Il primo mitizzato esordio del giovanissimo Steven Spielberg (24 anni) dietro la macchina da presa, girato per la televisione e successivamente ampliato di un quarto d'ora (da 73 a 88 minuti) per la distribuzione nei cinema, derivata dall'inatteso successo. Lo script di Richard Matheson, semplice, breve ed efficace, dà la possibilità di studiare i meccanismi della tensione attraverso una messa in scena strabiliante, che dà già la misura della forza espressiva del suo regista. Un road movie basato sul duello stradale tra un'autocisterna killer (guidata da un personaggio misterioso di cui vediamo solo mani, piedi e braccia) e una Plymouth rossa (al volante c'è il bravo Dennis Weaver) braccata dalla...Leggi tutto follia dell'antagonista. Uno spunto minimale che si presta a mille interpretazioni delle quali non è necessario rendere conto, vista la molteplicità delle stesse. Conta di più invece sottolineare l'accurato studio di ogni inquadratura, atta ad esasperare progressivamente il clima di suspense, che nel finale raggiunge vette notevolissime accompagnate addirittura da una palese ripresa del tema/doccia di PSYCO. E' la lotta estenuante di un uomo di fronte all'orrore senza volto (una trovata che rivedremo nel buon LA MACCHINA NERA), quasi un aggiornamento in chiave stradale di Moby Dick, dove però l'esser partiti da una situazione di normale quotidianità (tocco caratteristico di Spielberg) amplifica in noi il senso di disagio: potremmo trovarci anche noi, un giorno, in una situazione simile. Un tv movie condotto magistralmente e chiuso con una spettacolarità già da qui, pur in assenza di grossi mezzi, tratto distintivo del regista. Inevitabilmente ripetitivo, va sicuramente rivista a distanza di molto tempo.
Il primo (anche se originariamente girato per la tv, quindi il vero esordio cinematografico sarà col successivo Sugarland express) e il miglior film di Spielberg. Una sola parola: folgorante. Per un'ora e mezza ci viene mostrata la lotta senza quartiere (e senza un perché evidente) tra un'automobilista e un camionista deciso a tutti i costi ad ucciderlo. Non un attimo di tregua, la tensione è sempre altissima, un vero gioiello. Ottima l'interpretazione di Dennis Weaver. Imperdibile.
Prima de Lo squalo, Spielberg fa le prove generali con un mostro metallico assetato di sangue di automobilista. Una lunga e logorante caccia del genere gatto (il camion) col topo (l’auto) carica di tensione. Il più piccolo errore della preda può decretarne la fine. Ottima l’idea di non far vedere l’autista del leviatano meccanico, perché qui contano più i mezzi che i piloti. Bravo comunque l’automobilista, che parla al suo inseguitore come se potesse sentirlo. Bel finale, dove il camion sembra ruggire, quasi fosse vivo. Un grande esempio di cinema fatto col minimo indispensabile.
Forse il miglior esordio cinematografico di sempre, questo film è un capolavoro di tecnica (benché girato con mezzi spartani) e di tensione emotiva. Mostrandoci poco, il regista americano costruisce un vero capolavoro di tensione, aiutato da un ottimo interprete (Dennis Weaver) che purtroppo non è stato più utilizzato dal grande cinema come avrebbe meritato. Da vedere e rivedere.
Notevole film di Spielberg (ma gli preferisco Incontri), dalla celebre, curiosa genesi. Mirabili l'elaborazione e il raccordo dei pensieri della possibile vittima e l'attenta, quasi maniacale, cura delle inquadrature della vicenda. Elemento confermante della sagace costruzione è il fatto che, rivedendo il film che è già noto, si finisce comunque con lo sperare che a metà pellicola il camionista desista dall'intento... Corretta l'interpretazione di Weaver.
Film (e esordio) geniale di Spielberg prima che si/lo convincessero d'essere un genio. Magistrale connubio fra economia di mezzi e ampiezza dell'effetto, il senso di inesorabilità che pervade l'inseguimento non è più stato eguagliato dai pur numerosi imitatori, e anche tutto il resto (atmosfera, l'interprete bravo ma non troppo, normale ma non troppo) funziona a meraviglia. Un grande talento prima di accedere al paradiso dei mega-budget e diventare un formidabile direttore di luna-park.
È un film da vedere, più che da commentare, ma ci provo lo stesso. Mozzafiato? Di più? Esistenziale? Anche, sempre. L'uomo condannato, l'uomo perdente, l'inesorabile, l'imprevedibile, la lotta, la vita, che ti lascia disperato anche quando esci vincente. Non guardatelo se non siete pronti a deprimervi, per riuscire a riprendere coraggio e fiducia. E, soprattutto, se non amate l'America, quella nostra, delle strade, della strada. Abbiamo tutti un mostro alle spalle: è la nostra sfida.
MEMORABILE: Quando il protagonista parla brevemente al telefono con la moglie che non lo stima e capisce che, se si salverà, lo farà solo per se stesso.
Da un racconto breve di Richard Matheson, Spielberg trae un film notevole, dal ritmo sostenuto e dalle scene mozzafiato. La lotta del povero Mann contro il mostruoso, diabolico camion, è indimenticabile. Spielberg fa le prove generali de Lo Squalo. Indimenticabile Dennis Weaver nel ruolo di Mann, in lotta contro qualcosa di indefinibile. Un classico assoluto.
Film destinato alla televisione, che consacra Spielberg come genio e rende famoso il suo nome. Facile capirne i motivi: con un budget ridotto all'estremo, il giovanissimo regista (che aveva già all'attivo diversi telefilm) realizza un piccolo capolavoro, destinato ad influenzare parte della cinematografia futura (La Macchina Nera e Christine-la Macchina Infernale, ad esempio). Teso, inquietante, reso ancor più cupo dall'assenza di un volto a cui attribuire le responsabilità di guida (folle) dell'enorme camion. Un sintetico viaggio nel brivido.
