Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Molto più noioso e puerile del precedente. Il plot ruota ancora una volta attorno a un tesoro che vogliono in tanti, il russo è idealmente sostituito da uno scozzese e le risse (mal orchestrate) si sprecano. Si ride poco e il personaggio di Alleluja viene sopraffatto da una serie di macchiette di contorno sguaiate e sopra le righe. Anche la regia manca di ritmo e così alla fine c'è davvero poco che rimane impresso.
B. Legnani: Fantasmagoria di colori, trionfo della cartapesta, sagace uso di luoghi laziali. Si frullano vincende e personaggi della mitologìa con accostamenti sorprendenti. Azzeccato il forzuto (il doppiaggio di Cìgoli aiuta molto). I dialoghi sono tonitruanti, ma hanno almeno una certa coerenza nella costanza. Personaggi spesso monodimensionali, anche con involontario effetto umoristico (Palmara). Spettacolosa la Koscina. Facce amabili nelle seconde e terze linee (la Rovere, la Quattrini bimbetta - in compagnia dell'onnipresente Martufi - la Paluzzi!). Non funzionano i gruppi di persone, che si muovono come Qui, Quo e Qua. Facendo la tara al tempo, si può dare **½
Panza: Una sequela di scherzi, con qualche abbozzo di trama a tenerli insieme, che vanno dall'infantile al sadico, ordita da una banda di odiosi bambini, che peraltro raramente troveranno una punizione per le loro malefatte. Il tono sguaiato, becero e volgare dell'insieme impedisce ogni possibilità di risata o di simpatia nei confronti delle innumerevoli marachelle proposte. Peccato che nell'immane disastro finiscano coinvolti anche bravi caratteristi come Santonastaso o Diogene. Per i masochisti hardcore esiste anche una versione estesa.
Redeyes: A mio giudizio uno dei migliori film del Nuti. La trama è decisamente carina e s'avvale di una bellissima e cattiva Ferrari e di un Haber in gran forma; di contorno ottimi caratteristi. Un film che riguardo sempre con estremo piacere. Molto brava anche la Galiena che ben impersona la fidanzata possessiva e senza scrupoli. Alcune scene sono memorabili. In particolare degna di nota è la vicina di casa, la Gajoni, con il pitone e le continue diatribe fra i fratelli. Finale col lieto fine.
MEMORABILE: Il "rosario" del Nuti mentre tiene su l'automobile per il paraurti.
Markus: “No problem” è una commedia mediocre. Nell’insieme, una “bocca buona” come la mia mi fa dire che il film può anche risultare godibile, ma solo per qualche momento piuttosto divertente tra Salemme e Rubini (che pare "fatto") e poco altro. Un’insieme di scenette raffazzonate e qualche momento di buoni sentimenti davvero irritanti e fini a se stessi riempiono l’intera durata della pellicola. Un cast ampio ma gestito male, a partire da Panariello che non mi ha strappato nemmeno un sorriso.
B. Legnani: Interminabile, malfunzionante. Nero fuori ruolo, Redgrave più bella che brava, troppe contaminazioni con noti titoli (Giù la testa, Il Buono, il Brutto...). Vuol divertire, ma ottiene solo sorrisi stiracchiati. Gli eccessi, anziché dare tono umoristico, vengono a noia. Micidiale la mancanza del congiuntivo. Il discorso di Wallach, con voce di Carletto Romano e stilemi mussoliniani ("I soldi saranno finalmente liberi!"), ricorda quello, con identico doppiatore, di West and soda. Vistoso ruolo per la telegrafista Mancini.
MEMORABILE: La pazzesca acconciatura della telegrafista...
Urraghe: Una coppia di annoiati inglesi benestanti in viaggio nella Napoli del dopoguerra. Un film pervaso dallo splendore artistico di un'Italia (in particolare Napoli) ferita dalla guerra e di una povertà endemica. Pellicola dotata di una grande forza espressiva ma sottovalutata, al tempo. È antesignana del neorealismo italiano con una Bergman straordinaria. Film moderno nelle forme (Rossellini non si discute) e indispensabile per chiunque ami il cinema.
