Primo film hollywoodiano di John Carpenter, che torna al cinema dopo le alterne prove televisive di ELVIS, IL RE DEL ROCK (ottimo) e PERICOLO IN AGGUATO (deludente). Il successo di HALLOWEEN porta Carpenter a cimentarsi nuovamente con il genere horror e a cercare di crearsi uno stile proprio. Esperimento riuscito, perché il film vince il premio della critica al festival di Avoriaz (in giuria anche un Alberto Sordi entusiasta) e si impone come uno degli horror dalle atmosfere più particolari e fascinose...Leggi tutto di quegli anni. Girato quasi per intero al buio (come in HALLOWEEN la vicenda si risolve nell'arco di una sola giornata, da una notte all'altra), fa intravedere sprazzi di autentica genialità visiva nel mettere in scena la minacciosa nebbia portatrice di morte: i fantasmi dei lebbrosi vendicativi fanno capolino con uncini enormi e lame, come nere figure nemesiache. Il soggetto da cui Carpenter parte unisce bene le tradizionali fobie americane, ma ancora una volta quello che lascia a desiderare è la sceneggiatura: priva di dialoghi interessanti, molto lenta in alcune parti, penalizza il lavoro del regista (che se pure si conferma dotato compositore di colonne sonore, non riesce a scrivere con altrettanta bravura i suoi copioni) e non può essere valorizzata da un cast onesto ma non certo strepitoso: Adrienne Barbeau (sua moglie nella vita), la rientrante Jamie Lee Curtis e relativa madre Janet Leigh (indimenticata Marion Crane in PSYCO), Tom Atkins, Hal Holbrook e John Houseman (è il marinaio narratore che si vede all'inizio) sono qui interpreti onesti, alcuni anche dotati, purtroppo persi in una storia sintetizzabile in due righe, per il resto diluita senza troppa convinzione. Comunque un horror di classe, che a causa del buio semi costante necessità di un ottimo supporto video.
È, probabilmente per via della nebbia e del faro, il film di Carpenter che preferisco. Storia di marinai vendicativi che se la prendono, con giusta causa, con gli eredi dei loro assassini. Trama semplice, per un film giocato sugli inseguimenti e gli attacchi da parte dei fantasmi decomposti (che però non si vedono quasi mai in pieno campo), contro la mezza dozzina di personaggi principali. Grande la Barbeau (moglie del regista) che, dall'alto del faro, guida gli altri verso la salvezza.
La trama è decisamente trascurabile e in mano a qualunque altro regista "Fog" probabilmente sarebbe stato un film da ignorare. In mano a Carpenter si trasforma in un horror d'atmosfera veramente coinvolgente. Gli attori, Adrienne Barbeau in primis, fanno la loro parte, ma sicuramente la marcia in più è dovuta alla splendida musica dello stesso Carpenter e alla fotografia del fido Dean Cundey; se a tutto ciò aggiungiamo un regista che sa bene come creare la tensione, otteniamo un film che non può che accontentare i cultori del genere.
Magia del cinema allo stato puro: che si sviluppa lentamente (si astenga chi ricerca il facile effetto) su un canovaccio appena imbastito, ma narrato con lucidità e fermezza stilistica (l'arrivo del galeone, l'approdo delle vendicative vittime, il catartico finale) raramente riproposta dall'autore.
A rendere indimenticabile la visione contribuiscono (non poco) le ottime interpretazioni di Jamie Lee Curtis, Janet Leigh, Tom Atkins e Hal Holbrook ed una colonna sonora elementare quanto affascinante.
Rifatto (purtroppo) in anni recenti.
Nebuloso.
MEMORABILE: Padre Malone: "Perché non 6, Blake? Perché me no?"
Inquietante, sinistro, con la nebbia (grazie a ciò che contiene) più mortifera che si sia mai vista. Una pellicola decisamente riuscita, dalla trama semplice e lineare (spiegata da un vecchio lupo di mare). Ambientazione perfetta da senza scampo; e quando la nebbia si avvicina, sembra un enorme sudario pronto a coprire tutto e tutti, dispensando agonia e morte. Attori discreti e ritmo non costante, ma la tensione è alta e le ombre sinistre che sbucano dalla bruma fanno correre qualche piccolo brivido lungo la schiena, come gli horror d.o.c.
Dispiace ancora una volta per me dover parlare male di un film ben valutato dalla critica generale. Mettiamo una cosa in chiaro: "Fog" è sicuramente una ghost story da riscoprire e non è affatto male la rappresentazione delle atmosfere, con questa nebbia portatrice di morte su Antonio Bay (una citta costruita a spese di un equipaggio di lebbrosi). Ma non vedo cosa abbia trasformato il film in una sorta di oggetto di culto, se non la firma di John Carpenter. I ritmi troppe volte mi sono apparsi piuttosto morti e i dialoghi poco curati. Non male... Tutto qui.
