Tra i piccoli gioielli nascosti nella scarna filmografia del valente Massimo Dallamano spiccha questo LA POLIZIA CHIEDE AIUTO, una delle pochissime commistioni tra lo spaghetti-thriller e il poliziottesco. I due generi più in voga nell’Italia dei Settanta si fondono qui in un amalgama mirabilmente girato, che poggia solide basi in una sceneggiatura di ferro ed è interpretato al meglio da un cast diretto magistralmente. Cassinelli commissario offre qui una delle sue performance più convincenti, Giovanna Ralli è un sostituto procuratore umanissimo, Mario Adorf ha una parte breve ma intensa; Franco Fabrizi (il fotografo Bruno Paglia) è perfetto in un ruolo che gli consente di salire giustamente...Leggi tutto sopra le righe. La storia parte dall’omicidio di una ricca minorenne per espandersi e comprendere personaggi della più svariata estrazione; un soggetto complesso che la sceneggiatura ha il grande merito di rendere chiaro e godibile. In ogni sua componente il film dimostra un’effettiva eccellenza: dalle belle musiche di Stelvio Cipriani (che ritroveremo identiche nel celebre tema della regata in TENTACOLI) alla fotografia, fino ad arrivare alle grandi scene d'azione, con inseguimenti realizzati benissimo che valgono molto di più di quelli tanto strombazzati dei vari POLIZIOTTO SPRINT. Insomma, Dallamano confeziona un film cupo e teso allo stesso tempo, persino splatter (due mannaiate memorabili) e mai gratuito, con un finale assolutamente degno e che merita le critiche positive ottenute all'epoca. Il cast è indovinato e non sbaglia quasi nulla, conferendo al risultato una forza insolita degna dei migliori noir di Di Leo. Forse manca un pizzico di originalità , l'ambientazione è quella che è, ma resta un film da vedere.
Bresciano e lolitesco. A metà fra poliziottesco e argentiano, è un ibrido interessante, che ha snodi assai casuali e qualche umorismo involontario (l'assassino che gira per la clinica con l'ascia in bella vista!). C'è qualche morbosità verbale gratuita, compiaciuta, fastidiosa. Inferiore a Solange. Regìa sicura, Ralli gran donna, Cassinelli un po' caricato, Adorf corretto. Grande, come sempre, Franco Fabrizi. La Paladini (figlia di Adorf) è la figlia del Paladini che conduceva il telegiornale.
La descrizione iniziale di Adorf alla Ralli (il sostituto procuratore) nello studio fa già capire che non verrà risparmiato nulla allo spettatore; e così è. Film crudo, spietato, senza speranza. Nessun cedimento, ritmo costante. Non si perde mai interesse. Segnalo un bel puzzle umano, il motociclista con casco e ascia in ospedale, un’amputazione, il commissario in ambulanza, i nastri…. Un po' troppo manichino l'impiccata. Brava e convincente Giovanna Ralli, ma anche Cassinelli (il nervoso commissario Silvestri). Grande cinema.
Grande cinema di genere. Ritmo elevatissimo e una sceneggiatura morbosa e violenta che non risparmia nessun colpo basso. Ottima come sempre la regia di Dallamano, molto sopra la media anche la fotografia, davvero trascinanti le musiche di Cipriani. Grande il cast, con un perfetto trio di attori (Claudio Cassinelli, Mario Adorf, Giovanna Ralli). Un po' sbrigativo il finale, ma è difetto su cui si può sorvolare. Spettacolare il look dell'assassino. Il tipo di film di cui si sente la mancanza.
Non mi ha fatto impazzire questo film. Nonostante alcune scene grandiose e un'ottima colonna sonora, la trama e la sceneggiatura non mi sono sembrate molto convincenti ed in alcuni casi sono troppo sbrigative.
Riuscito solo a metà . Riprende il tema della prostituzione minorile, ma la sceneggiatura è confusa, insipida e si perde in inutili citazioni da thriller argentiano con tanto di concessioni allo splatter. L’interesse sta in una protagonista donna nel ruolo di sostituto procuratore (la Ralli), nelle belle musiche di Cipriani con voci bianche e nella telefonata rivelatrice delle due bambine. Misurato il livello di recitazione complessivo.
Ottima commistione tra thriller e poliziesco, questo film si fa apprezzare però più per la mirabile messa in scena di Dallamano che per la trama, talvolta un po' a singhiozzo e sacrificata sull'altare della voluta insistenza su particolari morbosi e spiazzanti (almeno per l'epoca). Breve ma intenso Mario Adorf, brava Giovanna Ralli (il primo sostituto procuratore donna del cinema poliziesco) e, sempre sopra le righe, il mio culto personale Franco Fabrizi, al solito inespressivo Claudio Cassinelli.
MEMORABILE: Le sequenza degli agguati all'ospedale e nel parcheggio sotterraneo.