MEMORABILE: La visita al museo archeologico e al cimitero delle fontanelle di Napoli.
Siska80: Due giovani di etnie diverse si incontrano e innamorano a Hong Kong, ma un segreto sconvolge tutto. Uno degli esempi più clamorosi di come si possa impostare un film praticamente sul nulla: l'ambientazione in prevalenza notturna - più che a rendere l'atmosfera intrigante - serve a mostrare la sfolgorante bellezza del Sudest asiatico, mentre la coppia protagonista, seppur affiatata, non riesce ad emergere all'interno di un intreccio tanto esile, banale e poco credibile il cui finale aperto cerca di riscattare in parte lo spettatore dall'attesa (vana) di chissà quale colpo di scena.
Pessoa: Film inconfutabilmente marcato Salemme non solo per il cast, dove ci sono tutti i fedelissimi, ma anche per una storia originale e priva di derive volgari, nonostante l'argomento fornisse diversi spunti in tal senso. Il risultato non è alla stessa altezza di altre prove dell'artista di Bacoli precipuamente a causa di una sceneggiatura non sufficientemente brillante, che spesso perde concretezza in divagazioni poco divertenti che finiscono per coinvolgere anche il cast, in cui brillano la grande Moretti e i soliti Buccirosso e Paone. Un plusvalore la bellissima ost di Pino Daniele.
Capannelle: Senza raggiungere vette eccelse, è un film confezionato bene in cui i protagonisti rimangono impressi, ognuno con le ambiguità e insicurezze che gli sono proprie. Il rapporto tra padre e figlio, con la governante che interviene nei momenti giusti, è il motore della storia e Curtis lo tratteggia con abilità e sufficiente tatto. Curioso inoltre conoscere come fosse nato il fenomeno e come avesse subito trovato ampi spazi di diffusione.
Keyser3: Discreto remake del celebratissimo lavoro di Ford, girato secondo i canoni del western dell'epoca, ha il suo punto di forza nell'eterogeneità dei vari personaggi che si trovano a condividere la traversata verso Cheyenne, che ovviamente non sarà priva di ostacoli e nelle loro interazioni. Ann-Margret è sempre un bel vedere, mentre Cord, al confronto di John Wayne, ovviamente impallidisce. Bene Bing Crosby, al canto del cigno.
Cangaceiro: La coppia d'oro di Striscia torna a recitare assieme in questo atteso tv-movie. Non pretendevo un Miami Vice all'italiana ma l'azione è davvero ridotta all'osso, quindi non si può parlare di action comedy. Piuttosto è un decoroso gialletto con continui spiegoni riassuntivi per i meno attenti. Il volenteroso Elia dirige chiaramente in tempi rapidi e con pochi mezzi ma riesce a dare una discreta e curiosa impronta, grazie anche ai vari equilibrismi di montaggio. Greggio e Iacchetti si intendono a meraviglia e forniscono entrambi una divertente prova.
Piero68: Gangster-movie corale con un buon cast di partenza. Figli di gangster alle prese con il loro futuro. Ma si vede che è tutto troppo posticcio. La sceneggiatura presto si smarrisce senza riuscire a trovare soluzioni adeguate e/o originali e così la buona prova di cast e regia naufraga miseramente. Troppo prevedibile in alcuni punti, troppo ingenuo in altri. Un sussulto verso la fine, ma ormai la frittata è fatta. Eppure Hopper, Malkovich, Diesel ecc. potevano essere una buona miscela esplosiva. Occasione sprecata
MEMORABILE: La bandiera del Foggia Calcio appesa nella studio del boss Hopper/Demaret.
Vitgar: Non capisco il successo che ha avuto a suo tempo, al punto da originare poi una trilogia. Nasce come omaggio alla comicità dell'epoca del muto, forse allora sarebbe stato meglio fare per davvero un film muto "moderno". Ne viene fuori invece un film debole con gag banali e dialoghi spesso penosi. Anche i protagonisti non convincono (soprattutto Villaggio che parla sempre come fosse Fantozzi)! Non licet.
