Film drammatico/sentimentale passabile. Trasmesso in TV il più delle volte durante i periodi festivi di Natale e Pasqua, racconta di un bambino povero di Brooklyn improvvisamente divenuto erede di una fortuna in Inghilterra. Il piccolo Lord Fauntleroy, generoso e tenero, farà breccia nel duro cuore del nonno (intepretato da Alec Guinness). Un po' scontato nello stile e nelle tematiche, tuttavia abbastanza piacevole da seguire.
Terza versione televisiva di un popolare romanzo, replicato spesso nei nostri palinsesti, può contare su una messa in scena elegante anche se convenzionale, una buona fotografia e, soprattutto, sul grande Alec Guinness nel ruolo del nonno ricchissimo e misantropo che viene "raddolcito" dall'affetto del nipotino. Il punto dolente del film è proprio quest'ultimo: col suo caschetto biondo, Ricky Schroeder è un ragazzino tanto buono e dolce che la sua sola vista provoca la carie.
Classico prodotto utile ad arricchire i palinsesti televisivi durante i periodi festivi; si tratta della terza trasposizione del romanzo di Burnett, pubblicato nel 1886. La realizzazione è piuttosto efficace anche se alquanto priva di elementi personali e troppo insistente sullo sdolcinato. L'elemento di spicco è senz'altro la partecipazione del grande attore britannico Alec Guinness, mentre il ruolo del protagonista è affidato all'ex bambino prodigio Ricky Schroeder molto adatto al ruolo.
È per definizione il film di Natale, perché è semplicemente la "summa" dei buoni sentimenti che animano questa festa. Indimenticabili alcune scene come quella del borgo sporco e puzzolente, lo sguardo del nonno (antitesi della pietà umana e metafora di un mondo senza scrupoli) che prova vergogna e non ha il coraggio di incrociare lo sguardo del nipote (rappresentazione della purezza d'animo). A prima vista può sembrare banale e "leggero", ma a una più attenta visione si scopre che è molto ma molto di più.
È il classico film che più o meno tutti abbiamo stravisto per i continui passaggi in tv nel periodo natalizio o pasquale. Lo rivedo sempre volentieri, quasi con stupore! Abbiamo imparato ad amarlo, il pargoletto biondo, e ci siamo commossi ogni volta, quando lui, ricco ma altruista, faceva del bene ai poveri; il tutto condito dal grazioso tema musicale - severo e dolce nello stesso qual tempo - di Allyn Ferguson. Nobile interpretazione di Alec Guinness nel ruolo del nonno ricco che tanto avrei voluto... sono anch'io tanto buono!
Se si sa in anticipo di dover affrontare un tema melenso, il film riesce ad essere molto divertente. Alec Guinness - non che la cosa stupisca - è straordinario in gesti e sguardi (notarlo quando l'ospite americano, esagerando, lo chiama "Altezza"), i comprimari sono all'altezza, alcuni dialoghi sono deliziosi, la confezione è tanto convenzionale (il tavolo chilometrico...) quanto impeccabile. Peccato che al piccolo lord sia stata data una voce italiana acutissima, che si fa via via poco gradevole. **½
Trasposizione cinematografica di un classico letterario per ragazzi, fa di tutto per intenerire e commuovere lo spettatore, riuscendo nell’obiettivo. Il cast è grandioso ma, per quanto salvi la “barca” dal naufragio, è sprecato per un filmetto del genere. Il modo in cui si fa leva sui sentimenti delle persone è discutibile. Regia anonima. Insopportabile il piccolo attore. Solo per inguaribili buonisti.
Attenzione: questo "Piccolo Lord", arrivato nei nostri cinema nel Natale 1980, non è un film cinematografico, bensì un film tv. Eppure, tutta la dolcezza e l'innocenza del romanzo per ragazzi, di Frances Hodgson Burnett, è più che dignitosamente trasferita dal vivo. La storia del piccolo americano Cedric Fauntleroy che conquista il nonno inglese burbero e scontroso fa breccia anche questa volta, anche se affoga un po' troppo nel miele. Jack Gold confeziona un prodotto discreto, adatto alle famiglie e sostenuto dal grande sir Alec Guinness.
Un inno, seppur melenso e zuccheroso, al rabbonimento dell'anziano, cinico e ricco lord per mezzo della genuina e prorompente sfacciataggine del piccolo nipotino equanime e filantropo (un biondissimo Rick Schroder). Molto spassoso vedere un Alec Guinness serioso, impostato ed irremovibile, cedere blandamente alle lusinghe e alle richieste ingenuamente democratiche e filo-proletarie di quel suo minuscolo erede, tanto affezionato a tutta quella gente umile che il nonno maltratta e vessa da sempre. Un film per tutta la famiglia, ruffiano ma rinfrancante.