Quello che si dice un buon film, che attraversa vari generi (poliziesco, giallo e thriller) e che ripropone un soggetto -lo sfruttamento della prostituzione minorile- strettamente collegato al regista (Cosa Avete fatto a Solange?). Il killer incaricato di uccidere ha influenzato, per via del look (agisce con casco da motociclista) anche Nude per l'Assassino (1975), mentre l'ottima colonna sonora, realizzata dal bravo Stelvio Cipriani, è ripescata dal precedente La Polizia sta a Guardare (1973). Prodotto da Paolo Infascelli.
Sicuramente un buon prodotto di genere, realizzato con mestiere e con tanta passione. La pellicola si avvicina più al giallo che al poliziottesco. Se togliamo le scene degli inseguimenti, del secondo non rimane praticamente traccia. Belle prove attoriali, anche se spicca su tutti il grande Mario Adorf, qui dosato nella parte, ma intenso come solo lui sa fare. Alta tensione e ottimi effetti visivi arigianali. Sicuramente da vedere.
MEMORABILE: La ragazzina al commissario: "Quante storie per quattro scopate!".
Buono (ma non direi ottimo, preferisco Solange) questo thriller di Dallamano, che ibrida felicemente poliziesco e giallo, con decisa prevalenza del secondo, orchestrando con la consueta perizia una sceneggiatura non ineccepibile ma di efficace coralità , e regalando alcune sequenze notevoli. Fabrizi come sempre eccellente in uno dei suoi ineluttabili ruoli di viscido. Da vedere sicuramente: si piazza a pieno titolo nella prestigiosa zona fra i tre e i quattro pallini.
Interessante film che mescola abilmente due generi (il thriller ed il poliziesco) che hanno poco da spartire. Merito della bella regia di Dallamano, che riesce a dar vita a splendide scene di tensione, oltre che a inseguimenti ottimamente girati. Peccato però che la sceneggiatura non sia all'altezza della situazione (propinando allo spettatore situazioni assolutamente inverosimili), oltre ad avere qualche caduta di gusto, consistente soprattutto in alcuni eccessi verbali. Indimenticabile
lo score di Cipriani.
Giallo che si tentò di virare verso il poliziesco per il repentino cambio di orientamento di gusti popolari, ma fondamentalmente è una variazione dallamaniana sul suo tema-ossessione delle "ragazzine viziose in giri loschi". Ben diretto come sempre (anche se regge bene solo la prima parte), presenta una delle più grosse e gratuite cadute di gusto di ogni tempo, quando viene letto il referto autoptico della vittima, precisando la presenza di "tracce di sperma nella gola, stomaco e ano". Roba da matti. Mi chiedo cosa avesse in testa Dallamano...
MEMORABILE: I momenti di Franco Fabrizi, che tratteggia ovviamente un personaggio squallido, sono al solito di gran livello recitativo.
Ottimo incrocio di poliziesco e thriller. Il bravo Dallamano resta fedele alla tematica degli abusi e delle violenze sulle giovani donne, ma questa volta il tutto si mescola con una storia poliziesca dalle tinte forti. Tra omicidi-suicidi, insabbiamenti e mezze verità , sprofondiamo in un thriller dall'alto tasso di tensione. Il motociclista killer non ha nulla da invidiare al classico assassino argentiano. Memorabile, fenomeno unico del genere.
MEMORABILE: Il motoassassino accerchiato nei cortili interni di un agglomerato abitativo. Tensione pura.
L'omicidio di una ragazzina porterà gli investigatori ad indagare, ma solo fino ad un certo punto, nel mondo della prostituzione di giovanissime borghesi, annoiate ed in cerca di ulteriore denaro facile. Gran bel film, che riesce a riprodurre efficacemente vizi e virtù della società italiana degli Anni Settanta, scellerata e corrotta, ma tenuta comunque a galla da un pugno di eroi "equilibrati". Eccellente colonna sonora del mitico Cipriani e grande regia del povero Dallamano. Attori in gran forma e atmosfera giusta per una bel dopocena!
Più che poliziottesco è un giallo con elementi tipici dei thriller argentiani, dai quali tuttavia è bene mantenere le distanze: la narrazione è un po’ ingenua e semplicistica e la tensione non è mai molto alta. Il film è comunque dotato di un buon ritmo che lo rende piacevole e coinvolgente, grazie anche alla sapiente regia di Dallamano che, tra le altre cose, ci regala delle soggettive decisamente efficaci. Belle le musiche di Stelvio Cipriani.
Eccellente mix di giallo e poliziesco, con forti tinte drammatiche e una decisa aria di denuncia sociale. Il film, basato su un soggetto e su una sceneggiatura ben studiati, è supportato dalle ottime interpretazioni del cast, su tutti Cassinelli e la Ralli. Non mancano alcune sequenze splatter, la tensione è costante e si respira un'aria cupa e pesante, pregna di una drammaticità livida e senza speranza, specialmente nel finale. Ben coreografate e girate anche le sequenze d'azione. Un gioiellino di Dallamano che va rivalutato assolutamente.