Il colpo di genio è non dare un volto all'autista del camion assassino, in modo che sia possibile attribuirgli sembianze metaforiche (paura dell'ignoto, delle proprie debolezze) e concludere che magari non esista davvero. Ma qui c'è anche una grande regia non solo nelle scene di inseguimento, ma anche in quelle di costruzione del personaggio (un bravo Weaver): la partenza, i dissidi familiari nella telefonata, quando scruta gli uomini nel bar... Indecoroso accostare il film a successive brutte copie.
È uno di quei film che mette tutti d'accordo. Pur non essendo un'opera d'arte in senso stretto, è una prodiga fonte di emozioni e suggestioni "primordiali": l'uomo solo, in un ambiente dove nulla gli è di aiuto e con un avversario minaccioso e inarrestabile. La semplicità alla base di questa pellicola è la formula vincente. Spielberg è ispirato qui come raramente nel seguito della sua carriera. E quando una pellicola attacca allo schermo i suoi spettatori come ci riesce "Duel", altra definizione non può essere data: capolavoro.
Automobilista inseguito senza ragione da un camion: esperienza vissuta da molti che qui si trasforma in incubo. Film mozzafiato ma anche paradigma simbolico dell’uomo di fronte al mistero del destino (o forse della lotta contro il potere alla Davide-Golia, o forse di tante altri significati possibili). Davvero eccezionale è la coincidenza fra semplicità minimalista della trama (dell’ottimo Matheson), avvincente regia dell’azione, profondità di senso. Un’opera prima che fa faville e fa intravedere la grandezza dell’autore (che infatti...).
Clamoroso esordio di Steven Spielberg sulla lunga distanza. Storia essenziale, due soli personaggi sulla scena, dialoghi quasi a zero: tutto il resto lo deve fare la regia e lo fa alla stragrande. Spielberg già qui fa vedere quindi di che pasta è (e sarà) fatto e, anche grazie alle necessità imposte dalla rigorosità del racconto, riesce a tirare fuori il meglio che si può da ogni singola scena e si rimane così inesorabilmente incollati allo schermo. Un po' western, molto road movie, ma, soprattutto, moltissimo thriller. Esemplare.
Lo Spielberg migliore di sempre, senza i fronzoli di una regia multimiliardaria e senza buonismi a prezzo scontato. Qui ci sono solo un uomo, la sua macchina e un camionista al quale non va giù un semplice sorpasso. Poi scatta l'atto unico, l'assedio tipico del cinema americano. Nella cabina del camion potrebbe esserci chiunque, un alieno, un serial killer, ma non importa, quello che preme a Spielberg è mostrarci la sfida, il duello.
Splendido esordio di un regista dalle indubbie capacità, con un film-tv teso, asciutto e montato magistralmente. Costruire tensione sul (quasi) nulla non dev'essere cosa semplice, infatti il rischio di annoiare lo spettatore con un soggetto di questo tipo era molto alto a mio avviso... ed invece ne è uscito un ottimo film. Un piccolo saggio di cinema, in pratica.
Se a dirigerlo fosse stato un Pinco Pallino qualsiasi, staremmo qui a parlare di un discreto B-movie ma nulla più. Invece il signor Spielberg conferisce un'impagabile e angosciante atmosfera al film, fredda e quasi disumana, tra paesaggi immensi e desolati, dialoghi miserrimi e quell'inquietante camion che è il vero padrone della scena. Weaver è bravissimo nell'infastidire lo spettatore con la sua molle ignavia sottolineata dagli strascicati soliloqui (azzeccato il doppiaggio in tal senso). Dopo tanto "tuonar" però il finale è, ahimè, deludente.
Mostruoso sfoggio di tecnica, per di più in una maniera che essenziale è dir poco e con un budget ridotto al minimo. Il gioco teatrale dell'attesa (verrebbe da dire quasi beckettiano) rimane costantemente teso in un atmosfera di violenza inesplosa, ed è questo che fa la fortuna del film: un "duello" con uno sconosciuto di cui si è costretti a seguire e controbattere le mosse. Spielberg maturerà nei seguenti film mostrandoci tutte le possibili facce dell'autista (Lo squalo). Un esordio coi controfiocchi.
Classico senza tempo. Un piccolo gioiello della tensione, che ha fatto sicuramente desiderare a decine di persone dopo la visione di non trovarsi mai dietro un camion! Il tutto reso più angosciante dal fatto che il protagonista Dennis Weaver non sa perché gli sta accadendo tutto questo. Buona l'interpretazione del protagonista. Promosso con lode.
Bellissimo lavoro di Steven Spielberg che, se avesse avuto maggiori disponibilità economiche, sarebbe quasi diventato un vero capolavoro. Le gare di velocità fra l'autocisterna è il povero malcapitato in auto sono davvero entusiasmanti, anche se nel finale avrei preferito dare un volto a colui che guidava l'automezzo. Nonostante questo davvero molto bello.
Film che lanciò la carriera del regista nel firmamento hollywoodiano, tratto da un racconto di Matheson, assurto ad autentico fenomeno di culto nel giro di pochi anni, in realtà mostra evidenti limiti di creatività dovuti molto probabilmente al contesto televisivo. Mix di road movie e thriller, parte da un presupposto troppo poco credibile per creare tensione e si accartoccia in inseguimenti un po' troppo fasulli (possibile che un camion vada veloce come una macchina?). In origine durava 74 minuti, ma evidentemente il brodino andava allungato...
Quel gran genio di Spielberg, con un cacciavite in mano fa miracoli... Masterpiece. Dirigere un banalissimo copione, trasformarlo in qualcosa di unico, inimitabile, criptico e didascalico, forte e debole. L'escalation di emozioni sono tutte autentiche. E tu, dove stai? Sulla macchina, o sul camion, dalla parte dei buoni o nell'anonimato dei cattivi. E' il caso di dire che siamo ad un svolta e Spielberg è sulla strada giusta.