Saintgifts: Forse l'unico western girato dal famoso regista contestatore di Hollywood e noto ai più per le sue Pantere rosa. Prima che il film diventi una caccia all'uomo, come visto in tanti altri western, Edwards tenta un approfondimento sulla vita del cow boy tracciandone un ritratto realistico dove la mitica figura del wild west viene riportata a ciò che era veramente: un lavoratore salariato con nessuna prospettiva per il futuro. È proprio dietro a questa consapevolezza che i due protagonisti, di diversa età, "credono" di decidere il loro destino.
MEMORABILE: La fotografia delle selvagge location; Il finale nella Monument Valley.
Rigoletto: All'ultimo atto della tetralogia "piedonesca" la metamorfosi si può dire compiuta: del poliziesco del 1973 non resta praticamente più nulla, mentre l'elemento comico ha quasi del tutto preso il sopravvento. Poco male, risulta almeno più divertente del terzo capitolo, con un Cannavale ormai degnissima spalla capace di mettere in atto tutti i trucchi del mestiere (e del teatro napoletano) pur di assolvere ai suoi doveri. Con un Bodo del tutto "partenopeizzato", capace di burlarsi di Caputo in ogni circostanza, i sorrisi sono assicurati. **1/2
MEMORABILE: Caputo che chiama Bodo con la ricetrasmittente e riceve una pernacchia come risposta.
Motorship: Davvero niente male questa commedia natalizia di Brizzi. Un film invero senza nessuna pretesa, questo sì, ma comunque abbastanza simpatico, divertente e comunque con qualche buona trovata. Inoltre il cast è ottimo: Abatantuono è il migliore assieme alla Finocchiaro; Bova se la cava molto bene, così come anche la coppia Bisio-Gerini. Menzione d'onore per la Barzizza in un ruolo gustoso, così come per Gigi Proietti il quale, nonostante faccia solo un cameo, lascia davvero il segno. Da vedere se si vuole passare una serata in relax.
Puppigallo: Un po' western, un po' commedia, questa pellicola troppo hollywoodiana finisce inevitabilmente per essere un ibrido, che toglie credibilità anche ai suoi protagonisti, decisamente famosi nell'ambiente (ne han riuniti parecchi Custer "Nielsen" incluso, seppur per pochi minuti). Dalla sua se non altro ha un certo ritmo, nonostante la sceneggiatura non sia particolarmente originale, con i cattivi commercianti di armi, il cocciuto tenente che fa solo danni e l'indiano ribelle e ottuso che vanifica gli sforzi del saggio capo. Si può vedere, ma resta poca cosa.
MEMORABILE: Il protagonista mette i piedi nell'acqua, poi annusa le calze e le seppellisce; "Cos'era?". "Un coyote con un rospo di traverso"; Ninna nanna e spari.
Almayer: Interessante film di guerra di produzione italica (De Laurentiis). Ha delle gran belle sequenze e una scena con un cecchino che anticipa scene simili de Il grande Uno rosso e di Full metal jacket. Splendide le riprese della campagna laziale. Mitchum è un reporter di guerra che ha visto tutti i teatri d'operazione, potrebbe andarsene a casa ma preferisce la prima linea. È bravo nel ruolo del reporter disincantato e il fatto che spesso sembri ubriaco (era un forte bevitore) rende ancora più credibile il suo personaggio (specie nei monologhi anti-guerra).
Galbo: L'eterna vicenda di Caino e Abele (fratelli coltelli !) ripresa in questo western diretto da Robert Parrish e sceneggiato dall'esperto autore Rod Serling. Benchè la vicenda non sia inedita, il film appassiona lo spettatore grazie alla progressiva trasformazione del personaggio del fratello minore (splendidamente interpretato da John Cassavetes) da simpatico guascone a psicopatico e violento. Buona la regia.
