Mentre Il Cairo è scossa da proteste che sfoceranno nella rivolta di piazza contro il regime di Mubarak, un detective indaga sull'omicidio di una cantante nel quale è coinvolto un uomo ricco e potente... Più che l'indagine, contorta e rapsotica, conta il ritratto di un ambiente poliziesco marcio e asservito al potere, all'interno del quale il protagonista, pur corrotto e implicato in loschi affari, appare una mosca bianca per il solo fatto di possedere un minimo di integrità professionale. Amaro l'epilogo, in linea col carattere del film, convincente il protagonista Fares.
Un poliziesco di stampo classico premiato al Sundance festival che sfrutta soprattutto l'ottima ambientazione sullo sfondo della primavera araba a piazza Tahrir. Ma al di là dell’indagine poliziesca abbastanza contorta e tirata per le lunghe, a colpire maggiormente è la descrizione di un mondo corrotto e di un’umanità crudele nella miglior tradizione noir dei vari Chandler, Hammett e Ellroy. Bella l’ambientazione nella capitale egiziana e ottimo il protagonista, con quel suo profilo greco al contempo buffo e carismatico. Finale amaro.
MEMORABILE: La fuga della testimone di colore; I peregrinaggi notturni in auto per le strade cittadine del protagonista; L’incontro con la cantante Gina.
Thriller dai temi politici e sociali (la corruzione dilagante anche tra le forze dell’ordine) attuali a tutte le latitudini in una città (Il Cairo poco prima della deposizione di Mubarak) svuotata di ogni orpello turistico, ma vista piuttosto come approdo di diseredati provenienti dalle zone più povere dell’Africa. Bella la figura del protagonista, poliziotto che cerca di restare a galla in un contesto complesso ma si rifiuta di scendere i gradini più bassi della depravazione morale. Buona prova del protagonista Fares. Un buon film.
L'immensa e caotica capitale egiziana, lontana da ogni turisticità, vista in uno dei suoi momenti più drammatici, fa da sfondo a una serie di delitti, dietro ai quali si nascondono giochi di potere e corruzione da cui nessuno è esente e le indagini si complicano lentamente in una rete sempre più arruffata. La regia di Saleh, dal taglio classico, denuncia le contraddizioni politico-sociali accanto alle dinamiche psicologiche degli individui, presi nel dilemma morale tra necessità e dovere. Colpisce la forza del corteo in un finale dalle promesse poi disattese.
Non è tanto la trama - un po’ lenta - a farla da padrona (omicidio, testimone scomodo, corruzione a tutti i livelli), quanto il contesto e il protagonista. Fares ha il volto giusto e una impeccabile interpretazione: tutto ciò che lo circonda odora di marcio. E il marcio finisce per diventare nauseabondo. Alcuni grandi del cinema hanno qualcosa da cui attingere: non servono sempre nomi altisonanti o ville faraoniche in cartapesta per fare un buon lavoro. Personalità e talento hanno bisogno di pochi mezzi.
L'assassinio di una bella cantante tunisina in una stanza d'albergo al Cairo apre interrogativi molto pericolosi, visto il coinvolgimento dei piani alti governativi. Con uno stile asciutto il regista denuncia la pratica oramai radicata di corrompere tutto e tutti (polizia in primis) che fa dell'Egitto un paese "prigioniero" di se medesimo. Sullo sfondo le vicende della primavera Araba rivelatesi, purtroppo, inefficaci. Tratto da una storia vera, graffia ma non incide, per il pessimismo diffuso fine a se stesso.
La cantante amante del politico viene uccisa: quasi un plot classico, che qui va in secondo piano rispetto alla notevole rappresentazione dell’ambiente, non solo quello della polizia corrotta ma soprattutto quello del Cairo, nei giorni che precedono uno dei suoi momenti storici, la rivoluzione contro Mubarak. Romanzo esemplare di una città tentacolare e multiforme, quasi allegoria di una mutazione destinata a sancire l’immobilità. Un film incalzante e amaro, senza luce e speranza, che ci trascina in una cinica disillusione.
Nel frastuono del Cairo il poliziotto Noredin si barcamena in una vita di piccolo cabotaggio. Non è un buon poliziotto né felice. A rompere questo (dis)equilibrio, Noredin è incaricato d'indagare su un omicidio mentre iniziano le manifestazioni della Primavera Araba del 2011. Secco e tagliente nel montaggio, descrittivo per immagini, il racconto ben sottolinea il senso di disagio di Noredin che grazie alla regia competente coinvolge anche lo spettatore. Più che l'indagine importa la denuncia di corruzione diffusa e di personaggi levantini. Originale ambientazione e attori ben calati.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
HomevideoRocchiola • 5/06/18 09:23 Call center Davinotti - 1195 interventi
A brevissima distanza dal passaggio nelle sale ecco già disponibile il bluray distribuito dalla Eagle che offre un video davvero perfetto per definizione, pulizia e colori. L'audio italiano DTS 5.1 è anch'esso pulito e ben equilibrato anche se forse un po' bassino, almeno per i miei gusti.
Daniela, Rocchiola, Galbo, Kinodrop, Ira72, Pigro, Gottardi
Myvincent
Daniela 26/12/17 10:48 - 10119 commenti
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Rocchiola 5/06/18 09:16 - 896 commenti
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Galbo 20/06/18 05:44 - 11574 commenti
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Kinodrop 28/11/18 18:34 - 1797 commenti
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Ira72 10/01/19 19:50 - 1005 commenti
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Myvincent 3/11/20 08:31 - 2765 commenti
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Pigro 24/02/21 14:50 - 8318 commenti
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Gottardi 6/04/21 20:24 - 19 commenti
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