Sfruttando il vecchio archetipo della paura legata a ciò che non vediamo, Carpenter costruisce uno dei suoi film migliori. L'oscura presenza del male si cela in questo caso nella nebbia. Trama e sceneggiatura molto semplici, ma film che come pochi altri proprone uno stato di tensione crescente mostrando pochissimo di veramente pauroso ma giocando più sulla minaccia dell'invisibile. Bellissima la fotografia notturna e, come quasi sempre nei film di Carpenter, ottima la colonna sonora.
Un buon horror carpenteriano, che vive molto sulle atmosfere tetre (e nebbiose, ovviamente) di una cittadina marittima della provincia USA. Sarà che non sono un fanatico dei film di questo genere, ma devo dire che in vari punti mi ha messo addosso una paura non indifferente... Sembra che il film originariamente dovesse essere meno splatter, più "teorico" diciamo, e che la produzione abbia imposto di rimpolparlo dopo i primi screen test con qualche efferatezza (una scelta tutto sommato condivisibile).
Tutto qui, mister Carpenter? Film di culto, ma non capisco il perché. Storia lenta, tensione minima e, specialmente, col difetto di non catturare l'immedesimazione dello spettatore nella vicenda. Restano la nebbia (ma anche sui motivi del culto), qualche bella scena e il talento visionario. Assai meglio Halloween, senza dubbio.
L'artigianato al potere. Una volta di più il grande John Carpenter dimostra che si può riuscire ad intrattenere dignitosamente anche con mezzi ridotti ai minini termini. Le pecche di questo film sono molte e ben evidenti, ma come al solito la semplice e funzionale regia tiene comunque molto al di sopra della linea di galleggiamento tutto l'ambaradam. Le scene meritevoli di molto più di un'attenzione sono assai e nonostante tutto la (ingenua, molto spesso) vitalità del film sprizza da quasi ogni fotogramma. Strepitosa tutta la scena finale.
Horror piuttosto originale e divertente (ma forse un po' sopravvalutato), in cui Carpenter narra di strani delitti che avvengono in una cittadina americana a causa di un'antica maledizione. Pur non essendo un capolavoro, è sicuramente un film superiore alla media, nel campo. Indicato soprattutto ai nostalgici come me, che amano un certo tipo di cinema di genere che ormai, purtroppo, non esiste più.
Lento e noioso, fortunatamente breve. Un plot che rimanda chiaramente a De Ossorio, con l'aggiunta di situazioni già proposte l'anno prima da Fulci (il cadavere sulla barca, l'obitorio). A questa insufficienza narrativa Carpenter rimedia in parte con il suo stile elegante e con un suggestivo uso di luci e oscurità, ma nel complesso il film resta uno dei suoi lavori meno riusciti.
Pellicola sopravvalutata ed osannata che in realtà soffre di un ritmo alquanto tedioso e di una regia svogliata e non paticolarmente brillante. La recitazione è discreta e la fotografia pure, ma raramente si avverte tensione e gli effetti splatter latitano. Chi si vuole avvicinare al cinema di Carpenter non inizi da questo film.
Non è forse tra i migliori di Carpenter ma rappresenta un titolo di tutto rispetto. La nebbia (che anche King poi inizierà a guardare con sospetto) cela creature che tornano da un violento passato e rappresentano un po' la paura, l'uomo nero che abbiamo sempre paura ci sbuchi di fronte. Momenti di buona tensione e solita musica ossessiva del regista. Piccolo classico che non ha nulla a che fare con l'insulso remake uscito di recente.
Questo film è un mezzo capolavoro: la storia ha una suspence che si trova in pochi film. I personaggi coinvolgono e il vedere la nebbia che invade l'isola è bellissimo. Certo, Carpenter ha fatto di meglio, ma sicuramente questo non è un suo film minore.
Uno dei classici del grande cineasta americano. Ben scritto e diretto con un certo vigore, con alcune sequenze entrate di diritto nella storia del cinema di genere. Il cast è quanto di meglio si potesse trovare all'epoca su piazza. Risaltano, in modo particolare, le prove di una Barbeau perfetta nel ruolo e un grandissimo Hal Holbrook nel ruolo di Padre Malone. Splendida la colonna sonora, composta dallo stesso John Carpenter. Da riscoprire.
MEMORABILE: Alcuni marinai hanno la sfortuna di imbattersi nei pirati in mezzo al mare; la città immersa nella nebbia; l'assedio finale alla chiesa.
Forse sopravvalutato, ma comunque notevole, un film in cui ciò che ci viene fatto vedere è inversamente proporzionale a ciò che l'abilità del regista riesce a farci immaginare, facendo di necessità (i limitati mezzi a disposizione) virtù come nel migliore cinema di serie B. Antonio Bay, piccolo paese metafora di una nazione nata da un genocidio, deve affrontare i fantasmi che tornano dalle nebbie del passato per esigere il loro tributo di sangue. Le belle sequenze presenti ripagano di alcuni cali di tensione, mentre il cast fa il suo dovere.
Vagamente ispirato ad un poema di Coleridge ("The rime of the ancient mariner", in cui alcuni marinai vengono puniti per aver ucciso un albatros) ecco un film di Carpenter che riesce contemporaneamente ad avvincere ed annoiare. Bellissima l'atmosfera (gotica, appunto), ma lento nel dispiegarsi della sceneggiatura, che non dispendia tensione (se non in rarissime scene, come quelle iniziali) e s'impenna solo nel finale. Pur riconoscendogli un grandissimo fascino, non lo rivedrei (forse).