Reeves: Il film di Milani raccontava con ironia e qualche trovata l'avvento del populismo sulla scena politica italiana. Qui il discorso si fa al tempo stesso più complesso e anche più scontato: mancando l'effetto sorpresa, tutto si risolve con una serie di situazioni assurde spinte all'estremo e qualche volta anche divertenti, ma con un senso di incompiutezza che caratterizza tutto il film nonostante la simpatia di Claudio Bisio.
Siska80: Gruppo di soldati prussiani tenta di resistere all'esercito napoleonico durante la battaglia di Jena del 1806. Uno di quei film che "centrano il bersaglio" in senso concreto e figurato: si inizia infatti a scontro avvenuto, con la telecamera indugiante su un manipolo d'uomini che si preparano a una nuova strategia difensiva (alle loro spalle solo distruzione e morte). Certo, è immancabile la figura della bella di turno che solletica l'attenzione del protagonista, ma per fortuna il regista si concentra sulla guerra offrendo fotografia ed effetti scenici buoni e un valido cast.
MEMORABILE: Le urla strazianti del militare ferito; La resa.
Nicola81: Mi sono deciso a vederlo dopo averlo accuratamente evitato per anni e mi ha piacevolmente sorpreso. Versione aggiornata del patto col diavolo, costantemente in bilico tra il dramma giudiziario e l'horror alla Rosemary's baby. Sontuoso nella confezione e ben sviluppato nella trama (anche se qualche caduta di tono è inevitabile), può anche contare su una regia capace di non far pesare le oltre due ore di durata. Debordante Al Pacino, Reeves fa quello che può, brava e ovviamente bella la Theron, ma la conturbante Connie Nielsen è molto più sexy.
Galbo: Film parecchio scontato e decisamente meno divertente delle altre opere prodotte dal duo Clucher-Hill, Renegade è chiaramente rivolto ad un pubblico adolescenziale ma anche per questo target di spettatori appare largamente insufficiente a causa della mancanza di ritmo e regia e recitazione piuttosto svogliati.
Maxx g: L'idea della rapina (con annessi dettagli e preparazione) è piuttosto vetusta ma avrebbe funzionato con una sapiente sceneggiatura, condita con qualche momento di humour. Invece qui ambedue i tentativi vanno a farsi friggere. Se poi ci aggiungiamo alcune interpreti insopportabili (Cate Blanchett su tutte), la noia sopraggiunge presto. Non bastano eccellenti costumi e una buona fotografia ad alzare il voto. Si può perdere.
MEMORABILE: La festa, con tanto di costumi e qualche apparizione illustre.
Pessoa: Onesto western di McLaglen che si ispira ai grandi classici del genere ignorando le lezioni di Peckimpah e Leone. La trama ben strutturata è retta da dialoghi godibili e originali. Ottima prova dell'illustre cast con la Welch, bella e brava, che s'impadronisce dello schermo a ogni inquadratura. Notevoli le location e ottime le scene d'azione. Ritmo non vorticoso ma non ci si annoia mai. Gli appassionati troveranno momenti di cinema perduti da tempo, gli altri non avranno perduto invano la serata.
MEMORABILE: Il momento del bagno; La lotta finale.
Siska80: Rossetto è un documentarista e lo si capisce dal modo in cui gira questo film, ossia come una sorta di reality. L'idea è indubbiamente interessante (due uomini di estrazione sociale molto diversa si mettono in affari per sfruttare la terza età, ma non sanno cosa li aspetta) e tuttavia tirata per le lunghe (la ristrutturazione degli hotel avviene solo a metà pellicola); i due attori protagonisti offrono una performance convincente, ma l'atmosfera cupa avvolge lo spettatore fin dall'inizio, privandolo di una benché minima partecipazione emotiva a un finale fin troppo intuibile.
MEMORABILE: La visita al centro accoglienza per anziani; La telefonata al francese; Le cronache dei suicidi.