Durante la visione si è presi completamente dalla paradossale vicenda e si vivono tutti gli stati d'animo dalla paura alla rabbia con elevati gradi di tensione così bene provocati da Spielberg, ed è come durante una partita di calcio, tutti diventiamo tecnici e tutti sapremmo cosa fare per liberarci da un insensato pericolo che ci perseguita. Quando poi dopo la visione si pensa al significato della vicenda allora ci si rende conto che di interpretazioni ce ne sono molteplici e se ne potrebbe discutere all'infinito. Tipo Corazzata Potemkin.
Notevole tv-movie firmato da Spielberg e tratto da un bel racconto di Matheson (qui anche sceneggiatore). Il regista, appena ventiquattrenne, riesce a rendere efficace uno spunto narrativo interessante ma semplice e a costruire una pellicola molto coinvolgente e ricca di tensione fino alla fine. In questo modo dimostra già tutto il suo talento non comune che verrà confermato da una filmografia ricca di perle.
Il celebre esordio di Spielberg, secondo il Castoro dedicato al regista, già contiene gli elementi tipici del suo cinema. Certo è sbalorditivo il senso spettacolare e l'efficacia di messa in scena di una storia esile che ha di fatto un solo personaggio. L'altro, il mostro meccanico, è stato variamente interpretato ma a me piace accostarlo alla balena bianca di Melville. Di fronte non ha Achab ma un everyman di cui la sceneggiatura sottolinea per un'ora e 20 la mediocrità. Quanto al nocchiero senza volto, la scelta sarebbe ampia. Notevole.
Ottimo esordio di Spielberg. Il futuro re di Hollywood parte con un film alquanto non convenzionale. L'idea (tratta da un libro) è quella di un road-horror ambientato nelle Highway desolate dell'America. La paura è data dal non mostrare il conducente sul camion-killer, (tematica ripresa da Lo squalo). Eccezionalmente coinvolgente!
MEMORABILE: La scena del bar dove si vede il camionista ma non si saprà mai chi è veramente.
Quello di Spielberg è un incubo ad occhi aperti. Un film memorabile che ha fatto la storia del cinema mondiale. Tutto questo utilizzando una sceneggiatura semplicissima (ma questo gli dà maggior merito) ed essenziale. Un film che non ti lascia un secondo di tregua, come accade per altro allo sfortunato protagonista. Ogni volta che in autostrada un camion si avvicina un po' troppo, è impossibile non pensare a questa pellicola. Geniale.
Splendido esordio di Spielberg con un film di pura tensione, costruito e fatto con pochissimi mezzi, ma dal grande impatto emotivo. È la classica situazione in cui tutti avremmo paura di trovarci e avremmo mille consigli per la povera vittima (il bravo Dennis Weaver). Nonostante sia stato girato originariamente per la tv, mantiene un aspetto cinematografico ed è sicuramente da studiare per tutti i giovani cineasti. Peccato davvero che Spielberg non sia mai tornato a quest'idea dei pochi mezzi e grandi risultati.
Una giornata che inizia come tante si trasforma in un vero e proprio incubo, grazie alla regia ispirata di Spielberg che realizza una pellicola al fulmicotone. In viaggio sulla sua vettura un automobilista ha la sfortuna di incappare in un mezzo pesante con il quale inizia una vera e propria sfida all'ultimo sangue. Sceneggiatura solo apparentemente semplice, in realtà brillante e location isolate dal contorno che ne acuiscono il crescendo di tensione e di terrore. Ottimo.
Con 13 giorni di riprese e un budget infinitamente inferiore a quelli che avrà a disposizione in futuro il 24enne Spielberg si iscrive all'albo dei registi di successo con questo capolavoro di regia e di tensione. Lo spunto è minimo ma il crescendo di inquietudine ed infine di terrore è splendidamente reso e l'inspiegabilità del comportamento dell'autocisterna accresce il coinvolgimento emotivo dello spettatore (mi sono sorpreso ad urlare contro lo schermo!). Perfetta l'ambientazione delle infinite strade del deserto califirniano. Da vedere.
Spielberg esordisce con un tagliente road-movie che vede contrapposto un ignaro automobilista con un'autocisterna di cui si sconosce l'autista. Efficace ed adrenalinico con un ritmo ed una notevole inquietudine, il film ispirerà altre pellicole, ma la sua originalità rimarrà sempre negli occhi.
Film d'azione tra le prime regie di uno Spielberg venticinquenne. Lo spettatore viene "gradualmente" coinvolto dal ritmo incalzante quasi angosciante di un duello all'ultimo respiro, tra un uomo fragile e passivo e un retorico "mostro a 8 ruote" del quale non viene chiarito sino in fondo il ruolo... La location è sempre quella di un'infinita "terrorizzante" strada extraurbana dove lo spettatore percorre il viaggio in auto con "David". Finale maestoso da "osservare". Si nota molto l'influenza dell'amico Kubrick.
Esordio col botto per Spielberg, girato in pochissimi giorni. Gioiellino di tensione grazie anche e sopratutto ad una regia solidissima che centra in pieno l'obiettivo. Il ritmo è quasi sempre incalzante; la forza della pellicola sta nel dramma psicologico che vive un pacifico autista per le strade deserte di un'America polverosa. Spielberg riesce a farci entrare in empatia col protagonista e a trasmetterci tutta la sua ansia. Da vedere.