Una semplice ghost story che solo il genio di un regista dal talento smisurato come Carpenter poteva mettere in immagini con così tanta classe e arguzia. La vicenda si svolge ad Antonio Bay, una piccola cittadina costiera invasa da una strana nebbia che appare per saldare un vecchio debito con la popolazione locale. Perfetto uso della suspense e ottima l'ambientazione marina che danno un tocco del tutto particolare alla pellicola. Effetti del grande Rob Bottin parchi nell'uso del sangue ma molto funzionali al clima di mistero. Bravissima la Barbeau.
MEMORABILE: L'inquadratura del faro dalla cima della scalinata.
Sopravvalutata pellicola horror di Carpenter, la cui buona atmosfera non è sorretta da una sceneggiatura adeguata. Abbiamo infatti una storia lenta e senza troppe sorprese che non riesce a catturare l'attenzione. Inoltre le forma è meno brillante del solito, gli effetti speciali sono datati e i dialoghi scontati. Assolutamente nulla di eccezionale.
L'inizio costruisce l'ambiente, apparentemente sereno, caldo ed accogliente. La comunità è tranquilla, con i suoi equilibri e con i rapporti di forza perfettamente stabilizzati. Il faro è un luogo intimo, la voce della speaker radiofonica è dolce e suadente ed accompagna lo scorrere del tempo amico. Poi l'orrore irrompe e sulla comunità calano le tenebre. Quando si ode il bussare deciso alla porta, la morte ha sorpreso una nuova vittima per definire la propria vendetta. Un film da vedere e rivedere, senza annoiarsi mai, un grande esempio di cinema.
Horror coinvolgente dall'inizio alla fine. Suspance e atmosfere macabre accompagnano l'intero svolgimento di una trama interessante e con pochi difetti. Questa baia con pochi abitanti vive di verità nascoste che verranno a galla con il calare della nebbia. Buon cast e ottima regia.
È sempre un piacere "ascoltare" una fiaba nera o una leggenda centennale; soprattutto se ha in relazione qualcosa con il tuo paese nativo. John Carpenter è bravo a inserire ingredienti come misiticismo e suggestione per una ricetta non del tutto cattiva. Pur se la storia non ha granchè da offrire, la suspence fa risaltare l'argomento superstizione. Questo è l'horror e Carpenter non è altro che il suo "schiavo".
È soprattutto un film d'atmosfera, ma che atmosfera! Carpenter, sulla scorta di un copione piuttosto fragile e scarno sul piano dei contenuti, imbastisce una vera lezione sulla costruzione lenta e subdola dell'attesa di una terribile minaccia, che la nebbia precede e simboleggia con la propria essenza misteriosa. Poi, a carte scoperte nel finale la trama rivela tutta la sua scarsa consistenza, ma l'impressione resta quella di un piccolo classico del cinema horror.
Questa nebbia lenta, inesorabile, insinuante, lattiginosa e senza pietà colpisce con un preciso scopo, penetrando dappertutto, anche nelle menti degli spettatori. È bello, comodamente seduti sul nostro divano di casa, essere sicuri che non arriverà assassina anche da noi... Film di John Carpenter felicemente riuscito nella sua ordinaria straordinarietà.
Il soggetto di Fog non è certo dei più interessanti (la solita nebbia portatrice di spettri), ma il giovane Carpenter è comunque bravo ad infondere un certo stile alla messa in scena pur mancando del budget che avrà a disposizione in futuro. Qualche snodo narrativo è quantomai ingenuo (il diario ritrovato letto solo in parte), ma il film si fa ricordare soprattutto per le suggestive immagini dell'arrivo della nebbia e per l'atmosfera piacevolmente low-budget.
Ottimo film di Carpenter, di quelli fatti con pochi soldi, agli inizi, e che mantengono un fascino antico. Un film di fantasmi e una vecchia maledizione su una cittadina costiera, che scade il 21 Aprile (la data della nascita di Roma: sarà una coincidenza? Come i rimandi alla Nave maledetta di De Ossorio?). Film che gioca più sulle atmosfere e la suspense della nebbia che sugli effetti efferati.
Carpenter ama disorientare lo spettatore dando vita a film angoscianti. Non fa eccezione The fog, dove una nebbia assassina si abbatte su di una cittadina di mare. La nebbia può celare qualsiasi cosa e il terrore di non percepire nulla, di non vedere aldilà di essa, già basterebbe, figurarsi se poi dentro lo grigiastra coltre, vi è qualcosa di tangibilmente malvagio. Un gran bel film.
Brumose vendette in una provincia americana macchiata dal peccato e dalla colpa. John Carpenter è sublime nel creare la giusta atmosfera, giocandosi abilmente le carta dell'attesa e valorizzando il tutto con un eccellente gioco di luci degno di Mario Bava. La sceneggiatura però è poca cosa e a lungo andare il film perde un po' il suo fascino, mentre il finale (con tanto di assedio alla chiesa) è invecchiato male.
