Mirabile sceneggiatura per un film quasi perfetto, sostenuto da un trio di attori d’eccezione: Richard Crenna, prossimo colonnello Trautman in RAMBO, Alan Arkin (non si vede moltissimo, ma dimostra eccezionali capacità recitative) e Audrey Hepburn, vera protagonista del film, intensa e credibile come non mai nel ruolo della cieca Susy Hendrix, che si trova a dover fronteggiare (col solo aiuto della sua intelligenza e di una piccola vicina di casa) le truffe combinate di tre loschi individui (a Crenna e Arkin si aggiunge John Weston) decisi a tutto pur di riprendersi la bambola imbottita di droga pervenuta a lei per caso. Il regista Terence...Leggi tutto Young dirige con sicurezza un film di derivazione hitchcockiana, con molti momenti di vera suspense e un finale quasi horror che regge benissimo il passo coi tempi. La sceneggiatura non perde un colpo (i pignoli potranno trovare qualche piccola ingenuità, ma è ben poca cosa rispetto alla complessità dell'intreccio, spiegato con grande chiarezza) e fa sì che praticamente non esistano punti morti. L'impronta è teatrale, con la vicenda totalmente ambientata, se si esclude il breve prologo, nella casa di Susy (specificatamente nel salotto) e raccontata quasi in tempo reale (come lo fu NODO ALLA GOLA per Hitchcock, quindi). Ottima la fotografia, con contorni nitidi e capace di esaltare gli interni dell'appartamento, ben scenografati. WAIT UNTIL DARK, il titolo originale, è ben più azzeccato della traduzione italiana, che peraltro è la stessa di altri tre o quattro film diversi (evviva la fantasia!). Per essere un film del 1967 è incredibilmente moderno e scorrevole e Stephen King ha ragione ad amarlo (lo cita tra i migliori nel suo saggio “Danse Macabre”). Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Bel giallo di chiara matrice hitchcockiana. Il film, tratto da una piece teatrale, è praticamente girato in un unico ambiente (la casa di Audrey Hepburn), e per il 90% interpretato da soli 5 attori (la Hepburn appunto, i tre malviventi e la ragazzina vicina di casa). Terence Young, grazie agli ottimi attori e ad una sceneggiatura precisissima, riesce a creare un congegno di suspance praticamente perfetto. Nonostante i 40 anni sulle spalle lo spettacolo regge a meraviglia e, pur lontano dall'essere un capolavoro, riesce ad avvincere ancora oggi.
Ambientato in uno spazio chiuso (quasi come a farci partecipi, nel limite del possibile, di ciò che la protagonista non vede) riesce a non annoiare e a tenere desta l'attenzione, grazie ad un attento lavoro di costruzione e alla prestazione della protagonista, ricca di sensibilità. Non siamo ai livelli dell'immenso La parola a giurati (girato al 99% in unica stanza), ma il risultato è assai notevole.
Lo script di Knott e l'interpretazione di Audrey Hepburn, bravissima a dare grazia e credibilità al suo personaggio, rendono notevole questa pellicola. Young tiene un buon ritmo e inserisce due caratteri interessanti: lo psicopatico Arkin e la ragazzina. Ci sono un paio di ingenuità (lo svitare lampadine senza guanti o il balzo canguresco dello psicopatico ferito), ma il crescendo emotivo è ben orchestrato.
Cieca e sola, in balia di criminali disposti a tutto. Un thriller cattivissimo, che si basa sulla tortura psicologica che un vedente può infliggere a un non vedente per piegarlo e vincerlo. Ma la lotta, apparentemente impari, si ribalta come in un racconto di Wells, convincendoci del relativismo dei nostri sensi (il titolo originale "Aspetta fino al buio" è più impressionante e corretto della traduzione). La suspence è altissima, e sono eccezionali la lagnosa ma intensa Hepburn e il diabolico Arkin a condurre il claustrofobico duello.
Tratto da un'opera teatrale di Frederick Knott, mira a dimostrare la relatività delle condizioni fisiche e del concetto di handicap, grazie ad una sceneggiatura molto abile nel ribaltamento dei ruoli, nonostante qualche evidente ingenuità nella struttura narrativa. Molto brava la Hepburn, ma ancora di più Alan Arkin nei panni del criminale paranoico.