Ryo: Uno splendido capolavoro giallo, in cui il film riesce a tenerti incollato allo schermo con la curiosità di sapere cosa si nasconde dietro la surreale situazione in cui si trova invischiato il protagonista, un carismaticissimo Cary Grant, o se sia tutto frutto di una sua pazzia. Che Hitchcock sia un regista magistrale è superfluo ricordarlo. Presente anche qui il tema dello sdoppiamento di personalità caro al regista. Bel ritmo, splendido film.
Gottardi: Poderoso ritratto di uomo di colore dal carattere sfaccettato e complesso e della sua famiglia negli anni 50. Egli, pur animato di buone intenzioni, non fa che porre barriere che porta dentro sé, e barriere che vede nella società da cui non sa affrancarsi se non fuori dalla famiglia. Film da camera o, in questo caso, da cortile, verte interamente sulle capaci spalle di Washington e della Davis e sui bei dialoghi serrati. Appassionante per tre quarti della durata, alla fine cede un poco verso il melò e nel dare un giudizio finale, ma rimane un bell’esempio di cinema e di recitazione.
MEMORABILE: La lite tra padre e figlio; Il confronto tra Washington e la Davis sulla storia del loro matrimonio.
Burattino: Al seguito di The Transporter mancano la naturalezza del primo, una reale motivazione al coinvolgimento di Frank negli eventi e soprattutto manca Marsiglia che era un vero e proprio fiore all'occhiello del primo episodio. Nonostante questo Statham rimane una garanzia di divertimento, i suoi sono i migliori film d'azione che si vedono negli ultimi anni (ma anche Vin Diesel non scherza, quando non scieglie delle porcherie di sceneggiature come Babylon A.D. del cinematograficamente defunto Kassovitz).
Il ferrini: Altro gioiello di regia, con uso sapiente di flashback narrativi ma anche divertenti stop e rewind commentati dalla voce di un Tognazzi in grandissima forma. Monicelli stavolta racconta una storia piuttosto semplice ma nel contempo scatta una fotografia ad altissima risoluzione degli anni '70 (rammentati spesso nel film) e lo fa dirigendo impeccabilmente anche i giovani Placido e Muti (qui doppiata). Si ride di gusto, in particolare durante la confessione di Vincenzina e alcuni dialoghi sono veramente geniali. Immancabile.
Rambo90: Ordinaria amministrazione e nulla più. La sceneggiatura fin dal principio propone tutte le svolte più prevedibili e classiche di un western, caratterizzando i personaggi il minimo che serve a delineare chi sono i buoni e chi i cattivi. Anche la regia di Walsh è meno ritmata del solito e nonostante la breve durata ci si annoia un po'. Hudson poco in parte, molto meglio i vari cattivi (tra cui un sottoutilizzato Marvin). Mediocre.
124c: Gerad Butler interpreta e produce questo poliziesco dove recita nel ruolo di un energico poliziotto che tenta di sventare una grossa rapina in una banca di Los Angeles. La cosa interessante è che il finale non è così scontato e nasconde un colpo di scena molto divertente. Non mancano le buone scene d'azione con sparatorie fra ladri e poliziotti, dove i delinquenti hanno sempre qualche tatuaggio in corpo e dove il protagonista sfoggia ancora i muscoli di Leonida e una faccia più vissuta del solito. Un film divertente, anche se lungo.
Rambo90: Il detective Dooley è perseguitato da un maniaco che vuole ucciderlo: mentre cerca di scoprire chi è deve anche fare i conti con l'età avanzata del suo cane Jerry Lee. Sequel discreto, dove pesa sicuramente la confezione da prodotto DVD rispetto a quella cinematografica del precedente. Le scene action sono comunque ben realizzate (soprattutto la sparatoria iniziale) e Belushi con la sua simpatia sa tenere in piedi anche i momenti più infelici del copione. Non male.
Nicola81: Iniziando esattamente dove aveva finito Francesco Rosi, Visconti prende i classici due piccioni con una fava: da un lato mette il dito nella piaga di uno dei tanti grandi misteri italiani, dall’altro denuncia l’omertà e la brutalità dell’ambiente carcerario (gran parte della vicenda si svolge tra le sinistre mura dell’Ucciardone). Rispetto al fatto di cronaca si romanza fin troppo, ma il messaggio arriva ugualmente (ricorda qualcosa il nome di Bernardo Mattarella?), affidato a un cast di quelli che fanno la gioia degli amanti del cinema di genere. Luciani riecheggia Morricone.
Siska80: L'idea di partenza è effettivamente intrigante (due poliziotti che stanno inseguendo un gruppo di criminali finiscono in una fattoria), almeno quanto l'ambientazione rurale. Nella prevedibile baraonda che ne segue (inseguimenti, agguati, ammazzamenti, corpo a corpo) si distinguono il ritmo concitato e il personaggio del padrone di casa (il quale si rivela non troppo a sorpresa il più temibile, tanto da fare un baffo alle due fazioni opposte messe insieme), mentre il resto è di poco valore: cast modesto (Willis in un ruolo superfluo), boss innocuo, solito finale goliardico. Mediocre.
Magnetti: Film dalla buona idea di base ma mal sfruttata. Manca la verve necessaria per mantenere desto l'interesse dello spettatore e spesso si cade nel banale e nella prevedibilità. Anche gli attori ne risentono e sembrano recitare svogliatamente, in primis Al Pacino. Degni di nota sono solo i momenti in cui il creatore della cyber attrice parla con la sua creatura davanti allo schermo del computer.
Matalo!: Reduce dalla guerra di seccessione in divisa sudista Matt Weaver trova che gli han confiscato tutto: terre, casa e donna. Si ribella e per ucciderlo assumono un killer creolo freddo e sprezzante, in realtà chiuso nel suo nucleo di complessi dovuti alla sua condizione razziale (è figlio di una schiava nera). Risoluzione finale a sorpresa. Western psicologico come non mai, piccola perla; forse un po'verboso ma insolito nel suo approccio. Brynner, che pretende lo si chiami col nome completo, è perfetto nella parte.
MEMORABILE: Il nome del personaggio di Brynner (un antieroe assetato di affetto e riscatto) è Jules Gaspard d'Estaing.
Lovejoy: Deprimente commediola scritta, tra gli altri, da Enrico Montesano e interpretata dalla coppia Roncato/Sammarchi nella fase calante del loro momento d'oro. Dirige il tutto un Lucidi... poco lucido. Battute e situazioni di una mediocrità e volgarità a dir poco sconcertanti. In breve, da evitare.
Ruber: Action a basso costo girato in terra canadese che vede il classico poliziotto messo a riposo forzato per precedenti vicende a far da guardia del corpo a un giudice donna sotto attacco terroristico. La coppia Pullman/Olin se la cava bene, anzi insieme reggono tutto il film sulle loro spalle pur con una sceneggiatura non certo originale; ci sono diversi momenti di action molto ben costruita, ma il tutto sembra una copia carbone di altri film del genere.
Metuant: Siamo più lontani che mai dai fasti di film come Una pallottola spuntata (che non cito a caso) o anche Scary movie; qui abbiamo un film che vorrebbe riprenderne le caratteristiche goliardiche e soprattutto parodistiche ma finisce per sembrare un pastrocchio messo assieme giusto per fare durata. Non si ride nemmeno una volta e fa quasi male vedere Leslie Nielsen coinvolto in tutto questo. I mostri con l'accento siculo non si possono sentire. Tragico.
MEMORABILE: "Darei il mio braccio sinistro per essere ambidestra" (forse la sola battuta decente del film).
Pessoa: Film atipico, difficile, la cui location unica da kammerspiel obbliga giocoforza a puntare sulla potenza della sceneggiatura e la bravura dei pochi attori coinvolti. Diciamo che la scommessa risulta vincente, sebbene la lunga durata e il ritmo piuttosto lento non facilitino certo la visione. Il tono da divertissement di lusso lo si capisce fin dalle prime citazioni, cinematografiche e letterarie, per consolidarsi quando ci si rende conto che in realtà non vi sono messaggi nascosti se non un geniale omaggio alla "ars gratia artis" della celluloide, che vale comunque la pena di vedere.
Siska80: Durante un furto andato a male, un ladro si imbatte in una giovane, e tra loro è amore al primo sguardo. L'idea di partenza e l'ambientazione quasi esclusivamente all'interno di un modesto condominio avrebbero potuto dare origine a un intreccio interessante, ma qualcosa va per il verso storto (e non solo per colpa di un budget ridotto all'osso): la recitazione complessiva delude, più che ai dialoghi si punta ai lunghi silenzi tra gli interpreti principali, le situazioni proposte sono banalissime e (cosa peggiore) la regia proprio non funziona. Noioso.
Rambo90: Un buon film di gangaster moderno, che inizia in realtà quasi come una commedia, con qualche personaggio sopra le righe e un incipit dei più classici (borsa piena di soldi che si perde per errore). I due registi da lì in poi impongono un bel ritmo e la vicenda offre vari passaggi gustosi e qualche discreto colpo di scena. Pepper è un buon protagonista, Diesel se la cava pur se alle prime armi, ma a rubare la scena sono sempre i vecchi Hopper e Malkovich. Buono.
Rambo90: Molto più noioso e puerile del precedente. Il plot ruota ancora una volta attorno a un tesoro che vogliono in tanti, il russo è idealmente sostituito da uno scozzese e le risse (mal orchestrate) si sprecano. Si ride poco e il personaggio di Alleluja viene sopraffatto da una serie di macchiette di contorno sguaiate e sopra le righe. Anche la regia manca di ritmo e così alla fine c'è davvero poco che rimane impresso.
Daniela: A parlar male di un film così edificante ci si sente cattivi ma quante volte abbiamo assistito alla parabola di un vecchio burbero il cui cuore indurito si scioglie donandogli una seconda possibilità? Tante e questa non offre nulla di nuovo, anzi riesce ad irritare per alcune ruffianerie troppo palesi, mentre l'Havana dove tutti parlano la stessa lingua risulta una cornice esotica banale e poco caratterizzata. Nel cast Nero, ancora prestante, si salva grazie al mestiere ma senza apparire particolarmente ispirato per cui non si comprendono le lodi ricevute.
Fauno: Quando lo vidi da piccolo piansi molto per come si conclude, oggi posso dire che come western è atipico, che se Holden gioca bene il suo ruolo fa specie vedere un giovanissimo Skerritt sanguinario e pensare che qualche anno dopo lo si sarebbe visto nel primo Alien. Crudeli e realistiche le sparatorie, non male un paio di trovate filosofiche. Procede con scioltezza...
MEMORABILE: Il discorso sul destino, la scena del coguaro e... "Prima che succeda di nuovo dovrà nevicare all'inferno".
Trivex: Il tentativo, coraggioso, di Aristide Massaccesi di dare istituto al crossover tra sesso e violenza è ben estremizzato, mentre la storia forse è un pretesto o forse è lo spunto migliore per mostrare il resto. La versione estesa è hardcore, seppure con poche scene girate anche male, ma non è questo il punto. Di erotismo d'autore non se ne parla, ma quello proposto è senza dubbio meno noioso e più intrigante. La parte forte è quella del filmato snuff: super rivoltante e disturbante, quindi fatto benissimo. La sintesi di tutto: è un film di Joe D'Amato!
Siska80: Fantasia, questa sconosciuta (nella fattispecie, la pellicola banalizza la vicenda del romanzo, principalmente l'intreccio sentimentale): baldo ufficiale si vendica di un signorotto locale ma - vedi un po' gli scherzi del destino - si innamora della figlia di quest'ultimo. Eppure come si fa a stroncare la bravura e il fascino della coppia protagonista, la bellezza della fotografia, i costumi così ben riprodotti, le location lussuose e gli scontri armati degnamente riprodotti? Peccato aver ripiegato su un finale semi consolatorio della serie " latito, ma in ottima compagnia".