Ritenuto da molti un episodio minore nella vasta filmografia carpenteriana, PRINCE OF DARKNESS rappresenta invece uno splendido esempio di come poter girare ottimi film a basso costo. Scritto da John Carpenter stesso (sotto lo pseudonimo “citazionista” di Martin Quatermass), ha l'unico difetto di promettere troppo nella splendida prima parte e di perdersi invece nella seconda in un horror di maniera, con i soliti effettacci e gli immancabili zombi (d'accordo, non sono morti viventi, ma tra posseduti e resuscitati non esistono visibilmente grandi differenze). Si preferisce puntare però su di un soggetto particolarmente ponderato e complesso, con echi fantascientifici dissimulati all'interno di un...Leggi tutto plot da tipico horror di matrice religiosa. C'è da rivedere in pratica la storia della Chiesa e di Cristo, di Satana e dei suoi discepoli, mica robetta. E in effetti il regista non spiega tutto con sufficiente chiarezza: basta poco per perdere il filo e arrivare al finale senza aver capito granché. Pur tuttavia, per merito anche delle avvolgenti musiche (opera ancora una volta di Carpenter stesso), l'atmosfera è altamente suggestiva e a tratti insolita. La recitazione è abbastanza approssimativa (se si ecludono il “mostro sacro” Donald Pleasence e il bravo Victor Wong), ma l'acutezza dei dialoghi permette di non accorgersene. Carpenter torna insomma all'horror sfruttando a dovere la sua esperienza e riutilizzando i mezzi di sempre (come la coloratissima fotografia dai toni caldi). Senza alcune parti centrali inutili era quasi perfetto. Il rocker Alice Cooper è il capo dei barboni.
Ottima incursione di Carpenter nel cinema commerciale (e a basso budget), campo nel quale l'artista riesce ad esprimere -senza legami- il lato artistico più espressivo. Non è un caso che questo gioiellino segua, a ruota, il baraccone mainstream dal titolo Grosso Guaio a Chinatown. Qui il regista affonda il suo pensiero (prima ancora dello sguardo) dietro la religione e dietro al concetto di "normalizzazione" dei valori, postulando teorie antitetiche, avallate da una sorta di fisica quantistica. Cammeo di Alice Cooper...
Bellissimo film che può contare su di un'atmosfera pressoché perfetta, adeguata alla storia che mette in campo. Vi è la caratteristica della casa stregata, vi è l'assedio, vi è l'infezione... Un film dai vari risvolti e dall'implacabile susseguirsi di eventi. Un vero e proprio inferno in terra che fa davvero paura. Non esiste ancora il filone dei ghost-movie dall'estremo oriente, ma già questo film di Carpenter fa dannatamente paura. Alice Cooper fisicamente perfetto.
Malamente risolto. Intrigante costruzione iniziale, in puro, piacevole, stile carpenteriano, preludio ad una grande continuazione. Invece non è così. Il tutto sfocicchia poi in esiti assai deludenti, perché il fantastico che ne deriva non conquista e neppure convince. Un’occasione persa.
Bellissimo, raffinato e complesso horror metafisico dal grande fascino visivo, realizzato da un Carpenter in grande stato di forma, il cui unico neo è quello di una sceneggiatura non sempre chiara e lineare. Ciononostante va detto che è raro vedere un film di genere così maturo, fuori dagli schemi, lontano dalle mode e senza pretese di compiacere le voglie del pubblico di ragazzini cretini ed urlanti. Una piccola perla che non bisogna farsi scappare.
Carpenter aveva girato un buonissimo Distretto 13, perché allora non riciclare musica e atmosfere in versione horror? Buona idea, ma la verve è andata perduta per strada. La costruzione iniziale del film è suggestiva, le musiche incalzano, ma dopo la costruzione del gruppo di studio, persi tra mille teorie astratte e passaggi inconsistenti, si rimane delusi. Si riprende nel finale.
Qui il male si manifesterà in tutte le sue forme, ma soprattutto come una sorta di virus che si propaga con un liquido. L'idea migliore è quella del messaggio che appare durante i sogni, ma ci sono anche molti momenti di pura tensione (gli indemoniati alla ricerca dei sani, i barboni diventati alleati del maligno e anche i piccoli cambiamenti che fanno presagire la catastrofe). Non tutto funziona, ma c'è anche tanta carne al fuoco. Un'altra bell'idea, anche se già sfruttata, è quella dello specchio come passaggio: "Vieni Paaadree...". E non è Dio. Notevole!
MEMORABILE: Intrappolato in un buco, il poveretto vede la trasformazione dell'essere sul letto, che alla fine si volta e lo fissa con occhi inquietanti.
