Uno dei migliori della coppia Franchi/Ingrassia. Ben diretto dallo specialista Girolami è una divertente commediola ambientata in un paesino della provincia romana poco dopo il '68, con i giovani contestatori a bloccare le strade e hippy capelloni e drogati che si assestano in una fabbrica. Franco e Ciccio sono impagabili e sono ben affiancati dal solito manipolo di caratteristi di valore. Spiccano, tra gli altri, Banfi, D'Orsi, Enzo Andronico e Luca Sportelli.
MEMORABILE: L'inizio; Le rispettive confessioni di Don Franco e Don Ciccio; La partita di calcio.
Carino, con momenti divertenti: Girolami e il fido (della coppia) Sollazzo forniscono a Franco (prete post-conciliare) e Ciccio (più ortodosso) un copione con qualche pagina in più, e anche se non mancano le lungaggini (la partita nun se regge) il film tutto sommato scivola. Misuratissimi i mattatori, il gruppo di caratteristi valorosi di contorno ha qualche spazio in più. Terribile come al solito Girolami figlio, sfolgorante Edwige (per ovvie ragioni piuttosto vestita).
MEMORABILE: Il calcio di rigore, filmato come un duello leoniano
Molto divertente, uno dei film della coppia che preferisco in assoluto. La storia è semplice (i due preti di un paesino che si fronteggiano in quanto uno conservatore e l'altro progressista) e c'è solo una lunga divagazione su alcuni hippy da barzelletta a spezzare un po' il ritmo, per il resto tutto funziona egregiamente, compreso Lino Banfi in un ruolo di supporto. E poi c'è una giovane e bellissima Fenech a fare da tappezzeria (e che tappezzeria!); per gli appassionati di Franco e Ciccio rimane un film importante.
MEMORABILE: La rivalità tra la parrocchia di S.Antonio contro quella del Sacro Cuore di Gesù tramutata in sfida calcistica.
Mediocre Franco&Ciccio, pesantemente ispirato al Don Camillo di Guareschi, che giunge addirittura a piccoli plagi (la pedata calcistica al cappello del prete viene dal primo film con Fernandel e Cervi, solo che là avviene dopo la partita e non durante). Le trame laterali, sindacale ed amorosa, sono mediocri. Mal recitano Girolami junior e la Fenech, meglio Malavasi e Banfi. La Pamphili, regina delle epifanie CSC prima della Mancini, dà il calcio d'inizio. Il riconoscibile castello della prima inquadratura fa capire che siamo a Soriano nel Cimino.
A cavallo del 1968 in un piccolo paesino meridionale le ideologie politiche sono molto estremizzate e si fanno (vagamente) riconoscere anche in due parrocchie: quella di Sant'Antonio e quella del Sacro Cuore, rètte da i due Don del titolo. Decisamente interessante grazie, soprattutto, al gruppo di attori secondari, tra i quali brilla un giovanissimo Lino Banfi già lanciato nel personaggio "da commedia sexy" che sarà reso popolare da registi come Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini e Sergio Martino. Gradevole, inoltre, la presenza di Umberto D'Orsi nel ruolo polemico di capo-rivoltosi.
MEMORABILE: L'effetto del "tè indiano" sugli occupanti di una fabbrica...
Palese omaggio-plagio sia dei film della serie "Don Camillo" interpretati, negli anni '50 e albori '60, da Fernandel e Gino Cervi, sia, presumibilmente, dei tardi racconti di Guareschi poi raccolti nel volume "Don Camillo e i giovani d'oggi". Il risultato, a mio parere, non è male, diverte abbastanza e se si ignorano i fastidiosi riferimenti all'odiato '68, può essere considerata una pellicola piacevolissima da rivedere (a dire il vero, non molto trasmessa in tv di recente, chissà poi perché, oppure programmata solo ad orari impossibili).
Più che un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sembra una pellicola della serie di Don Camillo, solo che i sacerdoti sono due e non uno (inoltre, il sindaco comunista non è così incisivo come il Peppone di Gino Cervi). Edwige Fenech (all'epoca, in ascesa nel ruolo della bella fatalona), intanto, fa la sua bella figura, mentre, accanto a Franchi, spunta un giovane Lino Banfi. Ciò che non mi va giù è che nella parte che precede il finale manchino proprio i due comici siciliani, anche se Banfi cerca di sostituirli al meglio. Uno e mezzo.
