Macumbal Maya
Dai misteri delle catacombe romane del sottovalutato
Spettri, ai rituali arcani delle leggende sanguinarie di
Maya (titolo di per sè bellissimo), Avallone si riconferma regista di talento , che se ci avesse creduto un attimo di più poteva dare ancora molto al nostro cinema di de-genere (invero, ormai, agli sgoccioli).
Basterebbe studiarsi le sequenze alla stazione di servizio , per denotare che Avallone aveva in nuce una regia all'"americana"
Maya contamina l'"adventure movie" (
Panama Sugar arriverà di lì a poco) con i tipici topoi del'horror, amalgamando la materia con abilità, dove i due generi non prevalicano sull'altro.
Avallone crea un'atmosfera umidiccia, sudaticcia e arcana (spesso mi veniva in mente, con debite proporzioni,
Il serpente e l'arcobaleno), con sprazzi di ferocia che lasciano il segno
Non rinuncia a robuste dosi di sesso (Mirella D'Angelo e i suoi orgasmi con giovani manzi messicani, mentre il marito-uno straordinario Antonello Fassari-suda, delira e impreca, attaccato alla bottiglia, come nel miglior noir chandleriano ) e attimi di esplosiva violenza splatter.
Un bulletto texano stritolato dal suo pick-up (e
Christine insegna), la procace Mariangela Ayala nella vasca da bagno, con la faccia spatasciata contro i rubinetti e i bordi della vasca (ah, Glauco Mauri in
Profondo Rosso, ah il caro vecchio zio Wes di
Nightmare), una donna squarciata dagli ami volanti delle canne da pesca in puro stile
Hellraiser, e una bimba dagli occhi bianchi che è la pura incarnazione del male (Fulci a manetta), coltellate in piena faccia da far impallidire l'ennesimo
Venerdì 13, nonchè serpenti vomitati dalla bocca in un rito esorcistico in puro "possession movie" (
Arcana docet)
Da sottolineare la grande abilità di Maurizio Trani nel reparto SFX.
Il finale con il rito e il medium è un pò frettoloso, ma avercene ancora di film così
Il grande William Berger stà in scena per pochi minuti per finire dentro un sacco nella ghiacciaia di un obitorio. Nè più nè meno come in
Top Line.