Bel thriller di chiara origine teatrale che, nonostante alcune ingenuità (non proprio piccole) in fase di sceneggiatura, riesce a creare una bella tensione e ad avvincere lo spettatore fino ad arrivare alla parte finale, sorretta da una notevole idea che ribalta mirabilmente la condizione dei personaggi e che rappresenta il valore aggiunto della pellicola. Di gran classe il cast, con la Hepburn sugli scudi ma con un Alan Arkin pazzo e violento che ruba la scena a tutti. Da vedere.
Bellissimo, originale, ricco di suspence e con una recitazione impeccabile da parte di tutto il cast. Alan Arkin è perfetto nel ruolo dello psicopatico disposto a tutto per ottenere quello che vuole, Audrey Hepurn (sempre di impeccabile eleganza) ricopre molto bene il ruolo che le hanno affidato: innocente, dolce e senza vista, ma all'occorrenza anche spietata. Un esempio di thriller, da maestro.
Uno di quei thriller che fanno veramente sobbalzare dalla poltrona; girato in ambiente chiuso, in stile Nodo alla gola, il film vede una bravissima Audrey Hapburn interpretare magistralmente una donna cieca in balia di pericolosi individui. La stessa, nonostante la mancanza della vista, riuscirà a destreggiarsi e ad avere la meglio. Una sceneggiatura brillante per un lungometraggio ricco di suspence.
Donna cieca, momentaneamente lasciata sola dal marito in viaggio d'affari, si trova a fronteggiare malviventi assortiti intenzionati a recuperare a tutti i costi una bambola imbottita di droga. Quasi interamente ambientato in un angusto appartamento, con una manciata di personaggi, un thriller di derivazione teatrale non esente da difetti e forzature ma avvincente, soprattutto nel confronto finale che oppone Hepburn, fragile ma non patetica, e Arkin, straordinario nel ruolo dello psicopatico sadico che cerca di terrorizzarla. 3 e 1/2
Una bambola di porcellana che contiene un carillon e molto altro, il cadavere di una donna nell'armadio; le tenebre dentro e fuori di lei, Audrey Hepburne, che recita con gli occhi appesi al vuoto per ore, mentre l'istinto si ribella alle maglie della vulnerabilità; un foulard di seta per torturala e poi il fuoco… Thriller vigoroso e ben congegnato, con inusitate sferzate di macabro e sadismo, nel quale l'impianto teatrale originario regala personaggi dettagliati e traduce la tensione emotiva in angoscia claustrofobica. Regia di alta professionalità; perturbanti note di Henry Mancini.
Thriller da camera, intriso di tensione e tenuto saldamente per le corna da mister 007 Terence Young. La sceneggiatura, pur scricchiolante, non perde un filo di forza in un crescendo emozionale fino ad implodere nello scontro finale tra la povera Audrey Hepburn ed il brutale Alan Arkin. Le musiche di Henry Mancini sono la ciliegina sulla torta. Incredibilmente credibile la Hepburn in un ruolo difficile da sostenere, soprattutto nel finale, che la vede impaurita ma caparbia.
Un appartamento, situato al di sotto del manto stradale, fa da scenario ad una vicenda che, con alcuni accorgimenti, sarebbe potuta decollare in una maniera più incisiva e credibile. Troppe le telefonate a sproposito eseguite dai ricattatori, troppe le volte che la porta d'ingresso viene aperta e chiusa. Monotono, più che claustrofobico, l'ingresso sulla sala della dimora. Si poteva fare di meglio.
La sceneggiatura cerca di rendere plausibile il tutto, fa un discreto lavoro, ma non perfetto. Peccato, sarebbe stato un ottimo film, come ottimi sono gli interpreti e direi anche la regia, che però avrebbe dovuto accorgersi, almeno in fase di montaggio, degli errori più macroscopici. Il ritmo è buono, le entrate in scena hanno tempi teatrali abbastanza coordinati, forse un po' ravvicinati, ma non si poteva far durare la pellicola 3 ore. Oltre l'azione, ben esposti pure i caratteri degli interpreti (direi che il film si basa soprattutto su questo).
Thriller di altissima tensione, nonostante sia girato quasi tutto in un appartamento (peraltro molto piccolo), retto da una sceneggiatura interessante e originale. Audrey Hepburn è bravissima, soprattutto nella parte finale, ma Crenna e Arkin non gli sono da meno (soprattutto il secondo, che si destreggia bene nel ruolo del sadico). Uno dei migliori film di Young al di fuori della saga bondiana; da non perdere.