MEMORABILE: La partita di calcio fra le squadre di don Franco e Don Ciccio, rivali che, poi, fanno pace giocando una partita al calcio balilla.
Essendo calati negli abiti da prete, Franchi e Ingrassia appaiono contenuti e misurati, con un particolare impegno alla recitazione del personaggio e non alla selvaggia improvvisazione. I due si confermano attori bravissimi in una sorta di duello in punta di fioretto. Il clima ruspante ed agitato del paesino in pieno '68 è una cornice vivace ed insolita che dà la stura ad una serie di dialoghi pungenti. Parecchio lo spazio a comprimari di lusso come D'Orsi, una giovane e bella Fenech e Banfi. Un Franco&Ciccio-movie inconsueto, più completo e ambizioso.
Ridurre il conflitto tra sacerdozio progressista e sacerdozio conservatore a una barzelletta è un peccato veniale, se la barzelletta è fresca e divertente come questo film! E l'occupazione della fabbrica che diventa un happening strapaesano con tanto di... hippie end? Quello, è il momento di Lino Banfi, giovane e già straripante energia comica, nella "telefonata degli equivoci" col veterinario. Meno convincente il sodalizio litigarello tra la contestatrice Fenech e il carabiniere Girolami, ma Franco e Ciccio sono fisiognomicamente a caratterialmente "in parte". Birichino e irresistibile!
MEMORABILE: La corsa in bici senza freni di Don Franco, col reggipetto attorno al collo...
Sono d’accordo con chi giudica questo film bello e vivo quando sono in scena “Don” Franco e “Don” Ciccio e invece mediocre e convenzionale quando rappresenta le altre due storielle parallele (lo sciopero della fabbrica e la relazione tra il Maresciallo e la studentessa sessantottina). Girolami comunque si conquista la sufficienza: i battibecchi tra il parroco progressista e quello conservatore sono di una tenerezza commovente oltre che divertenti e, d'altronde, la “contestazione generale ”ambientata in un paese ha un sapore singolarmente naif e casareccio.
Sciatta parodia sessantottina (siamo nel 1970) e più in generale della serie di Don Camillo. La regia di Girolami peggiora il tutto con inquadrature improvvisate e inadatte. Il film si trascina stancamente fra la satira sui "capelloni" e vaghi accenni di critica sociale/politica (come farà Grimaldi con I due deputati). Tolti questi elementi rimane soltanto lo spazio comico, che sarà di fattura davvero scarna con poche idee ripetute senza verve. Da segnalare la Fenech (che non si spoglia) e Girolami junior che recita davvero da cani! Brutto.
Film divertente e socio politico sul '68 all'acqua di rose. Sulla falsariga di Peppone e Don Camillo. La storia è banale ma non per questo noiosa. Ottimi attori secondari e una Fenech in gran forma. Sicuramente un film di fascia medio alta della coppia siciliana.
Palesemente ispirato alla serie di film con Fernandel e Cervi (sostituendo il confronto tra parroco e sindaco con quello tra un prete conservatore e uno progressista, ma mantenendo a lato personaggi che animano le vicende politiche del paesello), il film ha la particolarità di anticipare i temi di Don Camillo e i giovani d'oggi (il personaggio della giovane contestatrice che metterà la testa a posto, qui incarnata da una splendida Fenech), forse addirittura superandolo in freschezza. Non male.
MEMORABILE: Il battesimo di "Karl Vladimir Mao", negato da don Ciccio e furbescamente dirottato da don Franco in "Giuseppe Pietro Paolo".
Nonostante i risibili rimandi alla serie di Don Camillo, i due protagonisti Franco e Ciccio sembrano in grande forma, come Banfi e co., in questa piccola commedia sessantottina. In maniera ironica si vogliono mettere alla berlina le idee rivoluzionarie e la contrapposizione conservatrice/progressista rappresentata dai due protagonisti. I buoni sentimenti vincono su tutto.
MEMORABILE: La partita di pallone tra le due parrocchie e la rivincita a calcio balilla.