Felice commistione tra poliziesco e giallo. Dallamano conosce bene il mestiere e anche in questa occasione non si smentisce. Soggetto e sceneggiatura a prova di bomba, bravi interpreti, ritmo elevato e discreta suspence. Ottimo Cassinelli. Rilevo solo solo due incongruenze: uno strano Mario Adorf, compassato e non furioso e il killer con il casco e la mannaia che pare un Power Ranger Nero... Nonostante ciò, il giudizio è più che positivo.
Splendido film che mixa giallo, poliziesco e un tocco di orrore (si vedano i numerosi cadaveri fatti a pezzi). La trama è banale (il solito giro di ragazzine che si prostituiscono per una clientela facoltosa e importante) ma il film non lo è per niente. Attori ottimi, sia i principali Cassinelli, Fabrizi, Gaipa sia i vari caratteristi (vedi il grande Dottesio).
MEMORABILE: "Cosa altro vuole dire?" "Voglio dire... vaffanculo!"
Niente male. La regia di Dallamano è sicura (anche se ha fatto di meglio), bravi Giovanna Ralli (da citare la scena nel garage), Adorf e Fabrizi. Vi sono anche insistiti particolari sanguinolenti (la mano mozzata, le pugnalate) funzionali e non esagerati. Spiegazione finale sufficientemente convincente. Non uno dei migliori del genere, ma merita un buon punteggio (***) per la professionalità .
Davvero un'ottima commistione fra il poliziottesco e il giallo all'italiana. Dallamano dirige con mano sicura un film travolgente con scene d'azione mozzafiato e ben girate (l'inseguimento dopo il tentato omicidio all'ospedale) e si circonda di un cast perfetto: dall'algido Cassinelli alla placida ed umana Ralli. Buono anche Adorf. La sceneggiatura è buona ma un po' confusa sul finale e la colonna sonora solo discreta (non mi ha fatto impazzire...). Buone le scene di sangue e quelle di tensione. Da non perdere!
MEMORABILE: L'omicidio del tassista nel garage, con un colpo di mannaia sulla nuca seguita da un violento schizzo di sangue...
Dallamano gira a Brescia, sua città natale, uno splendido mix fra poliziesco e thriller. Ben fotografato da Franco Delli Colli, propende troppo verso il macabro e una immediatezza di linguaggio a volte eccessiva, ma è sorretto da una regia robusta e dalla più bella colonna sonora composta da Stelvio Cipriani. Coraggiosa, per l’epoca, l’idea di una donna come protagonista; peccato che la scelta sia ricaduta su una Giovanna Ralli visibilmente spaesata. Accanto a lei un Mario Adorf poco sfruttato e un ottimo Cassinelli.
Dallamano si conferma regista solido e immune da farseschi colpi di testa. Con questo notevole film riesce a spaziare tra generi diversi con bravura, aggiungendo venature horror e un che di morboso senza strafare. Complessivamente discreti gli attori e memorabili i motivi musicali di Stelvio Cipriani (altro esperto del mestiere) che si fondono ad arte con le immagini come, ad esempio, nelle magistrali sequenze finali del motociclista nella piazzetta.
Sullo sfondo morboso caro al regista (oddio, i giovani fanno sesso!) vengono innestati un paio di inseguimenti, ma la vena è prevalentemente thriller. Buono, ma personalmente gli preferisco, sullo stesso versante, il gemello A tutte le auto della polizia e anche il vituperato Morte sospetta di una minorenne, peraltro sempre con Cassinelli molto più simpatico che qui. Certo che Stelvio Cipriani è come una trattoria in cui si mangia bene ma c'è solo il piatto del giorno: la musica non c'entra assolutamente niente col film!
MEMORABILE: Spiegone finale tra la Ralli e Cassinelli: "L'ha violentata" - "Ma non era impotente?" - "L'ha violentata con una bottiglia".
Dopo "Solange" Dallamano ripropone il morboso tema degli omicidi di giovani e fin troppo disinibite studentesse che si muovono in ambienti torbidi spostandosi però dalle atmosfere londinesi alla provincia bresciana. Ne viene fuori un film incredibilmente originale in bilico tra giallo, thriller e poliziesco. Ottimi Cassinelli, Adorf e la Ralli. L'assassino motociclista armato di mannaja è davvero inquietante. Le musiche di Cipriani sono riciclate dal precedente La polizia sta a guardare ma sono quantomai azzeccate. Grande esempio di cinema!
MEMORABILE: L'ascolto dei nastri con le registrazioni degli incontri delle minorenni con i laidi e vecchi clienti...
Tesissimo, ricattatorio, senza un attimo di tregua, questo film può considerarsi una fusione più che riuscita di thrilling sanguinario e poliziesco violento alla Lenzi/Massi, allora in fase ascendente. Dopo le atmosfere raffinate e morbose di Solange, Dallamano cambia decisamente marcia: niente più introspezione psicologica, descrizione minuziosa di ambienti, caratterizzazione sopraffina dei personaggi; qui l'autore milanese concede solo figure stilizzate, appena abbozzate, alle prese con un susseguirsi spasmodico ed incalzante di situazioni crude e colpi di scena secchi e taglienti come rasoi.