MEMORABILE: Lo scricchiolio delle scarpe; Lo scontro finale.
Suspense a livelli altissimi in questo convincente e troppo poco conosciuto thriller diretto da Terence Young, forse più famoso per i suoi 007. I meriti vanno equamente divisi tra la sceneggiatura e gli attori: inutile sottolineare la grandezza di Audrey Hepburn, eccezionale protagonista cieca che si trova a fronteggiare tre criminali, uno dei quali è l'altrettanto eccezionale Alan Arkin, freddo e spietato assassino.
La grande interpretazione di una Audrey Hepburn credibilissima come non vedente trascina questo film dal ricco intreccio di situazioni, fraintendimenti e tranelli, non sempre al massimo della chiarezza. Inevitabile il paragone con il "mono-location" La parola ai giurati, e inevitabile notare che il film di Young stia almeno un gradino sotto, causa una certa monotonia che prevale fino all'interessante finale. Comunque, non male.
Il dramma di Frederick Knott, diretto a Broadway da Arthur Penn, aveva rappresentato un successo personale per Lee Remick nel ruolo della donna cieca assediata in casa da tre assassini. Intelligentemente, Terence Young preserva - e a tratti enfatizza - l'impianto teatrale, claustrofobico dell'originale, ricorrendo raramente ad esterni ma cavando il meglio dall'interazione tra i personaggi nell'appartamento seminterrato. Suspense assicurata. Ottima Audrey Hepburn candidata all'Oscar, straordinario Alan Arkin, efficacissimo e inquietante.
Giovane donna cieca alle prese con tre criminali. Non dovrebbe esserci gara e invece... Young è noto soprattutto per i suoi 007, ma probabilmente è questo il suo film migliore. Pur essendo girato quasi in un'unica stanza e interpretato da un esiguo numero di personaggi, riesce a evitare la trappola della staticità grazie a una storia in apparenza semplice, ma costruita con una precisione quasi chirurgica e con un apprezzabile crescendo di tensione, che riscatta ampiamente qualche sbavatura iniziale. Grande prova dell'intero cast. Geniale.
Tre malviventi alla ricerca di una bambola imbottita di droga scoprono che questa è nell'appartamento di una donna cieca e quando il marito di lei è fuori per lavoro organizzano una messinscena sfruttando la disabilità della padrona di casa. Mal gliene incoglie. Una Hepburn bravissima nel ruolo della protagonista fragile ma determinata, che sfrutta tutti i mezzi a propria disposizione, aiutata da una bambina, in un crescendo di tensione. Thriller fenomenale, da riscoprire.
Thriller piuttosto famoso che però delude sotto il profilo del ritmo e della credibilità della vicenda; sono infatti troppe le entrate e uscite dall'appartamento della protagonista. Inoltre non ho ben compreso perché all'inizio del film venga data la bambola a un perfetto sconosciuto e perché Arkin si serva di due scagnozzi invece d'agire direttamente. Comunque brava la Hepburn in un ruolo insolito e Arkin in quello del criminale psicotico. L'espediente del recupero della bambola piena di droga era già stato usato in Crimine silenzioso di Siegel.
MEMORABILE: L'entrata in scena di Arkin che si presenta ai due scagnozzi Crenna e Weason; La sfida finale nell'oscurità.
Sicuramente ben girato, il film accusa una mancanza di tensione alla quale la particolare situazione costruita dal soggetto (la Hepburn cieca in balia di un gruppo di criminali) non riesce a ovviare. Un susseguirsi di inganni e presunte alleanze incapace di conquistare, per il quale si sarebbe preferita un'accentuazione di quella componente orrorifica che alcuni elementi sembrano suggerire (la bambola con carillon, l'ambientazione nell'appartamento, l'insinuante OST). Ciononostante si lascia vedere, anche per merito di una Hepburn convincente.
Thriller di ottima fattura che risente, forse, di un'influenza hitckockiana capace di intrattenere per un'ora e quaranta senza cadere mai nella noia (se si pensa che è ambientato, quasi tutto, in un piccolo appartamento...). Ovviamente l'apice della tensione viene raggiunto nell'ultima parte. Brava la Hepburn.
Tre delinquenti cercano di far sputare a una ragazza fragile e cieca la verità su una partita di droga: per farlo decidono di metter su un film, Gli occhi della notte. Se ignoriamo l'ingenuità strutturale possiamo pure divertirci. Non c'è cattiveria, o cinismo, solo una gradevole tensione costruita con bella professionalità. Brava la Hepburn (anche troppo), originale Arkin. Un po' sopravvalutato.
