fondo, anche se non manca di riferimenti colti e tratta il difficile tema delle paranoie della mente umana. ***
Il grande Ridley Scott qui al suo esordio (in uno dei migliori debutti degli ultimi 40 anni) dimostra già le sue indiscutibili, grandissime doti. Storia minimale, raccontata con un'accuratezza strabiliante nella resa delle ambientazioni, atmosfere e costumi del tempo (primi '800) anche grazie a un uso delle luci (naturali e non) e a una fotografia di primissimo ordine. Certe inquadrature sono talmente belle che paiono dei dipinti viventi. A questo punto tutto quel che succede, peraltro comunque interessante, passa in secondo piano. Notevole.
Un film kafkiano, con Corradine e Keitel che recitano una parte che sembra un vestito costruito loro addosso. Perfetto. Un grande regista e una storia semplice me ottimamente raccontata. È così anche nella vita. Spesso basta una sciocchezza per segnare un'esistenza. Ci sono strade che sembrano i binari di un treno e dalle quali non si riesce ad uscire. Nel film non c'è il lungo duello alla Scaramouche, ma una serie di scontri, diversi per la varietà di armi impiegate, a testimoniare la caparbia fantasia di Keitel/Ferauld nel non darsi per vinto.
Scott mostra fin da subito una grande padronanza della camera (specie nelle tenzoni all'arma bianca, seguite a mano) ed una propensione all'utilizzo di una grande fotografia (qui di Lyndoniana memoria, con il dovuto rispetto). La storia del duello senza fine è affascinante e fa pensare alla sostanziale stupidità sia del valore dell'onore (prettamente testosteronico) sia delle guerre che si protraggono infinite (non a caso il tutto è ambientato nel quindicennio della guerre sans fin napoleonica). Nervoso e senza requie Keitel, elegante Carradine.
Da un racconto di Conrad, Scott ne approfitta per mettere alla berlina sia l'odio e sia certe regole insulse relative all'onore degli ufficiali di carriera. I contendenti, aldilà di ogni raziocinio, si sfidano negli anni per la difesa di un codice inesistente. Alla ricostruzione di un periodo e ad una fotografia davvero ottima fa purtroppo da contraltare una scarsa vena recitativa soprattutto di Carradine. Colpa forse del regista, alle prima eperienza con questa pellicola. Resta comunque un film imperdibile e da vedere assolutamente.
Film eccessivamente sopravvalutato, gode di una notevole ricostruzione dell'epoca e di una maestosa e accurata fotografia. Buona la caratterizzazione dei personaggi. I problemi di fondo sono la noia e l'eccessiva lentezza della pellicola in ogni parte del film. Ereticamente mediocre.
Per essere all’epoca un debuttante, Scott è regista sorprendentemente maturo: non solo arreda gli ambienti, cesella le scenografie e varia i fasci di luce senza degenerare nel preziosismo, ma prediligendo sintesi ed ellissi ad inutili verbosità sa anche come sfuggire ai possibili rischi di monotonia indotti dalla scansione diacronica di uno stesso evento (il duello interminabile tra i due ufficiali). Nel confronto tra l’orgoglio pervicace di Keitel e la padronanza di sé e la ragionevolezza di Carradine si onora il pensiero di Conrad su storia, destino ed antagonismo umano.
MEMORABILE: La conclusione del duello, tra le rovine.
Ricostruzione storica raffinata ed impeccabile, regia diligente e pulita, fotografia ottima con una bellissima scena finale dal gioco di luci superbo. Tutto questo basterebbe per salire sopra i tre pallini nel giudizio, ma la lentezza che pervade le scene di non duello rendono il film non gradevole come meriterebbe. Comunque la mano di Sir Scott è già palese.
Folgorante opera prima di Ridley Scott. Un intenso e fiammeggiante scontro epocale tra due uomini che duellano attraversando il tempo e le stagioni. Magnifica la fotografia di Frank Tidy, le atmosfere e la ricostruzione storica. Algido, visionario, pittorico, ma al tempo stesso sanguigno e pregnante. A distanza di anni rimane ancora il miglior film di Scott, che guarda al cinema di Kubrick e Visconti ma con una vena visiva personalissima che lo distinguerà nei lavori futuri. Assoluta gioia per gli occhi e per lo spirito cinefilo. Capolavoro.
MEMORABILE: I cadaveri congelati dei soldati dopo la battaglia; Gli estenuanti duelli.
Ottimo film, curioso per i rapporti con Barry Lyndon (la donna di Feraud e la cugina di Barry sono le stesse), assolutamente perfetto nella fotografia (ogni fotogramma è un quadro), nella scenografia, nei costumi, nella ricerca storica e nel commento musicale che contestualizza con rara sensibilità temi e orchestrazione. Un Ridley Scott che mette a frutto l'esperienza pubblicitaria mettendola al servizio dell'arte. Peccato che sia un regista che dopo i suoi primi film non ritroveremo più.
