Un poliziottesco di grande tensione, magistralmente interpretato da un Enrico Maria Salerno come sempre in grado, grazie alla propria straordinaria intensità interpretativa, di risollevare le sorti della maggior parte dei film cui prende parte. In questo caso il soggetto di Marcello D'Amico, sceneggiato con grinta da Augusto Caminito e dal regista Infascelli, offre a Salerno un personaggio di buon respiro, cui l'attore riesce a dare le giuste sfumature caricandolo di un'umanità sconosciuta ai “colleghi” interpretati dai vari Merli o Franco Nero. Jean Sorel e Lee J. Cobb, le altre due star, sono in fondo solo ottimi comprimari, niente di più. La regia di Roberto Infascelli guida attraverso i binari...Leggi tutto della spettacolarità, inserendo inseguimenti mozzafiato dai toni drammatici e un verismo che sa dare a LA POLIZIA STA A GUARDARE una qualità superiore alla media del genere. Il finale è eccellente, ma anche la prima parte concede numerosi colpi di scena e sa aggirare con abilità quella prevedibilità solitamente propriadei nostri poliziotteschi. Ogni conclusione pare possibile (storica la videocassetta Multivision che svelava sul retro il finale) e Infascelli gioca bene le sue carte aggiungendo saltuariamente momenti di violenza solo apparentemente gratuita. Belle le musiche di Stelvio Cipriani, che comprendono forse il suo tema più celebre ripreso poi in LA POLIZIA CHIEDE AIUTO e TENTACOLI (nel quale accompagna la regata). Nel complesso tra i migliori poliziotteschi d'Italia.
Artigianato di rispetto, per un'opera certo non eccelsa, ma di indiscusso professionismo.
Fa colpo vedere Cobb entrare nel film con due c.s.c. al fianco: Serafini alla sua destra, Guerra alla sua sinistra.
Il "raccordo" è l'attuale tangenziale di Brescia.
“I delinquenti sono più tutelati dei metalmeccanici”. Inizia con questa battuta il film, che fa subito capire quale sarà l’argomento. Molto bravo Enrico Maria Salerno (il questore), credibile e in parte, ma anche il procuratore, con cui darà vita a scambi interessanti (hanno idee diverse ma si rispettano). Il commissario viene praticamente usato come un burattino. Non c’è particolare azione (se non alla fine), ma il meccanismo ben oliato e i dialoghi piacevoli aiutano la narrazione. Riuscito.
Enrico Maria Salerno inizia il cursus honorum che lo porterà fino al ministero: qui è un questore, ma in sostanza il personaggio sempre quello è. Il copione non si lascia sfuggire un luogo comune che sia uno, ma in fondo lo schematismo è una coperta di Linus per lo spettatore. Il succo è lo spettacolo, che qui è di dignitoso mestiere. Decisamente sopra la media invece la musica di Cipriani, che riascoltiamo anche in Grindhouse. C'è anche il vero figlio di Salerno!
Una delle migliori performance di Salerno nel genere poliziesco, già reduce dal buon risultato conseguito nell'ottimo La Polizia Ringrazia (apripista realizzato l'anno precedente). Notevole: per il nutrito cast di grandi attori (Jean Sorel, Lee J. Cobb, Laura Belli); per la bella sceneggiatura mai priva di azione e ricca d'inattese "pieghe" narrative; per la pregnante polemica sul sistema legislativo inefficace; per la convincente figura del questore Cardone (combattuta e tristemente utopica); per la bellissima partitura musicale di S. Cipriani.
MEMORABILE: L'inseguimento finale con il figlio del questore gettato fuori dall'auto in fuga dei banditi.
Nulla di eccezionale questo poliziesco all'italiana. L'azione è tutta concetrata negli ultimi 10 minuti di film e la sceneggiatura impiega molto tempo per riuscire a conquistare lo spettatore. Quindi i vari passaggi si snodano molto lentamente e la noia è spesso in agguato; la confezione comunque è buona ed Enrico Maria Salerno una garanzia. Ottima colonna sonora, anche se il celeberrimo (almeno per gli amanti del genere) tema principale (ripreso anche da altri film) si sente per intero solo durante i titoli di testa.