MEMORABILE: Lo strabiliante effetto della mannaiata "mozza-mano", a mio parere, la scena splatter più bruscamente realistica di sempre.
Thriller riuscito in pieno. Avvalorato da una colonna sonora riciclata ma in grado di coinvolgere, con le sue note incalzanti, si delinea come un film in cui la suspense è ben dosata e la storia avvince fin dall'inizio lo spettatore, in un turbinio di colpi di scena. I toni drammatici e l'azione mixati sapientemente in un'ottima pellicola che miscela il poliziesco con il giallo alla Dario Argento.
Solido film di genere in cui si notano delle commistioni thriller ed una narrazione sempre interessante e ben congegnata. Dalla morte di una giovane si dipana la trama discretamente retta dal cast che annovera la giudice Ralli, il bonario Adorf, l'efficace Cassinelli ed il laido ed appropriato Fabrizi. Interessante.
Nella Londra di Solange le fanciulle se la spassano volontariamente (e gratuitamente) con bei giovanotti e aitanti professori, a Brescia le minorenni sono vittime di sfruttatori e piagnucolano in questura sotto gli occhi del padre e di Cassinelli! (Viva l'Inghilterra!) Poliziotto integerrimo combatte il marciume della provincia corrotta: questo conferisce al film la cifra del poliziesco all'italiana, molto più di inseguimenti e sparatorie. Regia elegante, sceneggiatura accettabile, discreto Cassinelli, pessima la Ralli: non si lamenti se tutti la chiamano "signorina" invece che "dottoressa"!
MEMORABILE: La polizia chiede aiuto: il nome del mandante lo snocciola una ragazzina, il nascondiglio del sicario lo indicano due bambine. Andiamo bene...
Diciamo che rispetto ad altri di Dallamano non ha quel che di armonico... gli stessi attori non hanno quella grinta e quel pathos necessario allo scopo. Nondimeno la scena del bagno col sangue dappertutto dà dei punti perfino alla cascata di Shining come suggestione, l'interrogatorio e soprattutto le risposte e lo sguardo della ragazzina più spregiudicata sono inarrivabili e tutte le scene della mannaia hanno un realismo assoluto. Caro Massimo, hai anticipato i tempi... oggi c'è chi vende all'asta la propria verginità a un prezzo base di 150.000 euro!
Con una buona dose di furbizia e un occhio attento al botteghino, il regista e gli sceneggiatori hanno gabellato come film di denuncia - del filone frequentato assiduamente, per intenderci, dai Rosi, Petri, Damiani, ecc... - un poliziesco sospeso fra le forti tinte da thrilling argentiano e la morbosità tipica del filone sulla prostituzione minorile. Non si può negare, invece, che, presa per quello che realmente è, la pellicola annovera ottime sequenze, tese e nervose, con parecchi e notevoli particolari splatter.
Visto a suo tempo al cinema e rivisto ieri, il film è risultato superiore a quanto ricordassi, anche se bisogna ammettere che la sceneggiatura fa acqua su più fronti. La regia di Dallamano è comunque sicura e, durante la visione, fa passare volentieri sopra a qualche incongruenza, aiutata in questo anche da un buon supporto attoriale (ma la Ralli non mi ha convinto molto). Curioso mix di poliziesco, thriller e noir (anche se il titolo lascerebbe pensare al tipico poliziottesco), merita sicuramente la visione. ***
MEMORABILE: La cruda descrizione (nei dialoghi e nelle registrazioni) dei rapporti delle ragazzine, ma nulla viene mai mostrato.
La polizia chiede troppo aiuto! Lo splatter è efficace, lo score musicale di Cipriani magnifico, ma la sceneggiatura arranca qua e là , soprattutto quando è in scena la Ralli, magistrato poco credibile che tutti chiamano "signorina" (ma quando mai?). Cassinelli ha fatto di meglio, mentre Adorf è adorabile come al solito. Fabrizi viscido come al solito e con capello biondo. Solange ha quel quid pluris di oscurità e tristezza che qui ammanca, purtroppo.
MEMORABILE: I titoli di testa con la magnifica ost "Pandora".
Mix tra giallo alla Dario Argento e poliziottesco anni '70 (notevole la lunga scena dell'inseguimento). Ben diretto da Massimo Dallamano, il film puo contare su una buona interpretazione (su tutti Adorf e Fabrizi) e una notevole colonna sonora che accompagna tutti gli 87 minuti del film aumentandone esponenzialmente la componente emotiva. La pellicola scorre veloce e prende per tutta la durata.
MEMORABILE: Mario Adorf; L'inseguimento; La colonna sonora.
Eccellente giallo nostrano equilibrato e in grande stile. La storia si fa via via più torbida seguendo il corso delle indagini, giustamente complesso, e la tensione si mantiene costante fino al finale, grazie all'ottima scrittura. Non tutti gli attori sono gestiti al meglio, ma la media è comunque alta. L'assassino motociclista è innovativo e spiazzante: un incubo urbano onnipresente e indomabile, di notte come in pieno giorno.