Pellicola storicamente strappalacrime ed animata da nobili sentimenti e provvista di un cast altisonante ed efficace. Tuttavia la narrazione è sempliciotta, s'ispira al noto romanzo e la sensazione è quella di provocare reazioni emotive nello spettatore.
Mi fa sempre piacere rivederlo. La regia è asettica e impersonale e la sceneggiatura un po' sempliciotta, ma questo non toglie nulla al film. Buono tutto il cast: come non si può adorare il piccolo Lord Fauntleroy? In questo caso il troppo miele non guasta. Da vedere a Natale con la famiglia. Commuovente.
Film che fin da piccolo amo e insieme odio, perché riesce sempre a commuovermi ma mi sento ricattato: Alec Guinnes (il suo nome è l'anagramma di "classe genuina") ricordava molto mio nonno, con quell'orgoglio ottocentesco severo e pessimista; poi in più al vecchio tiranno scatta un debole per il nipotino, unico erede maschio (e fin qui ci siamo). Unica stonata: ero io che non somigliavo affatto al bambino dal caschetto biondo: non mi incantava da bambino, non mi incanta oggi... mah, forse quando sarò nonno.
MEMORABILE: "Un giorno tutto questo sarà tuo". "Quando?" - "Quando morirò e diventerai conte" -"Allora non voglio diventare conte, io non voglio che tu muoia"...
Racconto che ha il sapore di una favola per grandi e piccini con un Guinness che da solo vale tutta la visione del film, visto che riesce a trasmettere emozioni con un solo sguardo o una movenza della bocca. Per il resto la sceneggiatura toglie molto al romanzo presentandola come la classica storia tutto miele di ravvedimenti e amore ritrovato. Ma attenzione. Nell'intenzioni originali c'era molto di più. Quasi una denuncia per i privilegi di cui ancora godevano a metà dell'800 una piccola èlite di persone, gli aristocratici, a danno del popolo.
MEMORABILE: Il commento del lucidascarpe nel salone del castello Fauntleroy: "Però! Questi "aristrocatici" se la passano bene!"
Versione molto gradevole e sempreverde del romanzo di Burnett. Un grande Guinness evoca sentimenti troppo tempo sopiti dietro paraventi di prepotenze e aristocrazie schiaviste e finalmente messi in soffitta grazie all'arrivo del biondo nipote Schroder. Il tempo che passa dalle prime visioni nei tardi anni ottanta non ne annuvola le sensazioni gaudiose e dense di arie di commozione anche in seguito provate. Un piccolo teatro di buoni propositi offerti in maniera egregia sotto la regia attenta di Jack Gold e impreziositi da un cast di valore.
MEMORABILE: La lettura delle favole immerse nel tepore del camino.
Strappa (le mie) lacrime natalizie, per ammorbidire il cuore e predisporre l'individuo ai buoni propositi. Comunque è un film molto ben realizzato e dotato della carica necessaria per essere rivisto sistematicamente senza stancare almeno una volta all'anno. Perchè poi è un piacere osservare il cambiamento e capire come sia la solitudine una delle motivazioni che oscurano il cuore, senza che a causa di ciò quast'ultimo non possa tornare a farsi "vedere", grazie all'amore. Necessario per tutti!
Armato di infinito candore e di un caschetto biondo da far invidia alla Carrà, il piccolo Cedric riesce a far breccia nel cuore del ricco e misantropo nonno. La sontuosa messa in scena contribuisce senza dubbio a ricreare l'atmosfera vittoriana, ma nel complesso il film è ai limiti del coma glicemico. A tenere in piedi la baracca pensa il caro vecchio Guinness, la cui interpretazione è così piacevole da far sperare (seppur invano) che un po' del suo rigido cinismo passi al nipote.
Film tv che ogni anno funge da riempitivo nel periodo natalizio. Con queste premesse è facile immaginare un prodotto non di eccelsa qualità, senza grosse pretese e dal sapore molto adulatorio. La regia è priva di sussulti e nemmeno la sceneggiatura è troppo apprezzabile. Nondimeno, la maestosità di Guinness è percepibile, ma pure la prova dell'ex bimbo prodigio Schroder non è da meno. Buone le riprese e la fotografia, ma anche la trasposizione del libro della Burnett è fedele, malgrado una narrazione molto semplice. Nel suo genere, efficace.
Fedele trasposizione di un classico romanzo per ragazzi, la cui presenza nei palinsesti natalizi è una delle poche certezze della vita. Il potenziale glicemico viene compensato dall’austero sir Alec Guinness, nel ruolo di un cinico (o forse solo disincantato) “aristrocatico” e da una velata critica alle enormi diseguaglianze della società inglese dell’Ottocento. Bravi anche il piccolo Schroeder e il burbero Blakely.
