Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sorrentino prosegue il proprio ideale ritratto di una bellezza che si fa film dopo film più grande, inclusiva, e che per naturale estensione si allarga a comprendere, modellandoli ad arte, i tratti e le forme femminili; qui della splendida Parthenope (Dalla Porta), riflessa nelle acque azzurre di una Napoli che ne diventa l’altrettanto superba controparte paesaggistica, dalle suggestive architetture sul golfo di Villa Rocca Matilde ai faraglioni di Capri. Ogni scena racchiude in sé uno studio profondo di prospettive, spazi, luci, tagli e colori a cui s’accompagna una colonna sonora che ulteriormente sublima il quadro chiamando in attività sensi diversi. A tal punto che...Leggi tutto la storia della protagonista, creatura leggiadra d’inafferrabile ed eterea bellezza, diventa accessorio superfluo, che non troppo distrae dall’impatto visivo, privilegiando semmai i singoli dialoghi rispetto alla struttura che costituisce l'ossatura della vicenda.

Parthenope si erge a perno assoluto, catalizzatrice di ogni attenzione (maschile in primis); se ne raccontano i passi fin dalla nascita nelle acque del Golfo, poi da lì un grosso salto che riaccende le luci sull’adolescenza nei Settanta, sul rapporto ambiguo con il fratello e con il primo amore in una sorta di triangolo dai contorni volutamente sfumati, fabbrica di caotico turbamento soffiato nei fragili cervelli dei tre giovani. Lei sfuggente, lei subito improvvisamente presente, lei forte di risposte immediate mai banali, fin da quando si presenta all'esame in aula allo scafato professore di antropologia (Orlando) che ne coglie facilmente il pensiero fuori dagli schemi e lo premia, che dissemina con lei nel corso del film frammenti condivisi sul significato della vita. Eppure, strano a dirsi, gli scambi tra i due – straordinaria la predisposizione all’umorismo di Orlando - costituisce la parte meno astratta del film, quella dai signficati più facilmente accessibili, salvo poi esplodere in un finale surreale.

Tanti sono gli incontri, da quello con l'amato autore (Oldman) dei libri che Parthenope legge con avidità a quello con il ricco uomo d'affari con il quale fatica a gestire l’abituale gioco di sguardi e parole che alterna piccole concessioni a grandi rifiuti. Ma durante gli incroci con tutti loro, senza eccezioni, si legge inchiodata negli occhi della giovane una consapevolezza assoluta del potere donatole dal fascino magnetico che su chiunque esercita irresistibile senso di attrazione. Che le fa credere per un attimo di poter lasciare le ambizioni legate allo studio universitario per intraprendere la carriera di attrice. Dapprima il faccia a faccia con un'eccentrica insegnante di recitazione (Ferrari, celata dietro veli che ne nascondono il volto), quindi quello con una rancorosa attrice napoletana (Ranieri) che rinnega le proprie radici attaccando i propri concittadini con una moltitudine di accuse. Con quest’ultima Parthenope si apparterà e, ascoltate frasi nette, concluderà che non è la recitazione, la strada giusta da percorrere. Un fugace ritorno sulla Terra, per chi si era quasi convinta di avere il mondo in mano.

Si continua con il ritorno dal professore, la proposta di una pubblicazione sul miracolo di San Gennaro e il lungo (troppo) scambio erotico con il controverso religioso addetto alla cerimonia ("La parte che più mi piace di una donna? La schiena, tutto il resto è solo pornografia"). La sceneggiatura riserva piccole e grandi perle, le riprese certificano in più occasioni il talento cristallino di un autore capace di rivestire le immagini d'autentica poesia (si pensi alle ceste azzurre calate dall'alto di un palazzo nella notte) ma da sempre condannabile per l'evidente autocompiacimento che talora sfocia in una pesantezza e gratuità irritanti (l'accoppiamento nella sala biliardi). Controverso, ammaliante, sincero cantore di una bellezza nel contempo inspiegabilmente autentica e artefatta, Sorrentino penetra nell’animo estraendone una superficialità che riveste subito d’inattesa profondità mascherando le intenzioni e stordendo, lasciando soddisfatti ma a metà, senza che mai ti conceda d’averlo compreso fino in fondo. Lo ami, lo odi o le due cose insieme. Chissà se la scelta di chiamare Stefania Sandrelli per impersonare Parthenope in terza età è dovuta alla somiglianza fisica tra Celeste Della Porta e Amanda Sandrelli...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/10/24 DAL BENEMERITO IL FERRINI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 3/11/24
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Il ferrini 26/10/24 00:09 - 2543 commenti

