Testimonianze di
Nino Castelnuovo tratte dall'intervista contenuta negli extra del dvd “Nue pour l’assassin” pubblicato dalla francese
Neo Publishing:
«Ho accettato questo film non perché avessi bisogno di soldi in quel periodo, ma perché mi affascinava l’idea di fare un giallo classico. Avevo fatto contemporaneamente per la TV degli episodi di una serie gialla che si chiamava “Chi?”, in cui la gente doveva indovinare il movente, l’assassino…
«Io mi sono trovato improvvisamente in mezzo a delle ragazze, delle attrici bellissime e soprattutto molto sexy…Tutte “Sex Bomb”! Se non sbaglio, però, io ho pochi ricordi della lavorazione di questo film, probabilmente anche dovuto agli anni che passano… Ho in mente chiaramente, invece, che il primo colpo di manovella del film che ho fatto io fu un momento in cui Edwige Fenech e io stavamo a letto e lei era a seni nudi; io sono arrivato dal camerino dove mi avevano truccato e mi sono visto Edwige – stupenda, bellissima, di una simpatia folle e irresistibile - a seni nudi e quindi ho cominciato un po’ a sbarrellare, perché non ero abituato a vedermi davanti, nude, donne che non conoscevo! Mi ricordo anche un’altra scena, sempre con Edwige: ci stiamo baciando e poi Edwige ad un certo punto si abbassa, la macchina da presa sta in primo piano su di me e fa capire dalla mia espressione che cosa sta facendo Edwige… Bianchi per questa scena avrà fatto quindici ciak, e alla fine potrete sospettare da soli che cosa può essere successo: che si è aperto tutto ed è uscito
Monsieur! Io non avevo parole per scusarmi con l’attrice, che si era trovata in faccia questa… cosa!
«Rivedendolo oggi lo trovo un film di qualità, raccontato in un modo meraviglioso, e oggi come oggi, secondo me potrebbe essere un capostipite fatto da un grande maestro del cinema italiano… E’ un film bellissimo, come tanti altri che ho fatto un po’ snobbandoli e che invece, rivedendoli oggi, sono film di qualità enorme, anzi alcuni possono essere anche film di culto, e forse lo è anche questo, nella sua furbizia, nella sua scaltrezza. I film commerciali di oggi che vengono fatti in Italia, secondo me sono meno belli di questi che stiamo citando.
«Di Franco Diogene ho un ricordo tenerissimo. Era un gran chiacchierone, molto dotato come attore caratterista, sapeva giocare bene con il suo fisico, la sua faccia, la sua voce… erano perfetti. Aveva creato un matrimonio, un sodalizio perfetto tra tutte queste parti del suo corpo. Poi me lo ricordo perché è impossibile dimenticarlo: quando era sul set nelle scene che dovevo girare io era fastidioso come una zanzara, punzecchiava continuamente, raccontava cose che facevano ridere solo lui, ma che erano molto buffe. Io non ridevo perché ero esasperato: cominciava al mattino alle otto e finiva gli scherzi quando si finiva di girare. Però so che non c’è più… Questo mestiere bellissimo è anche brutto per una cosa, che spesso si rivedono lavori fatti venti, trent’anni prima con tanti compagni e registi che per più di tre quarti non ci sono più; e allora cominciano i ricordi, le nostalgie…
«Non mi ricordo di un’arrabbiatura di Andrea Bianchi. Era molto semplice il suo modo di girare: decideva dove mettere la camera, che tipi di inquadratura fare, ne parlava con gli attori, faceva un paio di prove, poi girava. Non mi ha mai messo a disagio e mi sono sempre trovato molto bene».