MEMORABILE: L'inseguimento nel parcheggio sotterraneo.
Un bel poliziottesco anni '70, con i topoi del genere: violenza, tensione, inseguimenti con le mitiche alfette verdi, rabbia, ambientazione torbida di corruzione dei poteri forti e intoccabili e soprattutto tanto pessimismo nel finale; ma non rassegnazione: Adorf che straccia le dimissioni insieme alla Ralli che condivide il giustificato vaffa di Cassinelli sono un chiaro messaggio. Bel ritmo, indagine ben orchestrata, vigoroso commento sonoro di Cipriani. Sarà un caso la riscoperta recente di questi film?
MEMORABILE: L'assassino nel garage cerca il magistrato (Ralli).
Dallamano gira con piglio sicuro e la consueta professionalità questo poliziesco macchiato di giallo che si lascia gustare fino in fondo. La storia narra di un giro di squillo minorenni che la polizia scova e poi è costretta a ignorare per ordini "superiori". Non convincono una Giovanna Ralli "signora" super-pettinata senza slanci e una trama non proprio originalissima, con vuoti narrativi disseminati qua e là .
Niente male questo giallo bello cruento, certo con varie imperfezioni ma anche diverse frecce al proprio arco. Bei personaggi innanzitutto (bravi Adorf, Fabrizi e la Ralli, se la cava bene anche Cassinelli col suo riuscito e aggressivo commissario), un bell'inseguimento, morbosità , scene cruente e belle musiche. Ben utilizzate le location bresciane, peraltro poco inflazionate nel nostro cinema.
Bella film tra il poliziesco e il classico giallo all'italiana con assassino armato di mannaia che tratta di un giro di prostituzione minorile (tema sempre attuale). Cassinelli e la Ralli offrono una buona prova, la trama è interessante, le musiche di Stelvio Cipriani azzeccate e il finale lascia l'amaro in bocca. Notevole!
Dallamano riprende un tema già trattato spostando l’azione nella bella Brescia, restando fedele al thriller e riprendendo dal poliziesco soprattutto certi assunti pessimistici. Il risultato colpisce, oltre che per l’ambientazione inconsueta, per il ruolo delle donne e per la morbosità della storia lasciata all’immaginazione, più che esibita. La scelta degli attori è centrata, anche nei ruoli minori: emergono soprattutto Fabrizi, Adorf, la Ralli e la Pignatelli. Efficaci le musiche di Cipriani.
MEMORABILE: La mano mozzata; Il bagno insanguinato; L’autopsia; L’agguato nell’autorimessa; La lapidaria risposta di Silvestri (Cassinelli) al questore.
Quando il cinema italiano era un'industria (con relativi mestieranti e artigiani) questo era un prodotto medio. Ben diretto, ben recitato e fluido nello scorrimento; con qualche caduta di gusto (il motociclista con la mannaia è "troppo") e alcune facilonerie (il potere che insabbia), ma parecchia carne al fuoco: non a caso, a distanza di anni, tale pellicola vanta una carica documentaria e sociale che i filmetti di oggi si sognano. Bravissimo Fabrizi; Cipriani è al top della carriera.
Film solido, ben diretto e interpretato nonostante qualche divagazione "pulp" un po' troppo sopra le righe (taglio della mano di un poliziotto, uccisione dell'autista del giudice Ralli). Cassinelli come sempre è bravo e credibile, qui supportato da una Ralli splendida e piena di charme. Adorf resta invece in penombra (peccato). La trama è intrigante (vari delitti collegati a uno squallido giro di minorenni "corrotte" da vecchi pervertiti) e il finale amaro e ancora attuale. Musica stupenda, in parte riciclata ma funzionale al plot.
Uno dei polizieschi più riusciti degli anni 70, merito di una vicenda tra le più crude che io ricordi in film del genere: morti di giovani ragazze, teste mozzate e tanta, tanta tensione. La Ralli procuratore recita una parte riuscita ed è seguita da un convincente Cassinelli nei panni del commissario. C'è anche Adorf, in una parte minore, ma lascia il segno. La fase centrale è la migliore (in ospedale, con l'assassino con mannaia e successivo inseguimento). Il risultato complessivo è notevole: sicuramente consigliato!
Interessante connubio tra poliziottesco e italian giallo, è un ottimo esempio del talento di un regista scomparso troppo presto che avrebbe potuto regalarci altri film di spessore. Gli ingredienti ci sono tutti: azione, sparatorie, inseguimenti sincopati e una buona dose di violenza. Il sicario con la mannaia appare piuttosto forzato, ma è una figura d'effetto. Non eccezionali le musiche, cast in parte. In sostanza, un prodotto per appassionati.
