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La nostra recensione di Il critico - Crimini tra le righe

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Si parla di critica teatrale, nella Londra del 1934. E il più fulgido, inflessibile, orgoglioso rappresentante della categoria è Jimmy Eskine (McKellen, doppiato da Carlo Valli), che dalle colonne del Daily Chronicle da quasi mezzo secolo bacchetta attori e addetti ai lavori senza pietà arricchendo i suoi articoli di frasi tranchant. Nina Land (Arterton), attrice altrove ammirata, sa già che la sua ultima performance verrà presa di mira da un uomo che non le ha mai perdonato nulla. Sogna un giorno di poterlo convincere, ma intanto, quando quello prende posto in platea, lo guardano tutti con timore reverenziale, in attesa di sapere se... “intingerà la penna...Leggi tutto nell'arsenico”, come si chiede una spettatrice a rappresentazione conclusa.

La critica è feroce, come sempre, e al Chronicle qualcuno inizia a essere stanco di certi giudizi sprezzanti e in fin dei conti offensivi. Nina cerca di parlargli, lui l'affronta, insieme parlano: forse potrebbero avere l'uno bisogno dell'altro. Il perché ce lo spiega una trama che interseca tra loro le vicende di diversi personaggi che un po' artatamente costituiscono l'ossatura di un soggetto tutto sommato valido, ricavato da un romanzo ("Curtain Call" di Anthony Quinn, solo omonimo del grande attore) e si vede.

Le notazioni curiose, le relazioni che si stabiliscono tra figure che lentamente si scopre quanto siano interconnesse sembrano poter sortire ottimi risultati, ma la regia di Anand Tucker indugia troppo su un Ian McKellen che gigioneggia nel delineare il carattere oltremodo cinico del protagonista. Bravo, indubbiamente, calato bene nel personaggio eppure compassato quanto il film. Tra un disegno di maniera degli ambienti luccicanti e una fotografia patinata, il film si perde in riprese spesso didascaliche, che vorrebbero evocare grandi scenari ma non si distinguono dalla media corrente, non scadenti ma mai incisive, al punto che spesso il film rallenta eccessivamente e si sgonfia del tutto, senza mai tentare di far montare un briciolo di tensione per quanto potrebbe accadere, rifugiandosi in una messa in scena che sa da romanzo d'appendice, pur se nobilitata dalla qualità di un film che il suo budget ce l'ha.

THE CRITIC è melodrammatico in alcuni punti, piuttosto deludente nella resa della figura che si vorrebbe come partner d'eccezione: Gemma Arterton non sembra azzeccare granché la performance limitandosi al compitino, schiacciata dalla tracotanza di McKellen, che svela il tallone d'Achille del suo Jimmy Eskine quando al parco va a rimorchiare ragazzetti per soddisfare le proprie tendenze omosessuali sapendo di esporre in tal modo il fianco a possibili ricatti. Ma non è in quella direzione che il film si muove, concentrandosi invece sulle macchinazioni ordite dall'uomo per rientrare nei ranghi dopo un inatteso accantonamento dovuto ai suoi più volte segnalati, spregevoli eccessi nell'esercizio critico. Finale che scivola via senza sorprese per un film che si spegne lentamente, pur restando parzialmente godibile e curioso per il cinismo riprovevole di chi si sente comunque parte di un mondo che si comporta allo stesso modo da sempre.

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Tutti i commenti e le recensioni di Il critico - Crimini tra le righe

TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/03/25 DAL BENEMERITO DANIELA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 21/05/25
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Daniela 5/03/25 01:05 - 13375 commenti

I gusti di Daniela

Nella Londra degli anni '30, dopo essere stato licenziato dal giornale presso cui lavorava da decenni, un critico teatrale molto temuto è disposto a ricorrere a ogni mezzo per riottenere il suo posto... Un film dal buon potenzionale - una trama elaborata con ricatti e inganni, un'ambientazione storica suggestiva e un cast di prestigio - che resta però sulla carta: la storia stenta a catturare l'interesse, la regia è sul filo dell'accademia, le interpretazioni corrette ma non memorabili, con McKellen che sfiora la maniera riciclando se stesso nella parte del vecchio cinico e cattivo.

Il ferrini 6/05/25 23:40 - 2758 commenti

I gusti di Il ferrini

Delizioso inizio di McKellen che tratteggia un personaggio burbero ma adorabile, con le sue stravaganze e la sua sfacciata supponenza. Quando però rischia di perdere il posto, lo scenario cambia radicalmente e i personaggi vengono inesorabilmente inghiottiti dal suo machiavellico piano. Il messaggio è chiaro: un uomo non è il suo lavoro. Per quanto importante e prestigioso possa essere. Ottima la regia e la fotografia, splendidi i costumi, le acconciature, potenti i passaggi sull'omofobia (esemplare l'interrogatorio). Finale forse un po' sbrigativo ma in generale elegante e piacevole.
MEMORABILE: Al fascista: "Bella la sua camicia nera, scommetto che l'ha stirata tutta da solo".

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