MEMORABILE: La composizione dell'inquadratura quando Armand Dubert esce dal quartier generale per recarsi dal futuro rivale.
"Napoleone, la cui vita fu un duello con tutta l'Europa, non vedeva di buon grado i duelli nel suo esercito". Inizia così il racconto di Conrad. Come il racconto, il film è un esercizio di ambientazione storica perfetto, una versione avventurosa di Barry Lyndon alla cui estetica è ispirato. L'ironia di Conrad si perde, resta la potente raffigurazione di un'epoca e una storia che consente più di una lettura (allegoria della guerra, del dissidio tra ragione e istinto). Splendido cast, splendido finale con Keitel "trasfigurato" nell'esiliato Bonaparte.
Formalmente elegantissima e splendidamente fotografata, è la storia di un’ossessione o di uno status, che siano istintive o indotte poco importa. Scott sbaraglia la sintassi scandagliando principalmente gli umori, le reazioni e le psicologie di una storia di vendetta, onore e coraggio: un’inezia dinanzi allo sfondo delle guerre napoleoniche, un ostacolo mortale nella vita di due uomini caratterialmente divisi tra razionale e irragionevole, accomunati invece dall’orgoglio e dal senso del dovere. Esordio magnifico di un grandissimo regista.
Notevole esordio di Ridley Scott. Film che prende ispirazione da un racconto di Joseph Conrad ma che mi ha ricordato, come scenografie e regia, il capolavoro di Kubrick Barry Lyndon. Non mancano scene memorabili come quella del duello a cavallo: splendida.
Due ufficiali al servizio dell'imperatore Napoleone continueranno a sfidarsi a duello ogni qualvolta si incontreranno. Un film pazzesco, se si pensa che è retto unicamente da un unico fatto che si ripropone ciclicamente in svariati periodi della storia dell'impero e oltre; ma che avvince per la qualità della messa in scena e per la bravura dei due protagonisti. Mano a mano che passano gli anni si perde il ricordo di cosa fece cominciare il tutto e affiora invece l'ostinato impulso a portare a termine qualcosa che ormai non ha più significato.
L’ossessione per il duello e l’onore, seppure questi rappresentino la gabbia che racchiude in sé l’irrazionalità dell’uomo accecato dalla propria follia. Non era facile trasporre il racconto di Conrad poiché si rischiava di realizzare un film monocorde e noioso; eppure Scott dona enfasi e profondità a ogni fotogramma, complice la monumentale fotografia di Frank Tidy in cui i paesaggi trascendono in nature morte dall'ammaliante bellezza. Un'opera prima decisamente sopra la media che mostra le capacità e la maturità artistica del regista.
Splendida storia di onore (o presunto tale) e rivalità, un eterno scontro nato praticamente per nulla che coinvolge due militari e li accompagna oltre il tempo e le guerre. Scott fa capolino sulla scena cinematografica con una pellicola dall'indubbia bellezza formale, che incornicia immagini splendide e le mette al servizio di un racconto dal ritmo lento ma incalzante, grazie anche alla narrazione fuori campo. Molti sembrano i debiti con Barry Lyndon, ma il film di Scott resta comunque un ottimo esempio di cinema, bello anche se freddo.
All’esordio Scott firma un’opera in costume rigorosa e raffinata in cui il gusto estetico prevale sul racconto. Uno studio dai toni quasi onirici sull’ossessione e l’istinto ferino che alberga nell’animo umano e in cui gli eventi storici hanno una rilevanza marginale. La cura maniacale di scenografie e costumi, nonché la splendida fotografia naturale, rimandano alla bellezza pittorica di Barry Lyndon. Grandi prove di Keitel e Carradine. Regia mobile e moderna. Peccato l’autore di Alien e Blade runner non abbia proseguito su questa strada.
MEMORABILE: Il duello nel granaio con le spade scintillanti sui muri; L’incontro sulle nevi russe; Keitel che scruta l’orizzonte nel finale; Il duello a cavallo.
Primo elegante film di Ridley Scott (due anni prima di Alien) tratto da un racconto di Conrad su un periodo di quindici anni delle guerre napoleoniche, intervallati da sette duelli, di due ufficiali francesi. Uno dei migliori Keitel, aggressivo e ottuso nel suo ruolo spavaldo e un sempre sottovalutato Corradine ufficiale ussaro più razionale. Due personaggi maschili ben resi, lati della stessa medaglia. Scene dei duelli molto ben girate con una tensione sempre al massimo. Finale coerente con i personaggi.
Esordio di Scott alla regia cinematografica, a cui viene affidato un budget dignitoso ma che appare, grazie all'abilità del nostro, perfino esorbitante: attori di grande calibro diretti magnificamente, scenari maestosi e soprattutto una cura scenografica sopraffina, con punte notevoli durante il racconto della campagna di Russia e nei verdi paesaggi del finale, chiari debitori della pittura. Bisogna però dire che la storia, di per sé pure un po' barocca, non è particolarmente interessante e questo rimane forse il difetto principale di un'opera comunque esteticamente pregevole.