A Carpenter basta poco per creare un piccolo gioiello di tensione e angoscia, la nebbia che sale, la musica ossessiva al sintetizzatore, l'assedio serrato in un faro o in una chiesa, l'atmosfera umida e putrida, un gruppo di pirati zombi dagli occhi rossi. Non una goccia di sangue, non un effetto splatter, massacri off screen e avvolti dalla nebbia; eppure inquieta e mette addosso più di un brivido lungo la schiena. Rimane uno dei migliori Carpenter in assoluto: quando la ghost story si amalgama perfettamente con l'assedio carpenteriano. Cult.
MEMORABILE: Adrienne Barbeau assediata nel faro adibito a emittente radiofonica; il cadavere che si alza dal lettino (tipo Michael Myers); Blake nel finale.
La nebbia arriva ed avvolge nel suo scialle vendicatore tutti gli abitanti dell'isola, rei di aver avuto antenati ostili a un'imbarcazione portatrice di lebbrosi, fatta affondare. Bel film, che con pochi mezzi sa rendere l'aria rarefatta e vigile lo spettatore. Carpenter, non soddisfatto delle riprese, o di alcune, ha accettato di far fare un remake... ma non c'è paragone con l'originale! Brava la giovanissima Curtis.
Schiacciato tra i capolavori carpenteriani dell'epoca (Halloween, 1997, La cosa) Fog appare un po' film minore, ma rimane il maggiore tra i minori. Forse pecca di eccessiva "attesa" prima del disvelamento dell'arcano, ma in alcuni momenti la mano carpenteriana rimane insuperabile (pensiamo al racconto iniziale, o al massacro nella nebbia dei tre pescatori). I buchi di sceneggiatura sono abbastanza un topos del Maestro, ma sono riscattati dal intuizioni geniali (la nebbia come vero personaggio). Nel cast/staff tutto la "John's factory" ***1/2
Un bell'horror ottantiano dal maestro Carpenter. Buona la storia e notevoli le ambientazioni tra nebbie (the fog), piogge, notti tempestose, ecc. Attori non di primo livello che comunque consentono al film di essere all'altezza delle aspettative. Discreti gli effetti speciali e prevedibile (ma riuscito) il finale. Simpatica inoltre l'idea del faro e della dj della radio in stile Guerrieri della notte. Un must, per i fan di Carpenter.
Carpenter ci lascia macerare lentamente nella paura sfruttando la gelida solitudine dei grandi spazi aperti e ancorando una storia fantastica a ormeggi realistici: luci inquietanti dentro coltri nebulose, vetri che si frantumano, ombre che bussano cadenzate alle nostre porte. Le location sono perfette e tutte di grande atmosfera, il cast è superbo sia nella scelta che nella resa, le musiche si insinuano idealmente nelle immagini. Capolavoro, nella mia top five horror di sempre.
Uno degli horror seminali degli anni '80. Carpenter prende un' affascinante ghost-story, la nave maledetta e la nebbia che cela gli oscuri vendicatori e la trasporta in una cittadina californiana che celebra la sua fondazione. Grande atmosfera notturna, tipica del regista, autore anche delle musiche. Tra gli attori da notare la Janet Leigh di Psyco accanto alla figlia Jamie Lee Curtis e Hal Halbrook (padre Malone).
MEMORABILE: L'appello della dj dalla radio nel faro per salvare il figlio.
La nebbia. Informe, dilagante, spaventosa. Carpenter immerge il suo cinema nell'irrazionale seguendo le direttive del racconto gotico e ambientale: il classicismo della messa in scena si traduce in prodigio atmosferico e la narrazione - rarefatta e sospesa - evoca l'irrappresentabile con soluzioni puramente armoniche. Lo script - ben congegnato nella definizione dei molti caratteri - rivela i suoi limiti solo nel finale, risolvendo in modo sbrigativo e convenzionale un'attesa divenuta ineludibile. Jamie Lee, disinibita autostoppista, si cimenta in un ruolo antitetico a quello di Halloween.
Capolavoro di Carpenter che riuscì a inaugurare un proprio tipo di cinema horror, personale e profondo. Antonio Bay è una cittadina americana con le proprie consuetudini e che ha una colpa, ovviamente rimossa, ma che sarà costretta a espiare in un crescendo di tensione. Condotto su atmosfere inquietanti, sapienti e rarefatte, illustra una mostruosità che è inizialmente solo suggerita e si manifesta man mano in luoghi e situazioni familiari e, proprio per questo, diviene ancora più terrificante.
Da tempo mi ripromettevo di guardarlo e alla fine non ho fatto male; Carpenter, regista abile e versatile, conosce bene la psiche umana e sa quali incubi risvegliare. Il film si gioca tutto sul mistero, sulla suspence, sul vedo-non vedo e sulle paure del cuore umano. Il tutto si muove lentamente, come un banco di nebbia. Cast adeguato alla storia, che non ha nessun vero protagonista se non il male. Coloro che come me adorano gli horror anni '80 lo guarderanno con una punta di nostalgia. Bellissima la location. Film di categoria superiore.