Un mix tra poliziottesco e thriller che forse penalizza di più il primo. Qui infatti degli inseguimenti che hanno reso celebre il genere ce n'è soltanto uno (comunque di ottima fattura). La storia si dipana attorno a un giro di prostituzione minorile, tutte studentesse di un liceo gestito da suore, prese di mira dai classici clienti vecchi, facoltosi e potenti (nel senso di potere politico). Questa volta a gestire le indagini non abbiamo il solito maschio ma il sostituto procuratore della Repubblica Giovanna Ralli.
Comincia molto bene, secco e misterioso, agitando acque torbide, disegnando profili di personaggi che attirano l'attenzione e giustapponendo immagini crude. Il bellissimo score (che poteva essere usato meglio) contribuisce ad alimentare la tensione, ad accendere la fantasia. Peccato che per certe facilonerie di sceneggiatura e visive, sommate a varie inverosimiglianze e alcune esagerazioni, perda per strada un un po' di fascino. Capolavoro sfiorato; bastava più aderenza al plausibile.
La storia, che coinvolge politica e prostituzione minorile, non era nuova nemmeno a quei tempi e la sceneggiatura non si avventura oltre il convenzionale, ma alla fine non era per quello che il pubblico di questo cinema pagava il biglietto. Attori di livello, regia organizzata, musiche davvero belle, trame morbose, inseguimenti realizzati con grande mestiere, suspence a go go, sebbene di grana piuttosto grossa. Tanto sangue. Effetti speciali non impeccabili.
MEMORABILE: Il manichino dell'impiccagione, fintissimo, così come il corpo smembrato all'obitorio.
In principio la polizia ringrazia il popolo giustiziere, prima dei vari Merli di turno. Qui, chiede aiuto: la criminalità mossa dalle alte sfere non si tocca. Il killer motociclista viene riciclato in Nude per l'assassino e le superbe musiche di Cipriani in Tentacoli. Il clima malsano di Solange qui è a sprazzi (il magnetofono con le voci delle vittime, i cori infantili della soundtrack e la maschera di lupo fallica riesumata archeologicamente tra le scene perdute sono i segni dell'antro dell'orco), privilegiando l'azione tecnicamente efficace.
MEMORABILE: I micidiali colpi d'accetta e gli inseguimenti con il killer.
Alcune trovate sono un po' tirate per i capelli (l'assassino figlio del macellaio che naturalmente usa una mannaia prelevata in macelleria, la telefonata rivelatrice delle due bambine) ma in generale il film si lascia apprezzare per l'elevata dose di adrenalina che Dallamano impegna nelle scene di inseguimento e per la crudezza dell'impianto giallo della pellicola tra mani tranciate, corpi dissezionati e almeno una bellissima scena puramente ansiogena ambientata in un parcheggio sotterraneo. Non fa rimpiangere Cosa avete fatto a Solange?
Discreto poliziottesco Anni Settanta (una delizia per i cultori del modernariato: le "volanti" Alfa Romeo ancora dipinte di verde, la mitologica Fiat 125 radiomunita su cui corre Cassinelli). Il ritmo è buono, gli interpreti fanno il loro lavoro, impersonando i soliti stereotipi. La conclusione è quella classica: volano gli stracci, mentre i livelli superiori sono intoccabili. Qualche morbosità per l'epoca. Però la trama fa acqua, e il tipo con la mannaia non si capisce proprio da dove sia saltato fuori (forse da una film di Dario Argento?).
Un poliziesco quasi impegnato per la tematica trattata e per la scelta di affrontarlo con seriosità e senza ricorrere a esagerati artifizi cinematografici. Sono gli anni del thriller argentiano, ma Dallamano si limita a poche scene cruente lasciando che la violenza visiva sia sostituita da altro. Oltretutto, quando il mistero inizia a dipanarsi, sale ulteriormente di tono mettendo sul piatto un’inequivocabile critica nei confronti di un determinato sistema che gode d’impunità . Merita una visione, malgrado qualche apparente imperfezione.
Mix tra poliziottesco & thriller, imperfetto ma valido esempio di cinema di genere. Sicuramente eccessivo il killer, inverosimile e fumettistico; inadeguata la Ralli nel ruolo da procuratore; ottimo invece Adorf, come sempre. La storia è tesa e violenta (sangue a fiumi), c'è ritmo e si percepisce una buona mano alla regia. Ben realizzato l'inseguimento tra la Giulia e la Ducati.
Poliziesco italiano tra i più violenti e morbosi girati nel decennio d'oro del genere. Tra cadaveri fatti a pezzi e inseguimenti in moto, il film fila liscio e piacevolissimo. Ottime la fotografia e le prove attoriali, con un grande Mario Adorf e un Claudio Cassinelli bravo ma a volte un po' sopra le righe. Bellissime le musiche di Cipriani. Peccato per qualche piccolo vuoto qua e là nella sceneggiatura, che a volte accelera troppo. Sicuramente un buon esempio del genere.