Deludente poliziesco all'italiana diretto da un Infascelli a corto di idee, proprio come la sceneggiatura. Prevedibile dal primo all'ultimo minuto, con scene d'azione non proprio esaltanti e personaggi privi di qualsiasi spessore. Dialoghi di una banalità a tratti insopportabile. Salerno è bravo ma sprecato in un simile prodotto. Lo stesso si dica per Lee J. Cobb.
Amara parabola del commissario integerrimo e irriducibile che sfida e sfronda la pavidità generale giocando col fuoco delle probabilità tutte a sfavore. Deja-vu da farcisi il bagno, ma l'acting è pregevole e la regia meno lavativa e negligente di altre cimentatesi nel genere.
Ottimo poliziesco, giallo, drammatico, girato a Brescia ed interpretato con grande bravura, intensità e convinzione da Enrico Maria Salerno. Il soggetto, la sceneggiatura e i dialoghi sono validi, non vi è una sola battuta a vuoto, ogni cosa è al posto giusto. L’eccellente score di Cipriani sorregge tutti i momenti di tensione di un film sempre teso e coinvolgente. Uno dei migliori del genere, anche per il ritmo serrato e perché assolutamente credibile.
Enrico Maria Salerno e il tema musicale ricorrente di Stelvio Cipriani (ma lo pagavano tutte le volte?) sono i veri protagonisti de "La polizia ringrazia 2" (era questo forse il titolo che Infascelli avrebbe voluto dargli?). Jean Sorel non si salva neanche col doppiaggio mentre lo scontro del protagonista con Lee J. Cobb fa fare un salto di qualità a tutto il film. Claudio Gora è sempre impeccabile mentre la Paluzzi è sprecata, forse già intenzionata a mollare il cinema italiano. I titoli di testa sono un vero must poliziottesco.
MEMORABILE: Dai primi 5 minuti di parrucchino di Salerno ci si deve riprendere; La parte finale è puro 70 style (e meno male!).
Quasi un remake de La polizia ringrazia e La polizia è al servizio del cittadino in un solo film: del primo riprende il protagonista uomo d'ordine che rimane fedele allo Stato democratico anche di fronte all'eversione di destra, del secondo riprende il confronto con un figlio sessantottino (qui il vero figlio di Salerno, pessima scelta che penalizza molto il film). Godibile e professionale (non amo Stelvio Cipriani ma qui si salva), ha anche un buon ritmo ma è un film che si consuma, senza lasciare traccia.
MEMORABILE: Il sorriso idiota di Salerno (junior, ovviamente) insieme ai suoi rapitori: viene da pensare che sia d'accordo con loro!
Se voleva sfidare La polizia ringrazia, questa pellicola di Infascelli perde 3-0. Perchè la denuncia politica è contenuta, l'azione latita e pure la sceneggiatura sembra non trovare una sua via d'uscita. Pretenzioso nelle intenzioni, modesto nella realizzazione.
Quasi identico alla Polizia ringrazia di Vanzina, dal quale riprende anche una famosa scena. Anche qui abbiamo Salerno contro una banda di malfattori guidata da un insospettabile. Tutto sommato un prodotto validissimo da rivalutare, per i fan del poliziesco all'italiana e non.
MEMORABILE: Anche questa volta la polizia è rimasta a guardare...
Poliziesco particolare, dove l'azione non è preponderante ma soccombe di fronte al conflitto, estremamente teso, tra i diversi atteggiamenti nei confronti della problematica rapimenti. Diatriba assolutamente importante per la storia criminale italiana, dove i buonisti hanno per anni consentito il perpetuarsi degli eventi, supportati dall'indecisionismo della politica. Il finale riconduce la pellicola nel pieno del genere, con il lungo e tragico inseguimento dei banditi. Le musiche di Stelvio Cipriani sono bellissime ed amplificano il giudizio assegnato.
MEMORABILE: L'investimento del povero bambino in bicicletta, da parte dei banditi.
Non all'altezza dell'analogo La polizia ringrazia, questo poliziottesco di Infascelli si attesta comunque su un livello medio/buono. I clichè del genere ci sono tutti, ma il personaggio di Salerno si differenzia da altri commissari per un approccio abbastanza differente, che lascia spazio anche al lato umano; ovviamente è la bravura dell'attore a fare il grosso del lavoro, ancora una volta. Azzeccata ed onesta la critica socio/politica, che non prende posizioni e condanna un po' tutti. Niente male anche le scene d'azione e le musiche.