Uno dei film più gettonati del palinsesto da quarant'anni! Rivedendolo oggi la delusione è tanta. Senza la presenza di Guinness, il film sarebbe da coma diabetico. Al piccolo Lord non manca nulla dello stereotipo: dal caschetto biondo alla vocina squillante, dalla caritatevole generosità debordante all'occhio di blu dipinto. Un ritratto talmente stucchevole da renderlo a malapena tollerabile. Per fortuna Sir Errol, con la sua divertente interpretazione, risolleva il film dalla mediocrità.
Film elegante, garbato e ricco di buoni sentimenti; fa sempre piacere rivederlo anche perché non cade mai nello stucchevole e si avvale di un ottimo cast, nel quale spicca il sempre convincente Guinness. La trama, piuttosto debole, a un certo punto si aggrappa a un inverosimile colpo di scena (il presunto vero erede di Lord Fauntleroy giunto a spodestare Ceddie) al quale però pochi abboccano. Bei costumi, finale convenzionale.
MEMORABILE: Mrs Errol si aggira per i vicoli in cui regnano sovrane fame e miseria.
Conte inglese invita a corte il nipote ereditario. Trama incentrata sui buoni sentimenti (a volte pure troppo) e con qualche colpo basso (il cane zoppo dei poveracci), che regge fin quando Guinness fa il burbero ma conclude in modo fantasioso e confuso. Regia che sfrutta le imponenti location ma nelle scene di dialogo è televisiva. Le tematiche più importanti (il divario ricchi/poveri, la madre tenuta a distanza, l'odio inglesi/americani) sono solo accennate. Il piccolo protagonista sembra finto, nei suoi look da principino.
MEMORABILE: La fossa biologica all'aria aperta; La truffa; L'invito alla sorella dopo 20 anni; Il pony ovviamente bianco.
Niente male questa trasposizione per la TV del romanzo di Frances Hodgson Burnett. Se, come prevedibile, ci troviamo davanti a una sagra dei buoni sentimenti, bisogna dare atto a Gold e al suo sceneggiatore di riuscire a mantenere una certa aria lieve e divertente che, in caso di prodotti come questo, salva dall'eccesso di melassa. Ovviamente superba l'interpretazione di Guinness, cui basta alzare solo un sopracciglio per trasmettere le sensazioni del suo personaggio; ma anche il piccolo Ricky Schroder riesce a convincere. Un onestissimo prodotto che vale la visione.
Tratto dall'omonimo romanzo di Frances Hodgson Burnett. Un aristocratico inglese, che odia in modo viscerale gli americani, si trova costretto a nominare lord il suo nipotino, nato proprio negli States. Sorta di favola in cui la bontà la fa da padrona, sfiorando in alcuni momenti un buonismo a dir poco fastidioso. Film che viene ricordato soprattutto per un Guinness davvero in parte.
Un severo Lord inglese ospita il nipotino con lo scopo di educarlo e con la speranza di nominarlo suo erede. Il fatto che questo film venga regolarmente trasmesso ogni fine anno in Tv è segno dell'alto gradimento che il pubblico ancora gli riserva, grazie a un sentimentalismo bonario ed educativo, abbastanza edulcorato ma di facile presa emotiva sugli spettatori di ogni età.
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Per 124c.
Ciao.
Scrivi "Attenzione: questo "Piccolo Lord", arrivato nei nostri cinema nel Natale 1980, non è un film cinematografico, bensì un film tv"
IMDb lo dà come film per il cinema, anche se Gold era un regista che ha lavorato prevalentemente per la tv. Lo stesso IMDb, però, cita Schroder come "Best Young Actor in a Movie Made for Television" per il 1983.
Anche il sito mymovies riporta "Versione per la tv del romanzo di Frances Hodgson".....
Discussione124c • 28/12/10 12:57 Contatti col mondo - 5193 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Per 124c.
Ciao.
Scrivi "Attenzione: questo "Piccolo Lord", arrivato nei nostri cinema nel Natale 1980, non è un film cinematografico, bensì un film tv"
IMDb lo dà come film per il cinema, anche se Gold era un regista che ha lavorato prevalentemente per la tv. Lo stesso IMDb, però, cita Schroder come "Best Young Actor in a Movie Made for Television" per il 1983.
Hai altre fonti?
Grazie.
No, mi sono interessato al film tv del piccolo Lord perchè ci sono affezionato. Comunque, fra i personaggi minori, nel ruolo di cocchiare, s'intravede un "giovane" Patrick Stewart, futuro comandante Pickard e professor X, di trekkiana e x-men memoria!
Ha ragione IMDb a darlo film NON per la TV, perché è uscito sì in prima televisiva USA (da qui viene il premio a Schroder), ma immediatamente dopo è uscito al cinema in Gran Bretagna, paese di origine del film.
È, si può desumere, un film per il cinema che curiosamente PRIMA è uscito in TV (in USA), per uscire a raffica al cinema in vari paesi, fra i quali Regno Unito e Italia (in questi casi a strettissimo ridosso della trasmissione prima citata).