Con vistose reminescenze di Guareschi, una commedia paesana diretta da Girolami in uno dei suoi momenti migliori, soprattutto per il polso sicuro con cui tiene sotto controllo l'esuberanza della coppia Franchi-Ingrassia, bloccandone gli eccessi slapstick e le sguaiate puerilità. Banfi irrefrenabile sagrestano è ormai pronto per i futuri exploits da primo comico e tutti gli altri caratteristi sono azzeccatissimi, a cominciare dal comunista D'Orsi e dal fascista Malavasi.
MEMORABILE: I vivaci battibecchi tra nonno fascista e nipote comunista; Il battesimo; il comunista reumatico che si riprende; la partita di calcio.
Davvero non male. Ci sono gli ottimi Franco e Ciccio, la Fenech e Girolami (senza i baffi) nei panni di un carabiniere, ottimi anche i restanti Banfi, Andronico, D'Orsi e Malavasi. Girato in un centro Italia spacciato per la Sicilia, ha il merito di offrire situazioni divertenti senza scarse freddure purtroppo spesso presenti nella prima tornata del comico all'italiana. Non ho visto grandi analogie con Peppone e Don Camillo. Dda rivalutare.
MEMORABILE: Banfi al telefono col veterinario credendo sia un medico il quale a sua volta pensa stiano parlando di un vitello.
Chiaramente ispirato alle vicende di Don Camillo e Peppone, è un film inusuale per Franco & Ciccio, che lasciano da parte la loro tipica comicità per darsi a una commedia "politica" che a tratti diverte, pur proponendo poco di nuovo. Alcune scene sono troppo lunghe, vedi la partita di calcio. La seconda parte inoltre diventa lentissima per poi darsi a un finale frettoloso. Ritmo mal gestito. Si può guardare, ma potrebbe deludere. Edwige Fenech è splendida.
L'ennesimo clone di Don Camillo, che già il titolo ci ricorda essere ambientato nel post Sessantotto. Tra citazioni più o meno dichiarate ci si trascina nel più classico film col duo siculo fatto di battute dal fiato un po' corto e frangenti da "pochade". Marino Girolami riesce per lo meno a rendere passabile il film col mestiere, fornendo ritmo e dinamicità a una pellicola altrimenti di scarsissimo livello. Si segnala una giovanissima Edwige Fenech, che fa - come quasi sempre - da bellezza da osservare nelle sue note fattezze.
Divertente, piccolo film senza pretese che però rende bene l'idea di come la contestazione del '68 abbia fatto capolino in tutti gli strati della società, ivi compresa la farsa più esplicitamente popolare. Ci sono battute interessanti e comprimari validi, in particolare Dottesio e D'Orsi supercomunisti da operetta. E poi c'è la Fenech, che basta da sola a giustificare la visione (come sempre).
A parte la prima e l'ultima scena, e ovviamente la partita nella parte centrale, è purtroppo uno dei film nei quali la sceneggiatura non consente ai protagonisti di esprimere il massimo, seppur l'idea del soggetto offrisse più di uno spunto per articolarla meglio. Tra i comprimari non troppo credibile la Fenech contestatrice, mentre è straordinario Malavasi nella sua interpretazione del nostalgico fascista, forse l'unico a strappare qualche sorriso in più. Si lascia comunque guardare.
MEMORABILE: La vetrata in frantumi; I tre anziani fascisti chiamati in ''adunata'' per far sgomberare i manifestanti; ''Arbitro coorrn...!''; Il tè indiano.
Marino Girolami HA DIRETTO ANCHE...
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HomevideoZender • 19/03/08 10:48 Capo scrivano - 47698 interventi
GEPPO PRIVATE COLLECTION Il nostro carissimo inviato di Germania ha deciso di presentarci in esclusiva mondiale le fascette delle sue rarissime vhs di Franco e Ciccio. Solo per intenditori e amanti del magico duo!
HomevideoGeppo • 21/06/08 20:28 Call center Davinotti - 4269 interventi
Disponibile in DVD per la Ecovision - Cecchi Gori.
Un master eccellente, il video è sufficientemente luminoso e nel formato corretto.
Versione integrale.
Extras: Trailer
Divertente il racconto della lavorazione del film fatto da Castellari nella sua autobiografia Il bianco spara. Il padre Marino Girolami lo chiama sul set perché ha sotto contratto Franco e Ciccio ma solo per sei giorni, così uno gira le scene con Franco da solo e l'altro quelle con Ciccio da solo; poi assemblano il tutto, per un giorno li fanno girare in coppia e poi girano le scene senza di loro.