Due generali francesi si sfidano a duello lungo una vita. Film a suo modo epico, per il confronto tra i due protagonisti, che in nome dell'onore se la giurano. Il soggetto è poca cosa se non fosse per la ricostruzione ambientale della vicenda, tutta giocata sui chiaroscuri della fotografia quasi a darne un tocco pittorico. I primi sviluppi sono un filo schematici, poi la trama diviene più ariosa fino a un epilogo non prevedibile, anche per l'abbassamento dei toni. Cassavetes è più centrato, Keitel fa solo la faccia da incarognito.
MEMORABILE: Le pause del primo duello; Lo scontro a cavallo; La doppia pistola.
Un più che buon esordio per Ridley Scott, che dimostra già qui una ricercatezza non indifferente per la composizione scenica (merito pure della fotografia di Frank Tidy) e una lodevole predisposizione per le sequenze dinamiche (la visceralità dei duelli tiene letteralmente col fiato sospeso), ma anche una sbalorditiva finezza nel tratteggiamento introspettivo dei suoi personaggi (abilità sfiorita nel corso degli anni). Seppur evidenti, i limiti imposti dalla scarsezza di budget non ledono - e forse stimolano - l'autorialità formale e concettuale dell'opera. Grandi Keitel e Carradine.
MEMORABILE: La spietatezza di Keitel durante il primo, insensato, duello; La glaciale (in ogni senso) parentesi russa; Il finale, che più azzeccato non si può.
Un gran bel film per Ridley Scott, al suo esordio cinematografico. È un film drammatico ma sullo sfondo ha la guerra, anche se la mostra veramente solo per una piccola parte. L'eterno duello tra i due protagonisti, perfettamente interpretati dalla coppia Carradine-Kietel, offre l'occasione per un'attenta analisi dei due personaggi, senza contare l'inserimento in alcuni momenti di trame grottesche e umoristiche. Un mix veramente pregevole, girato e ambientato perfettamente, con una bella colonna sonora. Sarebbe stato bello se Ridley Scott avesse girato altri film così. Ottimo.
Da un racconto di Conrad. Due ufficiali francesi continuano a sfidarsi a duello per quindici anni, tra il 1800 e il 1815, a causa di una lite provocata da uno di loro per futili motivi. È il primo film di Scott, che veniva dalla pubblicità e fa notare la cosa, visto che la confezione che ci presenta è fin troppo patinata. Il film però è notevole grazie alla bella prova dei due protagonisti e ad alcune soluzioni che fanno già prevedere il brillante futuro del regista. Da citare l'ultima inquadratura: un richiamo "à rebours" al "Viandante nella nebbia" di Friedrich.
MEMORABILE: I duelli; Il finale.
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Didda23 ebbe a dire: Pigro,ho notato che hai inserito un paio di titoli di Kaurismaki, ho visto però che qualche film del regista non l'hai commentato.Ti consiglio di finire la filmografia perchè è colma di perle di rara bellezza!
Lo so che dovrei: ti sembrerà strano ma non riesco a entrare in sintonia con Kaurismaki, e infatti i pallini che do sono un po' scarsini, a parte "Leningrad cowboys". Nel caso di Kaurismaki più che la qualità del lavoro, indiscutibile, pesa sul mio giudizio il fatto che non riesca a coinvolgermi o a emozionarmi, facendomi perdere di interesse per quello che racconta.
Comunque sì, mi riprometto sempre di riprovarci...
Lapsus freudiano ? nella scheda di questo film ereticamente bistrattato dal maestro (e da Didda) il nome dell'attore Carradine è scritto con la c minuscola.....
Galbo ebbe a dire: Lapsus freudiano ? nella scheda di questo film ereticamente bistrattato dal maestro (e da Didda) il nome dell'attore Carradine è scritto con la c minuscola.....
HomevideoRocchiola • 11/04/19 10:17 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della Paramount è sempre in catalogo. Si tratta di una Special edition che tra gli extra comprende anche Boy & Bicycle il primo cortometraggio diretto da Scott nel lontano 1965.
Questa edizione è stata di recente rieditata con diversa copertina ma analoghi contenuti.
Si tratta quindi dello stesso prodotto che utilizza il medesimo master e propone gli stessi contenuti extra. Sulle copertine non è indicato alcun restauro o rimasterizzazione ma l'immagine è molto buona per un prodotto SD, pulita e nitida. L'audio italiano originale mono è discretamente potente e chiaro. Un buonissimo prodotto per un titolo fondamentale che negli Usa ha già beneficiato di un'ottima edizione in bluray curata dalla Shout Factory. Speriamo che anche da noi possa presto uscire in HD dato che si tratta di un film di eccezionale bellezza formale.