Piccola perla nera, come l'oscurità che avvolge la protagonista, ma anche come il nero cuore del bestiale Arkin. Young dirige con tensione, senza dimenticare un approfondimento psicologico di ogni personaggio:non solo la protagonista, ma anche i tre criminali sono perfettamente tratteggiati, così come la piccola vicina. Straordinaria la Hepburn, repellente il sadico Arkin, ottimi Crenna e Weston. L'ultima mezz'ora tra la distruzione delle lampadine e il duello è un capolavoro assoluto, il tutto in un claustrofobico appartamento al piano interrato.
MEMORABILE: La distruzione delle lampadine; Il pugnale; La bambola con sorpresa; Il cadavere nell'armadio; Le intuizioni della Hepburn; Il finale.
Particolare thriller psicologico d'antan che si svolge tra le mura domestiche con una manciata di attori tra i quali spicca l'ottima interpretazione della Hepburn. Buona ma imperfetta la sceneggiatura, tensione discreta e ritmo poco più che sufficiente; si percepisce l'innegabile mano esperta in regia. Leggermente sopravvalutato ma certamente apprezzabile e meritevole di visione.
Dopo I diabolici di Clouzot è probabilmente il miglior thriller che Hitchcock non abbia mai diretto. Ottimo esercizio di suspense la cui natura teatrale è evidente ma non per questo limitante. La Hepburn interpreta con straordinaria intensità un'eroina più che mai determinata ad affrontare e vincere le proprie paure e insicurezze, sfruttando il buio in cui è costretta a vivere per aggiudicarsi un vantaggio sui propri aguzzini (indimenticabile lo spietato Arkin in occhiali da sole). Un gran pezzo di cinema che meriterebbe maggior considerazione.
MEMORABILE: La Hepburn rientrata in casa passa a pochi centimetri dal cadavere della ragazza; I travestimenti di Arkin; Gli ultimi oscuri, tesissimi dieci minuti.
Il recupero di una bambola zeppa di droga innesca un continuo andirivieni di personaggi senza spessore nell'appartamento "teatro" abitato da una non vedente che appare in serie difficoltà ma che riesce a intuire cosa le succede intorno. La trama è macchinosa e sin da subito vira verso l'inverosimile sia nei presupposti che nello svolgimento, piena di inspiegabili personaggi e pantomime inutili che non fanno decollare la suspense (anzi, fanno più sorridere che altro). Brava la Hepburn e si salva il finale "ad armi pari", il resto è solo mestiere.
MEMORABILE: Ma perché ostinarsi a non consegnare la bambola, dato il "triplice" pericolo?
La pellicola appare in principio un po' anonima, con le discussioni tra i tre lestofanti (si comprendere subito che Arkin è il più scaltro). Dal momento in cui, però, i tre danno vita al loro macchinoso piano, la trama diventa sempre più serrata, in un crescendo di suspense che tocca il culmine nel finale. Ottima interpretazione di Audrey Hepburn, credibile e intensa nel proprio ruolo di donna fragile che non rinuncia a lottare e riesce a mantenersi lucida nonostante tutto. Bene anche Crenna e Arkin. Imperfetto ma godibile.
MEMORABILE: Susy comprende finalmente le intenzioni dei malviventi e si prepara a "combattere".
Un discreto thriller dagli echi hitchcockiani e dall'andamento teatrale. Deriva infatti da uno spettacolo di Broadway. Il film non convince sempre come ritmo e ha un qualcosa di poco credibile o di ingenuo che fa da sfondo. Però il crescendo della tensione è ben preparato, lo spunto di partenza ottimo e tutti gli attori reggono bene tutto il film, specialmente Audrey Hepburn, seppure a volte il suo personaggio non convinca completamente. Gli spazi claustrofobici ci mettono poi del loro nel rendere ancora di più l'idea della prigione in cui si trova la protagonista. Buono.
Splendido thriller dallo stile quasi hitchcokiano (si svolge praticamente tutto all'interno di un appartamento) e mirabile prestazione di una Hepburn pressoché perfetta nella parte di una ragazza cieca vessata da un manipolo di criminali, tra i quali spicca il feroce Arkin. Sceneggiatura progressivamente sempre più incalzante sino agli agghiaccianti minuti finali.
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