Rivisto dopo tantissimi anni (l'avevo visto da adolescente), mi sento di rivalutarlo decisamente; infatti ero probabilmente rimasto perplesso da una certa lentezza del narrato e dall'assenza di splatter, che invece ora non ho patito particolarmente. L'atmosfera e l'aura di mistero sono infatti i punti forti del film, che riescono a far dimenticare una sceneggiatura molto scarna; cast e musiche fanno un buon lavoro, la tensione c'è, la fotografia (valorizzata dal widescreen) è affascinante. Non un capolavoro, ma di certo un buon horror classico.
Atmosferico e umido, affonda nell’attesa di un nemico etereo e informe, potenzialmente invincibile. Profilo basso e messinscena evocativa per uno dei Carpenter stilisticamente più riusciti ma deboli e con poco appeal sul versante narrativo. Ancora una volta è l’avarizia della gente a creare mostri carichi di rivalsa e voglia di vendetta; e dal senso (riuscito) di calma piatta iniziale, via via si scivola nelle tenebre incalzate da una nebbia cacciatrice di corpi con i quali placare la proprie ire. Buono.
Come sempre partendo da mezzi modesti, Carpenter realizza un'opera degna di essere vista e rivista e che non perde smalto con il passare degli anni. Ghost story nella più classica delle accezioni, totalmente basata sulle atmosfere e sulle suggestioni di una cittadina quasi sospesa nello spazio e nel tempo, formata da una comunità con alle spalle un passato di meschinità e violenza nel nome della ricchezza. Ma anche opera d'assedio come consueta abitudine carpenteriana, dove la nebbia assurge a ruolo di personaggio vendicativo.
Una storia di vendetta che riprende efficacemente molti elementi tipici del racconto di paura classico. Il soggetto è semplice, ma la sua trasposizione è efficace e capace di catalizzare l’attenzione su ciò che sta per accadere. La nebbia incarna la paura dell’ignoto e Carpenter è bravo a mettere in moto l’immaginazione dello spettatore sfruttando questo particolare. Molto suggestive le atmosfere della baia, esaltate a dovere da una fotografia oscura e sinistra.
L’imponderabilità dell’assedio, il cui ceppo è stavolta l’incorporeità della lovecraftiana bruma, placenta del mito della nave fantasma. Carpenter è già caparbio nel piallare il proprio tema portante, e se lo gioca portando al suo mulino la fanghiglia di haunted house già affittate dallo sguardo o di là dall’essere for sale; i revenants lawrencian-deossoriani fan comunella con i poltergeist ante-litteram; non rinuncia a mettere in ghingheri l’horror, mancando però di radicalità e cattiveria. Preferisce puntare su un male informe, ma quest’impalpabilità finisce presto col ritorcerglisi contro.
Ciò che non vediamo fa sempre paura. Partendo da questo semplice assioma, Carpenter realizza un horror notevole nella sua progressione orrifica (il racconto iniziale e diverse altre scene). Quello che non convince del tutto è il cast, non sempre appropriato (Ottimi Holbrook, la Barbeau e il cameo di Houseman, monoespressivo Skerrit, poco sfruttata la Leigh).
Carpenter pesca dagli archetipi del cinema e della letteratura del terrore per uno dei suoi film più spaventosi. Una storia tetra e cupa tra vascelli fantasma, segreti e antiche maledizioni del passato dei piccoli paesi della provincia americana, spettri di pirati putrefatti che escono fuori dalla nebbia. Cast carpenteriano al massimo: Jamie Lee Curtis, Janet Leigh, la Barbeau, Holbrook, Atkins, tutti ottimi. Uno dei migliori horror degli anni '80.
MEMORABILE: La Barbeau braccata dai mostri in cima al faro; Padre Malone affronta il pirata Blake; La croce creata con l'oro dei pirati; Il finale.
La nebbia, il mistero, i pirati, i lebbrosi, la cittadina americana, Jamie Lee Curtis, l'atmosfera anni 80, Carpenter... e potrei continuare. "Fog" sicuramente non è il capolavoro del maestro e neanche tra i suoi migliori lavori ma la sapiente regia si nota eccome, soprattutto in un film in cui non si vede praticamente nulla ma che riesce, comunque, a tenere alta la tensione dall'inizio alla fine. Merita una o più visioni.
Una macchina per la nebbia e due note di synth sono bastate per confezionare un capolavoro. Non serve sangue a litri o primi piani su effetti speciali complicati per creare un senso di angoscia e di terrore che pervada tutta la pellicola, caratterizzata da una lentezza maledetta che forse è proprio il fattore vincente, ciò che scatena e unisce la terribile sensazione di paura e il tipico oppressivo senso di assedio carpenteriano. Echi di De Ossorio e riprese semplici ma decisive. Capolavoro.