Uno degli horror più belli degli Anni Ottanta, che fonde con maestria fantascienza-action e sovrannaturale. La trama è semplice, ma ottimamente congegnata e lo svolgimento risulta teso ed avvincente; alcune immagini, poi, sono meravigliose. Ottime musiche e grandi effetti speciali, valorizzati anche da una nitida fotografia che gioca con luci, ombre e colori. Finale enigmatico e spiazzante.
L'horror esoterico di Carpenter persegue la rappresentazione di un Male metafisico e immane, la cui esistenza attinge ad una logica entropica e disgregante che può essere còlta solo con il pervertimento assiale di ogni abituale percezione e credo, fino alla cognizione dell'aberrante. Il budget è limitato, ma Carpenter sommerge il filmabile di musica sontuosa e pulsante, dischiude scorci di visionarietà infernale, oscura con ombre che evocano cupezze d'ancestrale urlante follia. Umido e strisciante, inarrestabile nella ritmica, con una sospensione sul finale che anela all'Apocalisse. Grandioso.
Film horror che suscita suspance, terrore e brividi nella giusta dose. Dolce inizio con il rapporto fra i due giovani, proseguio interessante nella preparazione e nel corso dello studio delle strane presenze all'interno della chiesa e finale da lasciar a bocca aperta. Bravo John Carpenter che con un cast all'altezza riesce a definire un buon film.
MEMORABILE: I barboni fuori nel vicolo (fra cui Alice Cooper) in attesa di uccidere qualcuno.
Come al solito John Carpenter non smentisce. Un film al dir poco claustrofobico, che ricorda vagamente Distretto 13, ma in forma horror. L'inizio è a dir poco perfetto, con Pleasence bravissimo nella parte del prete. Gli attori di contorno sono un po' mediocri, ma si sa nei film del buon John il contorno è buono quanto il primo piatto. Le musiche sono bellissime. Il vero "maestro" del genere è John e non altri che si spacciano per tale.
Quasi perfetto. Quale sia la formula che permette di distinguere un film mediocre da un film memorabile è difficile dirlo, ma Carpenter sicuramente conosce qualche ingrediente segreto. Un gruppo di scienziati si ritrova in una chiesa sconsacrata a vigilare una misteriosa teca che potrebbe contenere l'anticristo. Parrebbe una sciocchezza ed invece la disperazione e l'oppressione che trasuda ogni fotogramma è palpabile e indescrivibile. Neanche il futuro offrirà alcuna speranza, lasciando l'amaro in bocca anche oltre i titoli di coda. Grande Carpenter.
MEMORABILE: Lo specchio e l'essere dall'altra parte e i silenzi. La trasmissione dal futuro.
Nei film di Carpenter i luoghi in cui si può venire a contatto con entità ultraterrene sono ovunque: nella nebbia (Fog), nelle lande desertiche (Vampires) e, in questo caso, in una chiesa, che qui è il ricettacolo di forze anticristiane. È paradossale che nel luogo simbolo della cristianità si annidi il diabolico, ma questa è la forza del regista americano. Solita messa in scena del fortino di matrice western assediato, che diventa trappola. Claustrofobico!
Carpenter al suo meglio in un horror ricco di tematiche affascinanti e inquietanti. Basso budget e tante idee per una storia che unisce possessioni demoniache, fantascienza e fanta-archeologia in un film pessimistico e pauroso. Memorabili le visioni del futuro trasmesse nei sogni di chi si avvicina alla teca che una setta cristiana ha custodito in segreto per duemila anni: quelle brevi sequenze con voce distorta e la figura del "Signore del Male" che esce lentamente dalla chiesa sono impressionanti.
MEMORABILE: Il sogno collettivo con il messaggio dal futuro per cercare di fermare il "Signore del Male".
Impressionante horror di Carpenter, di sicuro tra i capisaldi della sua (onorata) carriera. Il regista mette sul piatto argomenti impegnativi: cospirazioni religiose, apocalisse, l'anticristo, messaggi dal futuro, teorie scientifiche e teologiche di dura comprensione ma di sicuro interesse. Il risultato non lesina però neanche sul versante puramente horror, con sequenze macabre da brivido e una costante tensione. Si respira un clima di disagio, si salta sulla sedia varie volte e alla fine del film si resta storditi dalla malvagità del tutto.
MEMORABILE: Le trasmissioni dal futuro; i barboni zombi; la ripugnante incarnazione del figlio del Male.
Bellissimo horror del maestro Carpenter che negli anni 70/80 non ha sbagliato neanche un film. Cast ottimo (magistrale come sempre Pleasence, ma anche i giovani sono in gamba) e tensione e paura assicurate. Il film non dice nulla di banale sul male e sul diavolo e, dopo un inizio lento, si scatena in un crescendo di ritmo e trovate (geniale il mondo dietro lo specchio). Assolutamente da vedere.
È un film imperfetto, certo. Molti punti oscuri nello script, salti di sceneggiatura, low budget, attori non proprio eccelsi e così via. Eppure... eppure "Il signore del male" è affascinante, con tutti i suoi difetti, forse anche per i suoi difetti. Grande forza visionaria, tensione, affabulazione mistica, momenti di genuino terrore cosmico. Io lo amo in modo un po' ingenuo e viscerale, come un genitore che ama un figlio glissando su ogni magagna. Non è un capolavoro, ma non si dimentica.
MEMORABILE: Ci sono almeno una decina di scene davvero memorabili, che restano scolpite nell'immaginario horror contemporaneo...
Forse il miglior film del Maestro (ah quanto ci manca!) e quindi capolavoro assoluto. La profondità delle riflessioni metafisiche non nuoce per nulla al carttere estremamente coinvolgente del racconto e la stessa "imperfezione" carpenteriana diventa qui come altrove pregio e non difetto. Raramente un film è riuscito a creare (con mezzi peraltro modesti) una tale tensione, con scene veramente inquietanti. Pleasence eccellente, ai livelli di Halloween e Phenomena, ma tutti gli attori danno il meglio di sè.
MEMORABILE: Il cameo di Alice Cooper nela parte del barbone, il tipo divorato dagli insetti, la manifestazione satanica "oltre lo specchio".
Tensione sensibile, originata da una minaccia sempre più palpabile, progressivamente feroce. Qui con poco si può ottenere molto, ecco l'esempio. La riunione, lo studio e poi il mostro ed i suoi amici. Ingredienti semplici, utili per preparare un piatto gustoso, non impegnativo per le tasche. Eppure qui c'è la differenza, tra uno qualunque ed il maestro John. Perchè lui riesce a trarre dalle gocce l'orrore, manifestato con discutibile eccesso per le sue ombre, ma poi il contatto con il male c'è e si vede, si sente e si tocca.. è qui!
Il secondo film della trilogia dell'Apocalisse carpenteriana è un prodotto molto ambizioso ma a mio modo di vedere non pienamente riuscito. L'idea di base è intrigante e la scelta di due attori caratteristici come Wong e Pleasance è punto a favore di un film che però, nella parte centrale, diventa una specie di zombie movie (piuttosto noioso) come se ne sono già visti tanti, nonostante l'ambientazione e qualche colpo azzeccato. Si risolleva parzialmente nel finale.
Bel film con affascinati tematiche che tengono inchiodati al teleschermo, anche se con qualche calo. L'idea del liquido verde nella vecchia chiesa è ottima, come pure la setta segreta che proteggeva il mondo dalla verità malefica che mette in dubbio i dogmi della chiesa. Notevoli i sogni, ci sono varie morti e contagi dei protagonisti senza una spiegazione logica (dovuti solo al male che si stà risvegliano), come pure le varie trasformazioni dei contaminati. Musiche ottime e minimali che creano un bel sottofondo alla vicenda.
Uno dei Carpenter più visionari e affascinanti; probabilmente il film più ambizioso del grande autore e sicuramente uno dei più inquietanti. L’approccio sci-fi (a base di fisica quantistica) alla tematica demoniaca ne fa uno degli horror più originali degli anni 80 e la narrazione porta realmente alla mente l’epoca d’oro della fantascienza classica (Carpenter in sceneggiatura si firma Martin Quatermass: omaggio a Nigel Kenale). Claustrofobico, con un’atmosfera apocalittica di potente suggestione e un crescendo finale genuinamente spaventoso.
Carpenter ritorna all'horror puro con esiti piuttosto felici sfruttando, come di consueto, l'aristotelica drammaturgica di spazio, tempo e azione. Lasciando da parte le ardite dissertazioni filosofiche sulla fisica quantistica e gli accenni teologici, funziona come meccanismo di paura, terrorizzante, teso e serrato, combinando nel giusto dosaggio suspense, ribrezzo ed effetti gore e splatter. Tipico film che fa affidamento sull'inventiva imposta dal basso budget. Donald Pleasence - attore molto amato dal regista - è sempre impeccabile.
John Carpenter non si smentisce e Il signore del male, oltre ad essere un horror geniale, è il degno sequel de La cosa. Il regista tuttavia ha il brutto vizio di lasciare lo spettatore spiazzato e quando il finale arriva, il film si blocca e non capiamo cosa succederà. Si spera che un giorno Carpenter ci rivelerà con un sequel cosa succederà. Il film comunque conserva a tutt'oggi il suo alone di mistero e ogni fan dell'horror dovrebbe necessariamente conoscerlo.
Carpenter torna al budget ridotto colpendo nel segno grazie a una messinscena avvolgente e una pregnanza contenutistica che aggiunge troppa carne al fuoco, poco chiara a tratti, ma senz’altro coinvolgente nella sua visione claustrofobica e profondamente apocalittica dell’ignoto, ponendo grossa attenzione al fattore assedio, alle presenze oscure che sembrano nutrirsi di un Male invisibile materializzandosi simbolicamente in esseri umani privi di arbitrio, mossi solo da un istinto che attinge da due facce della stessa medaglia. Inquietante. ***!
MEMORABILE: Il solito, strabiliante sound design di John Carpenter.
La bravura di Carpenter è risaputa, come pure la sua abilità di estrarre conigli dal cilindro, ma che riuscisse a creare uno dei più grandi horror demoniaci (forse il migliore, artisticamente, degli anni '80) è una cosa che mi lascia sorpreso. Fa tutto lui (regia, soggetto, sceneggiatura, musiche) avvalendosi di un cast semisconosciuto che gli permette di concentrarsi solo sul film, assoluto capolavoro di tensione scaturita dall'ignoto. Bravi Pleasence e Wong (richiamato insieme a Dunn dopo Grosso Guaio a Chinatown). Vivamente consigliato. ****
MEMORABILE: La visita di Wong a Pleasence nel sotterraneo della chiesa.
Lento, senza troppa tensione... ma bellissimo. Giù il cappello, il maestro Carpenter ci mostra come si realizza un film, senza inutili scene splatter o di torture. Orrore metafisico, maledizioni, liquidi verdi e la magnifica scena dello specchio... Un film da vedere e gustare come un piatto raro e saporito. Un pezzo pregiato; Carpenter è sempre una garanzia.
MEMORABILE: Padre vieni alla libertà! Vade retro spirito malvagio.. e si riattacca la testa. La trasmissione dal futuro.
Il sentimento dominante in questa sensibile pellicola di Carpenter è l'attesa; una drammatica, panica attesa dell'imponderabile, di una realtà intangibile, difficile da riproporre in termini fisici. La quarta dimensione, il male assoluto che è il rovescio della materia in termini classici, qui viene proposta claustrofobicamente e con un ritmo incalzante, grazie anche ad un'adeguata colonna sonora.
Capolavoro assoluto. Un altro terrificante assedio carpenteriano nella chiesa dove è custodito il cilindro che contiene un liquido inquietante. L'atmosfera diventa sempre più asfissiante; ottima la colonna sonora, giusti tutti gli attori, sceneggiatura perfetta che introduce l'elemento della fisica quantistica nell'orrore. Le certezze della Chiesa demolite, potenze aliene, il Padre di tutte le mostruosità prigioniero nella dimensione del buio che sta per essere liberato dal Figlio; sta per tornare l'abominio massimo.
MEMORABILE: L'ultimo frammento dal futuro che svela che forma prenderà il Male.
Bell'horror d'annata, con tutti gli ingredienti di rito: metamorfosi di alcuni protagonisti che si trasformano in aggressori, assedio degli zombi, insetti repellenti, vittima sacrificale che salva (provvisoriamente?) i superstiti e la situazione. La confezione è curata e la tensione si mantiene costante, senza cedimenti e cadute nel ridicolo involontario, come spesso capita in prodotti del genere. Un B-movie riuscito. Cast di livello televisivo, fatta eccezione per Donald Pleasence e Victor Wong; di Carpenter la martellante colonna sonora.
Una delle punte più alte della filmografia carpenteriana e del genere horror in assoluto. Carpenter si occupa di tutto; dalla regia alla sceneggiatura, firmata con lo pseudonimo di Martin Quatermass, fino alle musiche, pervasive, sinistre e quanto mai efficaci per evocare una continua tensione. Si parla di antimateria, metafisica e anticristo, ma sono solo il pretesto per insinuare il dubbio sulla reale veridicità del credo religioso. Riesce a trasmettere un senso di continuo disagio e inquietudine in un lento, ma inesorabile crescendo.
In assoluto tra i miei personal cult, uno di quei benedetti film su cui il pensiero si sofferma spesso, quasi preterintenzionalmente. Carpenter, oltre a innestare (ed innescare) perfettamente l'esoterica metafisicità della trama all'interno del suo cinema visivamente nitido e narrativamente incalzante, incastra implacabilmente l'opera in quel mood anni '80 che ci cullò tutti. Score, linguaggio, crepuscolarità, amorazzi, sguardi, attese, zombies... tutto è mistericamente bilanciato, eppure in perenne bilico sull'Apocalisse del trash, che carezza senza precipitarvi.
MEMORABILE: L'allucinato Pleasance; La "smorfia di Vic Wong; La bellezza di Lisa Blount; Il baffo di Parker; Le battute di Dennis Dun.
Bellissimo horror targato Carpenter, regista che con questo film è riuscito a creare un'atmosfera fantastica di orrore e claustrofobia. Il protagonista è il maligno, capace di diffondersi tra gli studenti imprigionati dentro una chiesa sconsacrata come una sorta di virus; la storia quindi è semplice ma ben scritta e il film scorre che è una meraviglia. Bellissimo il finale. Tra i migliori di Carpenter.
Carpenter gioca col fuoco (metafisico) e rischia più volte di scottarsi: il suo sincretismo fanta-teologico, infatti, passeggia disinvoltamente lungo il ciglio del ridicolo (equazioni differenziali e latino?), ma alla fine ciò che rileva davvero è l'atmosfera opprimente da finis terrae che riesce costantemente a instaurare. Qualche sequenza grossolana (quelle coi posseduti, troppo chiassose) guasta, tuttavia, la forza di tale intuizione.
Non c'è nulla di peggio di un autore che ami che la fa fuori dal vaso. Carpenter inanella una serie di ingredienti andati a male e la noia regna sovrana (quando non sfiora la narcolessia). Incomprensibili dialoghi su fisica quantistica e psicocinesi (!), scene al limite del comico involontario (il nero che canta salendo le scale, eppo si specchia facendo le boccacce), lapidarie frasi da filodrammatica ("Che dio ti salvi!", "Pregate di morire!") e trashosi quanto miseri sfx di Frank Carrirosa. Un pastrocchio indigeribile di cui si salva solo il possente score carpenteriano.
MEMORABILE: I pulciosi barboni capitanati da Alice Cooper; La miriade di blatte che nemmeno in Creepshow.
Carpenter sa bene come creare la giusta suspense, come farci calare lentamente nei suoi incubi, ma qui finisce per lavorare troppo sullo sfondo e poco sul dettaglio. Ne è ucito un film incompleto, in cui si ragiona su dimensioni oniriche, percezione, segnali dal futuro ma si finisce per chiudere il cerchio nel modo più banale fra dialoghi piatti e poco altro. Occasione persa.
Dopo il flop di Grosso guaio a Chinatown, megaproduzione marchiata Fox, il regista torna al cinema indipendente ritrovando temi e situazioni a lui più congeniali. In questo film, piuttosto sottovalutato, l’avvento dell’anticristo si mescola con la nuova passione per la fisica quantistica. Benché un po' troppo teorica, resta una delle sue opere più inquietanti ricca d’intuizioni geniali come l’idea che Cristo fosse un alieno. Tra barboni assassini, invasioni d’insetti e fluidi che uccidono, un ottimo esempio delle sue visioni apocalittiche.
MEMORABILE: I barboni guidati da Alice Cooper; "Allora è davvero il diavolo che sta bussando alla porta"; Il sacrificio finale di Catherine, L’incubo di Brian.
Considerato il secondo capitolo della cosiddetta "Trilogia dell'Apocalisse" - iniziata nell'82 con La cosa - John Carpenter, dopo aver analizzato e criticato la società e i rapporti interpersonali, attacca le istituzioni ecclesiastiche. La chiesa cattolica custodisce il male al suo interno, l'anticristo, tenendolo nascosto da secoli. Scienziati e studiosi sono così chiamati a trovare una soluzione all'imminente fine del mondo.
MEMORABILE: "Sta tornando in vita. Colui che dormiva si sta svegliando".
La prima parte si sviluppa come un racconto lovecraftiano (digressioni intellettuali, scienza unita alla metafisica, un moderna Miskatonic University) e introduce l'atmosfera giusta per un horror che suggerisce più che mostrare. Quando i protagonisti si addentrano nella casa stregata, però, le promesse vengono mantenute solo in parte: le manifestazioni demoniache sono poco efficaci e gli scenari anonimi privano la storia della cupa solennità raggiunta ne La cosa. Anche il cast lascia a desiderare, con l'eccezione di Pleasence.
MEMORABILE: Il computer "posseduto"; Alice Cooper a capo dei barboni assassini.
Carpenter delude. Ci sono tante buone idee e nessun collante che le faccia coesistere in armonia. Sci-fi e horror demoniaco, Satana inteso come il negativo di Dio in un universo parallelo "oltre lo specchio", sogni che in realtà sono messaggi dal futuro... Peccato che il ritmo sia lentissimo e la trama dispersiva e inconcludente. Sotto questo versante ricorda La chiesa (anche qui lo script scricchiolava), ma manca quel clima da incubo irrazionale che in parte giustificava il plot debole del film di Soavi. Il finale è spaventoso, ma non basta.
MEMORABILE: La trappola tesa dai barboni con un piccione crocefisso come esca; La terrificante mutazione di Kelly che dà punti a Linda Blair; Il sogno dal futuro.
Il film più oscuro mai concepito da Carpenter. Una disanima sul bene e il male, un attacco all'istituzione religiosa, a certe teorie scientifiche, il tutto usando modi a dir poco unici e che nessuno riuscirà più a riproporre, in ambito cinematografico. Il livello di angoscia e oppressione è costante per tutto il film, caratterizzato da una atmosfera tossica, condita da tutti gli elementi tipici carpenteriani, anche quelli vagamente comici. Il tutto impacchettato da una delle sue fantastiche colonne sonore. Culto totale.
È tutto ovattato (ovattato si fa per dire) all’interno di una chiesa abbandonata, con sotterranei di un’epoca passata, libri antichi e pareti che vanno disgregandosi; tutto è estremamente evocativo e inquietante. Il microcosmo raccontato da Carpenter manifesta quello che è, effettivamente, la reale percezione che molte persone hanno della religione: smarrimento, pragmatismo, luce e buio, razionalità e istintività. Un film oscuro, pauroso, atmosferico, talmente sinuoso da restare indelebile. Score firmato da Carpenter da pelle d’oca.
Il film mette insieme teologia, fisica delle particelle, archeoscrittura e algebra criptica... un bel meltin' pot di argomenti al di fuori di ogni probabilità, anche all’interno di una storia oltre i confini del reale. Suggestiva qualche ambientazione: il laboratorio di fisica, la cripta e l’enorme “frullatore” tra i candelabri, il misterioso quartiere attorno all'edificio popolato da figure che si aggirano inquiete. Le molte aspettative però si infrangono in un quasi nonsense finale con punte di ridicolo (il fluido di bocca in bocca e la prescelta allo specchio).
MEMORABILE: L'invasione delle blatte; L'incintamento della prescelta; Il fluido malefico gocciola all'insù.
Tra i vertici del regista, un horror ambizioso e visionario, che riesce a far convivere fisica e metafisica, filosofia ed exploitation zombesca, il tutto con innesti onirici e fantascientifici che invece che stroppiare arricchiscono il menù. Violenza ridotta al necessario, inquadrature curatissime, un certo rallentamento una volta superata la prima notte da incubo, interni che funzionano meglio nel suggestivo corridoio principale che nella sin troppo addobbata stanza infernale. Non se ne coglie il senso ultimo, ma ci si lascia piacevolmente trascinare dalle sue suggestioni.
MEMORABILE: La sinistra rivelazione, nel finale, del volto della figura in nero del sogno ricorrente
Un prete chiede aiuto ad uno scienziato che a sua volta mobilita un piccolo gruppo di colleghi e studenti per decifrare un mistero che era custodito da secoli da una confraternita religiosa... Recita un vecchio proverbio: "Il diavolo non è brutto come lo si dipinge". Potrebbe valere anche per questo film "avventista" di Carpenter, di impianto concettualmente complesso, in cui tutta la lunga fase preparatoria è decisamente più intrigante di quella in cui pericolo si palesa nella sua bruttezza. A parte questo, un buon horror con una ost ansiogena opera dello stesso regista.
MEMORABILE: I mendicanti immobili fuori dall'edificio; L'uomo fatto di insetti brulicanti (la sequenza più spaventosa).
Nella ristrettezza di luogo e di tempo Carpenter prende piede e si rigenera. Un film che muta in un’oscura e densa sinfonia di presagi, tra raziocinio e superstizione, sogghigna lirico, beffardo e riesce a raggiungere una sorta di atmosfera trascendente che sublima la perfetta sintesi della regia. Finale antididascalico e anticatartico. Pleasence superlativo.
Horror apocalittico religioso/demoniaco e sc-fi che non è sicuramente uno dei punti di forza di Carpenter. Tanto per cominciare i deliri dello spiegone quando gli studiosi nella cripta decifrano gli scritti sono piuttosto approssimativi, nonostante si faccia riferimento persino ad equazioni differenziali; il film parte anche bene con il mistero sull'anticristo e la divinità oscura che in qualche modo ribalta la visione cristiana, ma poi si tramuta in una sorta di pseudo apocalisse zombi con persone soggiogate dal liquidi del contenitore. Buona la confezione, e anche il cast.
MEMORABILE: Donald Pleasance nei panni del sacerdote; Alice Cooper tra i soggiogati.
Rispetto a La cosa è meno spettacolare ma altrettanto claustrofobico, meno derivativo e soprattutto molto più complesso narrativamente, intrecciando una cospirazione religiosa in piena regola con messaggi dal futuro e fisica quantistica, senza ovviamente rinunciare alle classiche sequenze horror/splatter. Un mix di non immediata fruizione, ma capace di mantenere alta la tensione, anche grazie alle ansiogene musiche del regista. Peccato che, a parte il sempre ottimo Donald Pleasence, il cast sia abbastanza approssimativo, a cominciare dal quarantenne Parker spacciato per studente.
Carpenter fa un viaggio nel mistero e nell'horror più puro con questo film, entrando nei meandri dei misteri della fede e dell'ignoto e trattando tematiche che spaziano dalla metafisica all'astronomia e alla teologia. Lo fa mettendo insieme un cast di attori interessante, che ben si districa in un ambiente unico (una vecchia chiesa sede di un'antica setta cristiana) fatto di oggetti sacri e misteriosi. La regia come al solito è brillante, i colpi di scena si susseguono uno dopo l'altro e la tensione viene scandita da un'ottima colonna sonora. Un film notevole, da non sottovalutare
A Giovannone schiocca l'eureka: l'asseDio. Distretto 13 apostoli, oltre la metafisica; cosa ci vuole? Un'ultima (s)cena con chiesa e scienza (sempre fideismo è ed entrambe si credono Dio) e la fluida divinità altrimenti profetizzata è pronta per essere ador(n)ata da/di pus scarafaggi vermi metapsichica. Ovviamente verde come quella speranza negata e il via libera all'ora della morte cosmica. Se sul quadro generale Carpenter sembra avere le idee meno chiare del suo teamorato di dio, è sulle singole sequenze che gli si rompe il freno, tornando a donare cinema di opulenta aggressività.
Girato (quasi) tutto in una chiesa di stanza a Los Angeles, il film impernia il proprio soggetto su di una interessante sinergia chiesa-scienza votata a svelare la verità sulle origini del culto cristiano, Satana e la lotta con Gesù. Anomala, ma inquietante e ben resa, l'apocalisse suggerita dalle varie implicazioni di matrice ipotetica; decisamente convincenti i momenti di esplosione dell'orrore. Sempre su ottimi livelli la regia e le musiche dello stesso Carpenter. La sceneggiatura, pur avendo punte di vertiginoso interesse, non sempre è a fuoco. Ultimi dieci minuti tesissimi.
MEMORABILE: L'urna con liquido verde; Il gocciolamento inverso; La posseduta "eletta"; I messaggi onirici dal futuro; Il padre dallo specchio; Il finale.
Uno di quei film che parte molto lentamente per poi andare in progressione sino ad arrivare a un finale ricco d'azione. Carpenter cucina a fuoco lento lo spettatore immergendolo in un'atmosfera malsana fatta di luoghi claustrofobici e di presenze inquietanti. Questa sensazione di straniamento e di tensione è favorita anche da una OST incalzante e martellante che non lascia un attimo di respiro. La sceneggiatura di per sé non presenta grandi spunti di interesse, ma l'opera si contraddistingue per essere permeata di una malvagità subdola. Un grande classico.
MEMORABILE: Il cilindro che comincia a perdere liquido verso l'alto.
Carpenter gira da par suo un film con tutti gli ingredienti tipici del suo cinema, compresa una fantastica OST. La sceneggiatura a tratti è un po' faticosa da seguire, non è abitudine diffusa coniugare matematica e fisica quantistica con esoterismo e profezie apocalittiche. Eppure la storia rimane appassionante e tesa fino alla fine, quando le manifestazioni sataniche aumentano di numero e intensità (sempre ottimi gli effetti). Alice Cooper è una presenza muta ma di impatto, fa più paura da immobile che quando uccide. Opera imperfetta ma sempre affascinante.
Stavolta Carpenter sceglie un cinema horror del non mostrato, del sussurrato, suggestivo e lontano dal compiaciuto materico organico mostr(at)o dell'altra cosa. Qui la cosa quadra lo stesso, tra occhiate raggelanti dell'eletta, vermi, barboni zombi capitanati da Alice Cooper, teche contenenti liquidi indecifrabili e messaggi subliminali da altre epoche. Davvero bello. Si insinua dopo la visione nella testa e ti resta scaffalato tra presagi e possessioni.
MEMORABILE: Il sorriso malefico dell'eletta; Pleasence padre paranoia; I sogni premonitori.
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HomevideoRocchiola • 4/10/17 09:53 Call center Davinotti - 1308 interventi
Confermo i pessimi giudizi sul bluray della Eagle. Appena inserito nel lettore fin dalle prime immagini mi sono reso conto della scarsissima qualità del prodotto (sembra un DVD di qualità non eccelsa). Definizione scarsa, colori spenti, immagine poco luminosa e tendente all'oscurità totale. Infine permettetemi un commento sulla confezione che presenta una copertina inguardabile ed un colore verdastro del tutto simile al fluido malefico presente nel film stesso!!!!
Mah!!! Certo avendo speso 12,90 € si rimane parecchio delusi (o meglio incazzati) anche se il titolo in questione era ormai fuori catalogo da un po' di tempo.
Piuttosto ci si chiede preoccupati se è il caso di continuare ad acquistare le prossime uscite di questa collana.
Nella medesima serie verdastra io avevo già preso La Croce di ferro di Peckinpah e devo dire che mi ero trovato bene con un netto miglioramento rispetto al DVD sempre della Eagle. Ciò fa presupporre che la pessima resa del Signore del male, forse sia stata solo un incidente di percorso e non la regola.
In ogni caso sono d'accordo sulla restituzione di massa del prodotto in questione. Promuoviamo una mozione in tal senso ...
HomevideoZender • 17/01/18 14:12 Capo scrivano - 48555 interventi
La Eagle, resasi conto dell'orrido lavoro fatto, è corsa ai ripari e adesso viene ditribuita la nuova edizione del bluray, remastered, che pare sia finalmente molto meglio...
Zender ebbe a dire: La Eagle, resasi conto dell'orrido lavoro fatto, è corsa ai ripari e adesso viene ditribuita la nuova edizione del bluray, remastered, che pare sia finalmente molto meglio...
Fate attenzione, però, che ho letto sui vari forum che Amazon ha fatto dei casini!
In arrivo grazia alla la Eagle il bluray 4K. L'edizione amaray conterrà sia il bluray sia il 4K.
HomevideoRocchiola • 2/07/19 07:52 Call center Davinotti - 1308 interventi
La riedizione Eagle presenta la medesima copertina verdastra della prima edizione ed è riconoscibile unicamente per un piccolo adesivo posto in copertina e recante la dicitura "New Edition Remastered". In ogni caso questa volta la qualità delle immagini è eccezionale, probabilmente hanno usato il master del BD americano della Shout Factory.
Rocchiola ebbe a dire: La riedizione Eagle presenta la medesima copertina verdastra della prima edizione ed è riconoscibile unicamente per un piccolo adesivo posto in copertina e recante la dicitura "New Edition Remastered". In ogni caso questa volta la qualità delle immagini è eccezionale, probabilmente hanno usato il master del BD americano della Shout Factory.
La nuova edizione non c'entra niente con la ristampa verdastra col bollino uscita l'anno scorso. Questa sarà una nuova amaray nera con Bluray 4K e bluray HD.
HomevideoRocchiola • 6/07/19 09:59 Call center Davinotti - 1308 interventi
Infatti non sto parlando della versione che deve ancora uscire, bensì della seconda edizione verde con bollino che la Eagle ha messo sul mercato lo scorso anno per riparare alla scandalosa prima edizione e che ripeto è davvero qualitativamente ottima.
HomevideoRocchiola • 11/07/19 11:31 Call center Davinotti - 1308 interventi
E poi i nuovi restauri in Ultra HD dei film “Essi Vivono”, “Fog”, “Fuga da New York” e “Il Signore del male”, sono in fase di preparazione ed usciranno prima al cinema in UK per un solo giorno e poi in home-video. Ma per ora non si hanno date certe (si parla di novembre) e non è detto che escano anche in Italia. Comunque è un progetto di Studio Canal che promette bene soprattutto per Fog che non ha ancora avuto un'edizione in HD all'altezza della sua fama. Mentre per gli altri titoli le edizioni disponibili sono ottime, anzi è proprio l'edizione rimasterizzata de Il signore del male ad essere veramente eccellente, per cui sarà difficile fare di più anche in Ultra HD.