Terzo capitolo prodotto da Infascelli in cui la polizia è protagonista. Le musiche di Cipriani restano il filo conduttore, ma la vicenda si arricchisce qui di una trama gialla dai dettagli pruriginosi (lo squallido incipit nella soffitta; il personaggio di Fabrizi), il cui richiamo a Solange è piuttosto netto e dà nuova linfa al genere. Cassinelli non ha l’istrionismo di Salerno ma offre una buona prova, che gli varrà la riconferma in pellicole successive dello stesso genere. C'è anche Farley Granger, alle ultime apparizioni degne di nota.
Nonostante vari difetti (raccapricciante ricomposizione di un cadavere fatto a pezzi, insistite riproposizioni di nastri registrati con dialoghi morbosi, interpretazione sopra le righe da parte di Claudio Cassinelli) il film di Dallamano, in perfetto equilibrio tra poliziesco e thrilling, resta una dolente e amara testimonianza del mistero di iniquità che spesso perverte e insudicia cuori e menti umane. Regia ispirata, sceneggiatura nitida, tecniche sicure ma senza compiacenze, cornice provinciale e malinconica, tensione che non viene mai meno.
MEMORABILE: I volti accorati e commossi di Giovanna Ralli e Mario Adorf esprimono in modo magistrale tutta la nausea per la malvagità umana che stanno scoprendo.
La polizia chiede aiuto, e ci crediamo benissimo: qui il marciume umano più abietto viene fuori come da una fogna e gli schizzi di melma non risparmiano nessuno. Dallamano fonde, e bene, italian giallo e poliziottesco aiutato anche da un grandissimo cast; ma a terrorizzare, più che l'assassino di nero vestito, è l'atmosfera di omertà infame che serpeggia intorno al sordido caso, senza pietà per lo spettatore. Qualche difetto (sceneggiatura ed effetti speciali) non guasta certo l'impatto del film, nemmeno oggi a cinquant'anni di distanza.
Ottimo giallo italiano con venature poliziesche, imperniato su una vicenda angosciante e morbosa. Partendo dall'omicidio di una ragazza, viene scoperchiato il classico vaso di Pandora, che coinvolge insospettabili e intoccabili restituendoci un quadro pessimistico e immorale che sarebbe impensabile in una produzione odierna. Dallamano dirige con eguale efficacia sia le scene d'azione che quelle di tensione, non ci risparmia i particolari anche più scabrosi dalla vicenda raggiungendo uno dei picchi della sua carriera. Eccellente colonna sonora di Stelvio Cipriani. Da riscoprire.
Cupo, morboso. Ottime prove da parte di Cassinelli, Adorf, Ralli, Fabrizi. Ritmo serratissimo per almeno 3/4 del film. Felice mescolanza di giallo e poliziesco. Finale un po’ affrettato ma tutto sommato plausibile ed efficace. Dialoghi realistici. Si inserisce anche un’appena accennata tensione sessuale (vorrei ma non posso) tra il Vice Procuratore (la Ralli) e Silvestri (Cassinelli). Perfetta sottolineatura da parte della colonna sonora. Non all’altezza di Cosa avete fatto a Solange?, ma la regia è solida e si fa apprezzare per mantenere la tensione quasi sempre ad alti livelli.
Crudo crudento. Il regista ci va giù duro sin dall'inizio (le battute di Adorf sui dettagli del cadavere...) per poi passare da una lunga e tesa sequenza in ospedale con conseguente inseguimento automobilistico che permette allo spettatore di liberare un po' la tensione accumulata fin li. Dopo la scena del parcheggio il film cala leggermente fino a un epilogo forse frettoloso ma ugualmente amaro. Ottimo il cast, belle le location bresciane: è un peccato che il filone poliziesco sia passato poche volte per questo territorio.
MEMORABILE: Il breve e agghiacciante flashback che riguarda la ragazza uccisa.
Capolavoro mancato. Il mix di poliziesco e giallo è vincente, tuttavia non giustamente dosato. Se la parte d'indagine poliziesca è fin troppo seriosa (Cassinelli e la Ralli non concedono nulla di spiritoso/pruriginoso), restando in linea con la torbida vicenda, il lato giallo è fin troppo caricato, vira allo slasher lambendo lo splatter, e in alcuni frangenti è davvero poco credibile. Chiaro l'uso di manichini in un paio d'occasioni. Ridicola la scena all'obitorio, con moglie del morto prima indifferente poi ridicolmente isterica. In ogni caso intrattemimento di ottimo livello.
Una quindicenne viene trovata impiccata in una mansarda. Poliziesco dalle tinte splatter con una sceneggiatura che prosegue tassello per tassello e, ogni tanto, piazza una mannaiata per "ravvivare". L'indagine è tenuta in piedi da Cassinelli e la Ralli ha fascino ma poca verve giudiziaria; Adorf ha scarso spazio. Dato il tema dello sfruttamento giovanile si poteva approfondire il discorso con qualche ragionamento in più. La parte migliore è indubbiamente la musica di accompagnamento.
MEMORABILE: Il corpo a pezzi; Le foto dal balcone; Il nome del ministro.