Diversi agganci con La polizia ringrazia (la presenza di Salerno, le trame eversive tessute da anonime brigate, alcuni motivi della colonna sonora di Cipriani) per un poliziesco di maniera, nobilitato da una certa pulizia formale e dalla piega drammatica impressa dall’interprete principale e dalla guest-star Cobb. L’azione, alquanto contenuta e colpevole di qualche lentezza di troppo, si sfoga nel lungo inseguimento in auto tra i tutori dell’ordine e i rapitori. Secondo ed ultimo film diretto dal produttore Roberto Infascelli.
Ambientato a Brescia, il film di Infascelli risulta assai più fluido e lineare rispetto ad altri polizieschi del periodo pre-Merli, anche se qui la tematica complottistico/eversiva è ben celata dietro il paravento del dissidio morale e giudiziario sullo scendere a patti coi professionisti del sequestro. Lee J. Cobb sembra quasi il Don Mariano de Il giorno della civetta ma a colpire maggiormente sono il rigido decisionismo di un Salerno coraggioso e pragmatico e l'intensa, vibrante soundtrack di Cipriani, che avvolge tutto il film in un abbraccio struggente e appassionante.
MEMORABILE: Il bimbo in bicicletta sbalzato sull'asfalto dall'auto dei sequestratori in fuga.
Il partito dell'intransigenza e il partito della trattativa, coi rispettivi leader, il commissario Salerno e il magistrato Sorel l'un contro l'altro armati di slogan, ma disarmati di fronte all'imprevedibilità dei fatti: non è un film "a tesi", è un film sul conflitto tra due tesi, conflitto che resta senza vincitori né vinti, aperto e irrisolto anche nel (bel) finale. Nel suo pessimistico agnosticismo, è un film interessante e originale rispetto ad altri prodotti di genere, purtroppo la confezione è scialba, il ritmo diseguale. Ottimo Salerno, decorativo Sorel (e doppiato alla buona...).
MEMORABILE: Ottimo il primo colpo di scena: la perizia del medico legale letta durante la conferenza stampa, che smentisce quelle che erano certezze.
Non male come azione, anche se l'impatto emotivo è decisamente inferiore a molti altri contemporanei dello stesso genere, specie per quanto concerne i retroscena delle organizzazioni sullo stile di Gladio. Geniale in proposito il messaggio in codice del figlio rapito. Strano anche vedere un attore canaglia come Sorel nei panni di un giudice ligio alla normale prassi e alle procedure ordinarie; anche perché sono le solite tecniche blande con le quali i criminali vanno a nozze...
L'opera è psicologicamente movimentata e i dilemmi etici e morali vengono resi magistralmente da un Enrico Maria Salerno in stato di grazia. Nonostante manchi di azione, il plot si mantiene interessante per merito di una sceneggiatura che calibra alla perfezione i sentimenti del protagonista. Infascelli gira unicamente di mestiere e si percepisce la mancanza di una forte personalità registica. Notevoli sia Cobb che Sorel. Girato interamente in quel di Brescia.
Quando lo vidi la prima volta nel 2005, quando ero ancora un "neofita" del genere, lo trovai troppo simile alla Polizia ringrazia seppur ben fatto e gradevole. Devo dire che di similitudini ne trovo oggi molte di meno. Gli attori sono bravi e adatti (un po' meno Sorel), e c'è qualche momento di lieve calo verso il finale per miei gusti. Non essendoci troppa azione alcuni potrebbero non gradire, ma la storia è comunque degna di attenzione. Molto bella la colonna di Cipriani, riutilizzata in altri film.
Un monumentale Enrico Maria Salerno basta e avanza a trasformare un solido poliziesco in qualcosa di molto più coinvolgente, a livello emozionale. Anche perché Jean Sorel e Lee J. Cobb lo spalleggiano bene e la storia, elementare ma d'impatto, è sceneggiata con intelligenza. Ritrovatosi più o meno nello stesso personaggio di La polizia ringrazia, Salerno carica ulteriormente d'intensità il suo questore e lo lancia a sfidare i criminali a viso aperto. Una guerra tesa, con colpi bassi da entrambe le parti e un finale tutto da seguire.
