Note: Prodotto dal 1964 al 1972. Dai romanzi di Georges Simenon. La dicitura "Le nuove inchieste del commissario Maigret" compare nei titoli della seconda stagione, ma verrà abbandonata successivamente per un ritorno alla semplicità originale.
Forse è il Pernod che non invecchia bene, certo è che rivisti di recente i Maigret di Landi con Cervi (adorati da bambino, quando li si vide già in replica) appaiono di soporifera lentezza, di troppo pesante teatralità, e se pure recitati con grande mestiere - non solo dal bonario (ma quanto italiano!) Cervi e dalla Pagnani, ma anche da altri ottimi interpreti fra i quali si ricorda un Volontè ultra-esistenzialista. Costante la presenza di Gino Pernice, caratterista-feticcio dei western di Sergio Corbucci. Valore storico-affettivo.
Indimenticabile, splendida serie televisiva della RAI dei decenni d'oro, con due mostri sacri (Cervi e la Pagnani) e con un divertente e divertito contorno di attori (i sobri Volpi e Busoni e gli esuberanti - talora un po' troppo, a dire il vero - Maranzana e Musy). Le trame sono fedeli a Simenon, ma talora si finisce col badare più al fenomenale Gino Cervi che a seguire la vicenda! Prodiogiosi i suoi duetti con la Pagnani. Ovviamente la valutazione globale della serie è più alta della media degli episodi.
Il pallinaggio è dovuto sicuramente ai due interpreti principali, Gino Cervi (che pare fosse il Maigret preferito da Simenon) e Andreina Pagnani. Gli sceneggiati, rivisti di recente, sono invecchiati piuttosto male, invece. Eccessivamente teatrali, estremamente lenti e appesantiti da tempi biblici, si salvano per quell'innegabile fascino retrò che ci piace comunque e per l'ottima interpretazione di tutti gli attori.
Le storie poliziesche di Maigret in una bella serie tv che spinge sul pedale della umanità del protagonista che si cala con comprensione nei contesti umani da cui scaturiscono i delitti. Ne è interprete imprescindibile il grandissimo Gino Cervi (affiancato da un'ottima Andreina Pagnani). Una serie che non si sa se apprezzare più per la qualità artistica o per il fascino delle storie. O forse per quel sapore di un tempo in cui tra i delitti (e in tv) contava più il saper ascoltare le persone che farsi sciabordare da azioni rutilanti.
Imprescindibile opera televisiva che risulta ad oggi la migliore trasposizione filmata dei romanzi di Georges Simenon, peraltro molto apprezzata dallo stesso scrittore. Merito sopratutto dello straordinario protagonista, il grande Gino Cervi che infonde al personaggio una grande umanità in una caratterizzazione il cui interesse supera quello delle vicende narrate. Fondamentale inoltre l'apporto della Pagnani come spalla di lusso.
Per gli italiani il commissario Maigret non può che avere le fattezze di Gino Cervi, attore teatrale e cinematografico di grande talento del dopoguerra. I suoi gialli, rigorsosamente in bianco e nero, posseggono un'atmosfera splendida quanto retrò. Senza contare che si sono visti mostri sacri, come l'immenso Gian Maria Volonté, affiancare il simpatico attore. Gino Cervi portò il suo Maigret anche al cinema, ma era ben poca cosa, rispetto a questi sceneggiati. Mito intramontabile d'una tv italiana che non esiste più.
Bellissimi ricordi e un senso di grande vuoto nel rendersi conto che di produzioni come questa non se ne faranno mai più. Il miglior Maigret della storia (amatissimo dallo stesso Simenon) ha la fisicità e la bonaria rudezza del grande Gino Cervi, assecondato dalla validissima Andreina Pagnani. Sceneggiato in modo elegante con un bianco e nero "rassicurante", resta tra i capolavori assoluti delle produzioni RAI degli anni 60/70.
Indimenticabile serie, girata prevalentemente in interni, che punta sull'atmosfera, non sull'azione. Certo oggi risulta un po' teatrale, datata e lenta, ma che classe! Bella fotografia in bianco e nero, interpreti di alto livello fra cui spiccano un giovanissimo Volonté, Arnoldo Foà e la coppia Cervi-Pagnani da antologia. Piacque a Simenon e ben si capisce perché. Da vedere, anche per farsi un'idea di cos'era la Rai di allora.
Forse il migliore in assoluto tra gli sceneggiati televisivi. Cervi perfetto nel ruolo del celebre commissario e un parco attori di altissimo livello. Il fascino del bianco e nero è irresistibile e le immagini del protagonista "au bord de la Seine" valgono da sole il prezzo del biglietto. Belle tutte le sigle, ma "Un giorno dopo l'altro" di Luigi Tenco è forse la più suggestiva.
Sceneggiato poliziesco (apprezzato dallo stesso Simenon) in cui il ragionamento e l’umanità del protagonista (un sobrio Gino Cervi, a cui giova l’affiancamento con Andreina Pagnani) prevalgono sull’azione. Una delle produzioni RAI più esemplari, per eleganza formale, per la cura dell’ambientazione e dell’atmosfera e per la caratura degli attori coinvolti (spesso attingendo dal teatro), anche se risente del ritmo un po’ troppo compassato e quasi ingessato tipico degli sceneggiati dell’epoca.
MEMORABILE: I duetti Cervi-Pagnani; Lapointe; “Un giorno dopo l’altro”.
Pregi e difetti di questa serie sono talmente importanti che è difficile fare una valutazione complessiva. Il buono: la bravura degli attori tutti (anche i caratteristi). Il paragone con le serie italiane odierne, pieno di fotomodelli/e senza una minima esperienza teatrale, è impietoso. Il meno buono: il ritmo non è letargico, è quasi comatoso. Le scenografie sono artificialissime e poco parigine. Cervi è un grandissimo, naturale e carico di umanità, ma leggeva le battute scritte qua è là nella scenografia e si vede. E' un Maigret troppo "orso".
Questo è il ruolo che con Peppone ha reso il faccione di Cervi molto popolare in tutta Italia. In realtà il talento del protagonista sublima il personaggio di Simenon, esaltato dai continui Kammerspielen nelle scene quasi tutte in interna che il risicato budget televisivo permette. Non secondario per lo stratosferico successo televisivo è il cast di contorno, dominato da una Pagnani perfettamente in ruolo. Fondamentale una sceneggiatura assai curata, che riprende molto i testi dello scrittore belga. Una produzione Rai di tutto rispetto che è ormai un classico. Visione consigliata.
Storica serie televisiva che rivista oggi rischia di risultare eccessivamente lenta e teatrale in più frangenti, ma realizzata con la professionalità e l'eleganza tipiche della Rai degli anni d'oro. La fedeltà delle sceneggiature alle pagine di Simenon garantisce storie di buon livello medio (con alcune punte di eccellenza), ma il vero punto di forza sono gli intrepreti: Cervi talvolta può apparire fin troppo italiano ma si cala nel personaggio in maniera esemplare, la Pagnani è perfetta come moglie comprensiva, ottimamente caratterizzati anche i personaggi ricorrenti e abituali.
Il miglior Maigret è Gino Cervi: quando si leggono i romanzi e i racconti di Simenon viene spontaneo immaginare lui, nel ruolo del commissario. Perché? Entrambi, per dir così, mangiano e bevono di continuo: è una cosa incredibile, non basterebbero diecimila caratteri per elencare le pietanze e le bevande che ingurgitano. Peccato Cervi risulti un po' burbero, una scelta discutibile ma che nulla toglie al valore di questa bella serie tv. La Pagnani è bravissima. Indimenticabili gli episodi col mitico Sto!
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DiscussioneNicola81 • 30/05/22 22:17 Contratto a progetto - 681 interventi
14. IL PAZZO DI BERGERAC **** L’episodio migliore tra quelli delle ultime due stagioni. L’indagine sui delitti compiuti da un maniaco (oggi lo definiremmo un serial killer) scoperchia il vaso di Pandora della provincia francese, con i suoi segreti inconfessabili che possono essere scardinati soltanto da un elemento esterno. Come già accaduto in Il cadavere scomparso, Maigret dirige le operazioni dal letto della convalescenza (si è beccato una pallottola), ma qui i toni sono molto più cupi, e il finale degno di una tragedia greca ne è la logica conseguenza. Ottimo ancora una volta il cast: Giulio Girola è l’ex collega in pensione, Franco Scandurra e Diego Michelotti il procuratore e il commissario di Bergerac, Paolo Carlini il medico che ha in cura Cervi, mentre sul versante femminile risaltano la bellezza provocante di Angela Luce e quella più discreta di Kara Donati; piccola parte anche per Marisa Merlini. (Nicola81)
DiscussioneZender • 31/05/22 07:29 Capo scrivano - 48339 interventi
Grazie Nicola, aggiunto.
DiscussioneNicola81 • 23/06/22 21:29 Contratto a progetto - 681 interventi
15. IL LADRO SOLITARIO ***! Trama parecchio intricata con alcuni ricorsi al flashback (le indagini sull’omicidio del personaggio del titolo si intrecciano con la caccia alla banda di rapinatori che sta terrorizzando Parigi) in quello che è l’episodio più marcatamente poliziesco dell’intera saga: Maigret si trova coinvolto anche in un conflitto a fuoco, ma soprattutto si mostra sempre più insofferente nei confronti di una magistratura che considera ormai superati lui e i suoi metodi investigativi, e nell’amaro finale è anche costretto a toccare con mano la timidezza da parte della giustizia nel colpire certi ambienti. Efficace Giulio Platone ladro gentiluomo, ben calibrati i personaggi femminili, ma visto il contesto assumono inevitabilmente maggior rilievo i ruoli istituzionali: Franco Silva direttore della polizia, Dario De Grassi procuratore, Adolfo Lastretti suo sostituto, Mico Cundari e Corrado Olmi completano l’elenco dei colleghi di Cervi. (Nicola81)
DiscussioneZender • 24/06/22 08:12 Capo scrivano - 48339 interventi
Grazie Nicola, aggiunto.
DiscussioneNicola81 • 26/06/22 19:39 Contratto a progetto - 681 interventi
16. MAIGRET IN PENSIONE **! Una chiusura senz’altro inferiore al livello medio della serie, ma non certo da denigrare. Certo i difetti non mancano: il nipote (interpretato da Giuseppe Pambieri) può ambire al premio di poliziotto più sprovveduto della nostra televisione (d’accordo essere giovani e inesperti, ma a tutto c’è un limite), il night-club tutto sembra fuorché un locale di grido, e anche il finale risulta un po' semplicistico. Però è gustoso vedere Maigret lasciare il suo “buen retiro” in campagna per rimettersi in pista, tra criminali dediti a traffici sempre più sporchi e a cui non dispiacerebbe vederlo stecchito, una magistratura sempre diffidente, e la consueta disponibilità degli ex colleghi. Cervi e la Pagnani si congedano ottimamente, al pari di un Maranzana qui insolitamente pensoso ma anche sgrammaticato; c'è anche Corrado Gaipa che impersona uno dei suoi tipici personaggi loschi dall’aria ambiguamente rispettabile. (Nicola81)
DiscussioneZender • 27/06/22 08:41 Capo scrivano - 48339 interventi
10. IL CADAVERE SCOMPARSO ***! Tratto, come altri episodi, da un racconto e non da un romanzo, è l'episodio più breve dell'intera serie. Il titolo italiano è piuttosto anonimo, sarebbe stato meglio tradurlo letteralmente: "La testimonianza del chierichetto", chierichetto interpretato abbastanza bene da un Loris Loddi che fa a gara di dispetti e boccacce con Sergio Tofano, il giudice in pensione sempre chiuso in casa che fa quasi soffocare dal caldo Maigret e gli parla di Voltaire che come lui dormiva pochissimo. La parte meno memorabile dell'episodio è quella quasi conclusiva con la sparatoria, confermando il fatto che la serie ha i suoi punti di forza nel ritmo lento teatrale e nell'ambientazione, non nell'azione. (Kami)