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Il dvd risulta ancora di prossima uscita, ma sono passati 4 mesi...
HomevideoDusso • 29/01/16 13:52 Archivista in seconda - 1878 interventi
Esce entro l'estate
DiscussioneAlex75 • 9/05/16 17:51 Call center Davinotti - 710 interventi
Stefania ebbe a dire: Sui titoli di coda, a mo' di epitaffio, compare il seguente monito:
"Ottomila minori fuggono da casa ogni anno, una minima percentuale fa ritorno alle proprie famiglie. Altri vengono ritrovati intossicati o morti, ma della maggior parte si perde ogni traccia". Nel 1973, è probabile fosse veramente così, ma quell'"intossicati" mi ha fatta scompisciare: oggi, per "intossicarsi" uno mica fugge più di casa!
Quanto ai minorenni ritrovati morti, oggi i colpevoli sono in genere gli stessi familiari: neppure per morire, dunque, c'è più tanto bisogno di fuggire di casa!
Cambiando argomento, mi pare di aver rilevato un errore di "raccordo": l'inizio della sequenza dell'irruzione dell'assassino-motociclista con l'ascia nella clinica avviene a notte fonda. Cassinelli giunge poco dopo alla clinica, ed è ancora notte fonda. L'inseguimento dell'assassino nei corridoi della clinica dura (in tempo cinematografico, ma direi anche reale), pochi minuti: eppure, quando l'assassino fugge di nuovo all'esterno, sempre inseguito da Cassinelli, è pieno giorno, c'è proprio il sole, e sulla tangenziale (raggiunta, si presume, in poco tempo), c'è il traffico dell'ora di punta. E' evidente che per la scena nella clinica serviva la luce notturna, mentre per l'inseguimento nelle strade della città servivano la luce diurna e il traffico intenso (per complicare la scena). Però, la cosa si nota e dà un po' fastidio, a mio parere.
Quell'epitaffio finale è piuttosto lugubre e il commento musicale ne enfatizza la tetraggine. Immagino che per lo "spettatore medio" del 1974 il termine "intossicati", così indefinito, fosse piuttosto inquietante.
Quanto all'errore di raccordo, mi era sfuggito, così come me n'era sfuggito uno simile nel film " Squadra antiscippo " In ogni caso, sia il film di Dallamano che quello di Corbucci sono per me molto coinvolgenti e queste imperfezioni non hanno gran peso.
MusicheAlex75 • 9/05/16 17:57 Call center Davinotti - 710 interventi
Gugly ebbe a dire: Mi unisco la coro degli adoratori di Pandora:a mio avviso, a film visto, tale musica, che accompagna la sequenza delle ragazzine, suggerisce la pudicizia violata delle medesime.
Nei titoli di coda "Pandora" suona quasi come un "requiem" ed enfatizza l'epitaffio sui minori scomparsi di casa. Il coro mi ricorda vagamente quello che si sente nel tema principale di "Quattro mosche di velluto grigio".
Ho notato anche io il madornale errore temporale della scena nella quale l'assassino, con il casco in testa e l'ascia in mano, irrompe in ospedale per uccidere la segretaria del detective Talenti...
L'azione inizia a notte fonda e, dopo pochi minuti, termina in pieno giorno...Diciamo che questa clamorosa svista non rovina affatto l' opprimente atmosfera di tensione e la coerente logica drammatica della scena in questione.
Il film nel 1974 sarà stato certamente avvertito ed apprezzato anche nel suo contenuto di forte impegno civile al modo di una vibrante protesta contro certi ambienti intoccabili dell’alto apparato dello stato se non addirittura del governo…In questo la pellicola appare irrimediabilmente datata: dopo il fenomeno dirompente di Mani Pulite figuriamoci se oggi un Ministro della Repubblica rimarrebbe intoccato in caso risultasse responsabile del reato infamante di sfruttamento della prostituzione minorile…
si legge che il film era stato annunciato, fino a poco tempo prima, come "Victoria Story procuratore della Repubblica".
Dato che il personaggio interpretato da Giovanna Ralli si chiama Vittoria Stori, immagino che si tratti di un errore editoriale e che il titolo di lavorazione del film fosse "Vittoria Stori procuratore della Repubblica"
DiscussioneZender • 18/04/20 17:52 Capo scrivano - 48363 interventi
Al minuto 20:30 l'avvocato (Giancarlo Badessi) di Bruno Paglia (Franco Fabrizi) dice la battuta rivolgendosi al commissario Silvestri (Claudio Cassinelli)
"Eh caro dottore, sono cambiati i tempi..una volta bastava il semplice sospetto di un piantone perché un onesto cittadino..."
La battuta è molto simile a quella sentita in "La polizia ringrazia" al minuto 24:33 pronunciata dall'avvocato di Bettarini (Franco Fabrizi) interpretato da Corrado Gaipa (che ha un ruolo diverso anche in questo film).
"Si ma per fortuna non siamo più ai tempi in cui bastava la parola di un qualsiasi piantone di questura per farci scappare un ergastolo"