MEMORABILE: La tensione sul volto tesissimo di Salerno: il vero spettacolo sta qui.
Poliziesco italico primo maniera (dunque non ancora virato al trash) al quale, oltre alle solide basi del genere (rapimenti, rapporto istituzione ferrea/commissario "passionale", rapine di banca con ostaggi ecc.), dà man forte la presenza del sommo Enrico Maria Salerno e l'ambientazione nell'insolita Brescia. Ritmo sonnacchioso perché irrigidito dalla scelta registica di doverci in continuazione mostrarci tediose dispute tra burocrati, togliendo spazio alla necessaria azione.
Il compianto Enrico Maria Salerno verrà ricordato sicuramente per la sua particolare versatilità, visto che anche nei polizieschi si rivela assai funzionale. Questo film ne è la dimostrazione più plausibile: dopo il precedente La polizia ringrazia, Salerno ritorna a fare un poliziesco con la stessa grinta di prima. Il film è un ottimo poliziesco, con poca azione ma con un'indagine sociale e psicologica che lo rende molto interessante; rispecchia infatti benissimo quel periodo "bollente" per il nostro paese. Male Sorel, bene J. Cobb.
L’ambientazione in una Brescia operosa e benestante (ben fotografata) si dimostra idonea agli scenari degli anni di piombo, anche se schematizzati oltre misura. Enrico Maria Salerno recita con maestria il ruolo di sceriffo contro una democrazia che tutela le vite ma non inquadra il pericolo sociale. La parte del figlio con gli attributi è disegnata male e pomposamente eroica. Buono l’inseguimento finale.
MEMORABILE: L’investimento del bambino durante l’inseguimento.
Ottimo poliziesco che affronta una tematica all'epoca molto discussa sui rapimenti (pagare o non pagare?) e che finirà per attanagliare anche il questore Cardona (un sempre bravo Salerno, pur con un'improbabile parrucca). Le classiche scene di inseguimenti in auto si concentrano nel finale che, a mio avviso, ci lascia nel dubbio sulla sorte dell'ultimo rapito. Belle musiche, regia incalzante e un cast all'altezza.
Poliziesco d'antan in cui il prode Salerno, iniziatore del genere, prosegue con discreta lena. Buona critica spiccia al sistema sociale non ancora pronto e ancora pochi gli inseguimenti che caratterizzeranno il genere. Il pessimismo regna sovrano. Comunque onesto.
Grazie all'intensa interpretazione di un questore sui generis molto attivo e poco incline alla burocrazia, il film appare una spanna sopra gli altri superando di gran lunga quelli girati con Maurizio Merli. Il servitore dello Stato viene proposto senza giustizialismi personali ma più incline al senso del dovere. Rispetto a Un uomo, una città girato un anno dopo dove il protagonista ripropone più o meno lo stesso personaggio sempre in maniera realistica, questo film appare più avvincente anche dal punto di vista degli inseguimenti.
Dopo aver prodotto La polizia ringrazia, Infascelli dirige un film meno simile al precedente di quanto sembri. Di azione se ne vede poca e questo per un poliziesco è un limite, ma la visione è comunque resa piacevole da una sceneggiatura che gestisce con intelligenza alcuni tipici tormentoni del genere (la zona grigia tra eversione e apparati dello Stato, i conflitti tra polizia e magistratura) e dalla bella prova di quasi tutto il cast; il "quasi" sta per Salerno Jr, davvero imbarazzante, ma per fortuna il padre recita anche per lui...
Tecnicamente un film ben realizzato, ma con una trama perfettibile; insomma, non proprio eccezionale ma si lascia guardare tranquillamente. Salerno ne è il perno e il valore aggiunto: sempre ottimo sia quando dave fare l'intransigente sia quando, dovendo fronteggiare un dramma personale, deve abbassare parzialmente la cresta e mostrarsi tormentato. Godibile l'inseguimento finale, belle le musiche.
Bizzarro calderone capace di abbinare a un notevole estro cinematografico (ritmo martellante, asmatico score di Cipriani, ambigue caratterizzazioni attoriali) un discorso ideologico stratificato in maniera desuetamente strutturata rispetto ai canoni accelerati del poliziesco. Infascelli si assume la responsabilità di una messa in scena ideologicamente contraddittoria ma filmicamente penetrante. Salerno in una delle sue interpretazioni più controversamente sfaccettate, non priva di emotive agnizioni (il figlio morirà di overdose poco dopo le riprese).