Interessante film di fantasmi che gioca con l'analogia tra un piccolo paese della costa ovest fondato su una strage e la molto più grande patria di Carpenter fondata su un genocidio. A dirla tutta non è riuscito al 100%: si sente il low budget nelle scelte attoriali e negli effetti speciali (che danno però un buon retrogusto da cinema indipendente), ma soprattutto la sceneggiatura è eccessivamente lenta e con dialoghi scialbi. Ottime però la regia e le musiche di Carpenter, indimenticabile l'atmosfera spettrale del villaggio nella nebbia.
La storia (la vendetta sovrannaturale per un torto subito nel passato) ricalca vecchi sentieri del genere. A giovare all'intera pellicola è, stavolta, la musica ideata dal buon Carpenter: un mantra cupo e angoscioso (che anticipa gli sviluppi del drone-doom più sperimentale) in grado di creare una autentica "sinfonia dell'orrore" di cui la nebbia è un efficace correlativo. Apprezzabile la sobrietà con cui il regista evoca la minaccia incombente (l'orologio infranto, i vetri dell'auto in pezzi...). Bravo Holbrook.
Ghost story a sfondo sociologico dove una comunità che ha prosperato sul sangue altrui viene punita dal passato ritornante. Inferiore ad altri titoli del regista, resta comunque un piccolo classico basato come sempre sulla suspense più che sugli effetti splatter dominanti nel cinema horror dell'epoca. Forti rimandi hitchcockiani (Antonio Bay come Bodega Bay, il cameo di Carpenter, Janet Leigh alias Marion Crane), paesaggi e atmosfere perfette salvano il film da qualche difetto di sceneggiatura con troppi personaggi non sempre ben sviluppati.
MEMORABILE: Gli iniziali fenomeni elettromagnetici che fanno impazzire macchine e apparecchi; L'assedio al faro, "Scrutate l'oscurità, la nebbia è in agguato".
Carpenter firma un inquietante gioiellino giocato tutto sulle atmosfere e sul potere suggestivo degli ambienti notturni, raccontandolo come una specie di fiaba nera (e non a caso la leggenda alla base del film è raccontata ai bambini davanti a un falò all'inizio). Non ci sono effetti splatter, i fantasmi dagli occhi rossi hanno l'aspetto tipico di un incubo infantile, la storia è avvincente e la suspense ottimamente gestita. Uno di quegli horror insieme ai quali si cresce, ma che ha anche il potere di far tornare piccoli. Semplice, memorabile.
MEMORABILE: L'arrivo silenzioso della nebbia dal mare; Il finale in cui si manifestano gli spiriti nella loro spaventosa forma.
Che Carpenter non ne fosse soddisfatto è cosa risaputa e ne rimane traccia ben evidente nel montaggio anaptittico, il cui ritmo troppo cadenzato prima disorienta e alla lunga tedia, rendendo complicato ogni coinvolgimento. Restano la plasticità visiva e i germi di idee che John concettualizzerà successivamente: la paura metafisica de Il Signore del male, l'indefinita concretezza de La cosa. L'ensemble altmaniano comunque è mal gestito e anche gli "occhiolini" cinefili (il rimando a Gli uccelli, la presenza di Leigh e figlia) son per una volta inerti.
MEMORABILE: La stazione radio sul faro della sempre splendida Adrienne Barbeau.
Lo stesso Carpenter lo considerò un horror minore nella sua filmografia, vuoi per la sua regia un po' frenata, vuoi per una sceneggiatura abbastanza minimale. L'idea del pericolo che viene dalla nebbia però è abbastanza interessante (e per l'epoca anche originale) e il senso di mistero e minaccia incombente della prima parte genera una buona tensione; più scontato, paradossalmente, l'assedio conclusivo. Belle la fotografia e le musiche dello stesso regista, discrete le interpretazioni.
Quando l'atmosfera è tutto. Togli i nebbioni, l'atavico terrore dell'ignoto, le resurrezioni dall'aldilà e ti rimane una ghost story minimale, un po' stereotipata, di modeste ambizioni e limitato impatto (la durata, significativamente contenuta, per una volta è un elemento a sfavore). Non è certo la migliore opera di Carpenter e, perdipiù, a differenza delle opere successive, paga un certo invecchiamento prematuro nella messa in scena, cui suppliscono in parte i ricchi giochi di chiaroscuri. Finale ex abrupto non granché riuscito.
Un classico di Carpenter, costruito con un bel crescendo di tensione e soprattutto con un'ottima atmosfera. Gli scenari avvolti nella nebbia hanno un fascino innegabile e la storia genera l'inquietudine tipica di un racconto di fantasmi ben congegnato. Ottimo il cast, con alcune presenze cult del genere come la Barbeau e la Curtis, oltre a grandi interpreti come Holbrook e la Leigh. Apprezzabile anche la colonna sonora. Da non perdere.
I film di Carpenter hanno un marchio inconfondibile: atmosfere allucinate e rarefatte, luoghi asfittici e claustrofobici, dosaggio magistrale della tensione, musiche minacciose e ossessive (dello stesso Carpenter). Per un po' si ha la sensazione di assistere a un buon film, ma nella seconda parte il genio dell'autore sconfina nel delirio orrorifico trasformandolo in un vero cult. Un'opera che ha fatto scuola, di ineguagliabile purezza, a dimostrazione che basta un grande talento visivo (e sonoro) per confezionare un horror, senza tanti effetti.