Steven Spielberg trascina un uomo qualunque in un ambiente ostile ed estraneo mettendolo di fronte all'ignoto, all'impotenza di controllare gli eventi che lo sovrastano, interiorizzando la paura e portandolo ad una estenuante sfida di nervi (esemplare quando nella tavola calda analizza la situazione con svariate congetture). Sul piano tecnico Spielberg è invidiabile (peccato che la sua carriera abbia preso un'altra piega, assoggettandosi troppo spesso al cinema dei dollari). I distensivi titoli di coda sono la giusta ricompensa.
In una parola sensazionale, questo road movie del grande Spielberg! Rivisto anche dopo alcuni anni la sua gloria non si scalfisce, di fronte ad una regia e a una sceneggiatura perfette associate a una grande interpretetazione di Weaver. Road movie tutto sulle strade assolate del deserto americano, in cui il sole a picco e la strada nel deserto in un silenzio assoluto fanno da sfondo a un folle vecchio truck che blinda in un martellante inseguimento un povero automobilista. Dialoghi al minimo ma tanta adrenalina: Spettacolare!
MEMORABILE: Il camionista nella sua scura cabina che non si capisce chi sia e sopratutto cosa voglia!
Se si hanno buone idee, conoscenza tecnica per la loro realizzazione e un po' di acqua alla gola, si possono costruire capolavori come questo pur disponendo di mezzi economici molto limitati. Utilizzando magari un'idea apparentemente banale: un camion che, senza alcuna ragione plausibile, insegue una macchina. Bravo Weaver che ci regala un'ottima interpretazione, fatta di paure e di insicurezze. Musica altamente ritmica, come a rappresentare un'entità selvaggia e indomabile non governabile attraverso schemi comuni. ****
MEMORABILE: Il tremendo clacson del mostro metallico. Le ossessioni psicologiche di Weaver all'interno del ristorante.
Già le dissolvenze incrociate sui titoli di testa, con le soggettive della città e dei suoi incombenti grattacieli, son tutt'altro che rassicuranti, precipitando immediatamente il film nel climax di terror panico che manterrà poi per buona parte della sua durata e che sarà uno dei marchi di fabbrica di Spielberg. Il giovane Steven riduce la paura cinematografica al suo grado zero, ma la lotta spietata fra l'everyman e il mostro delle highway è molto meno universale e ben più "americana" di quanto si creda e di quanto il mio gusto cinefilo sopporti.
Telefilm emozionante, da un racconto di quelli che Hitchcock avrebbe ben amato presentare ai vecchi tempi. Ma è a colori e c'è un repertorio di tipi di ripresa che da solo vale la pellicola. Parte in sordina, pigramente e decolla per gradi. Non so se ai tempi di Hitch c'erano grandangoli come quelli usati qui; forse distorcevano o rendevano la prospettiva in modo esagerato, per i gusti del tempo. Il giovane David, anzi Spielberg, lo usa da coraggioso entusiasta. Anche i bambini immaginano come finirà, ma tant'è.
MEMORABILE: La vettura di David che comincia a perdere olio: l'incubo di ogni automobilista solitario, specie se inseguito da un birbante.
Primo vero film di Steven Spielberg, nato per la tv e riadattato in chiave cinematografica. Il regista americano si inventa un capolavoro avendo a disposizione un budget ristrettissimo e ancor meno tempo. La trama è semplice. Film ai confini fra thriller e horror, quasi filosofico in alcuni aspetti. Buona la prova di Dennis Weaver. Gran cinema!
Una situazione monotematica con pochi sviluppi possibili (tutti ben sfruttati): il "duello" a cui il pacifico automobilista David (nome biblico) viene costretto da un mastodontico e arrugginito Golia su ruote. Spielberg lancia (e stravince) la sfida di sopperire alla totale mancanza di mezzi (budget, tempo, trama) con il puro virtuosismo registico; ma il saggio di bravura, pur efficace, è talmente programmatico che alcuni palati potrebbero anche non gradire. Non un capolavoro, però un meritato culto universale e transgenerazionale.
MEMORABILE: Il braccio del camionista che fa cenno di superare facendo credere che la strada sia sgombra.
Trasformare un'idea (più che una sceneggiatura vera e propria) in un terrificante viaggio contro l'ignoto non era opera semplice e va dato atto a Spielberg di esserci riuscito, ricamando fra loro sequenze tecnicamente innovative. La gestione della suspense è pressoché perfetta, semplificata dalla brevità della pellicola. La storia è talmente semplice che permette letture più approfondite: in effetti ciò che si vede potrebbe simboleggiare la casualità e il non sense (apparente) dell'esistenza. Intrigante.
L’inseguimento più teso ed inquietante della storia del cinema – la sfida è contro un’indefinita minaccia, insieme individuale e societaria, sotto forma di una gigantesca autocisterna – in cui la penna dello specialista Matheson è onorata dalle virtù registiche dell’esordiente Spielberg, preciso nel cogliere l’insorgere della paura, i vani ricorsi alla razionalità e lo scoppio della follia dell’uomo comune che si ritrova catapultato nell’ignoto. Il paesaggio statunitense presta il suo desertico scenario alla solitaria battaglia - kafkiana e melvilliana - del protagonista.
MEMORABILE: La scena del bar, in cui Weaver cerca invano di scoprire l’identità del misterioso camionista.
Lo dico subito: questo "telefilm" è, secondo me, il miglior film girato da Spielberg. L'arte autentica è semplice e non ha bisogno di effetti e manierismi se l'ispirazione sgorga limpida come l'acqua dalla sorgente. Con quattro dollari, una troupe limitata, una sceneggiatura solida e soprattutto con l'uso sopraffino delle tecniche di ripresa, delle lenti grandangolari e dei segreti del montaggio, Spielberg con questo film apparentemente scarno ci dice molto sul mysterium iniquitatis insito nell'animo umano e del contrasto tra natura e tecnologia.
MEMORABILE: Il mistero dell'identità del camionista.
Non a caso ambientato in luoghi deserti e assolati, richiamo del vecchio west a cui il titolo si ispira. Siamo di fronte a una geniale intuizione di Spielberg che ci sciorina per novanta minuti una spettacolare e inusuale sfida tra due automezzi. In realtà il duello è tra uomo e macchina, forse è questo il nonno di Terminator. Un vero cult.
Spielberg esordisce con questo tv-movie diventato subito un classico, tratto da un bel racconto di Richard Matheson. Dennis Weaver preso di mira da un camionista che inspiegabilmente lo sfida con il suo truck sbuffante anima il più celebre duello sulla strada visto al cinema, mostrando le qualità del giovane regista destinato a una folgorante carriera. Notevole l'uso della suspense, tesa e angosciante, che richiama la lezione di Hitchcock.
MEMORABILE: La scena al bar in cui cerca di scoprire l'identità del camionista tra i clienti.
Geniale e ineguagliabile soggetto. Lo spettatore è letteralmente avvinghiato dagli eventi. In un crescendo di tensione emotiva vive l'allucinante avventura insieme al protagonista del film il quale a bordo di un'auto, dal momento che ben presto realizza la folle intenzione assassina del mastodontico autosnodato che, tamponandolo a più riprese, lo insegue incessantemente in un percorso stradale pressochè desertico, ha come unica preoccupazione la battaglia più importante e decisiva: quella per la sopravvivenza. Al cardiopalma.
Straordinario esordio alla regia per Steven Spielberg. Nonostante il film non possieda una trama vera e propria (semplicemente un automobilista è inseguito da un'autocisterna in zone desolate degli Usa), diviene con il passare dei minuti sempre più deciso e attira lo spettatore per diversi motivi, su tutti la grande qualità di regia e la bravura a tratteggiare sullo sguardo dello sventurato protagonista il terrore di finire male da un momento all'altro. Un vero dramma psicologico misto ad azione, da vedere.
Grande esempio di tecnica cinematografica, di montaggio e ritmo. Uno degli esempi di cinema fine a sé stesso, unico frutto di immagini e suoni, meri strumenti della grande tensione espressa. Spielberg esordisce come meglio non avrebbe potuto; non si può nascondere il pensiero che, forse, la carriera attesa del regista avrebbe potuto essere ben diversa da quella che è stata dopo la visione del suo primo lungometraggio.
Tecnica assoluta e grande dispiego di idee per sopperire all'esiguità dei mezzi: una sceneggiatura studiata nei minimi dettagli che nulla nasconde delle paure e dell'impotenza del protagonista di fronte al pericolo che incombe costantemente, rappresentato da un camion cisterna unto, sporco, guidato da un autista che non si vede mai salvo che, per un attimo, gli stivali. I tempi rigorosamente calibrati, le sequenze che riescono a far convidere immagini spettacolari e tensione fanno di questo road movie atipico un'opera di bellezza davvero rara.
Un esordiente Spielberg, a corto di budget, confeziona un vero concentrato di brivido e drammaticità. La trama è semplicistica e ben presto si risolve nel duello automobilistico, ma Spielberg è bravo nel coinvolgere lo spettatore, immediatamente portato a tifare per un protagonista che progressivamente dismette i panni dell'antieroe. La scelta di lasciare nel mistero il conducente della cisterna è azzeccata e contribuisce non poco ad aumentare la tensione sino allo spannung conclusivo. Nota di merito per Weaver. Un classico da vedere.
Cult movie tra i più osannati, Duel è un capolavoro imperniato sulla follia degli esseri umani, nello specifico due che non si conoscono e che senza motivo diventano uno cacciatore l'altro cacciato. Prodotto girato volutamente con pochi mezzi, vive proprio sulle sfumature psicologiche della vicenda, su movimenti di macchina fantastici, inquadrature perfette. Guai a chi non lo vede almeno 3 volte.
Film cult costruito attorno a un'idea semplice ma per questo geniale: un inseguimento subìto che dura pressoché tutto il film. Il soggetto e la sceneggiatura sono elementari, il film per l'assenza di dialoghi e di intreccio posa tutto sulle spalle della regia, della spettacolarità dell'azione e nella capacità di generare tensione. Grande regia e grandi scorci paesaggistici riescono nell'intento. Notevole!
Prove tecniche di balneazione sulle highway e rodaggio dello squalo e del Tirannosauro sull’asfalto. Al suo esordio, Spielberg mostra già un’inusitata ancorché ragguardevole attenzione alle geometrie (non potrebbe essere altrimenti, l’autostrada ne vive), mentre realismo situazionale e spettro metafisico si prendono a vicenda le sartoriali misure. Ma la scaltra assenza di spiegazioni è tale che il film si presta alle più disparate interpretazioni (non ultime quelle psicanalitiche), scansandole al contempo un po’ tutte. Limite? Forza? Chissà. Di certo buon cinema-cinema.
Un duello all'ultimo granello di sabbia si consuma, in crescendo, fra un automobilista qualunque e un'autocisterna, che si rivela diabolicamente implacabile. Il film, nato per la TV, ripropone gli angosciosi incubi che qualunque essere umano può provare quando l'ordine comune della cosiddetta società civile viene sovvertito da una variabile impazzita. Il desolato deserto amplifica l'angosciosa attesa.
Dare un senso compiuto a una sceneggiatura così particolare non deve essere stato facile per un appena ventiquattrenne e poco esperto Spielberg. Eppure il risultato è ottimo e la mano sembra quella di un regista navigato che sa perfettamente cosa vuole; le inquadrature non sono mai banali e la lezione di Hitchcock di non lasciare lo spettatore privo di suspense è pienamente assimilata. Per quanto avvincente, però, resta un plot particolare che potrebbe non piacere a tutti.
Fantastico inizio di carriera per Spielberg, che dimostra fin da subito di che pasta è fatto. Il film è tutto un lungo inseguimento tra il protagonista e un'autobotte guidata da non si sa chi. Punto forte sono sicuramente le inquadrature e l'atmosfera - tra paura e ansia - che si viene a creare nello spettatore. Un terrificante viaggio nel nulla americano, il miglior road movie di sempre.
Folgorante esordio di Spielberg con un film che sembra una lunga puntata di Ai confini della realtà. Nonostante appaia oggi un po' datato, il film riesce a conservare intatta la sua tensione e la follia di un episodio che potrebbe tranquillamente avvenire nella vita reale. Ottima l'interpretazione di Weaver e sapiente la regia nel riuscire a non annoiare con una trama tutto sommato sempre uguale a se stessa. Leggermente sottotono il finale. Notevole.
Una giornata di un Mann qualunque trasformata in un incubo da un’autocisterna: idea semplice ma densa di implicazioni simboliche (la paura dell’ignoto e dell’imprevisto, la lotta di Davide contro Golia...) che il debuttante (ma già maturo) Spielberg presenta con notevole perizia tecnica in quello che purtroppo è rimasto un unicum nella sua carriera, trasmettendoci tutta la tensione e l’angoscia del protagonista (il bravo e volutamente scialbo Weaver), ritratto con grande profondità psicologica.
MEMORABILE: Gli stivali del camionista; La sosta al bar; La Plymouth rossa che perde olio e pezzi.
Esordio registico fulminante di Spielberg che, con un budget ridottissimo, confeziona un road movie di rara tensione grazie anche a scene di forte impatto e a una adrenalinica colonna sonora. Weaver è bravo a interpretare il ruolo di un modesto commesso viaggiatore costretto a lottare per la sopravvivenza contro un nemico folle e mai visibile. Lo scontro è quasi una citazione del mitologico duello tra Davide e Golia. Cult.
Meraviglioso. Uno Spielberg appena 24enne riesce a confezionare con enorme maestria un film semplice e allo stesso tempo perfettamente equilibrato tempisticamente. Capace di creare panico e suspense partendo da una vicenda molto banale (un "prepotente" sorpasso), la trama racconta un vero e proprio duello autostradale in cui le idee non mancano mai in una continua lotta di frustrazione scioccante per la mancanza apparente di motivazioni che giustifichino l'operato dell'antagonista. Ottime le studiate inquadrature e il montaggio frenetico.
MEMORABILE: Alla tavola calda accusa un cliente, ma sbaglia; Mentre lui telefona il camion si schianta sulla cabina e su tutte le teche delle creature intorno.
Pellicola di una bellezza indiscutibile, con una tensione narrativa degna di Hitchcock e una regia formidabile, di chiara ispirazione kubrickiana. Un vero e proprio incubo di 90 minuti che non dà tregua, con un Dennis Weaver protagonista assoluto, capace di restituire allo spettatore tutto il suo disagio, l'ansia, il terrore. Le inquadrature e i movimenti di macchina sono fantastici, davvero una gioia per gli occhi e le musiche - che crescono insieme alla suspense - assolutamente azzeccate. Grande cinema.
MEMORABILE: La distruzione della cabina telefonica e la fuoriuscita dei serpenti.
Nato da un’idea semplice, è un thriller di grande effetto in cui la tensione è sapientemente gestita e costantemente alimentata grazie all’eccellente montaggio dal ritmo serrato. Focalizzato sul tema principale, girato con pochi mezzi e senza inutili divagazioni, ha scene ad alta velocità ben fotografate e dosate senza cadere mai nell’eccesso. Bella anche la fotografia dei paesaggi desertici nel cuore degli US. Inquietante nel messaggio che porta (la potenziale follia della strada), travolgente.
Poche sono le pellicole che come questa ricreano assolutamente il termine psicosi nella sua accezione più accesa, densa, macabra e psicotica. Seminario certo per la ricerca di una solitudine malata onnicomprensiva e pregna di panico. Magistrale e assoluto. Non per un pubblico "ansioso". Magnifica la descrizione subdola del disturbo borderline sottinteso.
L'esordio di Spielberg è un film girato per la televisione ma dallo stile decisamente cinematografico. Con pochissimi mezzi a disposizione il regista mostra subito la sua classe seguendo la lotta tra i due automezzi con una regia fluida e mobilissima tutta polvere, asfalto e lamiere. Leggibile anche su un piano metaforico grazie a un antagonista meccanico senza volto che anticipa in diversi passaggi il futuro e celeberrimo Squalo. Il viaggio diventa incubo nell'America buia degli anni 70. Pochissimi dialoghi ma non un momento di stanca.
MEMORABILE: "Cammina ti prego ti prego camminaaaaaa"; Il passaggio a livello; La distruzione della stazione di servizio piena di rettili, tarantole e coyote.
Automobilista è perseguitato da un’autocisterna. Trama tanto banale quanto pur sempre attuale, quando ci si mette a battibeccare per strada. Oltre alla superbia di sentirsi invincibili dentro un abitacolo, forse vien fatta una riflessione sullo scorrere della vita quando un imprevisto cambia tutto. Suoni che richiamano il thriller hitchcockiano e gran cura nelle riprese per dare il senso di frustrazione e pericolo. Weaver discreto nelle sue reazioni ordinarie (e piccola nota per il salto in corsa).
Caspita! Prometteva davvero bene Spielberg da questa sua prima opera. In questo road-movie minimale senza meta né obiettivo, se non il non soccombere per mano del misterioso autista del camion che perseguita il protagonista, si riscontra una grande genialità di realizzazione e vivacità registica. Il mistero sull'identità del camionista fino alla fine può prestarsi alle più innumerevoli interpretazioni, le quali risultano tutte non necessariamente essenziali in questa spettacolare grande lezione di pura tensione dal primo all'ultimo fotogramma.
La banalità del male, il malessere della nascente stagione horror: dietro un inseguimento a rotta di collo con il chiaro intento di uccidere (idea banale ma efficacissima) c'è, forse, uno sgarbo percepito come offesa insanabile, un regolamento di conti di cui nulla sappiamo, o più semplicemente il vuoto, l'abisso, l'inesplicabile. Finale narrativamente perfetto, potentissimo.
Praticamente primo film di Spielberg (sceneggiatura di Matheson) e partenza col botto: capolavoro. Tra l'altro con mezzi limitatissimi, in antitesi all'opulenza che caratterizzerà le mega produzioni spielberghiane. Esercizio di regia fenomenale (si vedano gli incredibili campi e controcampi di tutta la fasi iniziale). Metafora potentissima dell'Incognito che a ogni momento può entrare e sconvolgere la nostra vita di uomini ordinari. Ottimo Weaver, la cui normalità viene travolta. Geniale la scelta di non mostrare mai il camionista.
MEMORABILE: Il piano sequenza iniziale dell'uscita dalla città/civiltà; Il Truck enorme simile allo Squalo in cerca di preda; Il finale al tramonto.
Col solo ausilio di una macchina, un camion, due dialoghi e i paesaggi desertici degli U.S.A., il 24enne Spielberg confeziona un autentico capolavoro di tensione, dimostrando che quando c'è il genio, basta davvero poco per sorprendere. Una sfida all'ultimo sangue tra un auto e un camion in pieno deserto. Trama semplicissima. Ma il film è indimenticabile, anche grazie all'ottima prova di Dennis Weaver. Quasi un capolavoro.
Sfruttando la vaga somiglianza di Weaver con Burt Reynolds e il suo recente successo nei panni di sceriffo a New York, Spielberg, al suo esordio, riesce a realizzare un film che poggia unicamente sulle spalle di questo attore dimostrando tutta la sua bravura e prenotandosi un posto tra i big. In Duel sono di fatto già presenti tutte le peculiarità che Spielberg riprenderà ne Lo squalo e che ne faranno il mito che è diventato. L'unica differenza è che qui il mostro è di acciaio e non di carne e sangue. Un budget maggiore avrebbe accresciuto la qualità.
Spielberg pesca da Matheson e sforna un film dinamico e avvincente. L'automobilista interpretato in maniera convincente da Weaver catapultato in un incubo stranamente solare e desertico è rimasto nella storia del cinema. Come pure l'infernale e asfissiante autocisterna che incarna la paura inconscia dell'uomo moderno. Regia, ritmo e tensione praticamente perfetti. Mefistofelico.
Lavoro grandioso. Una macchina, un tir, la strada, il deserto. Praticamente col nulla, uno Spielberg al debutto crea un'ora e mezza scarsa di tensione, paura, ansia e terrore, dimostrando una bravura e qualità che nei lavori successivi verranno leggermente offuscate dai budget stellari e gli effetti speciali moderni. Si tocca quasi con mano il terrore del protagonista, generato da questo bestione su ruote che gli sfreccia a pochi millimetri, o il disagio nel diner dove tutti sembrano essere un pericolo. Da vedere e rivedere.
Esordio di Spielberg che già mette in luce il suo talento alla regia. Un automobilista trova sulla strada un folle camionista intento a gareggiare fino "in fondo". La regia riesce con scarni mezzi di produzione a generare una tensione che tiene lo spettatore in fibrillazione sulle interminabili strade del deserto americano dove le uniche oasi sono le stazioni di servizio. Il vero nemico è il camion guidato da "qualcuno" che non ha realmente un volto. La regia e il montaggio sono le armi vincenti che trasformano una sceneggiatura scarna in un cult movie.
Splendido gioiello dell'esordiente Spielberg, che con un budget risicato confeziona un thriller on the road in grado di incollare lo spettatore allo schermo per tutta la sua (breve) durata nonostante se ne percepisca, in qualche frangente, il taglio televisivo. Geniale l'idea di non mostrare mai l'autista del camion, assurto perciò ad entità ineffabile, quasi soprannaturale. Weaver bravo nel ruolo dell'uomo comune che si trova intrappolato in qualcosa di più grande di lui, ma il vero protagonista della pellicola è il Peterbilt 281, col suo rombo sinistro e il suo muso minaccioso.
MEMORABILE: Il finale, liberatorio solo fino a un certo punto.
Mezzo capolavoro di tensione moderna e scoppiettante, intriso di un futurismo malato fatto di belle auto californiane sfasciate al rombo di autocarri diabolici e fuligginosi. Spielberg ammalia con una cattiveria che (purtroppo) non si ripeterà mai più nella sua carriera, sfrutta ogni inquadratura sfrecciante con mestiere consumato, pur talvolta ripetendosi nonostante l'esigua durata. Unico difetto, se se ne vuol trovare uno, sono i pensieri dell'alienato protagonista letti dalla voce narrante, scaturita dalla penna di Matheson. Tutto il resto è magnifico, a partire dalla fotografia.
MEMORABILE: Il treno che passa all'improvviso, momento di vera tensione.
Difficile dimenticare l'impatto che ebbe allora la visione di questo film che stuzzicava la curiosità soprattutto per lo zampino dell'uraniano Matheson. A riprova che non si trattò di un colpo di fulmine passeggero, anche l'ennesima visione conferma la potenza di un apologo dalle molteplici interpretazioni in chiave realistica e/o metaforica: uomo vs macchina, classe media vs. proletariato, razionalità vs irrazionale, civiltà vs. istinto ed altro ancora, in un gioco di rimandi di fertile ambiguità. Spielberg in rare occasioni ha fatto di meglio, mai però con tanti pochi mezzi.
MEMORABILE: Quel barrito di bestia morente, quella ruota che continua a girare a vuoto.