Un buon poliziottesco che basa la sua trama sul leitmotiv del rifiuto, da parte della polizia, dei ricatti messi in atto dai delinquenti. Il film scorre liscio e regala sprazzi di buon cinema d'azione (soprattutto nella scena finale), anche grazie a un'ottima colonna sonora firmata Cipriani. Salerno nel ruolo del "paladino della giustizia" è una sicurezza, mentre il procuratore interpretato da Sorel è abbastanza inutile. Buono.
Questore “di ferro”, Enrico Maria Salerno si trova a dover gestire il rapimento del proprio figlio: praticamente tutto il film ruota intorno al tema dei sequestri e a un inizio poco movimentato fa seguito un notevole finale dove dramma, colpi di scena e un magnifico inseguimento (Giulia vs Alfetta) alimentano la tensione dello spettatore. Il commento musicale di Cipriani contribuisce al buon esito complessivo della pellicola al pari dei laidi Cobb e Gori, del bravissimo Bonagura oltreché ovviamente del questore “Salerno”. Imperdibile.
La cosa migliore è la musica di Cipriani (e l'uso tuttosommato azzeccato che se ne fa). Per il resto noia e sentenze morali a livello di qualunquismo. Azione niente (un poco nel finale, blanda), fastidioso e patetico lo snodo in sceneggiatura del rapimento del figlio di Salerno. Peccato perché l'ipotesi rapine=finanziamento eversivo/sovversivo (criminale), non era male per costruirci intorno una bella vicenda. Artigianato d'epoca. Derivativo rispetto a La polizia ringrazia.
La morte di ogni telefilm o film poliziesco: il coinvolgimento dei familiari del protagonista (un vezzo ridicolmente sistematico ne Il commissario Cordier, a esempio). Eppure questo difetto intacca poco la pregevolezza del film, che riposa soprattutto sull'interpretazione del duo Cobb-Salerno e sul finale tutta azione, davvero ben orchestrato. Cipriani al top della carriera, ma anche il rombo delle Alfa Romeo è musica celeste.
Infascelli non si limita a produrre e gira questo film sulla scia del successo de La polizia ringrazia: vi si ritrovano temi e facce note, a partire da Salerno, qui questore e non commissario ma sempre con la stessa caparbietà, fino al fido Sancrotti, la Belli, mentre Sorel fa le veci di Adorf (mantiene addirittura lo stesso doppiatore, il buon Pino Locchi); anche le note di Cipriani si confermano sugli stessi ottimi standard. Il risultato è quindi assolutamente all'altezza del predecessore e fra i migliori del genere poliziottesco.
MEMORABILE: Iovine/Cobb che cita il titolo del film "...Anche stavolta è successo così e la polizia è stata a guardare".
Un irreprensibile vicequestore decide di combattere la criminalità organizzata utilizzando gli stessi metodi dei delinquenti. Riceverà la disapprovazione delle forze dell'ordine e la malavita troverà il modo per vendicarsi. Solido poliziesco con un grandissimo Enrico Maria Salerno disposto a tutto pur di stroncare con fermezza chiunque sia disposto a infrangere la legge. A una prima parte più lenta e discorsiva ne segue una seconda più movimentata che culmina con un finale da cardiopalmo. Oltre al già citato protagonista si segnala nel cast l'ottimo Lee J. Cobb.
MEMORABILE: Il dialogo al telefono tra il Vicequestore e il figlio; L'incredibile inseguimento finale.
Poliziesco italiano, prima che divenisse poliziottesco, che per stile si avvicina più ai lavori di Damiani che ai successivi Lenzi e Castellari. La sceneggiatura tesa e avvincente si sforza di creare personaggi e situazioni credibili con buoni esiti e il cast offre una prestazione di alta qualità, con un Salerno straordinario questore tutto d'un pezzo che si troverà a fare i conti con le proprie convinzioni. Per il genere forse l'azione la scarseggia (concentrata nel validissimo inseguimento finale) ma il film non annoia, sorretto dall'eccellente OST di Cipriani. Da riscoprire.
MEMORABILE: L'inseguimento finale con bambino speronato e Salerno Jr. appeso all'auto.