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Una vita apparentemente semplice quella di una donna bellissima, colta e desiderata da chiunque. Ma non è così, per molte ragioni e in particolare per una ferita insanabile. Sorrentino dirige il suo Io la conoscevo bene e lo fa dirigendo splendidamente un cast di livello: la magnetica protagonista (di una sensualità abbacinante), l'alcolico Oldman dispensatore di aforismi, una Ranieri esteticamente devastata ma di grande intensità e soprattutto un gigantesco Orlando. Fotogrammi come quadri, canzoni integrate nel narrato. Commovente, maturo, una giostra per gli occhi.

Bruce 25/11/24 18:28 - 1016 commenti

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Sorrentino ama stupire, il suo è un cinema immaginifico fatto di eccessi, splendido visivamente, spesso incoerente e ricco di contrasti. Parthenope è la città di Napoli e l'umanità che la anima, il regista la ritrae dall'azzurro del mare e la mostra in ogni sua manifestazione, eccelsa e pura, corrotta e volgare, frivola, quasi magica, magnifica, decadente. Ma Parthenope è soprattutto un film sulla vita che scorre veloce, sulla giovinezza perduta, sulla bellezza che sfiorisce, sulla nostalgia per quel che poteva essere e non è stato. Fotografia eccezionale, ottime musiche. Notevole!

Lou 26/10/24 15:34 - 1132 commenti

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Ironico, surreale, evocativo, ma anche doloroso, con immagini splendide e siparietti cult, come sempre nei film di Sorrentino. Molto spazio (troppo?) è riservato alla seduzione esercitata dalla splendida Dalla Porta, in qualche modo simbolo della napoletanità, oggetto di desiderio e votata alla tragedia. Due ore e mezza di cinema immaginifico, irriverente, sorprendente.
MEMORABILE: La scena nel Tesoro di San Gennaro.

Ancer 28/10/24 00:31 - 4 commenti

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Passo falso di Sorrentino che torna a girare a Napoli a tre anni di distanza. L'ambientazione scenica e fotografica è sempre notevole, non mancano lampi poetici, ma a un certo punto il film gli scappa letteralmente di mano perdendosi in operazioni drammaturgiche megalomani, che appesantiscono la narrazione in inutili e volgari lungaggini. Molto lontano dal Sorrentino dei tempi migliori. Deludente.

Zampanò 28/10/24 18:11 - 386 commenti

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"Era già tutto previsto" canta Cocciante ma in effetti no, i film del nostro sono sempre terni al lotto. Questo scorre prevedibilmente incerto. La grazia e l'aforisma dovrebbero reggere una trama a salire che invita non a pensare ma a vedere: Della Porta incarna una Napoli gattamorta e incinta della camorra; Oldman, immenso tra vita e limbo, Orlando una certezza, Lanzetta idolo osceno. Da nouvelle vague la danza à trois caprese in piano sequenza, evitabili i napoletanismi (la goccia di sangue, i vicoli, la nave-tifosa). Comunque sia a Sorrentino non si può mai dare forfait.
MEMORABILE: Il professor Marotta: "Alluniversità si viene già pisciati e cacati"; L'invettiva contro Napoli di Luisa Ranieri.

Markus 3/11/24 15:37 - 3738 commenti

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Pretenzioso con strizzata d'occhio al cinema felliniano: mostri umani e viceversa bellezza totale ostentata al pubblico tramite un'opera furba nella messa in scena e sul piano recitativo; tutto ciò nuoce in parte a un film nel complesso decoroso con la virtù del lancio della nuova diva - almeno glielo si augura - Celeste Della Porta, quasi a scippare il posto alle ex belle con le rughe e l'alopecia. Ancora Napoli (Sorrentino ambienta un film a Cuneo, abbi coraggio!), ma vista sotto gli occhi edulcorati dei luoghi alto borghesi, un po' come Vanzina col suo Via Montenapoleone.