Una storia di fantasmi e di vendetta che, come nel cinema dei grandi cineasti "fantastici" dell'epoca (da Romero a Dante), assume anche connotati politici. Carpenter nel raccontare il centenario del paesino di San Antonio Bay riecheggia il tema dei Padri Fondatori d'America (decenni più tardi, in altra veste, la tematica tornerà con La notte del giudizio, di cui almeno un paio di film pagano pegno a Carpenter). Cast tecnico e artistico di fedelissimi per un risultato che è un vero gioiello.
Del breve racconto di Poe viene ricreata perfettamente nel film l'atmosfera mortifera, sulla quale il bravo Carpenter costruisce una storia agghiacciante (lo sterminio di parecchi lebbrosi tornati dall'Aldilà per vendicarsi cento anni dopo) accompagnata da una musica macabra da egli stesso composta. Buoni il cast, il ritmo e il finale particolarmente concitato che certamente deve aver influito su quello dell'Aldilà di Lucio Fulci dell'anno successivo. L'ultima sequenza mette i brividi, pur essendo solamente accennata (o proprio per quello); probabilmente il capolavoro del regista.
La nebbia luminescente di cui s'ammantano zombi centenari è invenzione superba di un Carpenter che traduce l'orrore in visioni avvolgenti, rischiarando la notte col bagliore delle tenebre. La vendetta di Blake per la carognata di Antonio Bay svela il movente in un antico diario e dà sostanza alla storia, ma è la suggestione della densa nebbia che s'affaccia lenta nel buio da porte e finestre l'essenza vera, con la musica che si fa stile entrando viva nelle scene, rombando ossessiva. Jamie, Tom e gli altri scompaiono, fagocitati da un film che li segue sì ma è interessato ad altro.
MEMORABILE: L'apparizione minacciosa in chiesa, figure nere tra le volute biancastre che salgono da terra; Il maestoso veliero, d'improvviso dal nulla.
Gira voce che sia un "piccolo" film o comunque un film minore rispetto ad altri lavori del regista; probabilmente lo è se si considera il budget (i soldi veri arriveranno solo con le produzione successive); ma se si prendono in esame stile, tecnica e più in generale struttura narrativa, il film è assolutamente in linea con le caratteristiche che da sempre contraddistinguono il nostro. Le locations, le musiche e la nebbia protagonista con i suoi fantasmi esercitano un fascino senza tempo; alla riuscita atmosfera contribuisce un cast composto da facce giuste e importanti per il genere.
San Antonio Bay, nata da un tragico inganno ai danni di un veliero, si appresta a festeggiare i cento anni dalla fondazione, ma è in agguato la vendetta di coloro che furono sacrificati. Con l'andamento di un racconto fantastico, Carpenter riesce a comporre tutti gli elementi che accendono e vivificano l'immaginazione: il veliero fantasma, la nebbia luminosa che si insinua nella città, il faro. Anche se la sceneggiatura è minimale, resta il fascino dello stile narrativo e dell'atmosfera nel lento e progressivo montare del pericolo, con adeguato e suggestivo sound. Cast di rilievo.
MEMORABILE: Il racconto dell'antefatto; La misteriosa turbolenza elettromagnetica che manda tutto in tilt; La "voce" del faro; L'assalto dei vendicatori.
Un secolo dopo in una cittadina californiana cala una maledizione. Horror più nelle intenzioni che negli ammazzamenti, tutto basato sulla minaccia che incombe (la fatidica nebbia è proposta molto bene) e con musiche in stile industrial azzeccate. Carpenter non eccelle in sceneggiatura anche se cerca di depistare col doppio finale e sfruttando banalmente la croce cristiana. Storia con pochi attori che naturalmente si intreccia al meglio con gli eventi orrorifici. Politicamente corretto nei confronti del bambino, meno dell'anziana signora.
MEMORABILE: La disposizione in chiesa; La nebbia intorno al faro; Il cadavere dalla cabina.
Antonio Bay, dove il tempo pare si sia fermato, luogo sghembo in cui convivono paure mitologiche e congregazioni provinciali. Tenebroso e suggestivo nella sua estetica nebbiosa e nel suo côté favolistico, è forse il film di Carpenter più gravido di atmosfere ataviche. Il finale in chiesa è palpitante e Janet Leigh si riconferma - a distanza di anni - regina incontrastata del cinema di genere. Capolavoro.
Carpenter costruisce quella che probabilmente è la sua prima e unica fiaba dell’orrore; totalmente immerso nella malia spirituale e ambientale, mira a due delle più grandi paure dell’uomo: claustrofobia e agorafobia. L’uso degli scenari è preciso e totemico, il cast unisce nuove e vecchie glorie e il sound design è straordinariamente evocativo. Irrinunciabile.
