Film epico che ripercorre le gesta di un battaglione nelle più grandi battaglie della seconda guerra mondiale anche se, da buon film antimilitarista, è più attento al lato umano che all'aspetto storico. Probabilmente risente della ricostruzione "postuma" che, nel tentativo di ripristinarlo nella versione originale deturpata dalla censura, rende i vari episodi piuttosto slegati tra loro. Ma le scene memorabili sono innumerevoli. Grandissimo Lee Marvin, il cui volto è l’emblema della guerra.
Frutto delle reali esperienze del regista Fuller durante la seconda guerra mondiale, il film è la storia di una divisione della fanteria americana durante quattro anni di conflitto. Fortemente censurato all'epoca della sua realizzazione, ha l'indubbio pregio di presentare un'ottica bellica contraria ed antitetica alla retorica del genere impressa dal cinema holliwoodiano, attraverso il racconto di episodi veri o quantomeno veritieri e di stampo fortemente realistico. Grande Marvin.
Molti dubbi e perplessità sorgono più che spontanee dopo la visione di questo incensatissimo film bellico che ripercorre le gesta di un gruppo di soldati durante le campagne della Seconda Guerra Mondiale. Ok c'è un mostro sacro come Lee Marvin e già questo basta per raggiungere le due palline nel giudizio finale, ma nel lungometraggio di Fuller manca quell'incisività che da un regista del suo calibro è più che lecito attendersi. L'opera non è certo da buttare ma non si può neppure gridare al miracolo come invece molti critici hanno fatto.
Samuel Fuller ha vissuto in prima persona la guerra raccontata in questo film guadagnando pure due medaglie. Niente da dire perciò in proposito e tanto di cappello. Rispetto la sua personale visione di quell'evento epocale e come lo ha raccontato, ciò nonostante il film non è riuscito in pieno nonostante le molte giuste riflessioni su ciò che è la guerra e come l'uomo la viva e alcuni episodi girati con un piglio Felliniano. Non si riesce ad essere mai coinvolti emotivamente e quando il regista ci prova eccede in modo fastidioso.
Fuller interpreta la guerra rinunciando ai toni epici e raccontando le (pseudo)avventure di quattro soldati attraverso tutto il conflitto. Tecnicamente non è un granché (presenta anche carri armati Sherman americani spacciati per tedeschi) ed è poco brillante nell'insieme. Da apprezzare invece il tono scanzonato con cui racconta alcune vicende, come l'imboscata dei tedeschi che si fingono morti e il successivo parto in carro armato o la pazza del manicomio.
Da eccellente artigiano del cinema qual è stato, Fuller scrive la sua pagina di storia bellica, coinvolto in prima persona nella narrazione, costruisce una summa comprendente le principali campagne americane nel secondo conflitto vissute da un gruppo di soldati del grande uno rosso. L'azione non manca, il ritmo è gradevole, purtroppo i mezzi sono quelli che sono ma li si sfrutta al massimo, creando scene audaci quanto basta. I momenti riflessivi più intensi coincidono con l'inizio e la fine del film.
MEMORABILE: "Noi non siamo qui per assassinare ma per uccidere".
Eccellente film bellico in cui Fuller mostra ancora una volta (non che ce ne fosse bisogno) la sua maestria registica. Lo fa dando spazio ai suoi ricordi personali
ed adottando un registro che oscilla tra il drammatico, il "comico" ed il grottesco che si coniuga perfettamente ai toni antiretorici ed antimilitaristi della narrazione. La durata notevole, non inficia sul ritmo e sul coinvolgimento che, nel mio caso, è stato pieno. Le scene belliche sono magnifiche e girate con grande abilità. Cast di attori giovani, capitanati da Lee Marvin.
Un bellico senza fronzoli, spettacolare senza essere patinato e soprattutto realistico in tutto: messa in scena perfetta, ottima fotografia, bei dialoghi. La durata, pure se eccessiva, non è un problema dato che il film è composto di tanti piccoli episodi che si susseguono velocemente. Lee Marvin offre una performance straordinaria, capace di mescolare grinta e umanità allo stesso tempo. Molto violento e duro, senza rinunciare a piccoli tocchi ironici (il parto nel carro armato).
Il film è del genere bellico, ma in chiave differente. Pochi eroismi (da ambo le parti), situazioni grottesche ai limiti del comico e vicende di ogni sorta. Forse la guerra è anche questo, ragion per cui la pellicola si discosta molto dai "classici" canoni ai quali Hollywood ci aveva abituato (eroi, antagonisti, epica). Poca spettacolarità e un Marvin ruvido come carta vetrata per dare quel tocco in più al suo rozzo sergente di ferro.
Spirito indipendente e incostante, Fuller firma il suo capolavoro soltanto in tarda età tornando al cinema sul finire dei 70 con uno dei migliori war-movie di sempre. Il film rievoca la sua esperienza di combattente durante il Secondo Conflitto Mondiale attraverso le gesta di un plotone di fanteria giramondo che passa dal deserto nordafricano allo sbarco in Normandia, scoprendo infine l’orrore dei lager. Malgrado i pochi mezzi a disposizione il film sfoggia un grande forza narrativa. Dedicato alla sopravvivenza, l’unica vera gloria in guerra.
MEMORABILE: Lo ricerca del cecchino in Sicilia; Il parto nel panzer; Il bambino morto sulle spalle di Marvin; "Non morire, altrimenti ti ammazzo di botte".
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Nel triste periodo in cui in Inghilterra venne stilata una lista di video nasty (vietati perché considerati snuff-movie o comunque violenti), questa pellicola rischiò inzialmente di entrare nella lista: molti credevano fosse un porno!
HomevideoRocchiola • 20/03/20 16:09 Call center Davinotti - 1224 interventi
Da vedere assolutamente nella versione Reconstruction più lunga di 47 minuti rispetto a quella uscita nelle sale nel 1980. Una volta tanto le aggiunte non sono inutili e rendono più funzionale il racconto legando meglio le singole sequenze che nella versione cinematografica risultavano piuttosto episodiche e disgiunte tra loro. Così il film raggiunge la ragguardevole durata di 2 ore e 36 minuti recuperando un respiro epico che garantisce una maggiore forza narrativa. Per cui lasciate perdere il bluray italiano che riporta la sola versione cinematografica del film per giunta non restaurata. Anche il doppio bluray americano presenta in HD la sola versione cinematografica non restaurata, mentre la Reconstruction che è stata restaurata digitalmente e rimasterizzata nel 2004 è presente sul secondo disco come semplice DVD. Il perché non abbiano fatto un bluray della versione lunga resta un mistero. Riassumendo hanno fatto il bluray della versione uscita nelle sale non restaurata e il DVD di quella lunga restaurata, mah !!! In ogni caso per recuperare la versione Recontruction in italiano bisogna rivolgersi al doppio DVD Warner del 2004 ormai fuori catalogo ma ancora reperibile a prezzi non troppo elevati. Il video 1.85 è stato ripulito dalle varie imperfezioni presenti nella versione ufficiale, ma purtroppo le immagini rimangono piuttosto blande a livello di definizione. La visione scorre pulita con un pò di grana qua e là, ma non lascia il segno. Certo un passo avanti rispetto alla versione precedente ma si poteva fare qualcosa di più anche a livello di colorazione. L’audio è stato ridoppiato in dolby digital 5.1 ed è forse un bene viste le cospicue aggiunte ed il rimontaggio globale della pellicola. Dal punto di vista tecnico il suono è un pochino basso ma decisamente chiaro. Certo la voce di Marvin ridoppiata fa un effetto un pò strano per chi ha visto l’originale, ma ripeto sarebbero stati troppi 47 minuti in lingua originale sottotitolata.
CuriositàBuiomega71 • 10/05/20 10:18 Pianificazione e progetti - 24791 interventi
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (lunedì 25 giugno 1984) di Il grande uno rosso: