Max Headroom - Corto (1985)

Non dura nemmeno un'ora, non è realizzato particolarmente bene, è sgangherato e terribilmente caotico, eppure si è guadagnato un posto di riguardo nella storia della fantascienza. Perché ha lanciato la figura di Max Headroom, sorta di veejay virtuale diventato negli Ottanta una vera e propria icona, protagonista di una serie televisiva, di trasmissioni in cui intervistava personaggi famosi e perfino di spot pubblicitari. Tutto per l'idea originale e il buffo look futuristico applicato a un attore (Frewer) costretto a truccarsi da "robot" dal momento che ancora la tecnologia non permetteva di animare...Leggi tutto degnamente una figura disegnata a computer.

In questo mediometraggio da 57 minuti, tuttavia, Max Headroom comparirà solo nell'ultima parte, lasciando nella prima lo spazio al suo alter ego "in carne e ossa" ovvero il reporter d'assalto del Network 23 Edison Carter (sempre Frewer, naturalmente). Pronto a filmare nei luoghi più a rischio, scopre come il canale stesso stia studiando un pericolosissimo sistema che concentra la pubblicità trasmessa in TV all'interno di un messaggio subliminale di pochissimi secondi (chiamato blipvert); chi vi assiste da casa lo subisce senza rendersene conto attivando alcune terminazioni nervose a bassa carica elettrica che, così stimolate, in alcuni individui possono portare addirittura all'esplosione. Dietro a una simile invenzione si cela un giovanissimo e altezzoso hacker (Spurrier) che, nel frattempo, sta studiando come animare il suo pappagallo virtuale. Studi che serviranno, perché quando Carter verrà rapito durante un tentativo di fuga in motocicletta (sbatte su una sbarra dove sta scritto "Max Headroom", ovvero altezza massima, nome che gli rimarrà stampato nel cervello e che ripeterà più volte nella sua esistenza "virtuale"), il ragazzo ne succhierà le informazioni cerebrali per crearne un clone digitale, quello che appunto tutti conosceremo come Max Headroom.

Il modo in cui Carter riuscirà a salvarsi, quello attraverso il quale la cassetta contenente le informazioni di Headroom finirà nelle mani di una strana coppia di strani personaggi che animeranno il personaggio per mandarlo in onda sulla loro piccola TV privata, appartiene alle strampalate evoluzioni di una storia raccontata decisamente male e messa in scena attraverso l'allora nuovo stratagemma delle immagini cui vengono sovrapposte diciture e disturbi video in modo da farle apparire in più occasioni come riprese televisive. Film nel film insomma, la realtà deformata dal filtro della TV e un futuro distopico dominato dalla tecnologia e dai media che si dimostrerà assai lungimirante. Anche l'impostazione cupa, molto cyberpunk, è decisamente avanti per i tempi.

La costruzione del tutto resta tuttavia fumosa, ridondante, mentre il finale apre a un sequel che si tradurrà in una intera serie. Se preso a sé stante, in definitiva, e al netto della trovata geniale del personaggio “digitale” Max Headroom, il film delude; privo della godibilità necessaria, recitato piattamente, irrita per la scarsa capacità di organizzare il tanto materiale a disposizione vanificando le ottime potenzialità delle numerose idee che affollano un soggetto anomalo e indubbiamente interessante; e non si può dire che a tratti le suggestioni che animano questo futuro vissuto attraverso continui rimbalzi tra riprese video e una "realtà" cupissima, costantemente buia, non faranno scuola...

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