Galeotto fu un sorpasso... Notevole esordio di Spielberg in un lungometraggio, che tra l'altro rimane uno dei suoi migliori film. Semplice e povero di mezzi, eppure ben più angosciante e metaforico di svariati prodotti simili (chi non reagirebbe come il bravo Weaver se venisse perseguitato da un simile bestione nel mezzo del quasi nulla? Potrebbe accadere a chiunque...). L'enorme camion è indimenticabile (difatti ha fatto scuola), e il fatto che (al contrario di altre opere) esso risulti effettivamente guidato da qualcuno non fa che rendere il tutto più inquietante. Bellissimo!
MEMORABILE: La sosta al passaggio a livello, vero punto di svolta; L'ultimo "verso" del camion, più animalesco che meccanico.
Impavido e beffardo fino al suo epilogo, l’esordio di Spielberg ci sollazza con un ritmo frenetico, ci intontisce, ci lascia bloccati nel dubbio ma non insoddisfatti. Nessuna elucubrazione psicologica, nessun movente, nessun personaggio. Ma una detection del non luogo, fra le strade di passaggio, dentro un’America popolata solo dai gas, dai vapori e dalla monotona disattenzione della gente. Un bellissimo film e una grandissima lezione di regia.
Originariamente concepito come film per la televisione, con una durata complessiva di 73 minuti poi allungati a 90, è un esemplare saggio audiovisivo sulla frammentazione del crescere della tensione. È stato uno degli esordi più belli e freschi degli anni ‘70, ancora oggi giustamente apprezzato per i suoi enormi pregi di perspicacia, ritmo e semplicità. Averne ancora di thriller così, oggigiorno!
Una persona normale come tante, con un lavoro banale come tanti, con una situazione familiare simile a tante altre, con una macchina anonima come tante altre e con scarsa manutenzione come tante altre. Un uomo, perfettamente omologato in una società che non gli lascia forse neanche il tempo di distinguersi dai suoi simili, si trova catapultato in una dimensione primordiale di cui si rende conto solo alla fine (bellissime le ultime immagini); se Spielberg avesse seguito in toto la sceneggiatura di Matheson sarebbe stato un fiasco, invece è un capolavoro. Consigliatissimo il making of.
MEMORABILE: A tu per tu con ragni e serpenti, animali di cui in genere le persone hanno una paura atavica; L'interpretazione perfetta fornita da Dennis Weaver.
A distanza di molti decenni e a prescindere dalla strabiliante cinematografia successiva, il primo film di Spielberg conserva quasi intatta la sua forza espressiva restituendoci l'inquietudine delle prime visioni. Colpisce il divario tra l'esile trama e la grande abilità di dare senso a ogni scena ricorrendo solo alle tecniche di ripresa e a un montaggio da manuale. Lasciando da parte le interpretazioni possibili, resta un esempio magistrale di road movie e del mistero dei moventi che spingono la rugginosa autocisterna a perseguitare un tranquillo borghese in viaggio per affari.
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Si ma è proprio nulla, sono veramente delle cose inique facessero tutti questi tipi di tagli saremmo tutti contenti purtroppo molte volte tagliano e massacrano proprio le pellicole eliminando scene intere. L’unica cosa che non va del dvd a quello che leggo e ahimè il ridoppiaggio, moda che ormai consueta.
Caesars ebbe a dire: Quello sopra é il link dove se ne parlava. Se vai lì c'è un altro link a dove puoi scaricare un confronto tra vhs e dvd.
Sono io! :)
Allora, se ho capito bene per l'edizione speciale in DVD lo zio Steven ha ritoccato il film..e, quindi, ha parzialmente ri-montato alcune scene!
Oltre a questo, la pista audio è stata portata ad un 5.1. E così, come già accaduto con Lo squalo, la Universal ha deciso di far eseguire un nuovo doppiaggio.. Purtroppo, Duel non è "popolare" come Lo squalo - o meglio: non ha ricevuto aspre critiche con tanto di petizione ai tempi dell'uscita del DVD - e, pure sul BD ce lo ritroviamo senza quello originale! Così come tanti altri, purtroppo.
Comunque, il mio report, parte dal post precedente.. ;)
Nel mediometraggio, a cartoni animati, ad episodi per la TV "Tiny Toons: Galleria di mostri " è contenuta una brevissima parodia del film di Spielberg, intitolata "Fuel". E' visibile qui:
Visto il problema dell’ ahimè ridoppiaggio, e visto che nel film il parlato non è molto,si può tranquillamente vedere il br in lingua originale, meglio l’audio originale che un ridoppiaggio che a mio parere come per tutti i ridoppiaggi disturba. Chi non lo ha mai visto, può anche andare bene sentirlo con nuovo doppiaggio italico, ma per chi come noi,che conosciamo bene il film è un fastidio non da poco, almeno a mio parere.
Tra le curiosità un utente ha scritto che la scena aggiunta per allungare il film è quella del passaggio a livello, giusto naturalmente e si nota chiaramente che il camion è diverso (secondo me non è granché come scena), però non è l'unica, dura pochi minuti tra l'altro. L'altra è quella (riuscita molto meglio sempre secondo me) con lo scuolabus. Tempo fa avevo guardato su YouTube la versione originale televisiva ma non c'è più, comunque da qualche parte ci sarà pure scritto quali scene sono state aggiunte, mi sembrava che mancasse qualcos'altro. Poi approfondisco la cosa e torno a scrivere.
DiscussioneZender • 19/02/24 14:15 Capo scrivano - 48360 interventi
Con la sua durata originale di 74 minuti, il film TV non era abbastanza lungo per essere distribuito nelle sale. La Universal ha richiamato Steven Spielberg per girare scene aggiuntive in modo da renderlo un film di 90 minuti. Queste nuove scene erano: * Il passaggio a livello * Lo scuolabus * La scena in cui David telefona a sua moglie * La scena iniziale in cui l'auto esce dal garage e attraversa la città.