Cotola 4/11/24 19:45 - 9346 commenti

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Cinema sorrentiniano allo stato puro, con tutti i vizi e le virtù del regista partenopeo. Al solito le immagini sono di rara bellezza e perfettamente amalgamate alla colonna sonora, splendidamente rese e curate, così come è intatta la capacità di scegliere le location e di costruire personaggi e situazioni che possono restare nella memoria, anche se non tutti e non sempre perfettamente riusciti. La (non) trama non è certo un problema, ma certi eccessi, certe cadute possono infastidire e anche il parlare per aforismi, a volte banali. Ma al di là di tutto sa emozionare e non è poco
MEMORABILE: "E' stato bello essere giovani, è durato poco".

Kikoz 5/11/24 18:33 - 27 commenti

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Fanservice ripieno dei tic di Sorrentino (il sacro terrore di una struttura narrativa forte, i fellinismi, il complesso di inferiorità nei confronti della letteratura, forzatamente inseguita con dialoghi alla ricerca di verità fulminanti alla Céline - qui apertamente citato - e/o lepidezze pop alla Bukowski). Parthenope è uno specchio rivolto verso il suo autore, specchio che però rimanda l'immagine irresistibile di Celeste Dalla Porta. Questo perché il discorso di Sorrentino è sempre e solo "La Grande Beauté, c'est moi". Se questo vi basta, bon appétit. Altrimenti, buonanotte.

Reeves 7/11/24 09:40 - 2673 commenti

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Napoli. La squadra di calcio che vince lo scudetto, Achille Lauro, San Gennaro con i suoi miracoli e tanto, tanto altro. In un caleidoscopio visionario di grande impatto, Sorrentino racconta a modo suo la sua città e al tempo stesso ci propone la sua visione del cinema, sognatrice e per l'appunto visionaria. Originalità allo stato puro anche quando cita Fellini, continue sorprese di storia e di immagini.

Myvincent 8/11/24 06:27 - 3883 commenti

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Parthenope è una ragazza di ambiente borghese che nasce e vive a Napoli, città notoriamente controversa per tanti aspetti. Così Sorrentino coglie lo spunto per raccontare le cose alla sua maniera, qui in un’accozzaglia di concetti e definizioni sull’amore, Dio, la religione, gli uomini, davvero pretenziosa. Ricco di luoghi comuni illuminati da una fotografia accecante, il film sembra più un insieme di spot pubblicitari di note marche di abbigliamento, che altro. Buco nell’acqua.

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124c 11/11/24 01:51 - 2964 commenti

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Paolo Sorrentino e la Napoli degli anni'70-80, visti con gli occhi della bella Parthenope, interpretata da Celeste Della Porta (da donna matura, il volto è quello di Stefania Sandrelli), fra paesaggi marittimi, feste, amori, famiglia (specie suo fratello) e incontri, fra cui quello con uno scrittore americano, due attrici e un professore universitario. Caotica trama che percorre cinquant'anni, con lunghe sequenze silenziose, parecchie comparsate importanti (tipo Oldman - che recita in inglese, Orlando, la Ferrari e la Ranieri) e il compiaciuto sorriso della bella protagonista.

Luluke 12/11/24 07:31 - 465 commenti

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Tecnicamente impeccabile, dopo un inizio sontuoso si perde più che nel Golfo di Napoli, splendidamente fotografato, in un insieme di microstorie, dallo sviluppo lentissimo, legate tra loro dalla sensualità della giovane e inafferrabile antropologa, interpretata con fin troppa enfasi dalla esordiente Della Porta. Nuovo omaggio di Sorrentino alla città e alla sua cultura, un po' Fellini, un po' Antonioni e anche un po' Visconti. Con una struttura che in qualche modo ricorda la sua grande bellezza. Forse ancor più manierata e con poca ironia. La prima visione non convince, poi chissà.
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