Uno dei migliori film di Carpenter, che gira una pellicola ambientata prevalentemente di notte in cui la chiave è la paura dell'invisibile ovvero il non sapere cosa ci sia dietro la nebbia. Non è sicuramente un capolavoro, ma è senz'altro un horror riuscito e poco allineato con gli standard del tempo, dando un tocco di innovazione al genere con un'ambientazione inquietante e suggestiva. Il finale rasenta il ridicolo e la sceneggiatura è molto semplice, ma durante il film la tensione è crescente e si riesce a giocare diligentemente con l'invisibile.
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Preso al volo il bluray Eagle in offerta su Amazon e visionato con videoproiettore Optoma: è vero che l'immagine è scura, ma la definizione è talmente buona che non si perde alcun dettaglio e le azioni sono sempre leggibili. Personalmente ho trovato strepitosa la resa dell'immagine sia nelle abbacinanti riprese diurne che esplorano l'isola sia in quelle notturne dove la consistenza quasi materica del buio, netto e profondo, crea dei potenti contrasti chiaroscurali sui corpi ed esalta ancora di più l'incedere della nebbia fosforescente. Pazzesco l'uso dei rossi, caldi e intensi, che si carica di una valenza quasi simbolica. L'effetto complessivo è bellissimo: tra le varie versioni pubblicate mi sembra quella che meglio restituisce l'atmosfera del film. Audio originale potente, che dà risalto alla ricchezza della colonna sonora, mentre la traccia italiana è leggermente sottotono per quanto chiara e pulita.
Bello, ma bisogna avere la tv 4k per vederlo, e oltretutto e consigliabile un tv con 4k nativo e non upscale che "artificia" l'immagine. Comunque applausi alla Eagle per l'uscita, speriamo il prodotto sia all'altezza.
L'ombra di Padre Malone proiettata sul muro nella chiesa mentre si fa un bicchierino mi ricorda quella di Palmer (David Clennon) ne "La Cosa" quando si volta e il cane Husky gli è appena passato alle spalle. C'è scritto "Bennett" sulla pompa di benzina che "impazzisce", Bennet (John Carpenter) è il nome dell'aiutante di Padre Malone. Una stazione di rifornimento con un ponte sollevatore al suo interno sarà protagonista anche in "Body Bags" del 1993, film a episodi dove sarà proprio lo stesso Carpenter a girare l'episodio chiamato: "La stazione di rifornimento" .La canzone dedicata da Stevie Wayne all'equipaggio del "Sea Grass" appartiene, come dice(in lingua originale) la stessa speaker,al gruppo "Coupe De Villes" che non è altro che la band formata dallo stesso Carpenter, Nick Castle e Tommy Lee Wallace che firmerà la canzone del film omonimo: "Big Trouble in Little China". Ora finisco di rivedermi il film e vediamo se esce fuori qualcos'altro.
Negli anni '90, John Carpenter affermò, durante un'intervista per la rivista Fangoria, che era interessato a produrre una serie antologica basata su Fog (1980). Tuttavia, la serie (almeno inizialmente) non avrebbe avuto punti di contatto con il film, a parte la nebbia, trattando storie soprannaturali che si svolgevano da tutt'altra parte. Purtroppo, il progetto non ha mai visto la luce.
HomevideoRocchiola • 9/02/21 15:20 Call center Davinotti - 1278 interventi
Rivisto sul nuovo televisore da 55" Ambilight, il DVD Studio Canal mostra ancor più i propri difetti, con alcuni passaggi davvero troppo granulosi ed una definizione piuttosto blanda. Il BD Eagle è più definito ma confermo anche troppo scuro, ciò che si guadagna in fase di dettaglio viene perso a causa dell'eccessiva oscurità che occulta molti dettagli. Certo è sparito lo spesso grano che inficia alcune scene nel DVD ma forse solo perchè nascosto dall'eccessiva oscurità. Non ho visionato il BD 4K anche perchè presenta un costo eccessivamente elevato.
HomevideoZender • 9/02/21 16:55 Capo scrivano - 48336 interventi
Io ho visto sul bluray (non 4K): è vero che è più scuro ma non escludo affatto che il film volesse essere così nelle intenzioni di Carpenter, io l'ho sempre visto scurissimo e mi pare che si veda molto molto meglio del dvd.
Rivisto sul nuovo televisore da 55" Ambilight, il DVD Studio Canal mostra ancor più i propri difetti, con alcuni passaggi davvero troppo granulosi ed una definizione piuttosto blanda. Il BD Eagle è più definito ma confermo anche troppo scuro, ciò che si guadagna in fase di dettaglio viene perso a causa dell'eccessiva oscurità che occulta molti dettagli. Certo è sparito lo spesso grano che inficia alcune scene nel DVD ma forse solo perchè nascosto dall'eccessiva oscurità. Non ho visionato il BD 4K anche perchè presenta un costo eccessivamente elevato.
Ho l'edizione Blu-ray+DVD (della Eagle Pictures) e concordo con quanto scritto da Rocchiola (col quale mi complimento per le sue precise analisi tecniche circa la qualità audio/visiva dei DVD e Bd): il Blu-ray ha un master scuro, e lo stesso dicasi per il DVD.
Invece l'edizione a 2 dischi della Universal, uscita parecchio tempo fa, presenta un master più luminoso e che onestamente non mi dispiace affatto...anzi.