Pur con qualche lentezza di troppo, il film si lascia guardare e si arriva alla fine senza annoiarsi. Talvolta ha bisogno di qualche spintarella per proseguire e lo snodo che porta agli eventi finali fa un po' sorridere (perché i due sicari non si assicurano che il testimone sia effettivamente morto?). Ma un finale adrenalinico e drammatico al punto giusto compensa. Sprecata la Paluzzi (che pare svogliata a dir poco), convincente Salerno, mentre suo figlio pare capitato sul set per caso. Nostalgica la Brescia anni 70. Da riscoprire!
A distanza di 50 anni, sequestri a parte non è cambiato molto nella retorica sulle leggi che non proteggono il cittadino. Salerno sa fare il suo lavoro egregiamente calandosi nella parte del questore tutto d'un pezzo. Certo non lascia il segno per la tensione della trama che segue il filone dell'epoca. Ma rimane comunque un cinema di buon mestiere che si rivede con piacere, non fosse altro per le belle ambientazioni e le auto di quel periodo che quelli non più giovanissimi spesso rimpiangono. Davvero audace il figlio che al telefono chiede al padre di non pagare il riscatto.
MEMORABILE: L'investimento del bambino con la coda della macchina.
Intenso, duro e lineare poliziesco firmato Infascelli. Ritmo serrato e convincente per un film che mette a confronto due modi diversi di intendere e gestire la giustizia. Prima parte di ambientazione un po' noiosa, esplode nell'ultima mezzora e malgrado il regista cerchi di portare lo spettatore a preferire la linea più dura ed estremista, il film si mantiene comunque abbastanza verosimile e lontano da parossismi come talvolta è capitato nel genere. Ottimo cast in cui brilla un perfetto Enrico Maria Salerno. Epilogo amaro.
Un gran poliziottesco che richiama gli stilemi del genere e crea tensione senza ricorrere a scene efferate di violenza o stupro. Centrale il personaggio del questore interpretato da Salerno, il suo rapportarsi con nemici interni ed esterni salvo poi essere messo a confronto con un dilemma del tutto personale. Le debolezze della sceneggiatura sono legate al ruolo dei giornalisti, onnipresenti e petulanti e al figlio troppo protagonista nell'inseguimento finale. Notevoli le schermaglie verbali e gli appostamenti, sottolineati da un refrain musicale da antologia.
A parte il finale, incredibilmente tirato via, peraltro su una delle più belle sequenze della pellicola (ma perché?) e qualche cedimento della sceneggiatura nella parte che lo precede, si tratta di uno dei migliori e più atipici prodotti del noir/poliziottesco anni '70. Incentrato sul sempre ottimo Salerno, che ben delinea il personaggio del questore di ferro, ma senza velleità violente. Il bel colpo di scena poco dopo la metà del film aumenta il pathos della narrazione, fin lì comunque interessante più di altri film sui sequestri di persona. Regia di servizio, diligente e centrata.
Un film solido, che non inventa niente e sembra essere privo di qualunque fantasia. Non si discosta più di tanto da film gemelli e appare telefonato sia in certi dialoghi che in alcune parti della sceneggiatura. A reggerlo con consueta maestria è Enrico Maria Salerno che, in un film di passaggio generazionale, anticipa i veri Merli e Merenda nell'intransigenza etica e morale senza mai passare la barricata del poliziotto-giustiziere. Sorel si limita a pochi (ottimi) camei e Cobb aleggia come una presenza magnetica, bravo, certo, ma impiegato poco. Il film è comunque promosso.
MEMORABILE: Il bambino.
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DiscussioneZender • 15/09/13 11:45 Capo scrivano - 48271 interventi
Le vicende personali degli attori (soprattutto se legate alla droga) non le mettiamo proprio.
CuriositàZender • 17/02/15 10:04 Capo scrivano - 48271 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
DiscussioneZender • 28/11/16 16:47 Capo scrivano - 48271 interventi
Complimenti vivissimi a Orsobalzo e a Roger per la location della POLIZIA STA A GUARDARE che mancava da trovare e che è stata prontamente inserita nello SPECIALE LOCATION!
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (Ciclo: "Uomini duri", Lunedì 19 maggio 1986) di La polizia sta a guardare: